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Il Sindacato Vercellese Infortuni degli operai sul lavoro

1. La Cassa Consorziale si trasforma in Sindacato infortuni

Fin dal mese di gennaio 1908 i partecipanti alla Cassa Consorziale Vercellese erano stati invitati all’assemblea annuale per deliberare su temi di vitale importanza. Il considerevole sviluppo preso dal consorzio, infatti, aveva indotto il Ministero ad aumentare conseguentemente il suo deposi-to cauzionale che, dovendo corrispondere a tre volte il premio esatdeposi-to, sarebbe salito a lire 300.000 e cioè il doppio dell’allora deposito attuale.

Tuttavia la Cassa assicurava ormai un numero di operai molto superiore a quello di 4.000 richiesto come minimo dalla legge per la costituzione dei Sindacati di Mutua assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Ecco per-ché il Consiglio di amministrazione chiese ed ottenne dal Ministero l’au-torizzazione a trasformare la Cassa in Sindacato Vercellese e questo avreb-be diminuito, anziché aumentarlo, il deposito cauzionale riducendolo a lire 10 per ogni operaio assicurato. Tenendo presente il numero di lavoratori assicurati, circa 7.000, la cauzione sarebbe stata di sole lire 70.000, con un evidente beneficio per tutti i soci. L’istituzione avrebbe funzionato come nel passato, senza alterazioni particolari nel suo indirizzo e alle vigenti con-dizioni di contratto. La trasformazione della Cassa Consorziale in Sindacato, però, doveva avvenire per deliberazione dell’assemblea e que-sta, perché fosse valida, doveva comprendere i tre quarti dei partecipanti iscritti. A premunirsi della validità dell’assemblea, il Consiglio di ammini-strazione aveva diramato fin dal gennaio 1908 una circolare nella quale era fissato il giorno, 8 marzo, della nascita del Sindacato.1

Questa si tenne nel vasto salone della palestra Vittorio Emanuele III,2 alla presenza di circa trecentocinquanta soci, presieduta dal presidente cav. Angelo Bosso, assistito dai membri del Consiglio di amministrazione e dal segretario Attilio Barbieri.3Furono ribadite dal presidente le argo-mentazioni volte alla trasformazione della Cassa in Sindacato, in modo che anziché aumentare di altre lire 150.000 il deposito cauzionale, lo si sarebbe diminuito di lire 80.000 risparmiando, nella differenza fra gli interessi che avrebbe dovuto pagare e quelli che avrebbe riscossi, 6.000

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1“La Sesia” del 26 gennaio 1908, p. 1.

2Oggi Palestra Mazzini.

3 Attilio Barbieri nacque a Vercelli il 29 luglio 1879 e ivi morì il 27 aprile 1969.

Coniugato con Rosalia Ferraris, ebbe un figlio, Roberto, che morì a Novara il 30 set-tembre 1951 (Notizie tratte dall’Archivio dell’Ufficio anagrafe del Comune di Vercelli - scheda individuale).

lire all’anno. A quel punto “la convenienza della conversione era così evi-dente che all’unanimità, senza discussione, si approvò lo scioglimento della Cassa consorziale, la costituzione del Sindacato che ne rivelerà la gestione, ed il relativo Statuto”.4

Questo Statuto, composto di IX Titoli e 50 Articoli, non differiva sostanzialmente da quello della Cassa Consorziale, esaminato nel capito-lo precedente, e capito-lo si è inserito integralmente in appendice a questo nostro studio.

