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Il quadro generale

Nel documento 4. Uno studio qualitativo (pagine 87-89)

Le risposte mostrano l’esistenza di molti punti in comune tra i docenti intervistati, CLIL o non CLIL. Le opinioni e le convinzioni che condividono concernono aree come il curricolo, le attività di insegnamento e apprendimento (come la modalità di lavoro o la presentazione di nuovi argomenti), l’interazione e la semplifica- zione. Si sono invece notate differenze nelle teorie soggettive dei docenti CLIL e non CLIL nei seguenti ambiti: pianificazione, mate- riali, focus sulla lingua e autonomia dello studente. Nei prossimi due paragrafi si illustreranno innanzitutto le convinzioni comuni e poi le differenze d’opinione tra i docenti CLIL e non CLIL.

Tutti gli Istituti seguono un curricolo scolastico elaborato sulla base di quello prodotto dalla Provincia di Trento (che differisce dalle Indicazioni nazionali). In tutte le scuole i docenti contribu- iscono ad adeguare il curricolo provinciale alle loro necessità (INT B-7: Segue un curricolo speciale nella sua classe – scuola, pro-

vincia, stato?). Alla questione del curricolo sono legate decisioni

concernenti le strategie di insegnamento e di apprendimento da adottare: tutti i docenti sembrano ricorrere a un’ampia gamma di strategie e procedure per coinvolgere tutti gli studenti nel proces- so di apprendimento. Lo fanno adattando e creando materiali per l’apprendimento – una pratica che sembra molto diffusa sia tra i docenti CLIL che tra quelli non CLIL – e che si traduce in varie modalità, ad es. un ricorso frequente alla parafrasi, la risistema- zione di contenuti trovati nei libri o in internet o l’uso di immagini. Tuttavia un aspetto critico evidenziato nelle interviste dai docenti CLIL riguarda il fatto che i materiali che si trovano in internet sono stati scritti per parlanti nativi e quindi vanno spesso adattati per i discenti CLIL. D’altra parte, i docenti mettono in guardia dall’ec-

cesso di semplificazione, suggerendo che il grado di difficoltà venga progressivamente aumentato in modo che gli studenti sap- piano che stanno imparando qualcosa di nuovo e che fanno dei progressi, sia in termini di contenuti che di lingua. Alcuni docenti CLIL hanno evidenziato tre punti interessanti in relazione alla loro concezione della semplificazione: i) semplificare non significa banalizzare; ii) più che di semplificare i contenuti si tratta di fare lezione in modo più creativo; iii) è una questione legata al ‘punto di partenza’: se il punto di partenza è il sussidiario, ci dovrà essere necessariamente una riduzione nel numero di termini affrontati nelle lezioni CLIL rispetto a quanto si fa nelle lezioni non CLIL (si veda sotto per le differenze tra le lezioni CLIL e non CLIL).

Anche l’interazione in classe è un argomento su cui conver- gono le opinioni dei docenti. Quando si chiede loro Quanto tem-

po lascia all’interazione tra gli studenti? (INT C1-10), sia i docenti

CLIL che quelli non CLIL rispondono di stimolare l’interazione regolarmente. È considerata una parte importante del processo di apprendimento. La partecipazione attiva e l’interazione in aula appartengono evidentemente alla pedagogia dell’insegnamento della scuola primaria.

Sembra che tutti i docenti tengano molto alla partecipazione degli studenti e si preoccupino di promuovere l’interazione il più possibile, ma la maggior parte di loro afferma di ricorrere rara- mente al lavoro di gruppo come modo per incoraggiarla. Sembra che in questo vi sia una contraddizione. In effetti, anche se il la- voro in gruppi sembra essere organizzato, non pare essere premi- nente; alcuni docenti assegnano al lavoro di gruppo un 30%, altri il 20%, alcuni rispondono ‘non così spesso’. In effetti, secondo i docenti il lavoro in gruppo viene evitato per tre ragioni: i) diversi livelli linguistici degli studenti; ii) basso livello di autonomia degli studenti; iii) mancanza di spazi adeguati in aula; iv) mancanza di tempo. In generale i docenti non sembrano essere consapevoli o convinti che il lavoro collaborativo possa migliorare le abilità degli studenti e la loro autonomia. Ciononostante sono persuasi che gli esperimenti, il lavoro di progetto e, in generale, i task rappresen- tino le attività più produttive (in termini di apprendimento). Infatti, quando viene chiesto loro: Oggi, a lezione, quale o quali attività ha

o hanno avuto più successo? (INT C1/C2-1), hanno indicato ‘fare

esperimenti’. Sembra comunque che la preferenza naturale (rela- tivamente più forte per i docenti non CLIL rispetto ai docenti CLIL) vada alla modalità di interazione collettiva docente/studente, tutti assieme, anche se i docenti sono consapevoli di altre forme di apprendimento/insegnamento che possono avere maggiore suc- cesso e motivare di più.

Tutti i docenti, CLIL e non CLIL, quando viene chiesto loro Come

presenta un nuovo argomento in classe? (INT.B-6), specificano che

il punto di partenza primario sono gli apprendenti, le loro cono- scenze pregresse, le loro esperienze o idee. In effetti i nuovi argo- menti sono introdotti attraverso il brainstorming, che si basa sulle conoscenze precedenti degli studenti. Alla domanda se spieghino gli obiettivi della lezione, quasi tutti i docenti rispondono di no.

Alcune risposte hanno rivelato che gli scopi dell’apprendimento a cui facevano riferimento alcuni docenti erano comunque anco- ra limitati all’apprendimento di nozioni e non alla promozione di competenze nell’usare tali nozioni, ad es. per risolvere problemi, esprimere idee, ecc. Poiché il tema dello sviluppo delle competen- ze ha prevalso nella letteratura sull’istruzione a partire dagli anni Novanta del secolo scorso (Spencer & Spencer, 1993; Beaumont, 1996), possiamo presumere, sulla base dei dati delle interviste, che l’apprendimento inteso come apprendimento di competenze non sia ancora penetrato completamente nella loro didattica.

Nel documento 4. Uno studio qualitativo (pagine 87-89)