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Il nuovo imprenditore agricolo a titolo professionale.

Le nuove opportunità d’intrapresa offerte al settore primario coinvolgono in prima persona l’imprenditore agricolo che deve essere all’altezza dei nuovi ruoli che gli vengono assegnati, molto diversi da quelli del passato.120

La qualifica di imprenditore agricolo viene riconosciuta dalla pubblica amministrazione a coloro che hanno tutti i requisiti previsti dalla legge. Solo con il possesso del titolo è possibile accedere a certe agevolazioni per il settore agricolo, secondo le normative vigenti di politica agricola.

La legge di orientamento volta all’ammodernamento dell’agricoltura italiana aveva in agenda diverse normative da elaborare tra le quali quella del titolo di imprenditore agricolo. Secondo la vecchia normativa, risalente al 1975, valeva il titolo di Imprenditore agricolo a titolo principale (Iatp) che la nuova normativa (Decreto legislativo n. 99/2004) ha modificato in Imprenditore agricolo professionale (Iap).

Le differenze sostanziali tra le due figure professionali tengono conto di tre parametri principali:

- il tempo dedicato all’attività agricola;

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Agnoli M., Si estende la categoria degli imprenditori agricoli. In Terra e Vita, n. 45, 2001, 169-170.

- il reddito conseguito dall’attività agricola; - le capacità professionali.

Il requisito del tempo minimo da dedicare all’attività agricola era dei 2/3

nella vecchia normativa e si riduce a 1/2 nella nuova, con la possibilità nelle zone svantaggiate di arrivare solamente al 25%.

Anche per il requisito del reddito minimo derivabile dal lavoro agricolo sono state introdotte le stesse modifiche previste per il requisito del tempo. In agricoltura la determinazione del reddito è legata alle valutazioni catastali, che sono standard, per cui è possibile prescindere in questi casi dal reddito agrario e fare riferimento per il riconoscimento della qualifica professionale alle effettive risultanze economiche dell’azienda sulla base delle risultanze di bilancio.

Le modifiche introdotte si prefiggono l’obiettivo di facilitare la permanenza nel settore agricolo degli addetti, in particolare nelle zone svantaggiate, nelle quali è più difficile assicurare un reddito familiare soddisfacente proveniente dalla sola attività agricola .121

Per quanto riguarda il riconoscimento delle capacità professionali le competenze vengono trasferite dallo Stato alle regioni, che stanno legiferando in merito. In questo caso i requisiti di riferimento rimarranno sostanzialmente quelli legati a: possesso di un titolo di studio agrario, in subordine l’avere esercitato almeno per alcuni anni l’attività agricola. In mancanza di questi requisiti, che danno il via libera al riconoscimento delle capacità professionali, sarà necessario seguire un corso di preparazione specifica, con un esame finale, in analogia con quanto avviene per altre attività economiche, come nel settore del commercio.

Con la qualifica professionale è possibile accedere alle agevolazioni tributarie, a quelle previdenziali e creditizie, nonché ad altre facilitazioni per il settore agricolo, come per le norme urbanistiche. Con l’iscrizione dell’imprenditore agricolo alla previdenza INPS si acquisiscono i requisiti analoghi a quelli del

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Finco A., Di Pronio G., Pollonara M., Multifunzionalità e sviluppo rurale delle zone montane, in Rivista di Economia Agraria, n. 2, 2005, p. 449-468.; Raffaelli R., Gios G., Notaro S., Molfetta P., Riforma della PAC e multifunzionalità del sistema zootecnico alpino, in Rivista di Economia Agraria, n. 2, 2005, p. 311-362.

coltivatore diretto, senza per altro che venga richiesta la presenza di attività manuale.

Con le nuove norme è possibile estendere la qualifica di IAP, con i relativi benefici, anche alle attività agricole condotte in forma societaria, purchè sussistano alcune condizioni.

Orbene, appare indiscutibile il dato che l’evoluzione della nostra agricoltura è legato in larga misura alle capacità degli imprenditori agricoli di adeguarsi alle nuove opportunità d’intrapresa che vengono offerte con le recenti riforme della politica agricola a livello di UE, nazionale e regionale.

Le nuove attività, che rispetto al passato estendono le competenze del settore agricolo verso gli altri settori produttivi, si differenziano da quelle tradizionali per tre condizioni molto importanti:

- sono ad elevato valore aggiunto;

- sfuggono alla condizione di price-taker;

- non sono vincolate alle dimensioni fisiche dell’azienda.

Ciò presuppone un ricambio generazionale, con imprenditori di nuova professionalità, con vasta cultura, preparazione tecnica, economica e mercantile e capaci di relazioni con gli altri e con la società civile.

I giovani agricoltori sono chiamati in prima linea ad assumere le nuove professionalità che possano agevolare lo sviluppo e l’innovazione di un’agricoltura competitiva, 122

multifunzionale e sostenibile, in grado di offrire al territorio rurale beni e servizi in un’ottica di integrazione intersettoriale in termini di risposta alle esigenze della società che si svolga su un piano paritario, ma rispettoso delle funzioni proprie di ciascun settore produttivo.

Per raggiungere questi obiettivi è essenziale avere agricoltori con uno spirito giovanile in grado di innovare e investire in questa nuova realtà. Di qui la necessità di agevolare il ricambio generazionale in agricoltura con interventi di

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Ballari G., I giovani e l’agricoltura europea: nuove opportunità di sviluppo, in Agriregionieuropa, n. 2, 2005, p. 21-23.

sostegno e di indirizzo per i giovani che si accingono ad affrontare le nuove sfide con impegno e idee innovative123.

Il nuovo imprenditore agricolo è chiamato a spostare il suo interesse dalla funzione tradizionale di produzione di beni a quella moderna della prestazione di servizi:

- alle persone; - alla collettività; - al territorio.

L’obiettivo imprenditoriale è quello di raggiungere il massimo reddito,compatibilmente con le condizioni in cui opera. La strategia d’impresa è rivolta all’ampliamento del budget; con l’agricoltura tradizionale l’imprenditore aveva pochi spazi di manovra, per la ristrettezza della maglia aziendale, inadeguata al perseguimento delle economie di scala necessarie per la riduzione dei costi di produzione ed accrescere la forbice tra costi e prezzi a proprio favore; con le nuove opportunità d’impresa è possibile allargare il budget indipendentemente dalla maglia aziendale, consentendo la permanenza nel settore agricolo di addetti con benefici per l’azienda, per la società e per il territorio.

Il nuovo imprenditore agricolo è ancora tutto da riscoprire, vanno definiti i modelli, sperimentate le iniziative, adattate alle condizioni aziendali ed ambientali in cui si opera, va stimolato lo spirito innovativo per rispondere alle esigenze dei consumatori singoli e collettivi secondo l’evoluzione della società. Ciò richiede uno spirito imprenditoriale dinamico e innovativo che presuppone nuove strategie d’impresa. Anche se più che di un nuovo imprenditore, si ritiene lecito affermare che la nuova figura rappresenti una novità nell’idea imprenditoriale.

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Cfr. G. Timpanaro, Politiche di sviluppo rurale e imprenditoria giovanile in agricoltura, in F. Angeli, Sviluppo rurale: società, territorio, impresa, Milano, 2002, op. cit. p. 585

CAPITOLO IV

Multifunzionalità: un concetto dai mutevoli confini.