Dopo che i soci ebbero a firmare l’atto costitutivo, rogato dal notaio Domenico Ranno, si passò alla consueta relazione morale e finanziaria del-l’esercizio 1907 da parte del presidente. Iniziò notando come l’anno pre-cedente fosse stato, per circostanze indipendenti dalla Cassa, poco fortu-nato, pur non essendo tale da scoraggiare. Proseguì encomiando l’opera dei medici che ebbero rapporti con la Cassa “opera onesta, giusta ed illu-minata, la quale dimostra come qui non si verifichino gli abusi segnalati e deplorati da una nota pubblicazione del comm. Magaldi”.5In questo pas-saggio del presidente si può notare come egli possa aver tenuto presente la relazione Magaldi, di cui diremo più avanti, che metteva in guardia

“dalla spregiudicata simulazione degli operai che, per ottenere l’inden-nizzo previsto dalla legge, non si peritavano di rivolgersi a medici e avvo-cati poco scrupolosi”.6 Questo non era il caso di Vercelli, neppure per i legali dell’Istituto ai quali il presidente Bosso dava lode “per l’azione paci-ficatrice esercitata con encomiabile disinteresse a scanso dei ritardi nella liquidazione degli indennizzi che sono determinati dai lunghi litigi”.

Dobbiamo tenere presente, in quest’ottica, l’antipatica a nostro avviso -disposizione del regolamento interno dei soci, approvato il 6 giugno 1899 e confermato dopo la trasformazione della Cassa Consorziale in Sindacato Vercellese Infortuni: nei casi d’infortunio, infatti, il socio direttamente interessato, oltre agli obblighi stabiliti per le immediate denunce, aveva

quello di sorvegliare, e con frequenti visite, accertarsi personalmente di quando in quando delle vere condizioni del ferito, della durata presumibile, e dei progressi della malattia, sia interrogando le persone che curano e circondano l’infortunato, sia consultan-do il medico curante, e quello in contradditorio che venisse nominato, in moconsultan-do che mai non si abbia a simulare la gravità del male od a prolungare la durata della malattia.7

Si tenga presente che nel regolamento della Cassa Nazionale Infortuni - redatto però in una contingenza storica che non sembrava pre-sentare questo tipo di fenomeno - non era previsto nulla di analogo. Una contraddizione che si trascinava fin dall’approvazione della legge 1898,

4“La Sesia” del 10 marzo 1908, p. 2.

5Ibidem.

6Cfr. R. ROMANO, Sistema di fabbrica, sviluppo industriale e infortuni sul lavoro, in Storia d’Italia, cit., p. 1019.

7Sindacato Vercellese fra industriali ed imprenditori per gli infortuni degli operai sul lavoro, Regolamento interno, art. 11, Vercelli 1914, p. 13.

istitutiva dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni, avrebbe tut-tavia lasciato insoluto il problema curativo: infatti la prima legge ebbe di mira come scopo principale il risarcimento economico, ma dimenticò di affrontare la questione delle cure che, dopo la prevenzione, avrebbe dovuto avere la preminenza non solo nell’interesse del singolo ma soprat-tutto della collettività. La corrente di opposizione all’obbligo delle cure a carico dei datori di lavoro trovava terreno fertile, analogamente a quello delle misure di igiene e prevenzione, negli oneri troppo elevati che avrebbero gravato sull’industria. Ma - come ha sottolineato Antonio Mori che studiò questo problema - i medici che prestavano la loro opera seria-mente nei confronti degli infortunati avevano la dimostrazione dell’in-sufficienza delle cure ospedaliere e della troppo precoce dimissione degli infortunati, con la constatazione di gravi postumi funzionali che ne resi-duavano quali storpiaggini, deformazioni degli arti, ustioni solo in parte riparate, ulcerazioni, ecc.8

Dopo una parvenza di assistenza per i primi soccorsi immediati, la cura per l’operaio colpito da infortunio sul lavoro veniva così relegata in secon-do piano. Il medico stesso era sì previsto dal legislatore ma non tanto come curante, quanto semplice estensore di certificati amministrativi a scopo assicurativo. Neppure la riforma del 1904, che aveva elevato la misura dell’indennità per gli infortuni, aveva toccato il tasto dell’assi-stenza curativa: pensiero preminente era quello economico, giustificato dall’aumento del costo della vita.

