Le gratificazioni
1. Le carte conservate presso il Consejo de Aragón permettono di ricostrui-re in maniera esauriente le vicende conclusive del Parlamento Elda.
infatti consultabile presso questa collocazione una cospicua documentazio-ne che chiarisce gli avvenimenti del periodo compreso tra la fidocumentazio-ne del Parlamento stesso e l'anno successivo, in cui in Spagna vengono assunte le ultime decisioni relative ad alcune questioni rimaste in sospeso. Di partico-lare interesse sono i pareri del viceré e degli stessi membri del Consiglio sul-lo svolgimento del Parlamento e sui risultati ottenuti341.
Dei numerosissimi capitoli presentati nel Parlamento il viceré, utiliz-zando i poteri conferitigli dal sovrano, ne decreta la maggior parte e rimette gli altri alla determinazione reale. Di questi ultimi quasi tutti sono esaminati e decisi dal Consiglio di Aragona senza mostrarli al sovrano, trattandosi, come sostiene lo stesso Consiglio, di cose di poco conto. Soltanto qualcu-no, peraltro anch'esso già istruito e con il parere del Consiglio, viene sotto-posto per la sua importanza all'attenzione di Filippo III. Nel caso del Parlamento d'Elda, sono quattro i capitoli che vengono evidenziati e che il viceré, durante lo svolgimento del Parlamento, preferisce non decretare. Si comprende soprattutto, osservando le carte, come la valutazione dei con-temporanei sia essenzialmente legata ad alcuni progetti considerati allora, forse giustamente, di grande rilevanza strategica, mentre altre proposte, pur importanti, appaiono relativamente sottovalutate.
Il conte di Elda tende anzitutto ad evidenziare, come notevole risulta-to, la cifra votata dal Parlamento come donativo al sovrano: 125.000 ducati in dieci anni, cui si devono aggiungere circa 20.000 ducati derivanti dall'in-cremento delle entrate per l'amministrazione delle torri. I Sardi approvano senza protestare questa somma che, seppure notevolmente modesta rispet-to a quella di altri regni più ricchi e popolosi, rappresenta tuttavia un con-tributo per loro cospicuo, spontaneamente e sinceramente condiviso in favore della monarchia spagnola. Insieme all'offerta vengono posti ín risal-
341 Si veda in particolare la documentazione conservata in AcA, Consejo de Aragón, leg.
1351, n. 6/32.
to alcuni capitoli considerati dí particolare rilievo342. Anzitutto quelli relati-vi alla difesa dell'isola, presentata da un esperto di cose militari quale è il viceré, come uno dei baluardi dell'impero e della Cristianità contro l'espan-sionismo turco nel Mediterraneo. A questo proposito, oltre alla tassazione prima ricordata per incrementare la disponibilità di fondi per la costruzio-ne ed il mantenimento delle torri, difesa statica che in questo periodo pren-de piepren-de in tutti i paesi rivieraschi ma che in Sarpren-degna risulta particolar-mente enfatizzata perché fondamentale per proteggere la pesca del tonno e del corallo e l'agricoltura nelle pianure costiere, viene portata avanti la pro-posta di creare una flotta di sei navi da battaglia che contrastino i vascelli nemici e rendano più sicura la navigazione e quindi i commerci allora forte-mente penalizzati.
Anche in questo caso, sia il progetto predisposto dagli Stamenti durante il Parlamento e vigorosamente appoggiato dal conte di Elda, che si avvia dopo la parentesi sarda ad assumere il comando della flotta portoghe-se in lotta contro il re del Marocco343, sia la sua riproposizione ad opera degli ambasciatori stamentari presso la corte di Madrid, si inserisce nella strategia spagnola che prevede una lotta senza quartiere nei confronti del Turco e degli eretici. In realtà il progetto originario è da subito ridimensio-nato dagli ambienti di corte che, pur considerando la richiesta particolar-mente positiva, devono fare i conti con le perenni difficoltà dell'erario sta-tale. In particolare il Consiglio d'Aragona suggerisce di predisporre inizial-mente una squadra di 3 o 4 galere interainizial-mente a spese del Regno, dotata dei privilegi concessi a quelle di Catalogna e Valencia. Il Supremo giudica comunque inattuabile la proposta stamentaria per coprire i costi di gestio-ne: togliere le guardie alle torri, sopprimere il soldo di ufficiali ed altri mili-tari, trascurare le fortificazioni per spostare il ricavato sulle navi sarebbe un errore imperdonabile344.
