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L'attivismo della Russia si rivolge soprattutto all'acquisizione di informazioni di carattere politico-strategico, tecnologico e militare. Oggetto di particolare interesse sono i processi decisionali nei vari settori dell'azione politica tra cui gli affari esteri e quelli interni, la politica energetica, la politica economica e le dialettiche interne alla NATO e all'UE. Le attività portate avanti in questi ambiti sono solitamente negabili e difficilmente attribuibili.

Secondo notizie di stampa, nel contingente militare russo inviato in supporto all'Italia nel contrasto all'emergenza sanitaria da COVID-19 nelle province di Bergamo e Brescia nel marzo/aprile del 2020, sarebbe stato presente personale dei servizi segreti russi. Tale vicenda è stata oggetto di una richiesta di informazioni al DIS e di richieste di chiarimenti durante le audizioni del Ministro della difesa e dei direttori dell'AISE e dell'AISI. Da quanto si è appreso, la missione russa si sarebbe svolta esclusivamente in abito sanitario con il compito di sanificare ospedali e residenze sanitarie assistenziali (RSA) e il convoglio si è mosso sempre scortato da mezzi militari italiani.

Il Comitato ha approfondito la vicenda riguardante il capitano di fregata Walter Biot, in servizio presso lo Stato maggiore della difesa, che ha trafugato documentazione classificata consegnandola all'officer del GRU (Servizio di intelligence militare), Dmitry Ostroukhov, in cambio di somme di denaro. La vicenda è un chiaro esempio del metodo di avvicinamento a soggetti appetibili operato dai servizi russi che è caratterizzato soprattutto nello status degli officer presenti nei vari Paesi occidentali, i quali sono tutti o quasi tutti coperti da status diplomatico e in genere tendono a infiltrare le istituzioni. Cercano anche aspetti economici, sebbene in termini forse un po' più

nell'ambito istituzionale, grazie anche al loro status, che li porta ad avere delle frequentazioni pubbliche.

La Russia, considerata la principale minaccia verso Est, ha intrapreso ormai da qualche anno diverse iniziative assertive da Sud: una presenza con forze navali nel Mediterraneo; una presenza con truppe e l'occupazione di basi in Siria; interventi in Libia, Repubblica Centrafricana, Mali di forze militari proprie o ad esse collegate, come la compagnia Wagner.

Gli interventi nella regione del Sahel hanno l'obiettivo di contrastare e porsi come alternativa alle operazioni dei Paesi occidentali in un'area delicatissima, considerata come il confine meridionale d'Europa da cui originano alcune grandi minacce quali l'enorme instabilità degli Stati saheliani, il terrorismo di stampo jihadista e l'immigrazione clandestina. Tali elementi entrano a far parte della guerra ibrida che minaccia l'Unione europea e la sua coesione.

Il ruolo svolto dalla Russia in Libia è esemplare sotto questo profilo, essendo uno dei fattori di criticità per la stabilizzazione dell'area, così come la vicenda ucraina e i suoi ultimi sviluppi.

Il protagonismo russo è stato monitorato anche a seguito della crisi afgana nella quale si è manifestato un approccio pragmatico volto essenzialmente a prevenire forme di instabilità all'interno dei Paesi limitrofi, rientranti nell'orbita geopolitica di Mosca.

La NATO, nella dimensione regionale, e l'Europa si troveranno a confrontarsi con la pervasività cinese: un fronte aperto con la Russia o un'alleanza sino-russa, soprattutto se coinvolgesse la Repubblica islamica dell'Iran, amplificherebbero i rischi per cui, pur in un quadro contraddittorio e complesso, è necessario perseguire lo sforzo di un confronto strategico positivo.

8.2.1 La crisi in Ucraina

La situazione critica nelle relazioni tra Russia e Ucraina, accentuatasi negli ultimi mesi, dimostra preliminarmente come l'Ucraina, per la sua collocazione, riveste un ruolo di rilievo sullo scacchiere geopolitico mondiale, tanto da spingere la Russia ad influenzarne in maniera decisiva ogni prospettiva. L’Ucraina è stata, per quasi settant’anni, una pietra angolare negli equilibri di costruzione e sviluppo dell’Unione Sovietica, di cui rappresentava la seconda forza dopo la Russia per numero di abitanti e rendimento economico, e di cui era punto di riferimento per gran parte della produzione agricola e dell’industria militare. In più, l’Ucraina era sede della base della flotta sovietica del Mar Nero e custodiva numerose testate nucleari.