“La relazione si chiude salutando la Cassa consorziale che cessa di esi-stere e ricordandone le benemerenze e bene augurando al Sindacato che sorge ricco di speranze e di promesse”.9

Pochi mesi dopo, venne approvata dal governo la trasformazione della Cassa Consorziale Vercellese in Sindacato Vercellese Infortuni. Il decre-to del Ministero di agricoltura, industria e commercio portava la data del 23 luglio1908.10

Nella seduta del Consiglio di amministrazione del 28 agosto 1908, inol-tre, il presidente accennò ai presenti l’opportunità di aderire all’Associazione degli industriali d’Italia per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, con sede a Milano, illustrando i vantaggi che avrebbero potuto derivare al Sindacato Vercellese Infortuni per la sorveglianza che veniva eseguita periodicamente e attivamente da personale qualificato in merito alle misure di igiene e prevenzione e alle verifiche dei relativi registri.

Il Consiglio successivamente diede incarico al segretario Attilio Barbieri di prendere contatti con detta Associazione, ma il progetto non andò in porto. Probabilmente non veniva vista di buon occhio da parte

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8A. MORI, Della evoluzione della legisla-zione di assicuralegisla-zione contro gli infortuni sul lavoro, in “Rivista degli Infortuni e delle Malattie Professionali”, Roma 1950, pp.

461-548.

9“La Sesia” del 10 marzo 1908, cit.

10“La Sesia” del 25 agosto 1908, p. 1.

Archivio Bona, Verbale di deliberazione del Consiglio d’Amministrazione del 28 agosto 1908.

degli imprenditori vercellesi l’attività ispettiva dei tecnici dell’Associazione milanese nei confronti delle loro aziende.11

2. Il problema degli infortuni «in itinere»

Nell’assemblea annuale del 21 marzo 1909 vi fu l’occasione - da parte del presidente - di celebrare le vicende dei primi dieci anni di vita dell’i-stituzione che, da Cassa Consorziale, si era trasformata in Sindacato:

“vicende fortunate e brillanti, che meritarono alla Cassa il plauso del Ministero e l’orgoglio di essere studiata e presa a modello dagli industriali di parecchie città italiane”.12

Interessanti furono i passaggi nei quali evidenziò “l’opera intelligente di coloro che non vollero che l’Ente vercellese venisse assorbito dal Sindacato Subalpino” e la decisione del Consiglio di amministrazione di elargire un’oblazione “di lire 500 pei danneggiati del terremoto Calabro-Siculo, anziché devolverlo in festeggiamenti”.13

Meritevole di attenzione - lo incontriamo qui per la prima volta - il tema posto all’ordine del giorno in una riunione del Consiglio di ammi-nistrazione di quell’anno, relativo la risarcibilità degli infortuni derivati agli operai dall’uso della bicicletta come mezzo di locomozione per anda-re e ritornaanda-re dal lavoro.

Si tratta del cosiddetto “infortunio in itinere” che solo oggi - a cento anni dalla promulgazione della legge sull’assicurazione obbligatoria con-tro gli infortuni sul lavoro - è stato pienamente definito dal legislatore con il decreto legislativo n. 38 del 23 febbraio 2000.

Il vicepresidente Bona prese la parola dichiarando essere pericoloso stabilire un principio tassativo in merito:

Riconosce invece che l’operaio ha diritto di essere risarcito dagli infortuni derivati dal-l’uso della bicicletta solamente quando sia provato che egli se ne è servito dietro ordine del principale o di chi per esso, onde adempiere incarichi avuti, od anche per recarsi in qualche altra località a lavorare, ma ciò deve avvenire durante l’orario di servizio giornaliero.

Propone pertanto che la disposizione di cui si tratta debba limitarsi solamente alle cir-costanze indicate, evitando così abusi ed equivoci, ritenendo che sia miglior prudenza riservarsi di decidere caso per caso per quegli infortuni che venissero denunciati come causati dall’uso della bicicletta, ma che fossero avvenuti in circostanze diverse dal quelle contemplate.14

La proposta Bona fu approvata all’unanimità.