342 Cfr. ACA, Consejo de Aragón, leg. 1351, n. 6/15, che contiene una relazione del Con- 'o al sovrano con risposta da Valladolid il 17 agosto 1603, circa due dispacci inviati dal conte di Elda rispettivamente il 12 aprile ed il 3 maggio precedenti, che informano della conclusione del Parlamento e dei punti più importanti in esso contenuti. Altra relazione con i quattro ca-pitoli più importanti, ID., n. 16/22 del 10 dicembre 1603 e risposta da Valencia il 10 gennaio 1604.
343 ACA, Consejo de Aragón, leg. 1351, n. 6/20.
344 Si veda ACA, Consejo de Aragón, leg. 1351, n. 6/32.
Commenda di S. Giovanni. Proposte stamentarie
Dignità Diocesi o Ordine Rendite in lire sarde
Abbadia di Saccargia Camaldolese 3.000
S.Nicola di Oristano Benedettino 300
S.Michele di Salvenero Benedettino 1.500
Rettoria di Genoni Dolia-Cagliari 1.500
Rettoria di Guasila Dolia-Cagliari 1.000
Rettoria di Ittiri Sassari 3.000
Rettoria di Sedilo Oristano 1500
Rettoria di Fonni Oristano 2.000
Rettoria di Nule Castro-Alghero 1.000
Rettoría di Oschiri Castro-Alghero 1.000
Rettoria di Aggius Civita 600
Rettoria di Cuglieri Bosa 1.400
Rettoria di San Gavino Terralba-Ales 1.500
Per molti versi ascrivibile allo stesso versante militare, anche se proba-bilmente vista come possibilità di rendita per alcuni esponenti della nobiltà locale, è la richiesta di istituire dodici commende dell'ordine di San Giovanni riservate ai Sardi, che permetterebbero tra l'altro ai beneficiati di servire il sovrano sulle galere ed in altre occasioni345. I rappresentanti degli Stamenti predispongono un attento piano economico indicando le rendite relative ai benefici di cui il sovrano tiene lo jus patronatus. Da queste digni-tà ecclesiastiche si può trarre, con l'approvazione del Pontefice, la cifra necessaria per attuare il progetto346. Viene indicata anzitutto la commenda di lingua italiana, di San Giovanni intitolata a San Leonardo de Siete Fuentes che, per morte o promozione del titolare, sia riservata a cavaliere
((naturale" della Sardegna, e poi altre undici commende di cui la prima con dignità di priore, formata con i benefici derivanti da tre antiche dignità monastiche medioevali; tutte comunque indicate con rendita al netto della cifra destinata al vicario incaricato della cura delle anime.
Anche in questo caso la richiesta si scontra con le perplessità del Consiglio di Aragona, trasmesse perciò a Filippo III che preferisce indivi-
345 PROCESSO, n. 330.
346 ACA, Consejo de Aragón, leg. 1351, n. 6/32.
duare le commende nell'ordine di Montesa. Infatti quest'Ordine ha come amministratore perpetuo lo stesso sovrano, che si troverà quindi a control-lare le rendite anziché dare le provvisioni ad altri347. Il conseguente diniego dei rappresentanti sardi che non hanno la delega per modificare l'originaria proposta parlamentare verrebbe superato dalla necessità di chiedere al pontefice l'approvazione a utilizzare i benefici ecclesiastici individuati: la richiesta verrebbe inoltrata dal sovrano e dagli stessi Stamenti, che dovreb-bero comunque autorizzare i loro sindaci.
