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CAPITOLO 3: LA REOLAMENTAZIONE DEGLI ABUSI DI MERCATO IN

3.1.2 Insider, Tippee e Misappropriator

3.1.2.2 Il Tippee

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 ha ricevuto informazioni dategli in seguito a rottura del vincolo fiduciario dell’insider;

 sa che (o, forse, dovrebbe sapere che) c’è stata la rottura del vincolo;

l’insider/tipper ha ricevuto qualche beneficio dalla rottura del vincolo (o ha inteso beneficiare economicamente il tippee).

Analizziamo più da vicino i tre requisiti richiesti ad un soggetto perché possa essere definito tippee.

La rottura del dovere fiduciario da parte dell’insider: il tippee, infatti, per essere tale deve ricevere le informazioni da parte di un insider e la disclosure di queste informazioni deve essere tale da far venir meno il dovere fiduciario che l’insider ha verso la società. Questo è il requisito che effettivamente fa del tippee un soggetto responsabile indirettamente di insider trading. Un esempio può aiutare. Prendiamo una compagnia petrolifera. P lavora nella compagnia e durante il suo lavoro sente che una società rivale, la G Comp., ha fatto una sensazionale scoperta. P dice di questa notizia, non ancora diffusa, all’amico T. T compra, allora, azioni della G Comp. Assumendo che P non è un insider della società G, P non ha rotto alcun vincolo fiduciario con la G. Dunque, P non può essere responsabile di insider trading e di conseguenza T (la cui responsabilità dovrebbe derivare dalla responsabilità di P) non sarà responsabile. Come conseguenza di questo primo requisito, se un outsider acquisisce informazioni totalmente per caso, senza violazione alcuna di un vincolo fiduciario, l’outsider può negoziare e non sarà responsabile per questo. Per esempio, questo è il caso dell’autista che, senza violare alcun dovere fiduciario, casualmente ascolta informazioni privilegiate. Analogamente, se l’outsider acquisisce le informazioni riservate con diligenza, egli può negoziare sulle stesse nonostante siano riservate, a patto che non vi sia stata alcuna rottura del proprio vincolo fiduciario nel passaggio di informazioni.

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La conoscenza del tippee: il tippee non è meno responsabile se sa (o avrebbe dovuto sapere) che le informazioni sono la conseguenza della rottura del vincolo fiduciario del tipper. Prendiamo sempre l’esempio di prima. Adesso, però, assumiamo che P ha saputo della scoperta della società G come risultato di un colloquio di lavoro alla G, durante il quale gli era stato detto (prima di avere l’informazione) “Non dire a nessuno dell’informazione che stai per ricevere sulla compagna perché è top secret”. Assumiamo, poi, che P abbia dato l’informazione solo a T, senza dare a T alcuna ragione di credere che P aveva promesso di tenere segreta l’informazione. Anche se P è responsabile di aver violato la Rule 10b-5, T non può essere responsabile poiché egli non sapeva, o comunque non aveva ragione di sapere, che P stava violando un dovere fiduciario.

Il vantaggio del tipper: infine, il tipper deve aver ricevuto un profitto in seguito alla violazione del dovere fiduciario o, comunque, l’insider, con il suo comportamento, deve aver voluto permettere al tippee di raggiungere un profitto. Questo significa che un mero commento “sapevi…” da parte del tipper, fatto senza pensare alla possibilità che il tippee negozierà sulla base di quella informazione, è molto probabile non inneschi alcuna responsabilità nel tippee. Un dirigente sta prendendo da bere in un bar e dice ad alta voce a B “La mia società, G, ha scoperto un giacimento di petrolio in Malaysia, così probabilmente andremo lì la prossima settimana e non ti vedrò per un po’”. Al dirigente non viene in mente che B potrebbe negoziare sulla base di quella informazione e certamente egli non intendeva trarre dalla notizia alcun beneficio, né apportarne a B. B ascolta, compra e guadagna. B non può essere responsabile di insider trading poiché il dirigente non intendeva procurargli un beneficio o ottenere, direttamente o indirettamente benefici dalla disclosure. Così anche se la condotta di B è stata venale, e molte persone avrebbero voluto che fosse responsabile, egli è assolutamente innocente.

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Se però l’insider intendeva aiutare il tippee a raggiungere un profitto economico, non c’è discussione che l’insider non aveva inteso beneficiare se stesso. Così se il dirigente dicesse a B, nell’esempio di prima “Perché non compri qualche azione della G?”, ambedue sarebbero responsabili di insider.

Strettamente collegato alla responsabilità indiretta del tippee è il caso in cui un soggetto venga a conoscenza di un’informazione riservata non dall’emittente, bensì da un parente, che a sua volta ha un qualche legame con l’emittente. In quali circostanze il soggetto che è venuto a conoscenza delle informazioni può essere considerato un insider?

C’è stato un caso che si è occupato proprio di questa fattispecie, nel quale si è deciso che un soggetto può essere considerato un insider solo se ha una responsabilità fiduciaria circa l’informazione. Il mero fatto che egli abbia ottenuto l’informazione da un parente non darebbe, invece, ragione di credere che egli avesse un dovere fiduciario. Quando un’informazione è divulgata a una persona da un’altra che è un parente vicino, trova oggi applicazione la Rule 10b-5-2 emanata dalla SEC nel 2000, che contiene una presunzione relativa secondo la quale chi riceve l’informazione ha il dovere di tenerla riservata. Nella Rule la SEC ha indicato tre diverse circostanze nelle quali può essere riscontrato un dovere di “trust or confidence” da parte di chi riceve le informazioni: i) il dovere esiste se chi riceve le informazioni ha promesso di tenere segrete le informazioni ricevute; ii) il dovere esiste se chi divulga la notizia e chi la riceve hanno un rapporto tale per cui chi riceve le informazioni sa o comunque dovrebbe sapere che chi gli ha dato le informazioni si aspetta che lui le tenga riservate; iii) infine, la presunzione relativa c’è se chi riceve l’informazione è il marito o la moglie, un genitore, un figlio o un fratello o una sorella di chi divulga la notizia. Il ricevente può comunque dare la prova contraria provando che, alla luce della relazione che esiste tra due membri della

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stessa famiglia, chi ha ricevuto l’informazione “non sapeva né avrebbe dovuto ragionevolmente sapere che l’informazione doveva restare confidenziale”.