11Archivio Bona, Verbali di deliberazione del Consiglio di Amministrazione del 28 agosto 1908 e del 6 ottobre 1908.

12“La Sesia” del 23 marzo 1909, pp. 2-3.

13“Nuova Gazzetta Vercellese” del 23 marzo 1909, p. 2. Il Consiglio di ammini-strazione del Sindacato si era riunito in seduta speciale straordinaria, circa l’invio dei soccorsi ai danneggiati del terremoto, deliberando la somma da rimettersi alla Congregazione di carità di Vercelli, incari-cata del ricevimento delle offerte. Cfr.

Archivio Bona, Verbale di deliberazione del Consiglio di Amministrazione del 4 gennaio 1909.

14Archivio Bona, Verbale di deliberazione del Consiglio di Amministrazione del 24 set-tembre 1909.

3. Omesse registrazioni e lavoro degli apprendisti

La tendenza alla crescita, sia di nuove posizioni assicurative, sia di eventi infortunistici, fu ribadita dai dati del bilancio consuntivo all’as-semblea annuale dei soci del 1910. Essa si tenne il 6 marzo 1910 alla pre-senza di circa una settantina di soci, presieduta - come di consueto - dal presidente Angelo Bosso. Nella relazione morale da lui esposta si poté ricavare come “l’annata decorsa sia stata, per un complesso di circostan-ze, assai ricca di fortunose vicende e di sgradevoli sorprese per la quanti-tà e la graviquanti-tà degli infortuni che si succedettero”. Tuttavia non mancò di rilevare come il Sindacato avesse fatto fronte con puntualità a tutti i suoi impegni “e quello che più importa abbia liquidati e pagati i numerosissi-mi risarcimenti senza contestazioni e senza linumerosissi-miti di sorta, attenendosi agli arbitrati medico-legali ed alle transazioni amichevoli con relativa omologazione del Tribunale”.15 La relazione enumerò poi gli atti com-piuti dal Consiglio di amministrazione durante l’anno 1909, fra i quali l’interessamento, preso dall’amministrazione stessa, a favore di diversi operai gravemente infortunati, “i quali vennero a complete spese del Sindacato inviati a speciali istituti di cura, per migliorare le loro condizio-ni fisiche”; la deficondizio-nizione ed approvazione dell’orgacondizio-nico per gli impiega-ti e “l’attuazione di un progetto lungamente e laboriosamente studiato da un’apposita Commissione per procurare un equo trattamento a riposo degli impiegati stessi”;16 la riduzione del deposito cauzionale, resa

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Vercelli - Stabilimento concimi società anonima vercellese

(Archivio della Biblioteca Civica di Vercelli)

15“La Sesia” dell’8 marzo 1910, p. 1.

16Per l’approvazione del progetto riguardante il trattamento a riposo degli impiegati del Sindacato vedi Archivio Bona, Verbali di deliberazione del Consiglio di Amministrazione del 30 novembre 1909 e del 15 dicembre 1909.

bile dalla trasformazione della Cassa Consorziale in Sindacato “e la con-seguente diminuzione di lire 40.000 del mutuo contratto colla benemeri-ta Cassa di Risparmio di Vercelli”.17

Oltre a queste positive considerazioni, però, ne emergevano altre di segno opposto: in quella medesima assemblea lo stesso Bosso riferì che vi erano soci i quali omettevano scientemente le registrazioni sul libro paga dei loro operai, oppure aspettavano a registrarli nei soli casi di infortunio.

