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a cura di Giuseppe Doneddu

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Academic year: 2022

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Acta Curiarum Regni Sardiniae

13

Il Parlamento del viceré Antonio Coloma conte di Elda (1602-1603)

a cura di Giuseppe Doneddu

Torno I.

Introduzione Atti del Parlamento

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ACTA CURIARUM REGNI SARDINIAE

Volumi già pubblicati

1. "Acta Curiarum Regni Sardiniae".

Istituzioni rappresentative nella Sardegna medioevale e moderna Atti del Seminario di studi (Cagliari, 28-29 novembre 1984) Cagliari, 1986 (seconda edizione, 1989).

2. Il Parlamento di Pietro IV d'Aragona (1355) a cura di Giuseppe Meloni

Cagliari, 1993.

3. I Parlamenti di Alfonso il Magnanimo (1421-1452) a cura di Alberto Boscolo

Revisione, apparati e note di Olivetta Schena Cagliari, 1993.

5. I Parlamenti dei viceré Giovanni Dusay e Ferdinando Girón de Rebolledo (1494-1511)

a cura di Anna Maria Oliva e Olivetta Schena Cagliari, 1998.

10. Il Parlamento del viceré Giovanni Coloma barone d'Elda (1573-1574) a cura di Leopoldo Ortu

Cagliari, 2005.

I. Atti del Parlamento II. Atti del Parlamento

12. Il Parlamento del viceré Gastone de Moncada marchese di Aytona (1592-1594)

a cura di Diego Quaglioni Cagliari, 1997.

13. Il Parlamento del viceré Antonio Coloma conte di Elda (1602-1603)

a cura di Giuseppe Doneddu Sassari, 2015

14. Il Parlamento del viceré Carlo de Borja duca di Gandía (1614) a cura di Gian Giacomo Ortu

Cagliari, 1995.

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16. Il Parlamento straordinario

del viceré Gerolamo Pimentel marchese di Bayona (1626) a cura di Gianfranco Tore

Cagliari, 1998.

17. Il Parlamento del viceré Gerolamo Pimentel marchese di Bayona e Gaspare Prieto presidente del Regno (1631-1632)

a cura di Gianfranco Tore Cagliari, 2007.

18. Il Parlamento del viceré Fabrizio Doria duca d'Avellano (1641-1643) a cura di Giovanni Murgia

Cagliari, 2007.

I. Introduzione Atti del Parlamento Atti del Parlamento

III. Atti del Parlamento

21. Il Parlamento del viceré Francesco de Benavides conte di Santo Stefano (1677-1678)

a cura dí Guido d'Agostino Cagliari, 2009

I. Atti del processo. I capitoli delle città (1) H. I capitolo delle città (2). Il donativo III. Le procure e le abilitazioni

23. Il Parlamento del viceré Giuseppe de SolísValderràbano conte di Montellano (1698-1699)

a cura di Giuseppina Catani e Carla Ferrante Cagliari, 2004.

I. Atti del Parlamento

II. Capitoli di Corte. Atti conclusivi III. Abilitazioni e procure

IV. Abilitazioni e procure.

24. L'attività degli Stamenti nella "Sarda Rivoluzione" (1793-1799) a cura di Luciano Carta

Cagliari, 2000.

I. Atti dello Stamento militare, 1793

Atti degli Stamenti ecclesiastico e militare e della Reale Udienza, 1793- 1794

III. Atti degli Stamenti militare e reale, 1795 W Atti degli Stamenti militare e reale, 1796-1799.

(5)

Comitato scientifico

per la pubblicazione degli Atti dei Parlamenti sardi

Il PRESIDENTE del Consiglio regionale

ON. MICHELE COSSA, Segretario del Consiglio regionale

PROF. BRUNO ANATRA, già ordinario di Storia Moderna nell'Università di Cagliari

PROF. ITALO BLROCCHI, ordinario di Storia del Diritto italiano nell'Università La Sapienza di Roma

PROF. MARIAROSA CARDIA, prof. ordinario di Storia delle Istituzioni politiche nell'Università di Cagliari

PROF. GUIDO D'AGOSTINO, già ordinario di Storia Moderna nell'Università Federico II di Napoli

DOTI. CARLA FERRANTE, Direttore dell'Archivio di Stato di Oristano

PROF. ANTONELLO MATTONE, ordinario di Storia delle Istituzioni politiche nell'Università di Sassari

DOTT. GABRIELLA OLLA REPETTO, ispettore generale per i Beni archivistici

Segreteria del Comitato scientifico

Per il Servizio Amministrazione del Consiglio regionale

Dorr.

MARIA SANTUCCIU

Per il Servizio Segreteria del Consiglio regionale DOTT. MARCELLA MASSA e SIG. ARMANDO SERRI

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(7)

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ACTA RECAI

*********************

*********************

CURIARUM SARDINIAE

IL PARLAMENTO DEL VICERÉ ANTONIO COLOMA

CONTE DI ELDA (1602-1603)

I

INTRODUZIONE ATTI DEL PARLAMENTO

a cura di Giuseppe Doneddu

4

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a

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

(8)

O Copyright Consiglio regionale della Sardegna, 2015 Redazione, stampa e distribuzione a cura

dell'EDI.CO.S. (Editori Consorziati Sardi) s.r.l.

Via Caniga 29/B, Sassari

Tel. (079) 262661 Fax (079) 261926 Impaginazione, stampa e allestimento

Tas Tipografia Srl - Z.I. Predda Niedda Sud strada 10 Tel. 079.262221 - 079.262236

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A Silvia e Sven, Carlo e Vanessa e alla piccola Sofia che dalla Sardegna e dalle Fiandre sono giunti a Barcellona percorrendo i sentieri della nuova Europa

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I

Giuseppe Doneddu

Il Parlamento del viceré Antonio Coloma conte di Elda (1602-1603)

(12)

ABBREVIAZIONI

AcA Archivo de la Corona de Aragón, Barcelona Asc Archivio di Stato di Cagliari

Ass Archivio di Stato di Sassari AST Archivio di Stato di Torino Bus Biblioteca Universitaria di Sassari

CORTES Archivo del Congreso de los Diputados, Madrid

PROCESSO Archivo de la Corona de Aragón, Consejo de Aragón, regi- stros, Cknara, 377

(13)

1.

Le fonti

1. Il Corridore accenna circa un secolo fa alla presenza della documentazio- ne relativa al Parlamento del conte di Elda presso l'Archivio di Stato di Cagliari, fondo dell'Antico Archivio Regi ol . Questa documentazione era stata in precedenza utilizzata da Vittorio Angius per il suo contributo al Dizionario del Casalis2. In realtà attualmente presso questo archivio, che pure è ricco di carte reali, registri e altri documenti concernenti il periodo in esame, non è assolutamente reperibile il manoscritto in questione3.

L'unica copia esistente è viceversa conservata a Barcellona presso l' Archivo de la Corona de Aragón, Consejo de Aragón, registros, Cdmara, 377. Si tratta della copia autentica del Processo predisposta a Cagliari e chiusa con la fir- ma del segretario del Parlamento Ferdinando Sabater che dichiara di averla estratta dall'originale il 15 novembre 16034, poi trasmessa alla Corte reale per ordine del viceré tramite il capitano Luigi de Ardanga5. Costui, sbarca- to a Valencia dove è diretto il sovrano, è costretto a trattenersi in Spagna per circa sei mesi in attesa di ottenere ayuda de costa o altro contributo per il rientro in Sardegna.

Come risulta dalla ripartizione delle propine per il lavoro di copiatura, oltre a questa, Ferdinando Sabater, reggente della Scrivania della Luogotenenza, predispone altre tre copie che vengono consegnate ai tre Stamenti6 e che a tutt'oggi devono considerarsi perdute. La stessa copia

I Cfr. E CORRIDORE, Storia documentata della popolazione della Sardegna (1479-1901), To- rino, 1902, p. 27.

2 Cfr. V. ANGIUS, in G. CASALIS, Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, XVIII quater, Torino, 1856, p. 626 ss.

3 È presumibile che il volume manoscritto sia andato perduto durante i devastanti bom- bardamenti subiti da Cagliari nel 1943.

4 Si veda Archivo de la Corona de Aragón (AcA), Consejo de Aragón, registros, Cdmara, 377, (PROCESSO), n. 374. Il manoscritto del processo parlamentare riporta la cerimonia di chiu- sura il 28 maggio 1603 ed una successiva proroga il 30 maggio.

5 Così è precisato in ACA, Consejo de Aragón, leg. 1351, n. 6/31 del 20 maggio 1604, che contiene una relazione del Supremo al sovrano con risposta da Valladolid il 1 giugno successivo, circa una supplica dello stesso capitano.