A seguito della dissoluzione dell’URSS, il Paese in questi decenni di indipendenza ha ripetutamente cercato di realizzare un progetto di avvicinamento alle istituzioni europee e alla NATO, entrambe interessate a inglobare Kiev nella propria sfera di influenza. I tentativi sono però rimasti sempre frustrati e hanno contribuito, in maniera drammatica, a un conflitto interno nel quale si sono contrapposte due idee antitetiche di Ucraina: da un lato i nazionalisti, europeisti, delle regioni ad Ovest del

Paese, promotori di uno Stato definitivamente integrato nell’Occidente; dall’altro la comunità di lingua russa, prevalente nelle regioni orientali e in Crimea, decisa a sostenere la necessità di un legame più forte con Mosca.

In questo contesto, nel 2014, la Russia ha perseguito i propri interessi nazionali, annettendo unilateralmente al territorio russo la Crimea, una regione a maggioranza etnica e linguistica russa.

Mosca ha fornito poi un continuo sostegno ai gruppi separatisti del Donbass, che ha scatenato un conflitto armato contro l’esercito ucraino ancora irrisolto, che ha provocato migliaia di morti.

La storia complicata dei rapporti tra la potenza russa e l'Ucraina si è ulteriormente aggravata a causa delle ulteriori, recenti fibrillazioni i cui contraccolpi si rivelano particolarmente delicati in ordine alla questione energetica che ha assunto un peso centrale negli ultimi mesi in Europa, come peraltro sottolineato dal Comitato nell'apposita relazione al Parlamento sulla sicurezza energetica nell'attuale fase di transizione ecologica, tenuto conto soprattutto che Mosca è il primo fornitore di gas all’Europa.

La mancata autorizzazione della Germania al gasdotto Nord Stream 2, il combinato disposto tra il blocco delle forniture e un’escalation militare in Ucraina potrebbero comportare un ulteriore peggioramento della situazione, che risulterebbe rovinosa anche e soprattutto per l’Italia, che deve a Mosca oltre il 40 per cento delle importazioni.

Nel quadro della peggior crisi energetica degli ultimi decenni, risulta evidente che la Russia possa sfruttare questo tema per esercitare pressioni sull’UE, usando le forniture di gas come strumento di tensione e di guerra asimmetrica. In particolare, l'Europa rischia di essere la principale vittima di questa sorta di guerra fredda del gas, andando incontro a ripercussioni sia di ordine politico-militare - poiché il malaugurato scenario di un conflitto sul confine orientale farebbe depositare sul vecchio Continente le scorie dell'ostilità russo-americana - sia di ordine economico a causa dell'incidenza che riveste il gas.

L'aggressività russa, sostenuta dalla Bielorussia, nei confronti dell'Ucraina e sul fianco orientale dell'Alleanza è certamente condannabile ma permane forte per l'Europa l'esigenza di mantenere aperti canali di dialogo diplomatico. Vale la pena segnalare l'imminente referendum confermativo di una nuova Costituzione bielorussa che non prevede più la neutralità internazionale del Paese. L'escalation delle ultime settimane ha visto protagonisti la Russia - che certamente persegue anche l'obiettivo di una rinegoziazione degli accordi di Minsk - e gli Stati Uniti; in tale contesto, è opportuno che l'Europa riesca a partecipare attivamente alla ricerca di una stabilità strategica, sedendosi al tavolo delle trattative e giocando il suo ruolo su temi essenziali quali il controllo degli armamenti convenzionali, la controproliferazione nucleare e

Il Comitato ha seguito con estrema attenzione gli sviluppi della crisi russo-ucraina, tramite, in particolare le audizioni dei direttori del DIS, dell'AISE e del Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale dai quali ha ricevuto informative puntuali e si riserva di proseguire tale approfondimento in merito ad uno scenario in cui l'opzione dell'intervento russo potrebbe concretizzarsi drammaticamente con evidenti effetti di destabilizzazione e ricadute negative soprattutto sul settore energetico, per quanto riguarda l'approvvigionamento del gas e l'ulteriore aumento dei prezzi dell'energia.

Gli ultimi sviluppi della crisi ucraina che vedono un dislocamento di una consistente presenza militare russa presso il confine, seppur un attacco su vasta scala sia ritenuto poco probabile, fanno temere un aumento del rischio di incidenti e l'innesco di reazioni. In ogni caso, la possibilità di attacchi di natura ibrida impone di mantenere alto il livello di attenzione, nella piena consapevolezza che l'Italia può e deve svolgere un ruolo di rilievo, di intesa con i partner UE e NATO.