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Il traduttore occidentale e il suo lettore modello

Contestualizzazione ed esegesi delle scelte traduttorial

E. Poesie, canzoni, formule magiche, ecc Per esempio:

4.1.3 Il traduttore occidentale e il suo lettore modello

Le ultime considerazioni che mi appresto a fare, e che riguardano quindi il secondo “volto” di questo processo – ossia il traduttore occidentale di Syaman Rapongan –, dovranno a loro volta (ri)cominciare dal “lettore modello”. Scrive infatti Bruno Osimo:

In traduzione, il traduttore si rivolge a un lettore modello diverso da quello a cui si è rivolto l'autore dell'originale, poiché il destinatario si trova nella cultura ricevente, non in quella in cui l'originale è nato. (Osimo, 2016:38)

Sebbene, dunque, la mia traduzione della Mitologia di Badaiwan sia nata come case study, e non come testo destinato alla fruizione, la necessità di immaginare un lettore modello è stata anche nel mio caso requisito preliminare, nonché costante dell'intero lavoro. Oltre all'esigenza comunicativa, tuttavia, il traduttore non può ovviamente perdere d'occhio la fedeltà all'opera: alla sua natura e al suo messaggio originali, alla volontà autoriale. Solo un accorto bilanciamento dei due sforzi, infatti, permetterà al lettore di accostarsi agevolmente al testo tradotto, e al testo tradotto di riportare

fedelmente – e quindi efficacemente – la sua forma e il suo contenuto originali. Il lavoro del traduttore, insomma, è un costante gioco di mediazioni e bilanciamenti… E anche la Mitologia di

Badaiwan ne ha richiesti diversi.

La decisione riguardante l'aggiunta di note esplicative ne è un primo esempio. Benché infatti il lettore italiano (ossia il mio immaginario “lettore modello”) non possedesse forti coordinate di riferimento né per quanto concerne la cultura Tao, né per quanto riguarda la sua collocazione nel panorama sociale taiwanese, essendo la Mitologia di Badaiwan un'opera di narrativa, ho ritenuto opportuno non eccedere nell'aggiunta di note o altri elementi metatestuali, in quanto lo scopo di un'opera narrativa non è quello di documentare esaustivamente circa la cultura originaria dell'autore (sia questi aborigeno o meno), ma piuttosto quello di veicolare il contenuto – e il piacere – di una storia. Le poche integrazioni che ho tuttavia ritenuto opportune sono state fatte nelle seguenti circostanze:

Dove l'assenza di un preciso riferimento culturale pregiudicasse l'effettiva comprensione del testo. È il caso, ad esempio, della nota 8 nella sezione introduttiva “Quando tutto ebbe inizio”52, e della nota 14 nella storia “Morire e rinascere”53.

Dove sorgesse la necessità di chiarire elementi inesatti o fuorvianti. Sono esempi di questa eventualità: la nota 23, riguardante il termine “civet”54, e la nota 31, riguardante il

nome del protagonista nella storia “Xiaman Baweng e il grande demone”55.

Qualora il nome proprio di un luogo o di un villaggio dell'Isola delle Orchidee apparisse nel testo originale in lingua cinese (e quindi, nel testo tradotto, in trascrizione pinyin). In queste circostanze ho ritenuto opportuno aggiungere in nota il nome dello stesso luogo in

52 “Classico della letteratura cinese, probabilmente attribuibile al letterato Wu Cheng'en (ca. 1500-ca. 1582). Il romanzo si rifà al ciclo di leggende sorte attorno a un personaggio realmente esistito, il monaco cinese Xuanzang, che negli anni 629-645, affiancato secondo il mito da una serie di aiutanti soprannaturali – quali il maiale e la scimmia citati da Syaman –, intraprese un pellegrinaggio verso l'India con lo scopo di raccogliere e portare in Cina i sutra buddisti. (Idema, Haft 2000: 240)” Si veda: Mitologia di Badaiwan, Quando tutto ebbe inizio

53 “Secondo la medicina tradizionale cinese, i cinque organi sono: cuore, fegato, milza, polmoni e reni. ” Si veda: Mitologia di Badaiwan, Morire e rinascere

54 “Benché l'autore affermi letteralmente “Civet è il nome del 蔻 蟹 (kouxie, una specie di granchio)”, in realtà il termine Tao “civet” sembrerebbe riferirsi al 隆背瓢蟹 (longbeipiaoxie), nome scientifico Carpilius convexus, una specie di granchio che vive nell'oceano Indo-Pacifico. Fonte: http://web.nchu.edu.tw/~htshih/crab/lanyucb.htm”, si veda: Mitologia di Badaiwan, Il civet e il fratello mingherlino

55 “In realtà il protagonista di questa parte continua a essere il fratello maggiore di Xiaman Baweng, il quale, evidentemente, è anche omonimo del fratello minore.”, si veda: Mitologia di Badaiwan, Xiaman Baweng e il

lingua Tao, al fine di renderlo riconoscibile al lettore nel caso in cui le successive ricorrenze dello stesso nome apparissero, non più in lingua cinese, bensì in lingua originale. Sono esempi di questa circostanza le note: 10 (trascrizione pinyin: Yimuluku; lingua Tao: Imorod)56, 11 (trascrizione pinyin: Yiladai; lingua Tao: Iratay o Iratey)57 e 24 (trascrizione pinyin: Numeileike; lingua Tao: Iranmeilek)58.

Per fornire i nomi scientifici o altre denominazioni di piante e animali presenti sull'Isola delle Orchidee (ed eventualmente sull'isola di Taiwan), ma generalmente sconosciuti al lettore italiano59. Rientrano in questa casistica le note: 12, riguardante il “taro di montagna”

o “Taiwan green taro”60; 18, sull'Imperiata cylindrica61; 22, sulla “conchiglia della luna”62;

28, sul Ficus benjamina63.

Altra decisione che ho ponderato, mediando tra la natura della Mitologia e le esigenze del lettore modello, è stata la scelta del registro. Benché infatti le storie della Mitologia di Badaiwan non siano tanto assimilabili alle nostre favole e fiabe, quanto, appunto, ai nostri miti (non alla Bella addormentata, voglio dire, né alla Volpe e il Corvo, ma piuttosto a Sisifo, a Orione, a Prometeo…), l'utilizzo di formule quali “tanto tempo fa”, “moltissimo tempo fa” richiamano nel lettore italiano (e il traduttore non fa eccezione) i tipici incipit del registro fiabesco – e quindi un linguaggio destinato all'infanzia. Considerando però la complessità di alcune storie, le trame spezzate, talora criptiche, i finali spesso privi di un messaggio univoco, nonché la ricchezza descrittiva di alcuni passaggi, e – non da ultimo – la presenza di quegli elementi metatestuali che esulano per certo dal mondo delle fiabe, ho dedotto che il pubblico immaginato da Syaman Rapongan per la sua Mitologia (e dunque il pubblico corrispondente a cui dovevo io stessa rivolgermi) fosse composto da lettori già indipendenti (bambini dagli 8-9 anni), o affiancati eventualmente da persone adulte. Da qui, dunque, la scelta di mantenere un registro medio-alto, ricalcando il più possibile l'andamento dell'originale, e finanche riportandone – per quanto fosse nelle mie capacità – le frequenti alterazioni.

56 Mitologia di Badaiwan, Quel ghiottone del demone pesce 57 Mitologia di Badaiwan, La leggenda del villaggio di Yiladai 58 Mitologia di Badaiwan, Il civet e il fratello mingherlino

59 Scrive a tal proposito Bruno Osimo: “Nell'articolo del 1959 The Servile Path, Nabókov si sofferma in un paragrafo sui Problems of Flora, e spiega l'importanza della precisione del traduttore quando incontra nomi botanici nel suo autore. A meno che il traducente nella cultura ricevente di un nome botanico sia fuorviante perché indica varie piante diverse, 'il traduttore è tenuto a impiegare qualsiasi termine a disposizione purché sia esatto'.” (Osimo, 2016:135)

60 Mitologia di Badaiwan, Storia delle avventure e delle peripezie per salvare una madre 61 Mitologia di Badaiwan, Le pietre che facevano la lotta

62 Mitologia di Badaiwan, La storia del fuoco

Entrambe queste soluzioni, quindi, – l'occasionale aggiunta di note e la ricerca di un registro il più possibile aderente all'originale –, sono state un tentativo di trans-ducere quel contesto “implicito”64, ignoto al lettore italiano, non attraverso spiegazioni e livellamenti di stile, che

sarebbero andati a travalicare – e dunque a ovattare – il contenuto originale dell'opera, bensì cercando di portare in rilievo quello stesso contenuto, affinché, come Syaman stesso desidera, fosse

il lettore per primo a camminare incontro al testo, a incontrarne l'estraneità, a farne la conoscenza…

Tentativo che, per concludere, non risulta poi così infondato, se pensiamo alla giovane età del nostro lettore modello:

con i bambini spesso si sottovalutano le capacità di comprensione. […] I bambini non hanno ancora suddiviso tutta la realtà in categorie più o meno rigide, perciò sono molto più aperti al nuovo, a ciò che per un adulto può essere destabilizzante. (Osimo, 2016:109-110)

4.2 Né perdere, né disperdere: la ricerca di una resa godibile nel solco dell'intento