Di fronte a questa distorsione del sistema, che finiva per arrecare un grave danno finanziario e morale all’istituto vercellese, il presidente invi-tava ad insorgere per smascherare i colpevoli e punirli; inoltre comunicò di promuovere una inchiesta per scoprire e far cessare possibili abusi in questo settore. Infine, constatato il numero relativamente alto di infortu-ni di lavoratori apprendisti, non lesinò a tirare le orecchie a quegli imprenditori che assumevano indiscriminatamente questa giovane cate-goria di lavoratori

in genere vengono adibiti con troppa facilità e frequenza ai lavori con uso di macchi-ne, ragazzi inesperti, incoscienti del pericolo, e certo non adatti per essere sottoposti a rischi che richiedono la previdenza e l’avvedutezza di persone adulte e cognite.18

4. Ispezioni interne e questioni fiscali

Nella relazione del presidente all’assemblea annuale del 12 marzo 1911, erano esposte le condizioni morali, economiche e finanziarie del Sindacato Vercellese Infortuni dell’esercizio 1910. Quest’ultimo si sareb-be dovuto dividere in due periodi semestrali nettamente distinti, i quali si potevano qualificare “periodo fortunato il primo, fortunoso il secon-do”.19Come risultava dai documenti dimostrativi, il primo fu un periodo

“di tranquillità e di calma” sia per il numero relativamente esiguo, sia per la minore gravità degli infortuni denunciati; il secondo, invece, fu “assai più laborioso ed agitato” per l’avvicendarsi dei numerosi e gravi sinistri che si erano verificati, i quali “andarono progressivamente aumentando con una recrudescenza veramente dolorosa ed inquietante”.20 Il presi-dente, rilevata l’importanza di questo fenomeno, “il quale si manifesta e si ripete con maggiore o minor rilievo ogni anno”, volle spiegare e giu-stificare le più vive raccomandazioni al fine di voler sempre più intensi-ficare, da parte dei soci l’opera di prevenzione e vigilanza. Tutti gli infor-tuni del 1910, comunque, furono liquidati e pagati senza contestazioni e con soddisfazione delle parti lese.

17“La Sesia” dell’8 marzo 1910, cit.

18Archivio Bona, Rendiconto dell’esercizio 1909, Vercelli 1910, p. 10.

19“La Sesia” del 14 marzo 1911, p. 1.

Oltre ai resoconti pubblicati sulla stampa locale siamo in grado, per le assemblee dal 1911 al 1914, di avere più completezza di dati grazie ai rendiconti a stampa sugli esercizi annuali che si trovano presso l’Archivio Bona di Vercelli e l’Archivio sto-rico del comune di Vercelli - Archivio di deposito, Categoria II - Opere pie e Beneficenza, Classe IV - Società operaie e di mutuo soccorso, Fascicolo VII -Sindacato vercellese per gli infortuni degli operai sul lavoro (d’ora in avanti ASCV -Sindacato vercellese infortuni).

20ASCV - Sindacato vercellese infortu-ni, Rendiconto dell’esercizio 1910, Vercelli 1911, p. 5.

Un altro motivo di interesse, contenuto nella relazione del presidente, fu quello dei controlli sui documenti dei soci. I sospetti di irregolarità nella tenuta dei libri di assicurazione, lanciati da più di un socio nell’esercizio passato, diedero motivo al Consiglio di amministrazione di procedere ad una rigorosa ispezione generale dei registri di assicurazione presso “tutti indistintamente i Soci” al fine di accertare quanto vi potesse essere di vero nei sospetti. L’incarico di eseguire l’ispezione venne opportunamente affi-dato al segretario del Sindacato, Attilio Barbieri, il quale, coadiuvato dagli incaricati delle sezioni di Casale e di Novara, Morera e Ferrario, “riuscì a compiere la delicata ed importante mansione in modo efficacemente serio ed avveduto”.21 I risultati conseguiti dalla verifica disse il presidente -furono più che soddisfacenti e tali da dissipare i dubbi ed a smentire le false voci che avevano ipotizzato irregolarità dei soci: pochissimi furono i casi in cui si ebbe ad accertare vera negligenza, mentre la maggioranza degli associati fu trovata in regola con i libri obbligatori.