6 Cfr. PROCESSO, n. 376. Sono concesse al Sabater, con questa esplicita motivazione, 600 lire tratte dalla quota del donativo riservata a quanti hanno svolto attività nel Parlamento; ed inol- tre lire 235 da dividere in parti uguali ai tre scrivani degli Stamenti.

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barcellonese giunge sino a noi grazie a una fortunata serie di circostanze, attraverso varie peripezie che non lasciano tuttavia segni particolarmente evidenti sul manoscritto. Essa è conservata a lungo presso 1' Archivo General de Simancas7che diventa a partire dal secondo Cinquecento il più importante centro di raccolta della documentazione relativa al Regno in cui affluiscono in tempi diversi carte di varia provenienza. La nostra copia supera indenne, nel periodo dell'occupazione napoleonica tra il 1810 ed il 1811, la presenza delle truppe francesi nel castello-archivio. I soldati tran- salpini, oltre a provocare cospicui danni alle strutture e la distruzione dí molte carte ivi presenti, trasferiscono in Francia numerosi documenti che solo in parte vengono restituiti, dopo la sconfitta dell'imperatore, nel 1816.

Nell'agosto del 1852, in esecuzione del regio decreto di due anni prima, i legajos ed i volumenes (tra cui appunto i registros de Cdmara che includono anche vari volumi di Cortes e Parlamentos) dell'antico Consejo de Aragón vengono inviati da Simancas nell'archivio di Barcellona dove trovano la loro sede definitiva8.

Il nostro è un manoscritto mancante della coperta, con dimensioni delle singole carte di circa 30,5 cm di altezza per 21,5 di larghezza e con un dorso di 14 cm. Le peripezie subite provocano danni relativamente trascu- rabili: il processo del Parlamento (A)9, che consta di 667 carte vergate sul recto e sul verso e numerate con cifre arabe in alto a destra sul solo recto, appare attualmente smembrato in due parti. La prima parte si apre con una carta in cui è scritto Proceso de las Cortes del Conde de Elda Aio 1602 poi corretto a 1604, con la stampigliatura successiva del numero 377 e si inter- rompe alla carta 521 verso; la seconda parte comprende le carte dal 522 alla fine (carta numero 667).

La filigrana delle carte appare omogenea: sono riprodotti al centro delle pagine tre cerchi posti in verticale con una figura di uccello inscritta nel cerchio centrale e le iniziali dei maestri cartai nell'inferiore. I cerchi sono usati sin dal XIV secolo e le iniziali diverse che li accompagnano

7 La presenza delle carte del Consejo de Aragón a Simancas è con certezza segnalata in un inventario del primo ventennio del Settecento (cfr. A. DE LA PLAZA BORES, Archivo Gene- ral de Simancas. Guia del Investigador, Madrid, 1980, p. 58).

8 Cfr. A. DE LA PLAZA BORES, Archivo General de Simancas cit., pp. 69-75; Guia historico- descriptiva del Archívo de la Corona de Aragón en Barcelona por Eduardo Gonzalez Hurtebise Jefe de dicho Archivo, Madrid, 1920, p.133 ss.; F. UDINA I MARTORELL, Guia historica y descriptiva del Archivo de la Corona de Aragón, Madrid, 1986, pp. 268-69. Il trasferimento definitivo a Barcel- lona venne sollecitato dal benemerito storico e archivista catalano Prospero Bofarull y Mascarò.

9 Si ritiene opportuno indicare le varie fonti documentarie, pur appartenenti alla stessa unità archivistica, con lettere diverse, per evidenziarne la diversa provenienza originaria.

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mostrano il loro prolungato utilizzo e l'apprezzamento da parte di numero- si mastri cartai. I nostri sembrano provenire presumibilmente dall'area genoveselo.

Le prime carte riguardano la convocazione del Parlamento da parte di Filippo III (24 ottobre 1601), la predisposizione delle lettere convocatorie da parte del viceré (12 dicembre 1601) e l'attestazione della loro consegna in tutta l'isola. L'apertura del Parlamento è annunciata per il 16 gennaio 1602, ma la cerimonia solenne che ne segna l'effettivo inizio è successiva- mente spostata al 9 maggio, dopo le ferie pasquali (carta numero 30). Da questa data lo svolgimento effettivo del Parlamento si sviluppa per un inte- ro anno sino alla cerimonia di chiusura del 28 maggio 1603.

È legato al processo, nella seconda parte, un fascicolo (B), con carte numerate da 1 a 15 verso, che riporta il Compartiment del servey, la suddivi- sione delle 200 lire annuali che per trenta anni devono essere rifuse alla città di Sassari per maggiori somme ingiustamente attribuitele a partire dal Parlamento del viceré Lorenzo de Heredia, infine la ripartizione delle som- me destinate a coloro che hanno "lavorato" nel Parlamento, oltre elemosine e aiuti di varia natura. Anche in questo caso si tratta, come è riportato esplici- tamente in conclusione, della copia autentica chiusa in Cagliari il 18 novem- bre 1603, tolta dall'originale depositato presso l'Archivio del Razionale, pre- disposto dal notaio e segretario del Parlamento Ferdinando Sabater e sotto- scritto dai tre tractadors y taxadors (il conte di Laconi, il vescovo di Bosa Atzori e il consigliere in capo di Cagliari Gaspare Fortesa)11.

Seguono infine, delle stesse dimensioni ed anch'essi legati ai prece- denti anche se separati da 40 carte bianche, i Capitols y Peticions presentats en lo parlament ha tingut lo comte d.Elda (C) che si concludono, intervallati da alcune ulteriori carte bianche, alla carta 294 recto con i capitoli della cit- tà di Cagliari; in fine (carta 299 recto-307 verso) vi sono le Decretaciones a los capitulos del estamento militar y a las supplicaciones del mismo.

Anche la filigrana di queste carte appare omogenea: è presente una croce latina inscritta in alcuni casi in un cerchio in altri in uno scudo, con alla base le iniziali dei maestri cartai. La probabile provenienza è italiana, presumibilmente genovese, ma alcuni esempi similari sono attribuiti a Madrid12.

10 Cfr. C.M.BRIQuET, Les Filigranes. Dictionnaire Historique des marques da papier, New York, 1985, vol. I, pp. 217-18.

11 Così si afferma in PROCESSO, n. 377.

12 Cfr. C.M.BRiQuET, Les Filigranes, cit., vol. IL pp. 331-32.

(16)

L'importanza del fascicolo C, in particolare, sta non solo nel riunire i capitoli presentati nel Parlamento (cc. 1-50 Militare; 53-59 Ecclesiastico + Cagliari; 65-134 Sassari; 139-175 i tre Stamenti insieme; 181-196 Reale; 203- 226 Alghero; 233-240 Ecclesiastico + Militare; 245-251 Ecclesiastico + Reale; 257-294 Cagliari) con la decretazione viceregia e la successiva confer- ma reale, ma anche nel riportare l'esatta indicazione, che sta a lato di ciascun capitolo, della corrispondente carta del processo parlamentare, permettendo un rapido riscontro13. Mancano ovviamente da C i capitoli presentati dai tre Stamenti durante il Parlamento e in quell'occasione approvati senza riserve dal viceré, come se li avesse approvati il sovrano. Taluni di questi, tuttavia, i rappresentanti che si recano in Spagna li ripropongono, benché non ce ne sia necessità, perché dalla regia approvazione traggano forza e certezza.

Nel complesso, dunque, una documentazione fortunatamente com- pleta, che evita i problemi connessi in altre trascrizioni alla presenza di più copie talvolta mutile.

La copia del Processo (A) è con tutta evidenza redatta a più mani da scrivani (almeno tre) non sempre all'altezza della situazione, che in taluni casi tradiscono la loro scarsa dimestichezza in primo luogo con la lingua catalana e con quella latina, ma anche con la castigliana, che in diversa misura compaiono nel testo (e con la sarda che viene talvolta utilizzata nella documentazione proveniente da Sassari, ma anche dal sindaco della città, Pilo, in qualche suo intervento); in altri casi forse solo la fretta o la stan- chezza accumulata nella copiatura. Un lavoro di ripulitura dei testi dei Capitols y Peticions (C) con le decretazioni regie stilate in Spagna, appare viceversa compiuto da personale sicuramente padrone della lingua e atten- to nella trascrizione.

