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Il Postkantismo e l’avvincente dibattito fra «contestualisti» e

1. R OBERT S PAEMANN . U NA BIOGRAFIA FILOSOFICA

1.4 Il Postkantismo e l’avvincente dibattito fra «contestualisti» e

«con testualisti » e «universalisti »

Parallelamente e in parziale alternativa alla riabilitazione di Aristotele, nell’area culturale tedesca, si è avuta una riabilitazione di Kant.

Prospettando Kant come modello di un’efficace razionalità pratica, i fautori67 del Postkantismo, al di là delle differenti posizioni critiche e

64 R.BUBNER,Razionalità, forma di vita e storia, in AA.VV.,Etiche in dialogo. Tesi sulla razionalità pratica, Marietti, Genova 1990, 180.

65 R.BUBNER,Geschichtsprozesse und Handlungsnormen, 290.

66 R.BUBNER,Razionalità, forma di vita e storia,179.

67 Tra i molti autori postkantiani ricordiamo: Manfred Riedel, Karl-Heinz Ilting, Ernst Vollrath, Günther Patzig, Annemarie Pieper, Oswald Swemmer, Otfried Höffe.

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metodologiche, si sono trovati d’accordo nell’evidenziare alcune direttrici tipiche del suo pensiero, quali la tesi dell’autonomia della dimensione pratica nei confronti di quella metafisico-ontologica ed il rifiuto di porre, alla base dell’etica, una specifica concezione del mondo; il programma di una scienza pratica normativa e controfattuale, contraria alla riduzione dell’etica a semplice riduzione empirico-descrittiva delle norme storicamente presenti in una determinata società e la primazia dell’etica deontologica a sfavore dell’etica teleologica della tradizione eudemonistica classica.

Sul piano teoretico, il risultato più rilevante di questa riscoperta di Kant è stato il postkantismo di Habermas e di Karl Otto Apel. Facendosi paladini di un’etica kantiana riformata, essi si sono preoccupati di recuperare le istanze criticiste entro una prospettiva teorica – la cosiddetta pragmatica universale o trascendentale – istituita non più sulla coscienza della singolarità, come ancora avveniva nel modello individualistico-interioristico kantiano, bensì sui discorsi pratici intersoggettivi:

L’etica del discorso supera l’impostazione puramente interiore, fonologica di Kant, che conta sul fatto che ogni singolo intraprenda in “foro interno” la verifica delle sue massime d’azione […]. Di contro, l’etica del discorso si aspetta un’intesa sulla universabilità degli interessi solo come “risultato” di un discorso pubblico condotto intersoggettivamente68.

Seppure muovendo da un’ottica deontologico-normativa, impegnata a sottolineare le procedure formali del discorso rispetto alle sostanziali questioni della vita buona, i postkantiani si sono adoperati a contrapporre, all’etica kantiana dell’intenzione, un’etica critica della responsabilità.

Pertanto nel panorama culturale della tardo-modernità, postkantiani e neoaristotelici sono divenuti portavoce di contrapposte istanze, che hanno assunto la forma generica di un acceso dibattito tra rispettivamente

«universalisti» e «contestualisti».

I neoaristotelici o contestualisti – tra cui Leo Strauss, Vögelin, Arendt, Gadamer, Ritter, Hennis, Helmut Kuhn e per l’area angloamericana

68 J.HABERMAS, Moralità ed eticità. Le obiezioni di Hegel a Kant sono pertinenti anche contro l’etica del discorso?, in AA.VV., Etiche in dialogo. Tesi sulla razionalità pratica, Marietti, Genova 1990, 67.

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Alasdair McIntyre – come già in precedenza si è accennato, hanno insistito sul carattere storico et quidem prospettico e locale della ragione; una ratio che, ermeneuticamente, non esiste mai pure et universe, ma solamente nelle fattuali impurità e specificità delle molteplici tradizioni sociali e linguistiche. Gli universalisti o postkantiani, considerando in particolare le posizioni di Habermas e di Karl Otto Apel, hanno invece insistito sulle potenzialità decontestualizzanti e deprospettivizzanti intrinseche nella comunicazione linguistica et quidem sulla capacità della ratio di ascendere al di là dei condizionamenti situazionali:

La strategia dell’etica del discorso, di ricavare i contenuti di una morale universalistica dai presupposti universali dell’argomentazione, è promettente proprio per il fatto che il discorso costituisce una forma di comunicazione più esigente, che travalica le concrete forme di vita, e in cui le presupposizioni di un’agire orientato all’intesa vengono universalizzate, astratte e sottratte alle limitazioni, cioè estese ad una comunità di comunicazione ideale, che include tutti i soggetti capaci di parlare e di agire69.

