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Negli ultimi anni l’applicazione terapeutica delle nuove conoscenze acquisite in ambito immunologico si sta sempre più affiancando alle tradizionali alternative terapeutiche impiegate.

Sebbene questa sezione fornisca una descrizione delle recenti applicazioni dei risultati emersi dalle ricerche in materia di linfociti T-regulatory Foxp3+ e delle conclusioni tratte da questo studio, è opportuno ricordare brevemente le terapie attualmente utilizzate nella cura dei tumori mammari canini e felini.

La chirurgia rappresenta il trattamento di scelta per i cani affetti da patologia neoplastica mammaria in assenza di metastasi e ad esclusione del carcinoma infiammatorio.

Il tipo di chirurgia dipende dall’estensione della patologia. Lo scopo della chirurgia è rimuovere tutto il tumore con la procedura più semplice tenendo conto dell’estensione delle lesioni maligne ai vasi linfatici e ai linfonodi regionali. Ciò dipende dalla dimensione del tumore, dalla fissazione ai tessuti circostanti, dal numero di lesioni e dalla probabilità di raggiungere un’efficace rimozione locale. La nodulectomia è indicata per noduli inferiori a 0,5 cm, superficiali, non fissati, benigni. Si ricorre alla rimozione di una ghiandola mammaria per lesioni localizzate al centro della ghiandola, superiori ad 1 cm, che mostrano fissazione alla cute o alla fascia della parete addominale. Queste ultime, se coinvolte, devono essere rimosse con la massa. La mastectomia regionale tiene conto del drenaggio linfatico; se il tumore interessa la ghiandola 1, 2 o 3, queste

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sono asportate in blocco. Il linfonodo ascellare viene rimosso se aumentato di dimensioni o citologicamente positivo a cellule maligne. Se il tumore coinvolge la ghiandola 4 o 5 queste devono essere rimosse insieme includendo i linfonodi adiacenti. In presenza di tumori multipli o di grosse dimensioni si ricorre alla mastectomia unilaterale. È possibile effettuare una mastectomia bilaterale simultanea, ma la rimozione unilaterale è tollerata meglio dai pazienti.

Le ghiandole mammarie del gatto di ogni lato hanno un sistema linfatico comune. Se nel cane risulta opportuno un approccio più conservativo, nella specie felina è necessario intervenire nella maggior parte dei casi con una mastectomia unilaterale e bilaterale. La mastectomia bilaterale può essere realizzata in due interventi chirurgici a distanza di due settimane.

Non esistono numerosi dati sull’impiego della chemioterapia nei tumori mammari della cagna e della gatta. La doxorubicina possiede un’attività antitumorale in vitro, ma raramente si è rivelata efficace in vivo (Sartin et al., 1993). Inoltre si deve tenere presente che nel gatto questa sostanza può essere nefrotossica. In uno studio è stata somministrata ciclofosfamide e 5-fluorouracile, in alcuni casi questo impiego può aumentare la sopravvivenza nel cane (Karayannopoulou et al., 2001).

L’utilizzo della radioterapia non è sufficientemente documentato nelle neoplasie mammarie canine e feline. La radioterapia potrebbe rivelarsi utile nei casi in cui non è possibile eseguire la chirurgia. I pazienti con neoplasie maligne sottoposti a rimozione completa non hanno bisogno di radioterapia. 8Gy in 2 o 3 frazioni sono stati impiegati in cani affetti da carcinoma infiammatorio come trattamento palliativo.

L’impiego di agenti che modificano la risposta biologica, quali levamisolo,

Corynebacterium parvum e BCG associati alla chirurgia nel cane non hanno dimostrato

una rilevante efficacia (Parodi et al., 1983).

A differenza dell’ovarioisterectomia preventiva, l’ovarioisterectomia terapeutica non sembra apportare benefici (Brodey et al., 1983) (Yamagami et al., 1996) (Morris et al.,

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1998). Un solo studio ha evidenziato un miglioramento della sopravvivenza nei cani sottoposti ad ovarioisterectomia meno di due anni prima o al momento della mastectomia (Sorenmo et al., 2000).

L’Immunoterapia oncologica

I linfociti T-reg Foxp3+ assumono un ruolo critico nel controllo della risposta immunitaria antitumorale.

Un grande numero di linfociti T-reg Foxp3+ infiltra il tumore, le cellule T-reg riconoscono antigeni associati al tumore o self antigeni normali espressi dalle cellule neoplastiche.

La rimozione sistemica di cellule T-reg Foxp3+ migliora la risposta antitumorale, naturale o indotta da vaccini, delle cellule T (Nishikawa e Sakaguchi, 2010).

I vaccini antitumorali che riconoscono come bersaglio i self antigeni associati al tumore possono potenzialmente attivare i T-reg, ostacolare un’efficace risposta immunitaria anti-tumorale o rendere le cellule T effettrici refrattarie alla soppressione mediata dai linfociti T-reg (Nishikawa e Sakaguchi, 2010).

Combinazioni di anticorpi monoclonali, capaci di modulare le funzioni dei linfociti T- reg sinergicamente, migliorano l’attività antitumorale e risultano più efficaci di una singola terapia monoclonale.

L’immunoterapia oncologica dovrebbe prevedere una terapia combinata nei confronti di diverse molecole bersaglio espresse nelle APCs, nelle cellule T effettrici e nei T-reg (Nishikawa e Sakaguchi, 2010).

In uno studio inerente l’immunoterapia del glioblastoma sono stati utilizzati IκBα o p65RHD , nuclear factor kappa-B (NF-κB) inhibitors, per sopprimere la funzione dei T- reg Foxp3+ e migliorare l’azione delle cellule T effettrici (Mineharu et al., 2012).

Un’indagine ha utilizzato il carcinoma mammario 4T1 murino come modello per lo studio dei tumori mammari della donna. Questa neoplasia maligna e scarsamente

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immunogena è refrattaria alla maggior parte dei trattamenti basati sull’immunostimolazione (Chen et al., 2007).

L’inefficacia de trattamento immunostimolatore è causata dagli effetti soppressivi delle cellule T-regolatrici CD4+ CD25+. Queste possono essere attenuate dal legame tra una proteina correlata con la famiglia dei recettori TNF indotti da glucocorticoidi e il suo ligando naturale (GITRL); un trattamento combinato con l’immunostimolazione presente aumenta l’immunità anti-tumorale ed eradicano i tumori metastatici 4T1 dai topi (Chen et al., 2007).

La forma dimerica solubile del GITRL murino (mlg- mGITRLs) può essere applicata in combinazione con GM-CSF, IL-2 e l’attivazione del 4-1BB. Ciò provoca una riduzione della funzione immunosoppressiva delle cellule T-reg spleniche, ne consegue un aumento della produzione di IFN-γ, dell’attività delle cellule T citolitiche tumore- specifiche, il rigetto del tumore e una maggior sopravvivenza del 65% degli animali esaminati (Chen et al., 2007).

L’attivazione di TLR9, mediante l’iniezione diretta nel tumore di nucleotidi CpG non metilati, può indurre una risposta immunitaria terapeutica. Tuttavia i linfociti T-reg inibiscono la risposta immunitaria antitumorale e limitano il potere delle immunoterapie oncologiche (Marabelle et al., 2013).

Nei topi è stato rilevato che i linfociti T-reg all’interno del tumore esprimono i marker cellulari di superficie CTLA-4 e OX40. L’iniezione combinata di anti-CTLA-4 e anti- OX40 insieme alle CpG riducono i linfociti T-reg che infiltrano il tumore (Marabelle et al., 2013).

Questa immunomodulazione in situ, ottenuta con basse dosi di anticorpi in un singolo tumore, determina una risposta immunitaria anti-tumorale sistemica che eradica la patologia disseminata nel topo. Questo tipo di trattamento è stato efficace in un linfoma del sistema nervoso centrale con metastasi leptomeningee, ovvero sedi molto difficili da raggiungere e trattare (Marabelle et al., 2013).

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Le cellule immunitarie anti-tumorali stimolate da un’immunomodulazione locale possono eradicare cellule neoplastiche in siti distanti (Marabelle et al., 2013).

In ambiente tumorale le cellule T Natural Killer, attivate da α-galactosilceramide, esercitano un’attività anti-tumorale. Al contrario, le cellule T-reg sopprimono le risposte immunitarie antigene specifiche. Le cellule T-reg regolano negativamente la funzione delle cellule T NK in vitro (Hong et al., 2009).

Un’indagine sui tumori mammari murini dimostra che la somministrazione di α-GalCer o di anticorpi anti-CD25 singolarmente sopprime fortemente lo sviluppo del tumore e delle metastasi polmonari, il tasso di sopravvivenza aumenta del 44%. Se i due trattamenti vengono combinati, la deplezione dei linfociti T-reg potenzia l’attività anti- tumorale di α-GalCer e il tasso di sopravvivenza raggiunge l’85% (Hong et al., 2009). L’assenza di cellule B sembra influenzare la proliferazione e la funzione delle cellule T- reg in modo da aumentare la risposta anti-tumorale delle cellule T.

La percentuale e il numero assoluto di linfociti T-reg nella milza, nei linfonodi drenanti il tumore e nel tumore sono significativamente ridotti nei topi carenti di cellule B affetti da tumori mammari EMT-6 (Tadmor et al., 2011).

L’artemetere è stato efficace nel sopprimere la progressione tumorale dei tumori mammari murini e nel ridurre la presenza delle cellule T-reg Foxpp3+ spleniche (Farsam et al., 2011).

Nelle neoplasie mammarie murine l’ablazione delle cellule T-reg ha ostacolato la progressione del tumore primario e metastatico. L’ablazione a breve termine delle cellule T-reg nei tumori avanzati spontanei ha provocato l’apoptosi delle cellule neoplastiche (Bos et al., 2013).

La radioterapia congiuntamente con l’ablazione delle cellule T-reg ha migliorato dell’overall survival dei soggetti trattati.

Una nuova molecola TLR7-agonista utilizzata singolarmente può efficacemente eradicare la neoplasia mediante una stimolazione dell’immunità innata e adattativa. Nei

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tumori mammari murini l’attività anti-tumorale si è esplicata aumentando la percentuale di cellule CD4+ e CD8+ e riducendo le cellule T-reg (Diao et al., 2016).

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PARTE I – 3. I linfociti T-reg Foxp3+

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