Per quanto riguarda più in particolare la copia del Processo (A), essa contiene indubbiamente un vastissimo campionario di errori grammaticali, discordanze ed altri solecismi. Lo stesso nome del sovrano, Philippus, è scritto in genere con una sola p, e ancora Phelip, Phelipe, Phelippe, Philip, Philipho, Philippo. Il cognome Fortesa, che compare nel testo circa 400 volte, per quasi la metà vede la s raddoppiata; il toponimo Tengo (Tergu) è variamente indicato come Serigo e Sergo, come pure Sasser, Sacer, Sager. In particolare appunto il suono sibilante è reso con tutta la gamma delle possi- bilità: negogi, negossi, negosi, solo per citare uno deí numerosissimi esem- pi. Per altri versi diven anziché diuen, llauors anziché llavors e il vario uti-

13 In realtà nel manoscritto è sempre utilizzata l'abbreviazione f (foglio). Per adeguamento alle richieste della Commissione scientifica e per uniformità con gli altri Processi pubblicati, nel testo si usa tuttavia la dizione "carta".

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lizzo della i, y, j che denotano, come gli esempi precedenti, le scarse capaci- tà dei trascrittori. Ed ancora l'alternarsi di termini scritti in catalano o casti- gliano anche nelle stesse pagine: Sardenya, Cerdefia, ma anche Cerdena.

Gli errori ripetuti ín grande quantità persino nelle stesse righe si osservano anche quando i trascrittori si cimentano col latino: recessit, reccessit, resce- dentes; in particolare un copista non utilizza mai i dittonghi e numerosissi- me sono le discordanze verbali.

Per quanto concerne i criteri di trascrizione si osservano quelli propo- sti inizialmente dalla 011a Repetto e poi variamente ribaditi dal Comitato scientifico14. Nella trascrizione da me effettuata vengono mantenute le oscillazioni della grafia che non è sembrato opportuno modificare, mentre sono state sciolte le abbreviazioni. La punteggiatura spesso assente è stata integrata al minimo e si è curato l'uso delle maiuscole e delle minuscole adoperate spesso in modo assolutamente improprio. Le parole sono state volutamente trascritte senza tenere conto delle regole moderne relative agli accenti che nel testo mancano quasi totalmente. Si sono infine italianizzati nei regesti i nomi ed uniformati i cognomi.

Per tutte le difficoltà e le incongruenze incontrate sotto il profilo lin- guistico il testo appare molto simile a quello desumibile dalle indicazioni e valutazioni proposte con la consueta lucidità dal collega Gian Giacomo Ortu che mi ha preceduto nella pubblicazione del Parlamento Gandía15: i circa dieci anni che intercorrono tra i due avvenimenti non arrecano in que- sta materia apprezzabili variazioni ed i problemi riscontrati in Elda si ripro- pongono pressoché immutati nel Parlamento successivo.

Mi preme peraltro soprattutto completare l'elencazione delle fonti che, seppure non direttamente legate alla trascrizione del testo, permettono di evidenziare il quadro di riferimento in cui si svolgono le vicende del Parlamento Elda. In occasione del seminario di studi che preparò a suo tempo l'avvio della pubblicazione dell'edizione critica dei Parlamenti, una utile tabella predisposta a cura di Marinella Ferrai Cocco Ortu e Maria Bonaria Lai16, successivamente integrata da ulteriori indicazioni di Bruno Anatra, ha permesso una prima sintetica ricognizione del materiale conser- vato in diversi archivi locali e spagnoli. Per quanto riguarda questo

14 Cfr. G.OLLA REpErro, Lo stato delle fonti documentarie ed i problemi connessi alla ri- cerca ed edizione, in Acta Curiarum Regni Sardiniae, Sassari, 1986, p. 197 ss.

15 G. G. ORTu, Il Parlamento del viceré Carlo de Borja Duca di Gandía (1614), Cagliari, 1995, p.127 ss.

16 Acta Curiarum cit., Appendice I, p. 397 ss.

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Parlamento mi sono avvalso in particolare dei documenti conservati presso l'Archivo de la Corona de Aragón, Consejo de Aragón, legajos 1351-52, che contengono al loro interno alcuni fascicoli relativi alla corrispondenza tra il viceré e il Consiglio nel periodo successivo alla chiusura del Parlamento stesso. In questo fondo numerosi altri legajos completano le notizie sul periodo per quanto concerne la parte economica. Nel medesimo archivio di Barcellona, Cancillert" a, registros 4904-12, ho rintracciato talune carte relative al viceré ma soprattutto alla conferma di numerosi capitoli. A Madrid presso l'Archivo del Congreso de los Diputados (Cortes), Archivo de Cerdega, stanno varie carte, per quanto frammentarie, riguardanti il nostro Parlamento: in massima parte presumo si tratti dei documenti acquisiti a vario titolo dal Toda nel suo viaggio in Sardegna verso la fine dell'Ottocento e mai più rientrati nelle loro sedi originarieu. Si veda tra gli altri in Actas de los Parlamentos o Procesos de Cortes, leg. 12, n. 99, un manoscritto di circa 400 carte con coperta in cartapecora che contiene buo- na parte della documentazione relativa allo scambio epistolare intercorso su argomenti attinenti il Parlamento tra il sindaco di Sassari Pilo e i consi- glieri della città (anni 1602-3). Altro di egual fattura e scrittura che comple- ta la documentazione è conservato presso l'Archivio di Stato di Sassari3: si tratta in realtà di un registro di corrispondenza che, nonostante la dicitura apposta probabilmente dal Toda sulla coperta, non concerne solo il sindaco della città che seguiva i lavori parlamentari. ma destinatari diversi.

Nello stesso archivio madrileno, sotto l'indicazione di Carpetas de documentos parlamentarios, stanno un totale di 18 pezzi (periodo 1601-4), tra cui la carta reale di convocazione del Parlamento, alcuni capitoli con- cessi a Sassari ed Alghero e talune istruzioni impartite dai consigli di Alghero e Oristano ai loro rappresentanti in Parlamento. Nella stessa sede sono inoltre depositati Capitulos o Leyes de Cortes per un totale di 60 car- te riguardanti Sassari ed Alghero ed infine tra le Cartas Reales si trova la prima nomina di don Antonio Coloma a viceré di Sardegna datata 15 luglio 1595. Anche queste carte giungono a Madrid in seguito alle esplora- zioni sarde del Toda; l'Archivio Comunale di Alghero ne conserva ancora una parte, ma conserva soprattutto una prova incontrovertibile del suo passaggio: una deliberazione ottocentesca del Consiglio civico che rinno- va al ricercatore catalano il prestito di alcuni documenti prelevati dall'ar- chivio cittadino e portati in Spagna per motivi di studio.

17 E. TODA I GOELL, Bibliografia espariola de Cerderia, Madrid, 1890.

18 Archivio di Stato di Sassari (Ass), fondo dell'Archivio Storico del Comune, b. 7, f. 9.

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Per tutti gli archivi sardi, oltre í già menzionati Archivio di Stato di Sassari e Archivio di Stato di Cagliari, fondamentale quest'ultimo come al solito per la completezza della documentazione relativa al periodo in esame che è raccolta soprattutto nel fondo Antico Archivio Regio, si ricordino l'Archivio Arcivescovile di Cagliari, che conserva i privilegi concessi allo Stamento ecclesiastico durante il Parlamento Elda e confermati da Filippo III il 31 ottobre 1604; e l'Archivio Comunale di Cagliari, in cui è deposita- ta la copia, sottoscritta dal notaio Ferdinando Sabater in data 27 gennaio 1605, dei privilegi ottenuti dalla città nella stessa circostanza.

Nel complesso, dunque, un buon apparato documentario che comple- ta con altre carte, sparse e di diversa provenienza dello stesso periodo, il quadro di riferimento in cui si svolgono gli avvenimenti del Parlamento in questione.

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2.

La Sardegna durante il viceregno di Antonio Coloma

1. Quando il sovrano di Spagna Filippo II nomina il conte di Elda alla cari- ca più importante del Regno Sardo, la situazione politica ed economica internazionale è in fase di radicale mutamento19. Ormai l'Europa è giunta al momento cruciale di una complessa vicenda che conduce alcuni suoi Stati all'egemonia mondiale e spinge altri verso la periferizzazione20. I profondi rivolgimenti intercorsi in campo economico e culturale per tutto il basso Medioevo producono infatti una rivoluzionaria trasformazione che porta ad un completo ribaltamento degli equilibri all'interno del territorio euro- peo tra i paesi mediterranei, egemoni fino a quel momento, e quelli atlantici che progressivamente acquistano la supremazia non solo a livello continen- tale ma anche planetario21. Le innovazioni ormai continue e articolate, frut- to di un'accentuata trasformazione della mentalità, raggiungono nel corso dell'età moderna vertici di sviluppo inimmaginabili nei secoli precedenti, agevolando la conquista del primato22.