In sostanza, invece di partire dall’eticità fattuale di specifiche forme di vita, siano esse della polis, dello Stato o di una comunità nazionale o religiosa, gli universalisti si prodigano di difendere la necessità di un’etica ideal-normativa che «non esprime soltanto le intuizioni di una determinata cultura o di una determinata epoca, ma vale universalmente70».

In definitiva, i contestualisti, prendendo come baricentro Aristotele ed Hegel, privilegiano l’orizzonte del Sein, scorgendo nell’Ethos o nella Sittlichkeit il fondamentale modus di esser-ci nel mondo della vita da parte della soggettività, al contrario gli universalisti, imperniandosi sull’illuminismo e su Kant, prediligono la prospettiva del Sollen, ossia della ragione critica e delle proprie istanze emancipatrici e normative71.

Poste queste premesse, risulta chiaro come i contestualisti (neoaristotelici) abbiano tacciato gli universalisti (postkantiani) di astrattismo, formalismo e proceduralismo, ossia di rifarsi ad un tipo di ragione incapace di apprezzare la concretezza e storicità della prassi, di contro invece gli universalisti abbiano stigmatizzato i neoaristotelici di

69 Ib., 65.

70 Ib., 61.

71 Cfr. G. FORNERO, La riabilitazione della filosofia pratica in Germania, in N.

ABBAGNANO,Storia della filosofia, IV/2, 216.

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relativismo e di abbandono del momento critico e fondativo della filosofia, a beneficio di un paradigma meramente constatativo e legittimante la filosofia stessa. Di qui l’imputazione di «conservatorismo» rivolta ai contestualisti.

Difatti, seppur riconoscendo le istanze democratiche inscritte nel rifiuto di un elitario sapere degli esperti di matrice platonico-tecnocratica, gli universalisti hanno addotto ai contestualisti il mancato assolvimento ad uno dei primari compiti dell’etica, ovvero la problematizzazione di diritto delle norme di fatto e l’assunzione a criterio comportamentale dell’ordine socio-politico vigente et quidem dei valori comunemente accettati nelle diverse comunità storiche72.

Com’è chiaramente attestabile, la contrapposizione tra neoaristotelici e postkantiani è inequivocabile73. Ciò non toglie la questione che, soprattutto nella tardo-modernità, si sia sempre più sottolineata la necessità di individuare, tra queste due prospettive del pensiero contemporaneo, dei fattibili punti di convergenza, in grado di attenuare taluni dei loro attriti e di conciliare talune delle loro istanze74, o al più di risolvere la questione teorica sottesa precisamente superando l’alternativa.

Ed è proprio entro una prospettiva socio-culturale, intesa ad accordare logos ed ethos (pratico e teorico), «ragione e natura» (razionalità dell’uomo e natura creata) in vista di un superamento di una siffatta alternativa verso una «trascendenza» come luogo dell’umano75, che si inserisce la proposta etico-filosofica di Spaemann e che sarà oggetto di specifica argomentazione nel successivo sviluppo di questa ricerca.

In sostanza, si potrebbe anche dire che, come nell’orizzonte storiografico si sono verificati dei tentativi di approssimazione tra i due illustri maestri della filosofia pratica, Aristotele e Kant, i quali a loro volta hanno dato luogo a delle letture aristoteliche di Kant e a delle interpretazioni kantiane di Aristotele, così, nel panorama della generale filosofia, è andato sempre più imponendosi il problema di una possibile mediazione tra logos

72 Cfr. Ib., 216-217.

73 Cfr. Ib., 217.

74 Cfr. A.DA RE,L’etica tra felicità e dovere, Edizioni Dehoniane, Bologna 1986.

75 Cfr. L.ALLODI,La trascendenza, «luogo» dell’umano, in RSPAEMANN,Persone. Sulla differenza tra “qualcosa” e “qualcuno”, Laterza, Roma – Bari 2005, V-XV (orig. ted.

Personen. Versuche über den Unterschied zwischen “etwas” und “jemand”, Klett-Cotta, Stuttgart 1996, 19982, 20063).

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ed ethos, all’insegna di nuovi orizzonti di pensiero, in grado di porsi al di là della stringente alternativa tra le pretese della ratio universalistica e fondante di stampo postkantiano e le più pacate premesse della ratio contestualistica e fronetica di matrice neoaristotelico-ermeneutica.

Vediamo ora più in dettaglio il tentativo di superamento dell’alternativa logos/ethos propiziato dalla proposta filosofica di Spaemann.

1.5Il sup eramen to d el Neoaristotelismo . La trascendenza