Di tutt'altro tenore, ma anch'essa notevolmente evidenziata, la richie-sta della istituzione di una università in Sardegna. Come si sa, già nella seconda metà del Cinquecento sono presenti nell'isola due collegi che fan-no capo ai gesuiti di Cagliari e di Sassari, ma che fan-non hanfan-no ancora il rico-noscimento regio dei loro gradi accademici348. La richiesta, anch'essa molto precisa nei suoi aspetti economici e normativi, mira dunque a far compiere un salto di qualità decisivo agli studi superiori ed a rendere la Sardegna autosufficiente nel campo dell'alta cultura. Spendendo parole di apprezza-mento per il progetto, il Supremo Consiglio evidenzia tuttavia la necessità di utilizzare anche le pensioni lucrate dall'inquisitore del Regno: è necessa-rio disporre dunque l'applicazione di altri canonicati a vantaggio dello stes-so inquisitore per portare a buon fine 1'operazione349. Benché approvato, il progetto deve scontare così alcuni ritardi e indecisioni, legati forse anche alla guerra municipalistica tra Sassari e Cagliari; occorrerà attendere alcuni anni per vedere concluso l'iter che porta in compenso alla definitiva istitu-zione non di una ma di due università.
Un'ultima richiesta dei tre Stamenti concerne la soluzione dell'annosa controversia che oppone le due maggiori arcidiocesi sarde sul tema del pri-mato e queste all'arcivescovo di Pisa che ne è titolare sin dal periodo medioevale.
Nell'ultima fase di questa lunga appendice al Parlamento altre suppli-che vengono proposte con notevole impegno da parte dello Stamento mili-tare e di quello ecclesiastico, ma sono relativamente marginali rispetto alle precedenti e riguardano aspetti circoscritti ad interessi dei singoli Stamenti.
La relazione del Consiglio d'Aragona vistata da Vilella il 7 giugno 1604, con risposta del 28 agosto successivo, si può considerare la sintesi, come affer-ma la stessa relazione, ed insieme la conclusione di questa vicenda parla-
547 Ibidem; PROCESSO, n. 431.
348 Cfr. R. TURTAS, La nascita Cit.
349 ACA, Consejo de Aragón, leg. 1351, n. 6/32.
mentare. Si esaminano ancora una volta attentamente le ultime richieste e si invita il sovrano a sanzionarle affermando che la loro approvazione, insie-me alle gratificazioni richieste, servirà a chiudere definitivainsie-mente questo capitolo e permetterà il rientro in Sardegna dei sindaci degli Stamentí che dimorano ormai in Spagna presso la corte da circa un anno sostenendo grandi spese350.
La prima delle due suppliche presentate dallo Stamento militare con-cerne il servizio dei 18 cavalli leggeri a carico dei feudatari, che si intende sostituire con 12 alabardieri per la guardia viceregia, di cui rimanga capita-no con lo stesso salario don Filippo Cervellon. Il Consiglio d' Aragona rile-va l'errore compiuto dal viceré con l'accettazione di questa supplica, anche se come gratificazione per l'approvazione da parte dello Stamento militare dell' incremento del diritto del reale. In realtà, sostiene il Supremo, gli ala-bardieri costano 3 ducati al mese pro capite e per essi si spenderebbe dun-que quanto per 6 cavalli leggeri che costano 6 scudi a mese per cavallo; ed inoltre la loro utilità è nettamente inferiore.
Altra supplica riguarda il foro privilegiato per i militari implicati in cause criminali: anche in questo caso il viceré approva la richiesta presenta-ta in Parlamento ed il Consiglio, per vanificare l'assenso considerato negati-vamente perché non vi può essere giustizia in un giudizio di pari senza far venir meno la parola data dal viceré a nome di sua maestà, propone alcune soluzioni alternative, tra cui la nomina a giudici di queste cause dei dottori della Reale Udienza che sono cavalieri.