Nel periodo dell'ultimo Filippo II ormai la situazione è delineata: cer- tamente i vessilli della Spagna imperiale sventolano ancora orgogliosamen-

19 Nella sterminata bibliografia sul re di Spagna ed i suoi tempi, si veda, per tutti, la clas- sica opera di E BRAUDEL, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell' età di Filippo II, 2 voli., Torino, 1974, integrabile con i tre volumi dello stesso autore, sulle Strutture del Quotidiano; I giochi dello scambio; I tempi del mondo, Torino, 1982. Si vedano inoltre, tra le numerose pubblicazioni edite in occasione del IV Centenario della morte di Filippo II, gli atti del convegno tenutosi a Cagliari il 5-7 novembre 1998, Sardegna, Spagna e Stati Italiani nell'età di Filippo II, a cura di B. Anatra e F. Manconi, Cagliari, 1999, cui si rimanda anche per le utilissime indicazioni bibliografiche.

Cfr. infine, sul periodo di transizione e sul nuovo sovrano, in particolare, La monarquía de Fe- lipe III. Los Reinos, v. IV, directores J. Martínez Millàn, M. A. Visceglia, Madrid, 2008.

20 Cfr. per la teorizzazione delle trasformazioni avvenute nell'economia-mondo europea della prima età moderna la suggestiva interpretazione di I. WALLERSTEIN, Il sistema mondiale dell'economia moderna, 2 voll., Bologna, 1978.

21 Nella vastissima pubblicistica sull'argomento cfr. la classica sintesi di C. M. CIPOLLA, Storia economica dell'Europa pre-industriale, Bologna, 1997, p. 275 ss., cui si rimanda anche per un primo utile orientamento bibliografico.

22 Su questo argomento, per tutti, si veda A. RUPERT HALL, Il metodo scientifico e i pro- gressi della tecnica, in Storia Economica Cambridge, 4, Torino, 1975, p. 107 ss.; e, per altri versi, le questioni poste da D. S. LANDES, Ricchezza e povertà delle nazioni: alcune riflessioni sulla teo- ria e la pratica, in Innovazioni e sviluppo. Tecnologia e organizzazione fra teoria economica e ri- cerca storica (secoli XVI-XX), Bologna, 1996, p. 1 ss.

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te sui galeoni che portano in patria un fiume di metalli preziosi, anche se con difficoltà sempre crescenti23. Ma sullo scacchiere delle Fiandre la parti- ta appare ormai persa, e persa è la battaglia sul mare dove la Invincibile Armata cede progressivamente allo strapotere delle navi di Olanda ed Inghilterra ed alle loro compagnie commerciali24.

Gli ultimi anni del Cinquecento ed i primi del Seicento evidenziano anche altri cambiamenti epocali: certo con la morte del re prudente, nel 1598, finisce un'era, anche se non molti contemporanei l'avvertono; ma Filippo II, nell'ultimo periodo del suo regno, pone anche le basi per la ces- sazione delle ostilità e quindi di fatto per la rinunzia alla egemonia europea:

di lì a pochi anni si interrompe con una tregua la pluridecennale, sanguino- sa vicenda della guerra con le Province. Unite e nel Seicento gli eserciti spa- gnoli combattono sempre più battaglie di retroguardia. Soprattutto il periodo di transizione dal regno di Filippo II a quello di Filippo III è segnato da vicende se possibile ancor più emblematiche: tra 1596 e 1607 si consumano due devastanti bancarotte che come già nel passato mettono in crisi il sistema economico spagnolo e pongono ancor di più le finanze stata- li nelle mani dei banchieri genovesi25.

2. Il Mediterraneo di fine Cinquecento e del primo Seicento è senza dubbio una frontiera in cui si confrontano e si scontrano, ma talora tuttavia si incontrano molteplici interessi economici26 e si contrappongono comunque due concezioni religiose ugualmente radicali e integraliste27. Una frontiera su cui si combattono ora battaglie e guerre meno cruente e decisive rispetto

23 Vedi E. J. HAMILTON, Metalli preziosi d' America e prezzi in Andalusia, 1503-1660. Stu- dio sulla rivoluzione dei prezzi in Spagna, in I prezzi in Europa dal XIII secolo a oggi, a cura di R.

Romano, Torino, 1967, p. 151 ss.

24 M. A. ROMANI, Mercantilismo e sviluppo dei traffici, in La Storia, III, L'età moderna. I quadri generali, diretta da N. Tranfaglia, M. Firpo, Torino, 1986, p. 235 ss., cui si rimanda an- che per la bibliografia in materia.

25 Cfr. E BRAUDEL, Civiltà e imperi cit., I, pp. 546-554; per le ripercussioni delle banca- rotte neg i stati italiani si veda G. MUTO, `Decretos" e "medios generales". La gestione della crisi finanziaria nell'Italia spagnola, in La repubblica internazionale del denaro tra XV e XVII secolo, a cura di A. De Maddalena e H. Kellenbenz, Bologna, 1986, p. 275 ss.; si veda inoltre A. CA- STILLO PINTADO, Decretos et medios generales dans le système financier de la Castille. La crise de 1596, in Histoire économique du monde méditerranéen, 1450-1650, in Mélanges en l'honneur de Fernand Braudel, I, Touluose, 1973, p. 137 ss.

26 E. MARTIN CORRALES, Comercio de Cataltdía con el Mediterraneo musulman (siglos XVI- XVIII). comercio con los "enemigos de la fe", Barcelona, 2001.

27 S. BONO, Corsari nel Mediterraneo. Cristiani e musulmani fra guerra, schiavitù e commer- cio, Milano, 1993.

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ad altre parti del pianeta, ma certamente anch'essa fondamentale per la Spagna e per la Cristianità quando, dopo Lepanto, l'arsenale di Istanbul, in grado di mettere in mare un migliaio di vascelli nel giro di un anno, riesce a ricostituire dal nulla la flotta turca interamente distrutta nelle acque greche, che va ad aggiungersi a quelle degli stati maghrebini28.

Una frontiera da cui vengono seguite con crescente apprensione anche le mosse del naviglio battente bandiera degli "Stati eretici", che con sempre maggiore frequenza appare nelle acque del Mediterraneo. Oggi sappiamo che a partire dall'ultimo Cinquecento sia la Spagna che il Turco rinunziano progressivamente allo scontro frontale per l'egemonia e che in questo periodo la motivazione della presenza di navi provenienti dai porti dell'Atlantico e del Baltico è dovuta in massima parte a interessi di carattere mercantile; ma i contemporanei avvertono viceversa tutta la drammaticità di un conflitto che appare imminente e decisivo per le sorti della Cristianità. Per questo motivo si inaugura una stagione di potenziamento della linea difensiva di cui la Sardegna è parte integrante e si controlla attentamente ogni mossa del nemico29. La stessa scelta di convocare il Parlamento prima della scadenza del decimo anno (fatto inconsueto, che ha tuttavia i precedenti nel Parlamento del viceré Alvaro di Madrigal, anni 1558-60) è esplicitamente ricondotta alle notevoli difficoltà dei tempi che spingono non soltanto alla ricerca di buone leggi, ma anche alla necessità di discutere di fortificazioni e potenziamento di flotte in un periodo in cui l'impegno militare diretto causa enormi passività all'erario, cui si aggiunge l'aiuto al duca di Savoia contro i Francesi che cercano di invadere l'Italia».

3. Di questa situazione dirompente giungono in una regione periferica qua- l'è la Sardegna del tempo echi in parte attutiti dalla lontananza e filtrati dal- la burocrazia statale ma ugualmente ben decifrabili, soprattutto quando passino oggi sotto la lente di ingrandimento dell'indagine storica.

Nell'isola, posta al centro di un Mediterraneo occidentale percorso da cor-

28 A. MATTONE, Il Regno di Sardegna e il Mediterraneo nell'età di Filippo IL Difesa del ter- ritorio ed accentramento statale, in "Studi Storici", 2, 2001, p. 263 ss.; A. TENENTI, Problemi di- fensivi del Mediterraneo nell'Età moderna, in Alghero la Catalogna il Mediterraneo, a cura di A.

Mattone, P. Sanna, Sassari, 1994, p. 311 ss.; M. FONTENAY, La place de la course dans l'écono- mie portuaire: l'exemple de Malte et des ports barbaresques, in I porti come impresa economica, a cura di S. Cavaciocchi, Firenze, 1988, p. 843 ss.

29 Si veda "Contra Moros y Turco?'. Politiche e sistemi di difesa degli Stati mediterranei della Corona di Spagna in Età Moderna, a cura di B. Anatra, M. G. Mele, G. Murgia e G. Serreli, Ca- gliari, 2008.

