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Il ruolo del folklore nella creazione dell’identità nazionale

Capitolo 3 – Stoker e il folklore

3.1 Il ruolo del folklore nella creazione dell’identità nazionale

Durante la vita di Stoker, gli irlandesi riuscirono a preservare il loro folklore e a usarlo nel processo di creazione della propria identità nazionale: il crescente interesse per la cultura tradizionale fu uno dei punti di partenza di un processo che permise loro di (re)immaginare tale identità e, in questo modo, creare le condizioni necessarie affinché il movimento nazionalista e la lotta per l’indipendenza ottenessero l’appoggio delle masse e, infine, avessero successo. Secondo lo storico ceco Miroslav Hroch414, ogni movimento nazionale presenta tre fasi che si succedono cronologicamente: la fase A corrisponde alla scoperta della cultura nazionale a opera dei letterati, la fase B al periodo di “agitazione patriottica” e la fase C alla nascita di un movimento di massa.

Il nazionalismo irlandese si sviluppò nell’arco di qualche secolo, mostrando una maggiore intensità in momenti caratterizzati da tentativi di ribellione, alcuni dei quali ancora oggi provocano una forte risposta emotiva e hanno un rilievo centrale nella mitologia popolare (come ad esempio quello degli United Irishmen del 1798 o quello guidato da Robert Emmet nel 1803) o da un certo successo nelle rivendicazioni politiche e sociali, e non si può dire che i principali leader dei movimenti politici che portarono avanti tali rivendicazioni non siano anch’essi ricoperti da una sorta di aura mitologica, come Daniel O’Connell415. Nonostante uno sviluppo che coprì alcuni secoli, non si può negare che i passi in avanti più importanti siano stati fatti durante la vita di Stoker o subito dopo la sua morte, sia in ambito politico, ad esempio quando alla guida del partito parlamentare era Charles Stewart Parnell (altra figura ancora oggi caratterizzata da una sorta di aura mitologica, “the uncrowned King of Ireland”), sia in ambito sociale, ad esempio con i tentativi di risolvere le questioni legate al sistema di proprietà e di lavoro delle terre. A partire dal 1911, un anno prima della morte di Stoker, e per tutto il decennio successivo, vi furono diversi eventi importanti, quali l’approvazione del Parliament Act, che impediva alla Camera dei Lord di respingere una legge per più di tre volte, precondizione necessaria alla concessione, nel 1914, dell’autogoverno con l’Home Rule Bill (che venne però sospeso per lo scoppio della Grande Guerra); nel frattempo, nel 1913, vi era stata una grande manifestazione di protesta, nota come

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Hroch, Miroslav. Die Vorkämpfer der nationalen Bewegung bei den kleinen Völkern Europas, Praha, Acta Universitatis Carolinae Philosophica et Historica, monografia XXIV, 1969, riportato in Thiesse 2001: 148-149.

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Dublin Lockout, che iniziò con lo sciopero dell’Irish Transport and General Workers’ Union e che durò circa cinque mesi, il cui centenario è stato festeggiato con rievocazioni che hanno coinvolto migliaia di persone416. Nel 1916 ebbe luogo la ribellione forse più nota, la Easter Rising, che iniziò il lunedì di Pasqua e durò per quasi una settimana. Può essere qui interessante notare che tutti i tentativi di ribellione precedenti quello del 1916 furono caratterizzati da un elemento di ritardo o di disorganizzazione che contribuì al loro fallimento. Si potrebbe interpretare tale ritardo come un effetto e allo stesso tempo come un simbolo del ritardo economico, sociale e storico del paese rispetto al resto dell’Europa occidentale. La storia dell’Irlanda era spesso in ritardo e il tempo sembrava scorrere in maniera diversa rispetto al resto d’Europa, anche nei decenni che portarono alla creazione dell’Irish Free State, quando la storia e il tempo in Irlanda sembravano muoversi più velocemente che in Inghilterra, con tanti cambiamenti sociali e proposte di modernizzazione, e con il passo del parlamento inglese che dipendeva pesantemente dai tempi dettati dalla questione irlandese417. L’Insurrezione di Pasqua, che tanto contribuì alla riuscita di tutto ciò che accadde nel lustro successivo, fino al raggiungimento dell’indipendenza, era anch’essa in ritardo, in quanto, concepita originariamente per il giorno di Pasqua, in realtà iniziò, come detto, il giorno successivo. Per inciso, si può anche notare che fu proprio questo evento che convinse le autorità britanniche ad allineare il tempo in Irlanda al tempo del meridiano di Greenwich, dopo che le difficoltà nel coordinamento delle operazioni fece capire loro che la differenza di venticinque minuti e ventuno secondi esistente tra l’ora inglese e quella irlandese poteva influire negativamente sulle comunicazioni telegrafiche tra le due isole. Il legame tra la ribellione (e il movimento nazionalista nel suo complesso) e le tradizioni è mostrato dal fatto che uno dei leader della ribellione, forse il più importante, fosse Pearse, che era disposto a sacrificare la propria vita per la libertà del proprio paese e che sentiva perciò di ricoprire un ruolo simile a quello di Cuchulainn, proponendo quindi un forte parallelo con la tradizione irlandese. Proprio nel mese della ribellione, venivano pubblicate queste righe:

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La rievocazione di sabato 31 Agosto 2013 era aperta a chiunque volesse partecipare come “figurante”: era sufficiente indossare l’abbigliamento indicato e recarsi in uno dei luoghi di incontro prescritti. In seguito, i gruppi si sono mossi verso O’Connell Street, dove le autorità hanno ricordato gli eventi di domenica 31 Agosto 2013 (probabilmente la prima “Bloody Sunday”) e dove ha avuto luogo la rievocazione di massa.

417 Basti pensare alla posizione centrale che questa occupò per lungo tempo nella politica interna del Regno Unito e

alle tattiche adottate dal partito parlamentare irlandese, con lunghissimi interventi dei propri membri tesi a rallentare le operazioni parlamentari fino a bloccare del tutto l’attività istituzionale di Westminster, creando così una sorta di dilatazione temporale.

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Those who the gods love die young, it is said, and the great hero of the Gaels perished in his twenty-seventh year, fighting bravely while there was a breath left in his body.418

Per concludere la breve presentazione degli avvenimenti del decennio successivo alla morte di Stoker, bisogna ricordare che dopo la fine della Grande Guerra vi fu dapprima la guerra di Indipendenza contro gli inglesi e, in seguito al trattato di pace del 1921, che divideva l’isola in Repubblica Irlandese e Irlanda del Nord, la guerra civile tra i sostenitori del trattato e chi invece voleva rifiutare tali condizioni a tutti i costi poiché voleva un’Irlanda unita, ma che contribuì a dividerla ancora di più con la guerra civile.

Gli avvenimenti che caratterizzarono il decennio che portò alla nascita dell’Irlanda come oggi la conosciamo furono possibili soprattutto grazie al veloce cambiamento delle condizioni culturali e ideologiche che avvenne durante la vita di Stoker, che garantì la diffusione delle idee identitarie e, di conseguenza, l’appoggio delle masse. L’importanza di questo periodo è evidenziata da Robert Kee nelle primissime pagine del suo fondamentale studio del nazionalismo irlandese, The Green Flag, in cui l’autore respinge l’idea di uno sviluppo temporale più ampio del nazionalismo irlandese rispetto a quello da me evidenziato in questo lavoro. Kee contesta ciò che Eamon de Valera scrisse nel 1918 in una lettera a un amico, ossia che l’Inghilterra aveva tenuto l’Irlanda con la forza delle armi per sette secoli. Secondo Kee:

An Irish nationalism of this sort, which saw England and Ireland as two separate and hostile countries, had itself then only been in existence for a little over a hundred years. From its origins at the end of the eighteenth century until the very year in which Mr de Valera was writing, it had been not so much a normal patriotic faith as an intellectual theory held by idealists who were trying, with little success, to make their theory materialize in practice.419

In tutto questo periodo, il nazionalismo irlandese si sviluppò e si intensificò contro la dominazione inglese. Se ne possono ripercorrere velocemente le principali tappe durante il XIX secolo, partendo dall’Act of Union del 1800, con il quale il Parlamento di Dublino votò il proprio scioglimento, unendo di fatto l’Irlanda alla Gran Bretagna. L’unione fu introdotta anche in risposta a una delle ribellioni ancora oggi più note e citata in precedenza, quella del 1798, che fu supportata dai

418 Flood, J.M. Ireland, Its Myths and Legends. Dublin: Talbot, 1916, p. 48. Una curiosità: si può forse tracciare un

parallelo con molti “eroi” del nostro mondo moderno amati dagli dei, che sono morti nel ventisettesimo anno di vita (si pensi a Jim Morrison, Kurt Cobain, Amy Winehouse, Jimi Hendrix e altri).