Per quanto riguarda infine lo Stamento ecclesiastico, si confermano le decisioni del viceré circa la possibilità di esportazione dei frutti dei benefici senza pagare alcun diritto (ma si chiede al viceré di concedere queste sacas con moderazione). In conclusione, in tema di precedenza tra ecclesiastici ed ufficiali regi ci si esprime a favore di questi ultimi.
2. Insieme a queste tematiche, senza dubbio ben documentate, è desumibi-le daldesumibi-le carte un altro aspetto, altrettanto esplicito ed ugualmente interes-sante: quello relativo alle gratificazioni di taluni personaggi proposte in pri-mo luogo dal viceré stesso e anche, seppure in minor misura, dall'arcivesco-vo di Cagliari e da altri rappresentanti stamentari giunti a corte per perora-re l'approvazione dei capitoli parlamentari. Anche in questo caso è possibi-le ricostruire una mappa quanto mai interessante delpossibi-le vicende del Parlamento attraverso la individuazione di alcuni esponenti dei ceti che, a
35° Ibidem.
detta dei maggiori protagonisti, hanno avuto un ruolo di rilievo nel conse-guimento degli ottimi risultati ottenuti durante lo svolgimento del Parlamento stesso.
Una carta del Consiglio di Aragona del 9 settembre 1603 riassume i termini delle richieste di gratificazione presentate dal viceré, divise per Stamento e corredate da una sintetica nota informativa che mette in luce le qualità e i meriti dei singoli personaggi351. Costoro vengono ulteriormente distinti in base alle richieste, che si possono ridurre a cinque: titoli, abiti di ordini cavallereschi, nobiltà, cavalierati e rendite.
A detta del viceré si segnalano nello Stamento militare, da cui soprat-tutto dipende la buona riuscita del Parlamento, il conte di Quirra (10.000 vassalli e 11.000 ducati di rendita) che chiede il titolo di duca ma che si accontenterebbe di quello di ammiraglio del Regno con precedenza nel Parlamento; il conte di Laconi che dovrebbe essere gratificato col titolo di marchese di Ploaghe mentre al figlio, attuale visconte, dovrebbe spettare il titolo paterno; don Giovanni Canino de Albornoz, capitano di fanteria e di cavalleria del Regno, presente tra l'altro ad Algeri, per il quale si chiede il titolo di conte.
I pretendenti di abiti sono svariati, ma le richieste particolarmente evi-denziate sono tre: la prima riguarda il conte di Cuglieri; la seconda don Salvatore Bellit, che tuttavia propone come beneficiario il nipote Cosimo de Aymerich, figlio di don Melchiorre; la terza don Antonio de Cervellon, che dovrebbe beneficiare dell' abito di Santiago già concesso al fratello don Bernardino, deceduto prima di entrarne in possesso.
Numerosi cavalieri presenti in Parlamento pretendono la nobiltà e diversi gentiluomini dotati di beni il titolo militare che permetterebbe loro di accedere al successivo Parlamento e quindi di servire meglio il sovrano.
Sono ai primi posti di questo elenco alcuni ufficiali regi molto vicini al con-te di Elda. In primo luogo il reggencon-te Pietro Giovanni Soler che viene ricor-dato anche per il suo impegno al servizio del sovrano in numerose altre occasioni; il dottore della Reale Udienza e avvocato fiscale e patrimoniale Giacomo Castafier, privo di patrimonio e con numerose figlie da collocare;
Pietro Virdis, barone di Pozzomaggiore, cavaliere di antica data e percetto-re di 2000 ducati di percetto-rendita; il barone Nicola Porcella; il barone di Gesico Giovanni Battista Sanna; Michele Picasso; il dottor Salvatore Carcassona avvocato dello Stamento militare; il dottor Vincenzo Bacallar canonico di
351 ACA, Consejo de Aragón, leg. 1351, n. 6/16. Nonostante l'urgenza della risposta evi-denziata dal Consiglio, questa arriva solo il 28 agosto 1604.
