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Imparare il galateo, digitale

Nel documento Dibattere sui social. (pagine 110-113)

Possiamo partire considerando il fatto che dietro ad ogni dispositivo (computer, smartphone che sia) c’è una persona, inoltre siamo pubblici, quindi è meglio essere trasparenti. Il Galateo racchiude in sé tutte le norme e buone usanze che ogni persona dovrebbe seguire nelle varie situazioni pubbliche, cene più o meno formali, colloqui con amici, eventi importanti, viaggi ecc.

Giovanni della Casa scrive e pubblica nel 1558 un’opera intitolata “Galateo overo de’costumi”.

Questo trattato è scritto sotto forma di dialogo platonico tra Giovanni e il nipote Annibale dove il monsignore parla di tutte le buone usanze, norme non scritte (sino a quel momento) sul comportamento e sui costumi che un uomo della sua classe doveva seguire.

Descrive tutte le buone maniere imparate nel corso della sua vita da diplomatico e uomo di chiesa, valide per una società agiata di metà Cinquecento.

Oggi il galateo di sicuro non può essere quello designato da Monsignor Della Casta, i costumi sono evoluti e i consigli sono ormai superati.

Ciò non significa che non esistano più regole da seguire, se dunque cambia nella sua sostanza, lo scopo del galateo è sempre lo stesso, il rispetto del prossimo, una convivenza gradevole tra due o più individui e una società armoniosa per il benessere di tutti.

Il galateo nel vivere quotidiano dovrebbe essere applicato ovunque, per ogni azione.

A partire dal rispetto verso il prossimo, alle buone maniere non da riservare soltanto a occasioni speciali, a regole più pratiche per empio l’utilizzo corretto delle posate a tavola.

Come mai litighiamo molto più nei social rispetto alla realtà? Le troppe informazioni esistono da sempre, in ogni campo, la quantità delle cose da sapere è infinita, per questo seguire un

percorso scolastico guidato da un docente è diverso rispetto ad una formazione autonoma, ci sia auspica che il nostro insegnante, più maturo e conoscente di noi allievi, ci indichi quali materiali studiare per non perderci nell’infinità delle risorse didattiche. L’esperto sa districarsi da questo “sovraccarico87”, nell’informazione, questi professionisti erano i giornalisti. Nei precedenti paragrafi abbiamo visto come questo sovraccarico sia arrivato nel palmo delle nostre mani, accessibile dal nostro smartphone. Non vi è più un’autorità, una guida, “l’intenzionalità” e “la scelta” sono le due cose che dobbiamo imparare a controllare.

In un’epoca social le buone maniere esistono più che mai e sono fondamentali per la costruzione di argomentazioni condivise. Il social nasce per condividere cose, emozioni, sensazioni, ricordi, ma come facciamo a condividere senza delle precise regole, non intendo regole tecniche, ma regole sociali.

Siamo all’interno del paese di Facebook, e ci viviamo in tantissimi, il più grande paese del mondo senza dubbio, dobbiamo relazionarci l’uno con l’altro in rapporti di scambio e confronto e per questo abbiamo bisogno di creare un patto di comportamento. La differenza culturale è un grosso limite alla globalizzazione di Facebook, perché usi e costumi, non possono di certo essere paragonati o scelti. Qui entrano in gioco fattori come tolleranza, apertura mentale, accoglienza di nuove forme culturali e sociali, sempre nel limite dell’umana serena convivenza.

Scendiamo in piazza, anzi scendiamo sulla piazza di Facebook, di sicuro cercheremo di mantenere una dignità o di rispecchiare noi stessi, quindi vale la pena scrivere solo ciò che si direbbe in pubblico nella vita reale. Non serve essere fenomeni o credere di essere anonimi, sui social ci si presenta e si permane come se fossimo fisicamente li.

Il una relazione o scambio di idee, è fondamentale essere chiari, altrimenti troppe cose sottointese rendono i discorsi troppo

ambigui e mal interpretabili, “è impossibile non comunicare”, questo “must” sta alla base della comunicazione, quindi nella vita reale due persone anche se in silenzio, fisicamente comunicano, ma nei social manca questa fisicità ed è per questo che bisogna fare attenzione ed essere chiari in quello che scriviamo e postiamo, e inoltre è meglio scrivere per tutti, oppure non scrivere proprio. Non è piacevole vedere due che bisbigliano all’orecchio lasciandoti in disparte.

Scriviamo sui social in ogni momento e con ogni sensazione che ci pervade durante la giornata, fisicamente una parola alterata, una parolaccia può scappare, in un contesto amichevole o intimo, nella piazza di Facebook ci sono tutti. Persone importanti per la tua vita/carriera e amici. Non è di certo consigliato far sapere a tutti che parolacce hai detto, magari senza nemmeno descrivere il motivo di questa pubblicazione.

Miliardi di persone, miliardi di pubblicazioni e argomenti trattati, Se vogliamo entrare in una conversazione perché sappiamo di apportare un contributo costruttivo alla conversazione in corso, prima di scrivere qualsiasi cosa è una buona idea leggere i commenti precedenti e sincerarci di cosa è stato già detto e non ripetere frasi a casaccio, del resto in un dibattito reale non lo faremo mai, saremmo considerati e ci sentiremmo un po’ stupidi. I social sono nati per condividere, ma bisogna fare attenzione ai tag. Non andremmo mai ad esporre delle nostre creazioni artistiche all’ interno di una mostra alla quale non siamo stati invitati, allo stesso modo, “taggare” persone casualmente in post non riguardanti i diretti interessati, non è una cosa piacevole. Non siamo fisicamente presenti, e quindi corpo e intonazione non ci possono aiutare (ad eccezione di un video) e l’unica forma d’espressione sono parole e punteggiatura, non abusiamone, ma non dimentichiamola nemmeno.

Piuttosto impariamo poche e semplici regole ma impegniamoci ad essere correttamente espressivi.

Siamo nella Piazza di Facebook, possiamo scegliere cosa postare o meno, non dobbiamo per forza parlare con tutti, possiamo scegliere cosa dire o se conviene stare zitti, certo, la tentazione è tanta, ma dobbiamo essere educati.

Condividere, non litigare, proviamo a non cominciare una risposta con: “non sono d’accordo” oppure, “non mi piace”, proviamo ad argomentare positivamente descrivendo il nostro pensiero.

La cultura televisiva ha formulato la massima per cui si comunica bene quando ci si fa capire da un ragazzino di 12 anni88. Oggi, nella disputa generalizzata oltre alla conoscenza delle informazioni è necessario un progresso culturale, per capire e conoscere una cosa la devi spiegare a chi non è d’accordo con te. In questo caso l’atteggiamento condiziona il confronto, l’aspetto visual è sempre più importante, difatti i social tendono a dare sempre più importanza ai contenuti video, dove l’immagine (comunicazione non verbale) acquisisce un ruolo primario nella comunicazione.

Farsi capire con ragionamenti brevi, concetti semplici e precisi aiuta la comunicazione e non inquina il contesto comunicativo è importante un buon esercizio di elaborazione dei discorsi per sostenere al meglio le proprie opinioni, anche in momenti critici. Questi aspetti educativi sono necessari per vivere bene la comunicazione dentro e fuori dai social. Dovremmo conoscerli e divulgarli ai nostri genitori, amici e parenti proprio come una come un galateo.

Se lo rispetti, sarai una persona migliore.

L’auspicio che riservo a questa storia cominciata con “c’erano una volta i social network” è di concludere con un bel “e vissero felici e connessi89”.

Nel documento Dibattere sui social. (pagine 110-113)