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Impatto critico del post referendum Come testare le funzioni di area vasta nella nuova fase d

E DETTAGLI SUL CASO LOMBARDO

4. Impatto critico del post referendum Come testare le funzioni di area vasta nella nuova fase d

transizione: confini, enti sub-provinciali, zone omogenee

Occorre ora verificare, dopo l’esito referendario, quante riflessioni condotte sulla prospettiva dell’area vasta possano trovare spazi di costruzione.

In via generale il contesto rimane critico per via delle disposizioni di finanza pubblica statale che hanno dimezzato risorse e organici provinciali penalizzando particolarmente quelle Regioni che han- no deciso di continuare a considerare le Province uno snodo della propria struttura territoriale e isti- tuzionale. Attualmente le Province lombarde svolgono sia le funzioni fondamentali a loro assegnate dalla legge dello Stato sia le funzioni delegate dalla Regione. Queste ultime sono riconducibili a sei ca- tegorie principali: ambiente, cultura e sport, protezione civile, turismo, vigilanza ittico-venatoria e servizi sociali. Si tratta di un’articolazione che è seriamente minata dalla condizione finanziaria in cui versano le Province. Già l’attuazione della l.r. 19/2015, con cui era stata declinata la Legge Delrio nel territorio lombardo, aveva richiesto un ruolo primario della Regione nel finanziamento delle funzioni provinciali e del personale ad esse collegate. Le delibere della Giunta regionale n. X/4117, X/4107 e X/4118 del 2 ottobre 2015 hanno provveduto a coprire con risorse regionali (circa 45 milioni di Euro) il complesso delle funzioni provinciali. Tuttavia anche questo ruolo di supplenza non è stato sufficiente ad arginare una condizione di progressivo deterioramento. Ne è una dimostrazione il fatto che con la l.r. 35/2016 (Legge di stabilità 2017-2019) si sia deciso di riportare in capo alla Regione le attività e i servizi relativi al trasporto e all’assistenza degli studenti disabili, così come la sottoscrizione, il 10 marzo 2017, di un protocollo d’intesa tra Regione Lombardia e ANAS per l’individuazione di una nuova forma di gestione condivisa di 1.600 Km di strade di competenza provinciale.

Per consentire una ripartenza del governo territoriale è possibile, con realismo, riprendere i fon- damenti del processo di transizione delle Province verso enti di area vasta e confermarne la percorri- bilità.

Senz’altro la questione dei confini e del numero delle Province ha cambiato di prospettiva dopo il referendum del 4 dicembre e forse può essere posta oggi più efficacemente pensando di incidere indi- rettamente sui confini amministrativi con istituti associativi che ricercano l’aggregazione sul piano funzionale, piuttosto che strutturale. In ogni caso alle Regioni più interessate si impone l’onere di un forte coordinamento delle attuali Province per far emergere le potenzialità di un assetto territoriale ri- composto con qualche criterio. L’ipotesi di far convergere sulle Province, per qualificarne le funzioni e rafforzarne l’assetto, compiti e ruolo di enti sub-provinciali ha più di un elemento a favore ed è meri- tevole di verifica di fattibilità. In via transitoria sono possibili soluzioni improntate alla valorizzazione

della dimensione funzionale delle Province attraverso la proposta di tavoli di raccordo orizzontali o verticali.

Anche il tema delle zone omogenee è maturo, in una prospettiva di area vasta, per le Province che ne hanno previsto la istituzionalizzazione nei propri statuti facendone, in alcuni casi, una declaratoria funzionale convincente e in sintonia con l’idea di enti territoriali più complessi e articolati in ambiti infraprovinciali. Le Province potrebbero vedere confermato, attraverso le zone omogenee, il loro pro- filo intercomunale e sovracomunale, storicamente robusto in Lombardia e meritevole di raccordo con molte funzioni regionali di settore.