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Alghero e procuratore del vescovo suo zio; il dottor Giovanni Elia Pilo sin-daco di Sassari; don Diego Deliperi Sarria assessore civile della Real Governazione di Sassari; Gaspare Figo; Francesco Deliperi sindaco di Castel Aragonese; Giovanni Antonio della Bronda, sostenuto dalla Inquisizione di cui è receptor; Stefano Satta y Quenza, cagliaritano e impie-gato in vari uffici del Patrimonio reale; Giovanni Geronimo Ansaldo di Sassari, familiare dell'Inquisizione, il cui padre ha combattuto in Italia ed in Africa; Baingio Gaya, per diversi anni esattore a titolo gratuito del contado del Goceano; Giovanni Antonio Sanna, veghiere di Alghero, il cui figlio è capitano di fanteria, artiglieria e torri; Monserrato Tolo, di Oliena;
Bartolomeo de Quenza di Tortolì, il più ricco d'Ogliastra e capitano di cavalleria di quelle marine.
Dopo approfondito esame delle richieste e in seguito a varie informati-ve assunte sui candidati, il Consiglio decide di proporre per il momento cinque titoli di nobiltà: per Michele Bacallar, Gaspare Figo, Giuseppe Sanna fratello del barone di Gesico morto nel frattempo (tutti approvati dal viceré), Giovanni Antonio Sanna proposto dall'arcivescovo di Cagliari e Giovanni Antonio della Bronda sostenuto dall'Inquisizione; e otto cavalie-rati per il reggente Soler, i dottori Giacomo Castaiier e Giovanni Elia Pilo, Francesco Deliperi, Giovanni Ansaldo (segnalati dal viceré); Stefano Satta y Quenza proposto dal viceré e dall'arcivescovo di Cagliari; Monserrato Tolo e Bartolomeo Quenza approvati dallo stesso arcivescovo.
A costoro si aggiungono alcuni pretendenti di rendite: complessiva-mente 24 soggetti segnalati, tra cui due monasteri femminili di Cagliari ed un canonico, 10 esponenti della nobiltà, 2 burocrati e 9 cittadini distintisi in vari periodi nell'amministrazione civica e talora anche nelle guerre com-battute dalla Spagna in diverse parti d'Europa352.
Dopo ponderato esame vengono suggerite dal Consiglio le rendite vitalizie, che vanno da un massimo di 200 ducati annui a don Emanuele di Castelvì, don Francesco de Sena e sttor Monserrato Rossellò, ai 150 per Francesco Zapata e Gaspare Fc tesa, ai 100 riservati a Nicola Cani, Melchiorre Torrella, donna Isab, la Ram, don Berengario de Cervellon, Antioco Maltes, Nicola Torrel] , Gaspare Carta; ed inoltre al Dexart la capitania di Iglesias e ayuda ch costa per un valore che si aggira intorno ai
2000 reali; al barone di Posarla dieci ducati al mese in qualità di capitano delle marine del suo feudo; a Giovanni de la Mata la conferma dell'ufficio
352 L'impegno militare evidenziato per taluni è svolto infatti su diversi fronti: dalle Fian-dre ad Algeri.
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di capitano delle torri; al segretario del Parlamento Fernando Sabater 2500 reali di ayuda de costa; ai due monasteri cagliaritani 500 ducati a testa di ayuda de costa; al dottor Caldentes e al canonico Vincenzo Bacallar la pro-messa di future gratificazioni.
Come si vede, si tratta nel complesso di circa 35 soggetti che entrano nelle gratificazioni a vario titolo: alcuni, come specificano le carte, per aver realmente mostrato le loro qualità e la loro fedeltà alla causa del sovrano durante il Parlamento, altri per aver compiuto in tempi diversi azioni rite-nute degne di plauso; tutti, senza dubbio, ormai assolutamente omogenei agli interessi della Spagna e quindi per questo meritevoli di ricompensa.
