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IL PIANO PAESAGGISTICO DELLA REGIONE UMBRIA

8. I PIANI PAESAGGISTICI REGIONALI

8.5. IL PIANO PAESAGGISTICO DELLA REGIONE UMBRIA

Il piano paesaggistico della Regione Umbria è stato redatto nel rispetto della Convenzione europea del Paesaggio e del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al DL 42/2004. Dall’analisi della normativa emerge l’importanza che il piano attribuisce all’ambiente e in particolare al patrimonio boschivo per il quale la Regione prevede “un’ulteriore crescita come contributo al riequilibrio ambientale richiesto dagli accordi di Kyoto, operando in particolare nelle aree a minore copertura forestale”.

La parte strategica delle disposizioni di attuazioni del piano prende in considerazione nell’agenda tematica le categorie territori rurali e aree boscate.

I territori rurali rappresentano lo spazio fisico della produzione agricola ed il “patrimonio paesaggistico ricco di valori ambientali e storico-culturali, che contribuiscono in modo determinante a connotare il profilo identitario del paesaggio regionale”.

Viene inoltre evidenziata l’importanza dell’integrazione tra le politiche di sviluppo rurale e le strategie del Piano Paesaggistico Regionale per la tutela del paesaggio e per la qualità dello sviluppo economico e sociale della Regione Umbria.

Gli obiettivi per i territori rurali, in linea con quanto indicato dal Piano Strategico Nazionale di Sviluppo Rurale, prevedono l’incremento della biodiversità, la tutela del paesaggio rurale e dei suoi elementi costitutivi, la diffusione delle pratiche agro-forestali eco-compatibili, la tutela del patrimonio storico-culturale e naturale, il miglioramento dell’attrattività e fruibilità dei luoghi attraverso la riqualificazione del patrimonio rurale e paesaggistico, il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione rurale e la diffusione di azioni di marketing territoriale che associno la qualità dei prodotti alle qualità paesaggistiche.

Il piano paesaggistico pone l’attenzione sulle aree in prossimità dell’urbano come occasione per mantenere la diversità del paesaggio umbro sottoposto alla minaccia di un progressivo abbandono delle colture e la sostituzione con usi residenziali secondari o turistici.

Il piano considera la multifunzionalità agricola come un’attività fondamentale per la conservazione dell’identità paesaggistica dei territori rurali e il paesaggio rappresenta una risorsa strategica per lo sviluppo turistico e per il marketing delle produzioni tipiche.

L’attenzione attribuita al territorio rurale viene confermata anche dal riferimento che viene fatto al Catalogo dei Paesaggi Rurali di Interesse Storico, promosso dal Ministero per le Politiche Agricole (MIPAAF) e dalla volontà di approfondire quanto indicato in tale progetto.

I territori rurali sono stati considerati anche nel titolo III, regolazioni, delle disposizioni di attuazione, all’interno della parte riguardante i paesaggi regionali e le strutture identitarie nella quale sono indicate delle direttive valide per tutti i “paesaggi regionali” individuati dal piano.

Il piano pone l’attenzione sugli elementi del paesaggio rurale, in particolare su quello storico. Infatti individua come obiettivo la tutela e la valorizzazione dei tratti distintivi dell’organizzazione mezzadrile del paesaggio agrario storico e sottopone “a tutela conservativa i brani di paesaggio rurale ancora integri, in particolare di quelli individuati dal Catalogo dei Paesaggi Rurali di Interesse Storico”. Per la salvaguardia dei caratteri identitari del paesaggio agrario, viene indicata la conservazione della maglia fondiaria

tradizionale delimitata da componenti lineari (siepi, muretti, alberature) o estese (aree e fasce boscate) e il patrimonio di piante isolate.

Per quanto riguarda le colture legnose all’interno dei Beni paesaggistici il piano specifica che non è generalmente consentito l’espianto o il taglio delle piante storiche e degli ulivi sia in coltura promiscua che specializzata, mentre negli altri contesti tali interventi sono subordinati alle norme di salvaguardia della pianificazione provinciale e comunale.

I vigneti di interesse storico (delimitati ai sensi dell’art.104 del regolamento CE n. 479 del 2008 relativo all’OCM, organizzazione comune del mercato vitivinicolo) non possono essere espiantati, fermi restando i necessari interventi a carattere gestionale e devono essere mantenuti i caratteri del sistema di allevamento originario.

Il piano favorisce inoltre il ripristino dei caratteri identitari storici a partire dalle testimonianze residue ancora presenti. A questo proposito individua delle azioni che dovranno essere promosse dalle politiche di sviluppo rurale. Viene quindi indicato il mantenimento del mosaico colturale e la limitazione della sua semplificazione causata dall’introduzione di colture specializzate su appezzamenti di grandi dimensioni. Nel caso di interventi che prevedono l’incremento o l’introduzione di colture legnose specializzate (come olivo, vite, arboricoltura da legno) deve essere privilegiata la ricostituzione o il completamento degli impianti già esistenti. Per le aree rurali con specifico interesse paesaggistico viene indicato il consolidamento degli “ordinamenti colturali tradizionali che contribuiscono alla specifica riconoscibilità dei diversi paesaggi rurali”.

Per quanto riguarda gli interventi edilizi, per i nuovi fabbricati dovrà essere evitata la localizzazione in prossimità delle residue fasce forestali e delle formazioni ripariali o in appezzamenti isolati privi di adeguata connessione con la viabilità rurale esistente. Sempre per quanto riguarda le indicazioni per le politiche di sviluppo rurale il piano indica azioni che riguardano la stabilità dei suoli, come favorire il mantenimento degli insediamenti esistenti per contrastare l’abbandono delle sistemazioni idraulico agrarie e delle recinzioni vegetali e l’introduzione di sistemi colturali più protettivi contro l’erosione nelle zone collinari.