30 Si veda il discorso inaugurale del viceré in PROCESSO, n.19.

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sani e pirati di diversa provenienza e sempre più spesso frequentato da navi battenti bandiere di Stati "eretici", la nomina di Antonio Coloma y Jusarte de Melo (talvolta chiamato Antonio Coloma y Calvillo in ricordo della casa- ta della bisnonna paterna) è senza dubbio di notevole importanza31.

Antonio Coloma infatti è figlio e erede di Giovanni Coloma primo conte d'Elda, a sua volta viceré di Sardegna circa venticinque anni prima32 e di donna Isabella de Saa, portoghese33. La sua famiglia, di antica nobiltà e di riconosciuta fedeltà al sovrano, raggiunge proprio in questo periodo il momento di maggior prestigio sia attraverso lo stesso Antonio, secondo conte di Elda, che oltre alla carica di viceré di Sardegna e a numerosi altri riconoscimenti viene nominato di volta in volta generale delle flotte spa- gnole di Portogallo e Sicilia, prima di passare a miglior vita il 12 agosto 1619; sia anche grazie ai fratelli Alonso, vescovo di Barcellona e Cartagena e soprattutto a Carlos, storico, viceré di Maiorca, maestro di campo gene- rale delle Fiandre, membro del Consiglio di Stato, maggiordomo maggiore di Filippo IV e suo ambasciatore in Inghilterra; e a Francesco, a sua volta generale dei galeoni delle Indie34. Anche se può apparire a taluni margina- le, la presenza di un viceré dotato di notevole esperienza e competenza politica e militare, di acuto spirito di osservazione e anche, come appare evidente da molte carte, di profonda umanità nei confronti dei sudditi sar- di, permette lo svolgimento e la conclusione positiva dí un Parlamento senza dubbio tra i più importanti della storia dell'isola. Giunto in Sardegna una prima volta in seguito alla nomina avvenuta per volontà di Filippo II nel 159535, Antonio Coloma si allontana dall'isola nel maggio

31 Notizie sui componenti di questa casata sono reperibili in A. Y A. GARCIA GARRAFFA, Enciclopedia haraldica y genealogica hispano-americana, 25, Madrid, MCMXXVII, p. 70 ss.

32 Presiedette il Parlamento tra il giugno 1573 ed il novembre 1574. Sulle vicende dei Co- loma ed in particolare di don Juan oltre che come viceré come poeta (pubblicò tra l'altro a Ca- gliari nel 1576 un volumetto con due poemi di carattere sacro), cfr. O. TURNER, Don Juan Co- loma poeta y virrey de Cerdefia por los afios 1570-76, in Atti del VI congresso internazionale di Studi Sardi (Cagliari, 2-8 maggio 1955), Cagliari, 1962, p. 435 ss.; lo stesso viceré intrattenne uno scambio epistolare con il noto poeta sassarese Girolamo Araolla (si veda VALERY, Viaggio in Sar- degna, traduzione di M. G. Longhi, riedizione dell'opera di Illisso, Nuoro, 2003, pp. 272-75).

Cfr. inoltre B. ANATRA, Dall'unificazione aragonese ai Savoia, in J. DAY, B. ANATRA, L. SCARAF- FIA, La Sardegna medioevale e moderna, Torino, 1984, p. 473 ss.

33 Donna Isabella, figlia di don Antonio Jusarte de Melo, fu dama dell'imperatrice e re- gina di Boemia donna Maria, sorella di Filippo II.

34 Cfr. A. Y A. GARCIA GARRAFFA, Enciclopedia cit., pp. 72-3.

35 La nomina sottoscritta da Filippo II, datata Madrid, 5 luglio 1595, è reperibile in Ar- chivo del Congreso de los Diputados, Madrid (CoRrEs), Archivo de Cerderia, cartas reales, leg.

1, n. 43.

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159736 lasciando il governo nelle mani dell'arcivescovo di Cagliari Alfonso Lasso Sedefío col titolo di presidente37 e vi rientra in seguito alla nuova nomina reiterata da Filippo III dal Monastero di San Lorenzo 1124 ottobre 159838.

Il viceré ha modo di osservare con grande attenzione la situazione locale, anche attraverso frequenti spostamenti in diverse parti del territorio:

si ricordino per tutti il viaggio compiuto a Sassari su richiesta della città nel 1599 per porre ordine nell'amministrazione della giustizia, la sua presenza ad Alghero il 22 febbraio 1602 alla vigilia dell'inaugurazione del Parla- mento39 e per altri versi la pericolosa ricognizione di alcuni giorni compiuta nella primavera del 1599 con due imbarcazioni armate a Cala Pira nel Sarrabus per individuare la posizione migliore per innalzare una torre di difesa costiera«) .

Ma l'attenzione con cui vengono seguite le vicende locali è desumibi- le anche da numerosi altri segnali: in particolare dalla documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Cagliari, concernente sia le cride emanate nel periodo precedente il Parlamento, sia le numerose risoluzio- ni del Real Consiglio Patrimoniale, attinenti diverse materie. Si può anzi affermare che alcuni tra i più importanti temi trattati durante le sessioni parlamentari sono da tempo all'esame del viceré e dei suoi collaboratori, tra cui in primo luogo l'arcivescovo di Cagliari che governa in sua assen- za, e sono oggetto di reiterati interventi. Anzitutto la regolamentazione del commercio del grano e degli altri cereali, sia sul versante del mercato interno per quanto concerne il calmieramento dei prezzi e la dislocazione

36 La partenza, voluta da Filippo II, è legata alle accuse mossegli da Monserrato Rossellò circa l'eccessiva concessione di sacche per l'esportazione dei cereali (cfr. G. MURGIA, G. TORE, Cerdefia, Reino Italiano en la Corona de Aragón, in La Monarquía de Felipe III: Los Reinos cit., p. 392 ss.).

37 Segni inequivocabili della presenza del conte di Elda in Sardegna prima del 1598 sono reperibili in Archivio di Stato di Cagliari (Asc), Antico Archivio Regio, n. C2, b. 8/9, che con- tiene le cride su diverse materie firmate da don Antonio Coloma nel 1596 e nella prima parte del 1597 e successivamente (ad iniziare dal luglio 1597) dall'arcivescovo di Cagliari.

38 Cfr. ACA, Cancilleria, reg, 4904, Sardiniae secundum, f. 1 ss., in cui è specificata la con- ferma della precedente nomina e vengono elencate varie elargizioni per ayudas de costa oltre il salario stabilito per la carica di viceré.

39 Cfr. rispettivamente ACA, Consejo de Aragón, leg. 1351, n. 6/30, lettera spedita dal Su- premo rispettivamente all' arcivescovo di Cagliari in qualità di presidente ed al viceré stesso, da- tata 1 febbraio 1599; PROCESSO, n. 15.

40 G. MELE, Torri e cannoni. La difesa costiera in Sardegna nell'Età moderna, Sassari, 2000, p. 100.

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delle risorse in funzione delle annone cittadine, sia rispetto all'esportazio- ne di questo fondamentale prodotto e anche della pasta secca e lavorata, che finiscono per diventare oggetto di una devastante speculazione da parte di alcuni uomini d'affari soprattutto stranieri: si tratta indubbia- mente di un problema fondamentale già oggetto di importanti interventi del sovrano, ma anche al centro di numerose e talvolta furibonde polemi- che che investono i tre Stamenti, tutti interessati alla regolamentazione della materia e spesso tuttavia in posizione conflittuale tra loro41. Sempre sul versante del commercio estero è seguita con grande attenzione l'esportazione dei cuoi e delle pelli, che rischia di lasciare gli abitanti privi di questa importante materia prima42, mentre altre

cride

dettano norme concernenti il commercio dei legumi e delle carni in rapporto al mercato cittadino43.

Un altro problema di fondamentale importanza, anch'esso oggetto di numerose consultazioni tra il viceré ed i suoi collaboratori già negli anni precedenti l'inizio del Parlamento, è quello della circolazione mone- taria e soprattutto dell'allarmante penuria di moneta di buona qualità44.

Si cerca di porre riparo al pauroso deficit coniando nuove monete ritenu- te indispensabili per assicurare un minimo di tranquillità ai rapporti eco- nomici interni in una situazione disastrata45. Infine si riconosce un mag- gior valore ad alcune monete estere "forti" per incentivare í mercanti ad un loro smercio nel Regno46. Queste ed altre problematiche vengono variamente trattate ed approfondite e anche durante i lavori del Parlamento costituiscono un ottimo supporto al più ampio dibattito con gli Stamenti.

41 Si veda in particolare, in Asc, Antico Archivio Regio, vol. 62, n. C2, B. 8/9, un pregone dell'arcivescovo di Cagliari in qualità di presidente, sul controllo dell'imbarco della pasta (27 aprile 1598).

42 Ibid., sulla mancanza di cuoi e pelli nell'isola per gli eccessivi imbarchi (4 luglio 1597).

43 Ibid., per tutti si vedano i pregoni del 16 dicembre 1596 e del 25 agosto 1597).

44 Cfr. E. BLROCCHI, Zecche e monete della Sardegna nei periodi di dominazione aragonese e spagnola, Cagliari, 1952.

45 Sulle vicende della monetazione in Sardegna oltre il citato Birocchi di veda E. STumpo, Storia della moneta, in La Sardegna. Enciclopedia a cura di M. Brigaglia, Cagliari, 1982, p. 31 ss.;

sulla scarsa circolazione monetaria nell'isola anche nei secoli successivi cfr. ID., Economia natu- rale ed economia monetaria: l'imposta, in Storia d'Italia. Annali 6. Economia naturale Economia monetaria, Torino, 1983, p. 560 ss.

46 I problemi delle monete nell'isola sono desumibili, per questo periodo, dalle carte con- servate in Asc, Antico Archivio Regio, vol. 126, n. E2, B11 e vol. 189. N. P5, B. 40 che contiene il registro delle risoluzioni del Regio Consiglio Patrimoniale tra il 1599 ed il 1603.

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4. Quando dunque riceve dal sovrano la carta reale inviata da Castrocalvon il 24 ottobre 1601 che lo invita alla celebrazione del Parlamento47, il conte di Elda è ormai un buon conoscitore delle problematiche locali, ma anche degli uomini che partecipano con lui ai lavori: tra l'altro nel quinquennio conclusivo del secolo il Consiglio di Giustizia e Patrimonio delibera le nuo- ve investiture per i feudatari sardi48. Questa situazione favorevole lo agevo- la senza dubbio nel portare a buon fine l'incarico49.

Del resto il numero degli aventi diritto a partecipare alle riunioni del Parlamento non è eccessivo: le lettere convocatorie inviate in tutta la Sardegna, ad iniziare da quella per l'arcivescovo di Cagliari Lasso Sedevo del 12 dicembre 160150, fissano la seduta inaugurale per il 16 gennaio del- l'anno successivo. Il messo incaricato della consegna dí queste lettere, l' al- guazile Bartolomeo Colosto, cui il notaio Sabater affida la lista delle convo- cazioni il 12 dicembre, percorre la Sardegna nell'ultima settimana dell'an- no 51: il 23 dicembre raggiunge Oristano dove si trattiene anche il giorno successivo; il giorno di Natale è a Bosa per spostarsi poi a Alghero, Sassari e Castel Aragonese dove giunge il 30 dicembre. Complessivamente gli espo- nenti dello Stamento ecclesiastico convocati sono venti; per lo Stamento militare sono inviate centodue lettere con in testa quella per don Martino de Alagon marchese di Villasor; infine sette riguardano le città che com- pongono lo Stamento reale. Dunque nel complesso si tratta di circa cento- trenta esponenti dei tre ceti, per la verità notevolmente sbilanciati in favore di quello militare, che in buona parte intervengono alle tornate parlamenta-

47 In CORTES, Archivo de Cerderia, carpetas de documentos parlamentarios, leg. 15, n. 190, è conservata la carta reale datata Castrocalvon 23 ottobre 1601, con la quale il sovrano comu- nica ai sudditi sardi la decisione di convocare il Parlamento. Il giorno successivo viene datato il documento che conferisce al viceré i poteri per celebrare il Parlamento: quest'ultimo documento, oltre ad essere riprodotto in apertura del processo dello stesso parlamento (PROCESSO, c.1 ss.), è reperibile in ACA, Cancelleria, reg. 4906, Sardiniae quartum, f. 1 ss. Infine in ACA, Consejo de Aragón, leg. 1352, n. 2/11, è conservata una carta del Supremo firmata Joan Vilella e datata Vai- ladolid 8 gennaio 1602, che informa il sovrano dell'avvenuto naufragio a Maiorca della nave che porta il dispaccio reale al viceré circa la celebrazione del Parlamento e richiede un duplicato.

48 ASC, Antico Archivio Regio, vol. 378, n. P3, B.39, ff. 68 ss.

49 Vedovo molto presto della prima moglie e privato della seconda per la prematura morte della promessa sposa, il Coloma si unì in matrimonio con donna Juana Enriquez figlia del conte di Castrogeniz da cui ebbe tre figli. Il primo, di nome Juan come il nonno paterno, che fu terzo conte di Elda, come è deducibile da cenni contenuti nel Processo Parlamentare (cfr. n. 59), si trova presso il padre a Cagliari dove il 15 luglio 1602 giace malato nel palazzo viceregio.

5° PROCESSO, n. 2.

51 PROCESSO, n. 7.

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ri come è desumibile sia dal verbale delle giornate di apertura e di chiusura del Parlamento, sia dalle sessioni di abilitazione che si tengono durante il Parlamento stesso. A questo proposito, anzi, occorre precisare che, dopo la nomina degli abilitatori effettuata sul finire del maggio 1602, nelle sedute che si susseguono per tutto il mese a partire dal 3 giugno vengono abilitati oltre 170 richiedenti52. Il numero aumenta ulteriormente nei mesi seguenti, seppure di poco, e le ultime abilitazioni vengono approvate nel mese di maggio 1603, in cui il Parlamento si conclude, per giungere in totale a circa duecento aventi diritto a sedere in Parlamento. Interessante è soprattutto individuare i rapporti numerici all'interno dei tre Stamenti, desumibili sia dalle lettere convocatorie, sia dalle abilitazioni sparse in diverse collocazio- ni. Quello militare in particolare vede la presenza, ancora cospicua, degli esponenti della nobiltà feudale, equamente divisi tra il capo di Cagliari ed il capo del Logudoro, anche se la piccola nobiltà non feudale inizia ad essere ormai largamente presente nel Parlamento.

L'attività parlamentare nel suo complesso e le singole questioni che via via si presentano al viceré, spesso di difficile soluzione, vengono esaminate e risolte con intelligenza e duttilità e, quando occorre, anche con fermezza.

Gli uomini eletti in rappresentanza degli Stamenti nelle tre commissioni che durante i lavori affrontano temi importanti sono senza dubbio di rico- nosciuto prestigio ed affiancano il viceré conte di Elda in maniera adeguata ai difficili compiti che si trovano ad affrontare. Gli ufficiali regi sono poi in massima parte fedeli interpreti degli interessi del sovrano ed esperti cono- scitori dell'amministrazione finanziaria e giudiziaria. Si tratta infatti di esponenti di famiglie di origine iberica (in maggioranza catalana e valenza- na) trasferitesi in Sardegna tra il XIV ed il XVI secolo ed in taluni casi imparentati con la nobiltà locale: talvolta detentori di feudi o di cospicui patrimoni, spesso titolari di uffici di provvisione regia ottenuti per trasmis- sione ereditaria53.

52 PROCESSO, n. 35.

53 Si veda tra gli altri, per la ricostruzione delle genealogie, F. LODDO CANEPA, Origen del cavallerato y de la nobleza del reyno de Cerdefia, in "Archivio Storico Sardo", 3 AT,1954, p. 269 ss.; F. FLORIS - S. SERRA, Storia della Nobiltà in Sardegna, Cagliari, 1986; cfr. inoltre il manoscritto conservato tra le carte Amat, ora pubblicato con il titolo di Origen del Cavallerato y de la No- bleza de varias familias del Reyno de Cerdena, San Giovanni Persiceto, 1977. Si veda infine B.

ANATRA, Corona e ceti privilegiati nella Sardegna spagnola, in Problemi di storia della Sardegna spagnola, Cagliari, 1975, p. 9 ss.

(28)

Regia Corte Stamento Militare Stam. Ecclesiastico Stamento Reale

ABILITATORI

P. G. Soler G. de Castelvì A. Lasso Sedevo (R. Cancelleria) (conte di Laconi) (arciv. di Cagliari)

M. Torrella

(cons. capo di Cagliari) G.Naharro de Ruecas

(R Tesoreria) C. Grau (giudice R. Corte)

TRATTATORI P: G. Soler (R Cancelleria)

G. Centelles A. Lasso Sedevo (conte di Quirra) (arciv. di Cagliari)

M.Torrella

(cons. capo di Cagliari)

G. de Aragall M. de Alagon A. Atzori G. Fortesa

(gov. di Cagliari) (march. di Villasor) (vescovo di Rosa) (sindaco di Cagliari)

E de Ravaneda G. de Castelvì A.Sureddo E. Pilo

(Maestro Razionale) (conte di Laconi) (vescovo di Ales) (sindaco di Sassari)

G. Castafier M. de Castelvì Procuratore R. Setrillas

(Avvocato Fiscale) (proc. Satrilla)* arciv. di Sassari (sindaco di Alghero)

GIUDICI DEI GRAVAMI

P. G. Soler E de Castelvì V. Bacallar G. Masons

(R. Cancelleria) (visconte di Sanluri) (proc. vescovo Alghero) (sindaco di Oristano)

N. Fabra y Dixar G. Capata S. Montanacho N. Bacallar

(procuratore reale) (proc. vescovo Ampurias) (sindaco di Iglesias) G. Naharro de Ruecas G. de Castelvì G. Garau de Pinna E Deiperi

(R. Tesoreria) (proc. capit. Cagliari) (sindaco di Castel Aragon.) C. Grau M. Aymerich procuratore arciv. di Oristano G. Lovasco

(giudice R. Corte) (sindaco di Bosa)

M. Rossellò (giudice R. Udienza) F. Giagaracho (giudice R. Udienza)

* Giovanni Battista Samlla conte di Cuglieri, di cui don Emanuele Castelvì è procuratore, non può accedere in Parlamento in quanto minore.

Non si può tuttavia non evidenziare, tra di loro, la presenza di due prestigiosi esponenti dei ceti emergenti delle maggiori città sarde:

Monserrato Rossellò, soprattutto, e Francesco Giagaracho, che pur attra-

(29)

verso traiettorie formative e professionali diverse raggiungono posizioni di rilievo nella burocrazia del Regno, tanto da essere chiamati a ricoprire il seggio di giudice della Reale Udienza54.

A differenza del sindaco di Sassari Pilo, che partecipa attivamente ai lavori del Parlamento, risultano viceversa assenti per tutta la loro durata l'arcivescovo di Sassari Alonso de Lorca, già inquisitore di Sardegna, e quello di Oristano, il sassarese Antonio Canopolo: questa loro assenza lascerà, nonostante le evidenti difficoltà frapposte dai loro procuratori, campo libero all'arcivescovo di Cagliari di gestire positivamente per la sua città la richiesta dell'istituzione dell'Uníversità55.

54 A. MATTONE, La "Carta de Logu" di Arborea tra diritto comune e diritto patrio (secoli XV- XVII), in La Carta de Logu d'Arborea nella storia del diritto medievale e moderno, Bari, 2004, pp.

424, 441; E. CADONI, M.T. LANERI, Umanisti e cultura classica nella Sardegna del '500, III, L'in- ventario dei beni e dei libri di Montserrat Rossellò, Sassari, 1994, 2 voll.

55 L'assenza dell'arcivescovo di Sassari si ripercuote immediatamente nelle nomine dei de- legati presso le tre commissioni: lo Stamento ecclesiastico prevede la sostituzione, tra i tratta- tori, del procuratore dell'arcivescovo di Sassari (anch'egli assente) nel caso la sua assenza (21 giu- gno 1602) sí prolunghi oltre i trenta giorni. Il sostituto sarebbe il procuratore dell'arcivescovo di Oristano: in tale caso al posto di quest'ultimo verrebbe inserito, tra í giudici dei gravami, il procuratore del capitolo di Sassari. Sull'arcivescovo di Oristamo Antonio Canopolo e sui suoi stretti rapporti con la città natale cfr. R. TURrAS, La fondazione del Seminario Canopoleno a Sas- sari, in Dal mondo antico all'età contemporanea. Studi in onore di Manlio Brigaglia offerti dal Di- partimento di Storia dell'Università di Sassari, Roma, 2001, p. 423 ss.

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3

I problemi monetari e finanziari. Il commercio

1. Tra gli argomenti maggiormente discussi per tutta la durata del Parlamento (per un periodo che, dedotta la fase iniziale fatta di numerose proroghe che permettono agli esponenti dei tre Stamenti di raggiungere Cagliari e di partecipare al dibattito, dura un anno pieno tra il maggio del 1602 e il maggio del 1603)56 stanno sicuramente quelli di carattere econo- mico.

Il periodo, come si è ricordato, è di grande difficoltà per l'impero spa- gnolo in generale e per gli stati italiani in particolare57. Del resto appaiono oggi ormai sufficientemente chiare le molteplici implicazioni che al di là della congiuntura strettamente monetaria determinano in questo periodo le ricorrenti fasi di crisi: si veda per tutte l'assetto della finanza internazionale, in massima parte controllata dai privati a causa delle difficoltà strutturali di gestione della sfera economica da parte dello Stato assoluto58.

A questo proposito bisogna peraltro precisare come l'ascesa al trono di Filippo II ed i suoi primi anni di governo segnino senza dubbio un perio- do di grande importanza per la trasformazione dello Stato spagnolo in una burocrazia centralizzata che tende ad affermare progressivamente il suo controllo su settori consistenti del Real Patrimonio ed in particolare su alcuni cespiti fondamentali sino a quel momento nelle mani dei ceti domi- nanti di origine feudale e dei mercanti. Ma al di là della tendenza al control- lo ed alla centralizzazione statale, già a partire dagli anni Ottanta del Cinquecento si assiste ad una progressiva inversione di campo che finisce per porre la gestione della finanza pubblica (e soprattutto il settore milita- re, certamente il più importante ed il più lucroso) quasi interamente nelle mani dei privati. Fatto del resto comprensibile quando si consideri che, a fronte di un pur evidente incremento delle entrate, peraltro discontinue, sta il progressivo indebitamento dello Stato spagnolo determinato in larga misura dall'aumento notevole dei costi della guerra: si vedano, per tutte, le

56 11 viceré inaugura il Parlamento in seduta solenne i19 maggio 1602 (PRocEsso, n.19).

57 Cfr. G. MUTO, "Decretos" e "medios generales" cit.; si veda inoltre la specificità della Lom- bardia in D. SELLA, L'economia lombarda durante la dominazione spagnola, Bologna, 1982.

58 Questi temi sono ampiamente dibattuti in La repubblica del denaro cit.

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uscite per la gestione delle galere, che si accrescono tra il 1580 ed il 1615 di circa il 100%59.

Non è qui il caso di evidenziare ulteriormente le motivazioni della crescente presenza dei privati: basterà ricordare che essa è già sufficiente- mente evidente negli anni iniziali del regno di Filippo II, in cui il sovrano, che pure ritiene fondamentale un potenziamento delle flotte del Mediterraneo, si scontra con le obiettive difficoltà dell'erario60, che aumentano progressivamente sino al primo Seicento. Esse sono senza dub- bio accentuate e complicate dalla mancanza di un raffinato sistema di debito pubblico quale quello che viene utilizzato in alcuni Stati italiani e stranieri in cui, attraverso vari enti finanziari, si drenano consistenti risorse e si attirano ingenti capitali61.

Per far fronte alle molteplici esigenze presenti anche in un regno peri- ferico qual è quello sardo, tra l'ultimo Cinquecento ed il primo Seicento, come era stato in precedenza e come sarà anche successivamente, le entrate non sono particolarmente rilevanti62: bilanci che oscillano tra le 120.000 e le 150.000 lire sarde annue, derivanti per circa il 20% dal donativo e per il resto dalle risorse del Regio Patrimonio: alcuni beni feudali che vengono periodicamente appaltati e che non mostrano segni evidenti di tendenze al rialzo (si tratta soprattutto dei territori appartenuti in origine agli Arborea, che costituiscono una sorta di cuneo nella carta geo-politica dell'isola), cui si aggiungono gli appalti delle peschiere e delle saline dell'Oristanese e del Cagliaritano, i diritti derivanti dalla concessione delle pesche del tonno e del corallo; infine le reali gabelle riscosse nei porti e nelle città della Sardegna con le esportazioni di cereali e paste secche, a livelli ancora mode- sti. Saranno proprio le esportazioni di grano a determinare, nei periodi di espansione della produzione agricola, un apprezzabile incremento delle entrate del Regno.

Il totale delle entrate di questi anni non è certo esaltante, soprattutto se lo si paragona a quello degli altri possedimenti spagnoli. Con questi introiti si deve far fronte a numerose incombenze, che comprendono il

59 Cfr. I. A. A. THOMPSON, Guerra y decadencia. Gobierno y administracion en la Espatia de los Austrias, 1560-1620, Barcelona, 1981, p. 220.

Ibidem.

61 Cfr. Banchi pubblici banchi privati e monti di pietà nell' Europa preindustriale, Atti del convegno (Genova, 1-6 ottobre 1990), 2 voli., Genova, MCMXCI.

62 li calcolo può essere effettuato utilizzando i dati contenuti in ACA, Consejo de Aragón, leg. 1137; Asc, Antico Archivio Regio, vol. 339, P6, B.41; ibid., m. 93, n. Xl, B.72; m. 62, n. X2, B.72.