Non meno importante fu, successivamente, la rievocazione da parte del presidente, di una grave contestazione con il locale agente delle imposte nel corso del 1910, a causa della tassabilità delle differenze fra entrate ed uscite che andavano, come previsto dallo Statuto del Sindacato, a scarico dei premi per gli anni successivi. In particolare, il Sindacato Vercellese Infortuni venne, al principio del 1910, preso di mira dal fisco e tassato per un reddito imponibile di lire 20.000, con la motiva-zione che l’avanzo di gestione derivato dall’eccedenza dei contributi

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Vercelli - Molino Raynero

(Archivio della Biblioteca Civica di Vercelli)

21Archivio Bona, Verbale di deliberazione del Consiglio di Amministrazione del 17 giugno 1910.

sati preventivamente dai soci, costituiva un vero e proprio reddito indu-striale soggetto agli effetti della legge sulle imposte dirette. Preceduto nell’identica questione fiscale dal Sindacato Subalpino Infortuni di Torino, il sodalizio vercellese non fece altro che seguire il confratello più potente nella reazione contro le richieste del fisco, in modo da non lascia-re nulla di intentato per salvaguardalascia-re i diritti e le ragioni del Sindacato.22 Questi ricorse così alla Commissione mandamentale delle imposte che accolse favorevolmente la tesi sostenuta dal Sindacato e respinse l’imposizione avanzata dal fisco. Uguale esito ebbe in seguito il ricorso inoltrato, dall’agente locale alla Commissione provinciale, in appello della deliberazione della Commissione sopraccitata in prima istanza.

Tuttavia - spiegò il presidente - l’agente stesso, respingendo i due giudi-zi a lui contrari, si appellò alla Commissione centrale di Roma che capo-volse i due giudizi espressi in precedenza in sede locale, e confermò l’ac-certamento della tassa di ricchezza mobile a carico del Sindacato. Non potendo più evitare di sfuggire alla nuova imposizione, venne così stan-ziata in bilancio la somma di lire 2.500 occorrente per far fronte al paga-mento dell’imposta riferentesi all’esercizio 1910.

L’esposizione della relazione morale terminò con l’annuncio che l’am-ministrazione del Sindacato era riuscita finalmente, dopo varie ed infrut-tuose ricerche, a provvedere a una nuova e più decorosa sede sociale e precisamente “negli ammezzati del nuovo, grandioso edificio testé costruito dal consocio geom. Giovanni Bona in Rialto: locali meglio rispondenti al decoro ed alla cresciuta importanza del sodalizio”.23

5. Liti e vertenze giudiziarie

Non meno ricco di informazioni, utili al nostro studio al fine di far luce sulle origini dell’assicurazione infortuni a Vercelli, fu il resoconto dell’as-semblea annuale tenutasi il 17 marzo 1912.

L’anno 1911, non solo per la gravità degli infortuni avvenuti ma anche per le questioni giuridiche che si dovettero sostenere, fu alquanto agita-to e laborioso “così da non trovare riscontro nei precedenti annali della nostra Istituzione”.24

Il presidente Bosso, ricordando la notizia data nella precedente assem-blea di alcuni gravi infortuni, gravi soprattutto per le conseguenze letali e per il conseguente onere sociale, aggiunse che altri infortuni avvenne-ro non meno gravi, se pure meno frequenti, i quali destaavvenne-rono serie preoc-cupazioni per il bilancio. Inoltre - continuò il presidente - altre

inquietu-22Archivio Bona, Verbale di deliberazione del Consiglio di Amministrazione del 30 set-tembre 1910.

23“La Sesia” del 14 marzo 1911, cit. e Archivio Bona, Verbale di deliberazione del Consiglio di Amministrazione del 30 maggio 1911.

24ASCV - Sindacato vercellese infortu-ni, Rendiconto dell’esercizio 1911, Vercelli 1912, p. 11. Cfr. anche “La Sesia” del 19 marzo 1912 e “Il Giornale di Vercelli” del 26 marzo 1912, p. 2.

dini si aggiunsero, soprattutto dovute alle contestazioni che seguirono i sinistri denunciati. Malgrado le idee conciliative dell’amministrazione, si

dini si aggiunsero, soprattutto dovute alle contestazioni che seguirono i sinistri denunciati. Malgrado le idee conciliative dell’amministrazione, si

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