La parte strategica delle disposizioni di attuazioni prende in considerazione anche le aree boscate per le quali la pianificazione forestale regionale ha definito come prioritarie le azioni relative al miglioramento del patrimonio forestale pubblico e privato. Inoltre, contraddicendo quanto detto in precedenza a proposito del favorire l’ulteriore crescita del patrimonio boschivo come contributo al riequilibrio ambientale richiesto dagli accordi di Kyoto, viene preso atto delle dinamiche di progressivo incremento spontaneo delle aree

boscate a danno delle superfici agricole collinari, dei pascoli e dei paesaggi di prossimità dei borghi storici, in seguito ai diffusi processi di abbandono degli usi produttivi del territorio. Viene quindi riconosciuto che i loro effetti sul paesaggio sono complessivamente negativi, dato che comportano la perdita della biodiversità e la omogeneizzazione del mosaico paesaggistico umbro.

Dagli obiettivi specifici per le aree boscate emerge la prevalente impostazione ecologica della pianificazione che non prende in considerazione gli aspetti storico culturali della compagine forestale, ma mirano prioritariamente al mantenimento degli habitat forestali ad elevato valore di naturalità e biodiversità. Un’attenzione particolare viene rivolta al ruolo ecologico e paesaggistico svolto dalle praterie e dai margini dei boschi per la salvaguardia della diversità paesistica dei territori montani. Il piano attribuisce ai boschi un ruolo centrale per il presidio idrogeologico del territorio e fa propri gli indirizzi della gestione forestale sostenibile stabiliti a livello internazionale. Risulta importante anche la considerazione del rischio di degrado paesaggistico causato dagli impianti arborei a rapido accrescimento non contestualizzati per la possibile alterazione dei caratteri identitari. Per questo tra le azioni per prevenire il degrado dei paesaggi forestali viene presa in considerazione la valutazione preventiva degli effetti paesaggistici dell’ utilizzazione delle risorse agro-forestali mirate alla produzione di biomassa a fini energetici e la predisposizione di modelli di intervento per l’imboschimento dei terreni agricoli con impianti arborei a rapido accrescimento per usi energetici, al fine di renderli compatibili con il contesto paesaggistico di riferimento.

Nell’agenda tematica all’interno del titolo III (regolazioni) delle disposizioni di attuazione sono inserite anche le aree boscate che hanno valore di direttiva per i paesaggi regionali e per le quali, in sintesi viene indicato:

− evitare gli interventi di gestione che comportino la trasformazione in altre qualità di coltura del patrimonio boschivo;

− mantenere il governo a ceduo delle aree boscate;

− prevedere imboschimenti maggiormente disomogenei e diversificati (tipologia delle specie e caratteristiche d’impianto);

− favorire le iniziative volte al ripristino e alla manutenzione dei terreni forestali mediante regimazione delle acque meteoriche, manutenzione dei popolamenti forestali, ripulitura delle stradelle di servizio;

− salvaguardare le fasce ecotonali esistenti lungo i margini esterni alle coperture boschive;

− favorire la conservazione delle praterie secondarie che, se non opportunamente mantenute, tendono naturalmente ad evolvere verso cenosi arbustive;

− nei soprassuoli forestali a prevalenza di conifere in cui è presente un piano arboreo e/o arbustivo costituito da specie autoctone dovrà essere favorito il processo di trasformazione verso il bosco di latifoglie;

− devono essere valutati preventivamente gli effetti paesistici degli interventi per la realizzazione di impianti vegetali per la produzione di biomassa a fini energetici, sottoponendo a una attenta valutazione le pratiche di imboschimento dei terreni agricoli con impianti arborei a rapido accrescimento, per renderli compatibili con il contesto paesaggistico di riferimento.

Il piano individua 19 “paesaggi regionali” che vengono suddivisi in base alle risorse prevalenti in:

− paesaggi a dominanza fisico-naturalistica − paesaggi a dominanza storico-culturale − paesaggi a dominanza sociale e simbolica

Per ognuno dei 19 paesaggi regionali sono state approntate delle schede composte da una breve descrizione dei caratteri identificativi. All’interno dei paesaggi regionali sono state poi identificate delle strutture identitarie per le quali sono stati definiti gli obiettivi di qualità. Le schede risultano nel complesso molto sintetiche e di conseguenza anche la descrizione degli aspetti del territorio rurale non entra nel dettaglio. Qualche informazione in più si può ricavare dagli indirizzi contenuti nella parte che riguarda gli obiettivi di qualità. Qui l’attenzione è concentrata soprattutto sulla salvaguardia di siepi e filari, del mosaico agrario, sul mantenimento delle pratiche agro-silvo-pastorali che presentano aspetti significativi di qualità paesaggistica, sull’incentivazione della conservazione dei prati-pascoli sommitali, sulla salvaguardia degli oliveti storici plurisecolari, ecc.

Si trovano comunque anche indicazioni meno generiche che fanno riferimento a elementi del paesaggio rurale storico come la salvaguardia del mosaico agrario ancora fortemente parcellizzato degli Altipiani Plestini o la salvaguardia del paesaggio rurale presente intorno a Orvieto caratterizzato da pendici coltivate a olivi e con una trama agricola ancora ricca e articolata con la presenza di impianti storici di viti maritate all’acero.

Totalmente mancante è invece una descrizione dell’evoluzione del paesaggio rurale e delle dinamiche e delle criticità che interessano attualmente le aree agricole.

8.6. IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PAESISTICO DELLA

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