D'altra parte il viceré fa pervenire in Spagna notizie riservate anche sul comportamento dei prelati sardi: il vescovo di Alghero e soprattutto l'arci-vescovo di Cagliari353 vengono elogiati per la loro attività, mentre quelli di Sassari e di Oristano con i rispettivi capitoli ed il vescovo di Ampurias non hanno tenuto analoga condotta, ed anzi l'arcivescovo di Sassari, attraverso il decano della chiesa turritana, ha brigato a Roma per difendere i suoi inte-ressi ed ha persino sostenuto il primato dell'arcivescovo di Pisa (vassallo del granduca di Toscana) sulla Chiesa sarda quando si è reso conto di aver perso il contenzioso con l'arcivescovo di Cagliari. Quest'ultimo sul finire del 1604 viene nominato vescovo della diocesi di Maiorca, pur conservan-do il titolo di arcivescovo. Nella nuova sede muore un paio d'anni píù tardi dopo avervi svolto brevemente anche funzioni di vicario354.
Infine una nota di apprezzamento arriva dal viceré per i tre ufficiali patrimoniali suoi stretti collaboratori: il procuratore reale don Onofrio Fabra, ormai vecchio, viene giubilato con una pensione pari alla metà del salario e ayuda de costa per un totale di 400 ducati; il maestro razionale Ravaneda che pure, come si è precedentemente ricordato, è stato al centro di violente accuse da parte di Monserrato Rossellò per la conduzione della zecca di Cagliari, non pare abbia risentito negativamente della vicenda sot-to il profilo professionale: muore mentre sta per recarsi alla corte del sovra-no e si attende il beneplacito del viceré per attribuire l'ufficio patersovra-no al figlio Antonio de Ravaneda; infine si aspetta di concludere l'istruttoria sul luogotenente tesoriere impegnato nel suo ufficio.
La concessione delle gratificazioni ha peraltro un ulteriore seguito:
353 ACA, Consejo de Aragón, leg. 1351, n. 6/18: relazione del 9 agosto 1603 circa una let-tera viceregia del 13 giugno, con risposta da Valladolid del 24 settembre 1603.
354 Cfr. L. CABRERA DE CORDOBA, Relaciones de las cosas sucedidas en la corte de Espaga desde 1599 hasta 1614, prefacio R. Garcia Carcel, Salamanca, 1977.
ancora nel settembre 1604, da Valladolid, il conte di Elda supplica il sovra-no di concedere alcune gratificazioni a vassalli sardi che bene hansovra-no opera-to e con i quali ha impegnaopera-to la sua parola355. La richiesta impegna in un carteggio anche il duca di Lerma ed il Consiglio di Aragona e riguarda cin-que soggetti in parte già compresi nell'elenco delle gratificazioni356: si tratta di Giovanni Stefano Meli, capitano della cavalleria della encontrada di Barbagia Belvì e particolarmente attivo in Parlamento; del dottor Giovanni Elia Pilo sindaco di Sassari, già impiegato in diversi uffici dall'Inquisizione;
del barone Pietro Virde y Melone, di famiglia fedelissima alla corona ed anche lui ottimo esecutore della volontà sovrana in Parlamento: per questi tre vassalli il conte chiede la nobiltà. Chiede inoltre una rendita vitalizia rispettivamente di 100 e 200 ducati per il segretario Giovanni de la Mata
del barone Pietro Virde y Melone, di famiglia fedelissima alla corona ed anche lui ottimo esecutore della volontà sovrana in Parlamento: per questi tre vassalli il conte chiede la nobiltà. Chiede inoltre una rendita vitalizia rispettivamente di 100 e 200 ducati per il segretario Giovanni de la Mata