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francesi e della quale si è parlato nelle pagine dedicate all’analisi di The Snake’s Pass. Nel 1803 vi fu un tentativo di ribellione alla cui guida era Robert Emmet, che divenne un’icona del nazionalismo irlandese e il cui ritratto ornava le pareti di molte case fin dopo il raggiungimento dell’indipendenza nel XX secolo. Altre ribellioni solitamente ricordate dagli storici sono quelle del 1848, 1849 e 1867. Riguardo la prima Kee dice:

[…] was not in any practical sense a rising at all, nor until the very last minute was it ever intended to be one. There was no previously drawn up military plan of campaign, no secret organization, and such conspiracy as there was had previously been overtaken by events and made irrelevant. Though a confrontation of sorts between the Young Irelanders and the government had been planned in theory for the autumn of 1848, the confused series of events which actually took place in July and August was no more than a desperate last-minute attempt by would-be Irish leaders to avoid arrest and thus force the government into a negotiating position.420

Anche quella del 1849 può essere vista in maniera simile, seguendo R. F. Foster e quella che possiamo considerare la più importante storia dell’Irlanda moderna, il suo Modern Ireland 1600-

1972, in cui la definisce “a mere hiccough.”421 La ribellione del 1867, per quanto meglio organizzata militarmente e supportata da un governo provvisorio della Repubblica Irlandese istituito ad hoc422, viene considerata da Foster come un colpo pubblicitario ben orchestrato, il cui vero effetto fu costituito dai fatti successivi:

[…] arrests, trials, speeches from the dock, imprisonments, sufferings and occasional daring rescues […] Even the infiltrators and informers who sabotaged Fenian policy contributed to the mystique […]423

Si può quindi dire che il periodo preso in esame in quanto utile ai fini di un’analisi dell’opera di Stoker sia racchiuso tra le due ribellioni che più furono vicine al successo.

Un altro aspetto importante di questo periodo è la nascita di numerosi movimenti e associazioni, di cui qui si propone un elenco non esaustivo, al solo scopo di offrire un’idea del fermento che caratterizzava il periodo stesso: Catholic Association (1823), Irish Republican Brotherhood (1858), Fenian Brotherhood (1859, negli USA), National Association of Ireland (1864), 420 Kee 1970, 2000: 270. 421 Foster, R. F. 1988, 1989: 382. 422 Kee 1970, 2000: 330. 423 Foster, R. F. 1988, 1989: 393.

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Clan na Gael (1867, negli USA), Home Rule Movement (1870), Home Rule Confederation of Great Britain (1873), Home Rule League (1873), Irish National Land League (1879), Ladies’ Land League (1880 negli USA e l’anno successivo in Irlanda), Irish National League (1882), Gaelic Athletic Association (1884), Irish Literary Society (a Londra, 1891), Irish National Literary Society (a Dublino, 1892), Gaelic League (1893), Irish Agricultural Organization Society (1894), Irish Trade Union Congress (1894), Irish Socialist Republican Party (1896), United Irish League (1898), Irish Literary Theatre (1899), Cumann na nGaedheal (1900), Irish Reform Association (1904), Sinn Féin League (1907, dall’anno successivo semplicemente Sinn Féin), Irish Transport Workers’ Union (1908, successivamente Irish Transport and General Workers’ Union), Fianna Éireann (1909), Irish Women’s Suffrage Federation (1911), Citizen Army (1913) e Irish Volunteers (1913). Della GAA si dirà nelle conclusioni, e nel capitolo precedente si è detto dell’Irish Literary Society, che insieme alla National Literary Society ebbe un ruolo centrale nello sviluppo di un nazionalismo culturale teso a convincere sempre più larghi strati di popolazione della diversità culturale di inglesi e irlandesi, e conseguentemente a coinvolgere questi ultimi nella lotta a sostegno delle rivendicazioni autonomiste e indipendentiste. Fondamentale a questo proposito fu il discorso di Hyde sulla necessità di “de-anglicizzare” l’Irlanda, tenuto in occasione di uno dei primi incontri della neonata Irish National Literary Society di Dublino nel 1892424, con il quale il futuro primo presidente irlandese segnò il programma del nazionalismo culturale. Il nazionalismo irlandese si nutrì di cultura al punto da poter essere considerato un movimento e un sentimento di origine principalmente culturale, come confermato anche da studi quali il fondamentale Inventing Ireland.