Occorre però un’ultima precisazione. In fase di transizione è necessario comprendere quanto siano idonei gli attuali apparati provinciali per la gestione di funzioni tradizionali e funzioni che più pro- priamente delineano un ente di area vasta. Sono infatti soprattutto le funzioni collegate ai servizi a re- te e al coordinamento degli enti territoriali di base a richiedere la trasformazione della Provincia in un «ente di pianificazione, localizzazione di politiche e di interventi pubblici e di svolgimento di compiti operativi» (De Martin, Meloni 2008; Merloni 2006; Mangiameli, 2012). Ad esse occorrerebbe aggiunge- re funzioni che la Provincia potrebbe esercitare nel settore economico, produttivo, commerciale, turi- stico, sociale, culturale e sportivo in collaborazione con i Comuni (Merloni, 2006). Se si cerca di decli- nare queste nozioni nel contesto di Regione Lombardia, poi, è possibile considerare il ruolo delle Pro- vince anche attraverso la loro rilevanza in molti settori della programmazione socio-economica: non mancano infatti le relazioni tra Province e Agenzie di tutela della salute, Enti parco, Aziende del tra- sporto pubblico locale, distretti del commercio, piani di zona, ATO del Piano regionale

Emerge quindi una serie di funzioni che rendono la dimensione provinciale uno snodo istituziona- le rilevante e che sono solo parzialmente coincidenti con le funzioni che le leggi statali e regionali oggi attribuiscono direttamente alle Province.

NEO-CENTRALISMO E TERRITORIO 2241

La verifica sulle funzioni deve con realismo accertare l’attuale dotazione quantitativa e qualitativa e, dove sono presenti esigenze non adeguatamente supportate dallo stato di fatto, occorrono forme di collaborazione flessibili interprovinciali che trovano probabilmente nella convenzione tra Province il miglior modo di esercizio.

In quest’ottica le Regioni mantengono il ruolo di regia principale: disponendo della propria com- petenza legislativa, esse possono meglio declinare la condizione delle Province sul territorio e sono anche il livello istituzionale più interessato a veder attribuite e gestite dalle Province tutte quelle fun- zioni che non possono essere esercitate in modo unitario a livello comunale e che, se fossero attribuite alle Regioni, ne provocherebbero l’‚amministrativizzazione‛ (Merloni, 2008; Gardini, 2011). Le Re- gioni devono però essere in questo sostenute dal livello nazionale che non può più limitarsi a imporre dall’alto tagli lineari ma deve rispettare la molteplicità delle esigenze e dei bisogni che mostrano le evidenze territoriali aggiornando assetti multilivello anche molto complessi per garantire esiti di so- stenibilità, capacità di pianificazione e di gestione su funzioni irriducibilmente necessarie.

Conclusioni

Nelle vicende che interessano le Province, la prospettiva dell’area vasta continua ad essere la più promettente ipotesi di ripensamento per un ente territoriale che può riconvertirsi nella principale forma di raccordo e di coordinamento tra le funzioni ed i servizi che vengono resi sul territorio dai Comuni, da un lato, e la capacità di programmazione delle istituzioni regionali, dall’altro. Tutto ciò con le necessarie coerenze con gli assetti degli altri livelli (Stato, autonomie funzionali, forme associa- tive) che hanno trovato nella matrice provinciale senso e forma.

Le elaborazioni politiche e amministrative espresse dalla Lombardia su questi temi, rappresentati- ve peraltro di altre realtà regionali complesse, appaiono elementi di ausilio per orientare il dibattito sull’area vasta nella realtà italiana, dal momento che le sue dimensioni e la sua struttura territoriale rivelano già oggi la necessità di trovare nuovi strumenti connettivi e nuove forme di amministrazione.

Riferimenti bibliografici

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Gardini, G., (2011), ‚Le autonomie ai tempi della crisi‛, Le istituzioni del federalismo, 3, pp. 457-466. Merloni, F.,(2006),‚Le funzioni sovracomunali tra Provincia e Regione‛, Le istituzioni del federali-

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Sitografia

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Merloni, F.,(2008),La Regione nella semplificazione delle istituzioni territoriali. In: Bassanini F. (a cura di), La ripartizione delle competenze fra le istituzioni territoriali e le possibili ipotesi di razionalizzazione: il caso della Regione Toscana, pp. 66-80, www.astrid-online.it.

L’apporto della Geografia tra rivoluzioni e riforme. Atti del XXXII Congresso Geografico Italiano

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2243 Licenza Creative Commons:

Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International - ISBN 978-88-942641-2-8

ANDREA GIANSANTI1

RIORGANIZZAZIONE DELLA GOVERNANCE LOCALE: