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IL PIANO PAESAGGISTICO DELLA REGIONE SARDEGNA

8. I PIANI PAESAGGISTICI REGIONALI

8.3. IL PIANO PAESAGGISTICO DELLA REGIONE SARDEGNA

Il piano paesaggistico della Regione Sardegna concentra la propria attenzione esclusivamente sulla zona costiera e risulta incentrato prevalentemente sugli aspetti insediativi, soprattutto legati al turismo. La componente ambientale assume una parte rilevante sia nella parte descrittiva che in quella che riguarda gli indirizzi della pianificazione, mentre la componente storico- culturale è riferita in maniera quasi esclusiva ai monumenti, i manufatti legati allo sviluppo della civiltà in Sardegna e le infrastrutture, il paesaggio rurale non rientra infatti nell’assetto storico-culturale bensì in quello ambientale.

Entrando nel dettaglio le norme tecniche di attuazione delineano le finalità del piano paesaggistico, che sono:

− preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l’identità ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo;

− proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale e la relativa biodiversità;

− assicurare la salvaguardia del territorio e promuovere forme di sviluppo sostenibile, al fine di conservarne e migliorarne le qualità.

La normativa riflette un’impostazione che vede l’ambiente al centro delle politiche paesaggistiche regionali. Infatti, vengono distinti tre assetti: ambientale, storico-culturale e insediativo. Gli ultimi due interessano esclusivamente edifici, manufatti e varie forme di insediamenti. Gli aspetti rurali rientrano nell’assetto ambientale, che è “costituito dall’insieme degli elementi territoriali di carattere biotico (flora, fauna e habitat) e abiotico (geologico e geomorfologico), con particolare riferimento alle aree naturali e seminaturali, alle emergenze geologiche di pregio e al paesaggio forestale e agrario, considerati in una visione eco sistemica correlata agli elementi dell’antropizzazione”.

Le componenti del paesaggio con valenza ambientale sono essenzialmente tre: − aree naturali e sub naturali

− aree seminaturali

Le prescrizioni e gli indirizzi della pianificazione sembrano concentrarsi maggiormente sulle aree naturali e seminaturali. Per le aree a utilizzazione agro-forestale le prescrizioni prevedono: il divieto delle trasformazioni per destinazioni e utilizzazioni diverse da quelle agricole; la promozione del recupero della biodiversità delle specie locali di interesse agrario e delle produzioni agricole tradizionali, nonché il mantenimento degli agro sistemi autoctoni, delle trame di appoderamento e dei percorsi interpoderali; la preservazione e la tutela degli impianti di colture arboree specializzate.

Gli indirizzi sono volti a: migliorare le produzioni e i servizi ambientali dell’attività agricola; riqualificare i paesaggi agrari; ridurre le emissioni dannose e la dipendenza energetica; rimuovere i fattori di criticità e degrado.

Né le prescrizioni né gli indirizzi per le aree a utilizzazione agro-forestale riportano indicazioni inerenti gli aspetti forestali, che invece sono considerati nelle aree naturali e seminaturali seguendo un approccio meramente ecologico e non prendendo quindi in considerazione gli aspetti storico culturali legati a tipologie di soprassuoli tradizionale.

Il piano individua 27 ambiti di paesaggio definiti come “la figura spaziale di riferimento della qualità delle differenze del paesaggio ambiente del territorio regionale insita nella sua struttura ambientale che è articolabile nelle componenti naturali, storico-culturali e insediative”.

Nella definizione degli ambiti è prevista un’articolazione per fasi e per tappe e in questa prima fase sono stati considerati soltanto gli ambiti di paesaggio costieri, delineando l’importanza che l’amministrazione regionale attribuisce all’area costiera dove si concentra principalmente il turismo, e lasciando ad ampliamenti futuri del piano l’inserimento degli ambiti dell’entroterra.

Dall’analisi degli ambiti è emersa una scarsa considerazione del paesaggio rurale soprattutto per quanto riguarda gli aspetti storico culturali e tradizionali. Manca soprattutto una visione dinamica che fornisca un quadro dell’evoluzione del paesaggio rurale e che permetta di identificare quali siano gli elementi tradizionali e se questi siano ancora presenti. Al contrario viene dedicato ampio spazio agli aspetti ambientali e insediativi. Il paesaggio rurale viene di solito solamente accennato nella parte che riporta la descrizione dei singoli ambiti. Qualche considerazione in più è stata inserita nella sezione che tratta gli elementi che compongono il paesaggio e che oltre alle tipologie ambientale, storico, insediativo include anche la tipologia

rurale. Ad ogni modo anche in questo caso viene resa una fotografia, talvolta molto sintetica, della realtà attuale e non vengono messe in evidenza quali sono gli aspetti tradizionali e colturali che contribuiscono alla costruzione dell’identità del territorio locale. Così si trovano presentate sullo stesso piano le coltivazioni e l’allevamento estensivi, le colture specializzate in serra, colture di tipo intensivo, vigneti, le coltivazioni di olivo, agrumi e mandorli, l’arboricoltura specializzata finalizzata alla produzione di legna da ardere (Eucalyptus), le colture risicole, ecc.

Una maggiore attenzione viene invece rivolta alle tipologie di insediamenti rurali (medaus e furriadroxius) come testimoniano i numerosi riferimenti presenti nelle descrizioni, nel rilevamento degli elementi che compongono il paesaggio rurale, nella sezione valori e criticità e negli indirizzi.

Tra le criticità, riguardo il paesaggio rurale, non troviamo riferimenti alle emergenze del paesaggio rurale, come la scomparsa o la trasformazione di usi del suolo tradizionali, bensì le uniche indicazioni, seppure importati, hanno una caratterizzazione di tipo ambientale, per esempio troviamo indicazioni che riguardano il controllo dell’inquinamento nelle aree agricole ubicate in prossimità di ecosistemi naturali, il degrado ambientale dovuto all’eccessiva pressione di pascolamento con conseguenti fenomeni erosivi per la riduzione della copertura vegetale oppure riferimenti all’espansione degli insediamenti, anche turistici, nelle realtà agricole. Anche quando viene citato (ambito di Alghero) il fenomeno dell’abbandono delle colture, non viene presa in considerazione la perdita di biodiversità e dei valori culturali. Questo processo viene collegato soltanto a problemi di degrado ambientale aggravati nel caso specifico anche da una eccessiva pressione di pascolamento.

La stessa linea è rintracciabile anche nella parte che riguarda gli indirizzi. Le indicazioni interessano prevalentemente gli aspetti ambientali e insediativi. Anche per quanto riguarda il paesaggio rurale prevale un impostazione ecologica in cui ad esempio viene data importanza alla riqualificazione al miglioramento della dotazione di siepi e alberature costituendo un sistema di connessione con le formazioni boschive contigue e l’attivazione di programmi di miglioramento da parte delle aziende agricole finalizzati all’applicazione delle direttive comunitarie di un’agricoltura ecocompatibile che ricorra a tecniche biologiche, anche in vista della conservazione del suolo e al mantenimento degli habitat faunistici. Altra indicazione, inerente gli aspetti agricoli, piuttosto ricorrente negli indirizzi, è l’integrazione delle attività agricole con servizi compatibili e funzioni agrituristiche utili allo sviluppo delle attività turistico ricettive. Inoltre spesso la conservazione del paesaggio rurale viene conseguita

attraverso indirizzi che mirano alla riqualificazione dell'insediamento storico e delle attività agro-pastorali locali, a garanzia del presidio dell’ambiente e della cultura materiale.

In alcuni ambiti sono stati comunque inseriti importanti indirizzi per la conservazione del paesaggio rurale tradizionale come la conservazione del sistema delle coltivazioni degli agrumi, la ricostruzione dei paesaggi originari attraverso incentivi mirati rivolti alle colture risicole e agricole abbandonate e la conservazione delle coltivazioni degli olivi e della vite e i terrazzamenti. Inoltre, dall’analisi degli indirizzi proposti per i diversi ambiti, emerge che viene attribuita importanza all’agricoltura in quanto sistema di presidio del territorio e in molti casi è stata riscontrata anche un’attenzione verso il tema della biodiversità attraverso l’indicazione del mantenimento di un ordinamento colturale diversificato per il mantenimento della qualità dell’ambiente e degli habitat per la fauna.

Per quanto riguarda la componente forestale del paesaggio rurale troviamo soltanto alcuni accenni e gli indirizzi per questi elementi prevedono in linea generale la conservazione della copertura forestale. La presenza della sughera, elemento caratteristico del paesaggio rurale sardo, viene citata come importante formazione boschiva soltanto nell’ambiti di Monteleone, della Gallura costiera nord-occidentale e nord-orientale .

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