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3 CARATTERISTICHE DEI MANGA DI URASAWA

4.2 IMITANDO GLI ESSERI UMANI: HELENA

“Posso offrirle un tè? Capisco che anche lei, essendo un robot, finge semplicemente di berlo, ma… più i robot vivono in modo simile agli esseri umani e più… riescono ad upgradare i propri sensi rendendoli più simili a quelli umani… è così, è vero… ma non è così semplice arrivare a capire la gioia di bere il tè. […] Io lavoro come collaboratrice familiare. Il bambino di quella famiglia…naturalmente sto parlando di un bambino umano… da prima che lui nascesse quella famiglia aveva un cane. Sono cresciuti insieme, quasi come fratelli. Poi il cane morì. Tutti i giorni il bambino piangeva e piangeva…e io ho provato a consolarlo, ma… Ora, finalmente ho capito… il sentimento di quel bambino…”382

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Denominazione data a Kenji e al suo gruppo dall’Amico e dal “Libro delle profezie”. 09 . Cit. TANAKA, “Urasawa Naoki ’20 seiki shōnen’ron: kaononai shōnentachi”, p. 21.

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Queste parole rivolte a Gesicht dalla moglie del poliziotto robot ucciso nel primo volume mettono già in evidenza uno dei temi ricorrenti dell’opera: come i robot comincino ad avvicinarsi sempre di più agli esseri umani a forza di imitarli.

Dopo quest’episodio la tematica viene nuovamente affrontata nel primo incontro tra Gesicht e Atom; quando il detective commenta come l’altro sembri davvero in grado di assaporare il dolce davanti a lui, il bambino risponde: “A forza di fingere, mi sembra… di cominciare a capire. […] Cosa vuol dire ‘buono’. Non posso davvero distinguere ciò che percepiscono gli esseri umani, ma sento… come qualcosa nel cuore…”.383 Nel corso della serie Atom si conferma come il più avanzato tra i diversi robot sotto questo punto di vista data anche la sua capacità di mentire (cosa teoricamente impossibile per gli androidi) dimostrata durante il suo incontro con la moglie di Gesicht quando le comunica che il marito non aveva scoperto il contenuto dei loro ricordi mancanti.384

Tuttavia questa scena mostra anche il progresso raggiunto a livello di espressione delle proprie emozioni da parte di Helena, la quale versa lacrime di commozione nell’abbracciare Atom. Infatti in precedenza, quando la donna si era recata in Giappone dopo la morte del marito, non mostrava esternamente il suo dolore presentando invece quella che Urasawa ha definito “una tristezza senza espressioni”,385 simile a quella dei genitori robot di un bambino

androide i quali capiscono le urla di disperazione dei genitori umani, anche se incapaci di esternare la loro sofferenza.386 Helena diventa in grado di esprimere appieno tale emozione

durante il suo incontro col dr. Tenma per consegnagli il chip di memoria del detective.

“Helena: Ho qualcosa che non riesco… a rimettere a posto.

Tenma: E che cosa?

Helena: Una smisurata… quantità di tristezza… per Gesicht… Ogni giorno… il dolore è più

vivido… Io… non so più che fare…

Tenma: Helena… prova a piangere. In momenti simili, gli esseri umani piangono. Sì, così… per

cominciare, va bene anche se fingi.

Helena: […] Uuuuh! Bwaaah!

Tenma: Non è straordinario? Anche se è finzione, diverrà realtà. Riuscirai a piangere per davvero

proprio come me. Vedi? Queste sono lacrime vere. Anch’io soffro… perché Atom è morto.”387

383Cit. URASAWA, Pluto, vol. 2. 384Cfr. URASAWA, Pluto, vol. 8.

3850 . Cit. URASAWA, Egaite egaite egakimakuru, p. 203. 386Cfr. URASAWA, Pluto, vol. 5.

96 Le vignette di questo dialogo presentano per la maggior parte primi e primissimi piani, incentrandosi sul volto della donna per mostrare i diversi stadi dell’espressione del suo dolore, fino a scoppiare in lacrime con un urlo disperato. La progressiva emotività degli occhi e del viso di Helena sembra essere inizialmente in contrasto con le inquadrature sugli occhi del dottore, apparentemente freddi e insensibili; solo

alla fine lo scienziato mostra in volto la sua profonda tristezza.

Le parole del dr. Tenma validano ancora una volta la riproduzione di un comportamento umano come un modo per i robot di evolvere, crescere e sviluppare appieno una nuova parte di sé in grado di esprimere appieno i propri sentimenti. Tale esternazione permette che queste emozioni siano riconosciute come valide e autentiche anche dalle altre persone, così aiutando nell’affermazione della propria identità.

In PLUTO l’imitazione degli esseri umani non si limita tuttavia ai sentimenti negativi come si può evincere dalla scena in cui Gesicht s’incammina verso casa con suo figlio nelle braccia: difatti, nel stringerlo a sé, pronuncia parole di affetto identiche a quelle di una coppia di genitori verso il proprio bambino appena salvato dal detective. Successivamente un’altra analessi presenta un parallelismo tra la commozione del dr. Tenma nel vedere Atom (ancora chiamato “Tobio”) camminare per la prima volta e quella di Gesicht per i primi passi e le prime parole del figlio.388

Se Fukubei nel suo crearsi una nuova identità imitando Kenji era motivato principalmente dal suo profondo bisogno di essere riconosciuto, Helena e gli altri personaggi menzionati invece sembrano essere spinti dal desiderio di diventare capaci di capire ed esprimere i sentimenti e le sensazioni degli esseri umani. Difatti i robot mimano il mangiare e il bere il tè delle persone reali tentando di carpirne la bontà; Gesicht ripete parole d’affetto cercando di sentire la gioia e il calore che porta l’avere un figlio; Helena imita il pianto in un disperato tentativo di rilasciare la smisurata tristezza che porta nel cuore.

388Cfr. URASAWA, Pluto, vol. 8.

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4.5 LA MEMORIA DISTORTA

Il tema della memoria, rappresentato spesso da un evento traumatico del passato o un ricordo sfuggente, ricorre spesso nell’opera di Urasawa: per esempio in MONSTER è data molta importanza alla ricerca di Johan e di Nina dei loro passato dimenticato.389 Anche in 20 seiki shōnen e PLUTO si può riscontrare una sfumatura di questa tematica: una sorta di “distorsione” dei ricordi quindi non più congrui alla realtà.