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Il ritiro dall’Afghanistan e le nuove minacce terroristiche

Lo scenario afghano è da sempre oggetto di interesse del Copasir. Nel periodo a cui si riferisce la relazione, l'attenzione si è focalizzata sulla gestione della road map e in seguito sul ritiro delle truppe NATO avvenuto nel mese di agosto 2021.

La rapidità con cui è mutato il contesto politico-militare e i suoi drammatici risvolti umanitari, l'errore strategico rappresentato dalle modalità del ritiro - che ha subito un’accelerazione repentina e si è svolto in maniera affrettata e caotica - hanno reso necessaria una serie di audizioni che si sono subito svolte, a ridosso degli avvenimenti, nei mesi di agosto e settembre per seguire da vicino la situazione e per monitorare in tempo reale la situazione di sicurezza sul terreno e i rischi per l'Italia.

Il lavoro svolto dal Copasir si è rivelato prezioso per non interrompere il filo delle comunicazioni tra Esecutivo e Parlamento in un momento così delicato, di fronte a un

evento il cui monitoraggio era necessario e cruciale per l'Italia e l'Europa, come apprezzato pubblicamente dai Presidenti di entrambe le Camere che hanno riconosciuto il lavoro costante del Copasir che ha consentito il necessario coinvolgimento del Parlamento sullo sviluppo della crisi in atto in quei giorni.

Le audizioni con il direttore generale del DIS, 18 agosto, con il direttore dell'AISE, 23 agosto, e con l'Autorità delegata, 8 settembre, hanno permesso di venire a conoscenza dei risvolti della crisi afghana suscettibili di diretto impatto sui profili di sicurezza nazionale e dei relativi e aggiornati elementi info-valutativi, frutto tanto del raccordo interistituzionale, quanto delle evidenze intelligence raccolte direttamente e anche in ambito di collaborazione internazionale.

Le audizioni del Ministro degli affari esteri, onorevole Luigi Di Maio, 20 agosto, e del Ministro della difesa, onorevole Lorenzo Guerini, 31 agosto, hanno fornito ulteriori elementi anche dal punto di vista dello scenario internazionale e delle conseguenze su altre regioni di prioritario interesse per l'Italia quali il Sahel, il Golfo persico, il Mediterraneo allargato.

Infine il ciclo di audizioni focalizzato sulla vicenda si è concluso il 9 settembre con l'audizione del rappresentante della NATO in Afghanistan, l'ambasciatore Pontecorvo, il quale ha illustrato gli accordi di Doha e le operazioni di ritiro, fornendo anche informazioni per le successive valutazioni del Comitato in tema di sicurezza nazionale e di difesa europea.

Ogni audito ha permesso di conoscere più approfonditamente, per la sua parte di competenza, i dettagli dell'evacuazione portata avanti grazie alle forze congiunte del Ministero degli esteri e del Ministero della difesa ai quali l'AISE, con la presenza preziosa e costante dei suoi agenti sul terreno, ha fornito un contributo cruciale per la buona riuscita dell'operazione.

Oltre che per l'azione dell'intelligence e la sua costante presenza sul territorio, il Comitato ha avuto modo di esprimere apprezzamento per l'operato dell'ambasciatore Pontecorvo e dei nostri diplomatici sul campo; per le Forze armate e in particolare per l'Arma dei Carabinieri che ha rappresentato un punto di riferimento anche per le forze estere.

I riverberi della crisi afghana sul duplice versante della minaccia terroristica e dei flussi di immigrazione irregolare sono stati evidenziati da tutti gli auditi suddetti e anche da altri, sentiti successivamente, quali il Capo della polizia, il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri e il direttore dell'AISI.

Il completamento del ritiro delle truppe internazionali dall'Afghanistan offrirebbe a organizzazioni quali al-Qaeda e Daesh l'occasione e il luogo per riorganizzarsi, a vantaggio di un recupero della proiezione esterna, grazie anche al possibile afflusso, da Siria e Iraq, di aliquote di foreign fighters che andrebbero a rafforzarne le capacità operative. L'abbandono del terreno inoltre renderebbe ancora più complessa l'azione di monitoraggio e contrasto di questi gruppi e delle altre,

Questo aspetto della vicenda afghana ha stimolato in seno al Comitato una riflessione sul rischio terroristico che è esitata a fine ottobre nel Doc. XXXIV, n. 6, relazione su una più efficace azione di contrasto al fenomeno della radicalizzazione di matrice jihadista, anche alla luce delle azioni terroristiche che in quelle settimane hanno colpito alcuni Paesi europei, ad opera di soggetti radicalizzati in casa. In quella relazione sono state espresse considerazioni sullo stato della radicalizzazione e sulle misure di contrasto esistenti e sono state formulate proposte per migliorare tali strumenti.

L'altro profilo all'attenzione è quello migratorio. È chiaro che il deterioramento della situazione di sicurezza, le difficoltà dell'economia afghana e le perplessità sulla capacità del Movimento Talebano di fornire beni e servizi essenziali alla popolazione finiscano per aggravare una situazione già di per sé difficile dopo decenni di guerra e instabilità interna.

Il ritiro delle truppe NATO ha fatto emergere nuovi equilibri in cui il ruolo dell'Afghanistan nello scenario geopolitico continua a rivestire un'importanza dovuta alla sua posizione e alle risorse di cui dispone: svolge una funzione di contenimento dell'Iran sciita che soddisfa Occidente e Arabia Saudita; suscita preoccupazioni in India, per l'accresciuta influenza del Pakistan, e in Russia, che teme un'esportazione della rivoluzione sunnita fondamentalista nelle repubbliche caucasiche; la Cina si mantiene vigile e attiva sul fronte degli uiguri, nel senso di evitare interventi esterni e soprattutto in vista dell'apertura della Via della seta. Inoltre, è fondamentale ricordare quanto il sottosuolo afghano sia ricco di quelle terre rare che rappresentano il nuovo petrolio.

Peraltro, come conseguenza della crisi verificatasi nel teatro afghano, si sono registrate alcune dinamiche degne di attenzione: da un lato, alcuni attori regionali come Russia e Turchia, hanno intensificato i rapporti bilaterali, anche mediante esercitazioni militari con alcuni Stati limitrofi quali, ad esempio l'Uzbekistan e il Tagikistan;

dall’altro si sta manifestando una sorta di alleanza operativa inedita tra Cina, Russia e Iran che ad esempio si è manifestata con azioni navali congiunte nell’Oceano Indiano, mentre l’Alleanza atlantica ha concentrato la propria attenzione strategica nell’area indo-pacifica.

Per quanto riguarda l'Italia e il mondo occidentale, come per tutti gli scacchieri internazionali, è evidente che l'Europa si deve muovere unitariamente rispetto alle sfide che si sono aperte, in particolare terrorismo e questione migratoria. I singoli Paesi hanno poche possibilità di successo, soprattutto a lungo termine, e un approccio emergenziale dell'Unione, come troppo spesso è avvenuto, rischia di rivelarsi perdente.

La partita si gioca su più fronti, umanitario, securitario e geopolitico e l'intera comunità euroatlantica dovrà restare coesa rinunciando a egoismi, con l'intento di scongiurare la nascita dei presupposti per nuove crisi e nuove emergenze.