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pagamento di alcuni salari sia per il personale civile sia per quello militare, censi e redditi vari che vengono progressivamente accesi, carità ed elemosi- ne, ma soprattutto spese straordinarie che non mancano mai.

Le deliberazioni del Consiglio di Patrimonio propongono un quadro particolarmente interessante. Sicuramente al centro dell'interesse sono i problemi della difesa, che sono anche quelli che pongono i maggiori pro- blemi finanziari: il 9 settembre 1599 si delibera l'acquisto di 5000 archibu- gi e 200 moschetti da distribuire ai sudditi63, ma soprattutto bisogna tener conto delle sollecitazioni del sovrano che chiede un pronto impegno per le fortificazioni del Regno": in particolare per le difese di Castel Aragonese e di Alghero, in alcune parti molto deteriorate65. Inoltre in pieno Parla- mento, nel settembre 1602, si discute di far giungere a Cagliari 500 uomini a cavallo, viste le notizie relative al pericolo di un avvicinamento della flotta turca alle coste sarde66. Come si vede, le incertezze legate alla posizione del- l'isola nel Mediterraneo si ripercuotono sul versante economico. Del resto l'erario deve rispondere alle reiterate richieste di Sassari circa la sistemazio- ne del porto di Torres67, alle esigenze di rimpiazzare un buon artigliere con un fonditore68 e persino venire incontro alle necessità degli ospedali e delle monache di clausura prive di sostentamento69.

Durante il Parlamento, Stamento reale e Stamento militare cercano con manovre congiunte di scaricare sulla burocrazia e sull'erario statale gli oneri derivanti dalla difesa dell'isola dagli attacchi nemici. Su questo argo- mento, che finisce per assumere agli occhi dei contemporanei una evidente centralità, gli interventi sono numerosi ed articolati anche perché, oltre agli oneri diretti che gravano sui sudditi, i ceti dominanti locali devono subire pesi indotti di notevole rilevanza.

Certamente i costi della difesa, per talune città come Alghero, ma anche per alcuni feudatari, sono molto pesanti. Lo dimostra per tutti il ricorso presentato dal conte di Quirra tendente ad evidenziare, tra l'altro, le spese sostenute nella torre del Castellazzo presso Pula per servizio della regia Corte e difesa della vicina tonnara: oltre 2200 lire per un rivellino

63 ACA, Antico Archivio Regio, vol. 189, P5, B.40, f. 31.

64 Ibid., f. 49, 24 settembre1599.

Ibid., ff. 72, 92, del 29 maggio 1600 sulle mura di Alghero e del 31 luglio dello stesso anno su Castel Aragonese.

66 Ibid., f. 152, del 10 settembre1602.

67 Ibid., f. 68 del 22 marzo 1600.

68Ibid., f. 156 dell' 11 giugno 1602.

69 Ibid., del 6 febbraio 1601: cí si riferisce alle monache cappuccine di Cagliari.

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pagato dal nobile con moneta anticipata sulle rendite della contea che l'era- rio rifiuta di rifondere°.

Del resto i vassalli di Oristano e dei suoi Campidani, come ricorda il loro sindaco, che pure sono immuni da ogni comandamento, sono stati costretti a lavorare per tre anni e mezzo con carri e cavalli alla costruzione del ponte di Funeri per poi essere inviati ad edificare le torri di Capo Mannu, Porto della Mora, Capo San Giovanni, Escala Salis ed il castellazzo di San Marco per altri tre anni di lavoro in cui portano calcina e pietre cibandosi, a causa delle cattive annate, di erba e lumachen. In realtà i fre- quentissimi assalti delle navi barbaresche si ripercuotono in maniera assai pesante sull'economia dell'isola ed in particolare sul commercio marittimo, come tende a evidenziare Sassari nel chiedere l'impegno del regio erario per il completamento del sistema difensivo delle torri costiere nei territori della città (Capo Manno, Asinara, territori della Nurra)72.

Talvolta alla fabbrica delle torri ed al soldo dei torrieri contribuiscono anche i corallari provenienti dall'estero, che traggono naturalmente mag- gior sicurezza durante la loro campagna di pesca dalla presenza dei fortilizi innalzati lungo le coste. Si veda il caso di quanti gravitano nelle acque di Bosa, città cui le barche coralline pagano un diritto che va a beneficio della torre che protegge la foce del fiume Temo ed il porto73.

In ogni caso viene demandato allo Stato il ruolo di organizzare il siste- ma militare ed all'amministrazione pubblica quello di sovrintendere alla parte economica liberando feudatari e città da varie incombenze; i baroni in particolare tengono aperto con il procuratore fiscale regio un contenzio- so presso la Reale Udienza sulla costruzione ed il mantenimento delle torri e sugli oneri relativi a soldati e munizioni: problemi che vengono puntiglio- samente e ripetutamente evidenziati74. Questi progetti, tuttavia, non sono a costo zero per i sudditi sardi. Il conte di Elda evidenzia con allarmate dichiarazioni le difficoltà economiche dell'amministrazione delle torri: si è costretti a sospendere per molti mesi le paghe dei soldati e delle guardie; gli

70 PROCESSO, n. 304.

71 PROCESSO, n. 316; cfr. inoltre Il "Llibre de Regiment" e le pergamene dell'Archivio co- munale di Oristano, a cura di E Uccheddu, Oristano, 1998.

72 PROCESSO, n. 181, n. 309. Si veda inoltre, per la gestione dei porti sulla costa orientale della Sardegna, A. ARGIOLAS - A. MATTONE, Ordinamenti portuali e territorio costiero di una co- munità della Sardegna moderna. Terranova (Olbia) in Gallura nei secoli XV-XVIII, in Da Olbia ad Olbia. 2500 anni di storia di una città mediterranea, Il, a cura di G. Meloni e P. F. Simbula, Sassari, 1996, p. 127 SS.

73 PROCESSO, n. 190.

74 Per tutti, cfr. PROCESSO, n. 224; ID., n. 258; ID., n. 284.

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introiti sono troppo modesti per far fronte a tutte le spese, comprese quelle relative ad amministratori ed altri funzionari75.

Dopo lunga riflessione, di buon grado gli Stamenti votano un piano finanziario per il reperimento dei fondi necessari per il funzionamento del sistema difensivo, consistente nel raddoppiare il diritto di un reale sino ad allora esatto su ogni quintale (Kg 40,65) di formaggi, e su cuoi e pelli desti- nati alle esportazioni76. Gli introiti, che negli anni 1598-99 superano mediamente le 24.000 lire sarde annue, salgono nel periodo 1608-9 ad una media di circa 43.000 lire sarde77. Il viceré inoltre, pressato da numerose richieste, precisa che costruzione e manutenzione delle opere di difesa sono a totale carico dell'amministrazione delle torri, salvo quelle che erano a carico di città o feudatari prima della sua istituzione e quante verranno costruite nel futuro su richiesta di città e villaggi, esonerando l'erario regio dal pagamento78.

Altrettanto articolato il dibattito sulle opere difensive delle città: Ca- gliari in particolare lamenta i comandamenti cui sono sottoposti numerosi cittadini, specie del quartiere della Marina, contro i più volte ribaditi privi- legi regi, che li liberano da ogni servitù reale, personale e mista. Essi sono costretti a estenuanti servizi di guardia sulle mura che circondano la città79;

quelle mura che i villaggi del circondario devono concorrere a tenere in buono stato attraverso fastidiosi turni di lavoro coatto o versamenti sostitu- tivi in denaro che lo Stamento militare contesta in diverse occasioni, chie- dendo a tutela degli interessi dei vassalli un attento controllo sulle modalità di utilizzo del denaro versato e sullo stesso lavoro effettuato80.

Le richieste delle altre città sono più contenute, salvo forse quelle di Alghero che continua a lamentare i disagi provocati dalla pestilenza del 1582 ed insiste per il potenziamento della difesa cittadina e delle torri costiere, in particolare quella di Capo Galera, che devono essere raggiunte previo restauro del ponte che passa sullo stagno del Calic81.

Le altre città chiedono finanziamenti più o meno cospicui per il ripri- stino di numerose opere di difesa, spesso di origine medioevale e quindi

75 PROCESSO, n. 275.

76 PROCESSO, nn. 283, 288, 310.

77 Cfr. G. MELE, Torri cit., pp. 189-90.

78 PROCESSO, nn. 283, 284.

79 PROCESSO, nn. 146, 476.

PROCESSO, n. 224, cap. 5.

81 PROCESSO, nn. 179, 312. Sulle molteplici vicende di questa città sí veda Alghero, la Ca- talogna, il Mediterraneo cit.

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