The Literature of the Modern Nation di Declan Kiberd. Del resto, come ci ricorda Gramsci, non si

possono organizzare le masse, che non possono quindi cercare di diventare indipendenti, senza la guida degli intellettuali. Intervenendo in una controversia tra Eglinton e Yeats tenuta sulle pagine dell’edizione del sabato del Daily Express, AE, uno degli intellettuali più importanti del periodo, scrisse che l’obiettivo di una letteratura nazionale deve essere di creare la nazione nel cuore, insieme a un’anima per la gente425.

Durante il XIX secolo, vi fu un crescente interesse per la cultura locale, fino al fiorire di fine secolo, quando l’Irlanda visse un vero e proprio Rinascimento. Il recupero delle storie tradizionali e la produzione di componimenti originali che esaltavano i paesaggi, la cultura e la vita irlandesi

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Hyde, Douglas. ‘The Necessity for De-Anglicising Ireland’, an address delivered before the Irish National Literary

Society in Dublin, November 25th, 1892. In Duffy, Sigerson e Hyde 1894, 1973.

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furono affiancati da una produzione letteraria sempre più copiosa, solo una piccola parte della quale in gaelico, da parte di autori irlandesi, la maggior parte dei quali trattava temi in vario modo riconducibili a tradizioni e cultura locale. Non bisogna inoltre dimenticare altri autori importanti di questo periodo, che, pur senza trattare temi tipici e pur inserendosi in uno scenario letterario più ampio di quello strettamente irlandese, con la loro presenza e attività confermano il fiorire della letteratura irlandese in questo periodo. Stoker potrebbe essere annoverato in entrambi gli schieramenti, dato che una parte della sua copiosa attività narrativa e giornalistica fu influenzata dal movimento di rinascita letteraria irlandese, al quale cercò di dare il suo contributo, e un’altra parte se ne discostò.

Dal punto di vista letterario e culturale, le caratteristiche più importanti di questo rinascimento furono il revival della cultura gaelica, la nascita di alcune Irish Literary Societies (oltre alle due più note, di cui si è già detto, si potrebbe citare quella di Liverpool, molto attiva) e, successivamente, di un teatro nazionale che divenne un punto di riferimento per le elite intellettuali e per le masse, nonché uno strumento di formazione delle masse stesse.

Come evidenziato in apertura del presente lavoro, numerosi studi hanno mostrato in che modo la cultura contribuì a nutrire il nazionalismo e a far uscire l’ideologia nazionalista dalle cerchie più o meno ristrette dei politici e degli idealisti citati da Kee, portandoli in casa di tutti gli irlandesi e offrendo loro non solo un’ideologia ma anche dei modelli da seguire, contribuendo così a plasmarne idee e comportamenti. Uno degli elementi fondamentali del nazionalismo culturale irlandese, che offrì oltretutto un punto di incontro ai sostenitori di diverse visioni nazionalistiche, fu proprio il folklore. Nel suo fondamentale Locating Irish Folklore: Tradition, Modernity, Identity, Diarmuid Ó Giolláin vede i folkloristi come “nation-builders”426. Anche Mary Helen Thuente vede il folklore come uno degli elementi principali del nazionalismo:

This transformation of cultural into political nationalism involved folklore in several ways. Popular oral traditions, especially songs and legends, had been the main channel for whatever primitive national consciousness had existed in the native Irish culture. The study of Irish folklore by patriotic eighteenth-century antiquarians (the term folklore was not coined until 1846) and the

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popularization of Irish folklore by poets such as Charlotte Brooke and Thomas Moore inspired later literary and political nationalists and bequeathed an iconography to them.427

Anche John Wilson Foster mette in risalto il ruolo del folklore all’interno del nazionalismo irlandese:

During the revival local folklore collections were, like studies of the old sagas, placed at the service of nationalism.428

Come evidenziato da Ó Giolláin:

Folklore is predicated on the death of tradition. ]…] ‘Folklore’ appeared as it was disappearing, it was discovered as it was being lost, it was recovered as it ceased to be.429

Ó Giolláin, che utilizza lo specifico caso irlandese come esempio per analizzare in generale il concetto di folklore e il ruolo che questo può ricoprire nella creazione di una identità nazionale, nella frase di apertura del primo capitolo qui riportata, indica una caratteristica fondamentale del folklore, ossia il fatto che viene (ri)scoperto quando sta per scomparire, poiché prima la tradizione viene vissuta come normalità e non viene considerata folklore, e solo in una fase di modernizzazione della società viene vista come qualcosa di legato al passato, e come tale respinta:

A key implication of modernization is that tradition prevents societies from achieving progress.430 Partendo da questa considerazione di Ó Giolláin, si può far notare che una visione della tradizione come impedimento nel processo di modernizzazione porta a tutta una serie di fenomeni ben conosciuti, come ad esempio il rifiuto della lingua e della cultura tradizionali insegnato dai genitori ai figli431 al fine di un inserimento di questi nella cultura dominante e nel moderno mondo del lavoro, o l’adozione di programmi scolastici che offrono versioni della storia e della letteratura che sono state scelte come rappresentative della nazione, e che ignorano la storia e la cultura locali, le quali andrebbero contro la creazione di una identità nazionale e la modernizzazione della nazione. Tuttavia, per chi vuole affermare la propria identità in opposizione a un paese moderno quale è

427 Thuente, Mary Helen. ‘The Folklore of Irish Nationalism’. In Hachey, Thomas E. and Lawrence J. McCaffrey (eds.).

Perspectives on Irish Nationalism. Lexington: The University Press of Kentucky, 1989, pp. 42-60, p. 42.

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Foster, John Wilson. Fictions of the Irish Literary Revival. A Changeling Art. Syracuse: Syracuse University Press, 1987, p. 204.

429

Ó Giolláin 2000: 8

430

Ó Giolláin 2000: 12-13.

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stata l’Inghilterra dalla Rivoluzione Industriale in poi, il folklore è un elemento utilissimo, che contribuisce in maniera forte alla legittimazione di tale identità:

‘Folklore’ was tradition, or at least it was traditional, and tradition helped to legitimize identity.432 Quindi si può dire che l’idea stessa di folklore nasca quando le conoscenze e gli usi tradizionali vengono messi in pericolo dalle spinte alla modernizzazione, ed è in questo senso che, secondo Ó Giolláin, il folklore fu salvato quando stava per scomparire. Inoltre, come detto, in Irlanda il folklore permise di trovare un punto di incontro che riunì i sostenitori dell’autonomia e quelli dell’indipendenza, i protestanti e i cattolici, i membri dell’Ascendancy e gli appartenenti alle classi medie, gli Anglo-Irlandesi e gli Irlandesi-Irlandesi, gli abitanti delle città e quelli delle zone in cui ancora si parlava il gaelico, le elite culturali e le masse incolte. Naturalmente, l’interesse per il folklore risale a ben prima del periodo che a noi interessa, ma si può concordare sul fatto che raggiunse il suo zenit proprio nella seconda metà del diciannovesimo secolo, quando si legò a doppio filo ai movimenti autonomisti e indipendentisti. C’è anche chi, come Carrassi433, utilizza due raccolte di fairy tales (una dello stesso Yeats, l’altra, di circa tre decenni dopo, di James Stephens) per segnare i limiti temporali del revival.

Eric Hobsbawm sostiene che l’invenzione della tradizione spesso avviene quando le società cambiano rapidamente, poiché le strutture sociali sono più deboli e le vecchie tradizioni, che erano state create per sostenere le vecchie strutture, lasciano spazio a nuove tradizioni434. Come indicato in precedenza, in questo periodo la società irlandese cambiò più rapidamente che nei secoli precedenti, perciò non è un caso che proprio in questo periodo si creassero le condizioni adatte al recupero e alla creazione delle tradizioni, che a loro volta sostennero il cambiamento in atto, soprattutto per quanto riguarda l’idea che di sé aveva la maggioranza degli irlandesi, che gradualmente arrivarono a vedersi come un popolo e una nazione, e a lottare affinché anche all’esterno vi fosse lo stesso tipo di riconoscimento e si potesse raggiungere una autonomia, o una