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L’impatto delle scelte politiche nella società argentina durante la Década Larga

La situazione economico-politica argentina dagli anni ottanta ad ogg

2.6. L’impatto delle scelte politiche nella società argentina durante la Década Larga

Gli anni novanta sono stati soprannominati la Década Larga, ebbero inizio nel 1989 dopo la fine della dittatura militare e del governo Alfonsín, con la salita al potere di Menem sei mesi prima dell’inizio del mandato.

Le conseguenze delle politiche che vennero adottate dagli anni settanta in poi si ripercossero negli anni novanta. Le cause principali sono da ricercarsi nella mondializzazione dell’economia e nel cambiamento delle comunicazioni che erano gestite in base al “pensamento único, esto es, los postulados del neoliberalismo elevados a concepción organizadora de la ecnomía, la sociedad y la política”128. Questa decade, come abbiamo potuto vedere in maniera più approfondita è stata caratterizzata da politiche che cercavano di sistemare la struttura del paese e sono:

•La legge di Convertibilità che caratterizzò gli anni tra il 1991 e il 2001 e stabilì la convertibilità del Peso con il Dollaro.

•La deregolamentazione dell’economia e dei mercati.

•L’apertura che diede vita al movimento dei servizi e dei capitali. Rimozione delle barriere non tariffarie che facilitarono il commercio con l’estero.

•La privatizzazione delle imprese pubbliche dei servizi.

•I cambiamenti riguardanti la legislazione nel settore lavorativo, come contratti a breve termine, diminuzione dei costi tanto delle assunzioni quanto dei licenziamenti ed anche la diminuzione di responsabilità dei dirigenti in caso di infortunio sul lavoro.

•La riprogrammazione del debito estero, nonostante continuasse ad aumentare, con gli accordi riguardanti il pagamento.

•Il cambiamento dei poteri all’interno dello stato.

•Il cambiamento nelle politiche sociali, dovuto ai cambiamenti con riguardo ai finanziamenti e all’amministrazione, con l’obiettivo di dar vita ad un settore privato per non gravare sul settore pubblico.129

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Hintze, Susana, “Argentina. Póliticas sociales argentinas 1990-2006”in Vuotto, Mirta, La co- construcción de políticas públicas en el campo de la economía social, Prometeo Libros, 2007 Buenos Aires p 114

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99 Il Piano di Convertibilità dopo i primi anni di successo pian piano iniziò a perdere il suo dinamismo e affiorava l’idea che l’unico modo per riuscire ad acquisire una certa competitività in un’economia a cambio fisso che si era aperta commercialmente era quello di ridurre i costi lavorativi ed aumentare il debito. Questo atteggiamento però portò ad un periodo di recessione che ebbe come inizio l’anno della crisi messicana (1995) e che causò la crisi dei mercati finanziari internazionali. In questa economia ormai entrata nel circolo internazionale erano molto importanti l’apertura ed il movimento di capitali, soprattutto per stabilizzare l’economia interna del paese. Dal 1994 in poi i tassi di disoccupazione iniziano a crescere, mentre negli anni precedenti anche se sempre alti erano rimasti stabili, infatti mentre nel 1990 la popolazione disoccupata, in età lavorativa era del 15% nel 2002 raggiunse il 24%. I salari erano molto bassi e la gente si trovava obbligata a svolgere più lavori, proprio per questa ragione aumentò anche il livello dei sovra occupati. Le giornate lavorative si allungavano e permettevano in questo modo alle persone già in possesso di un impiego di continuare a lavorare. A causa di questa situazione, contrariamente a quanto avvenne negli altri paesi dell’America Latina, il tasso di lavoratori dipendenti aumentò negli anni novanta, infatti le possibilità di lavoro autonomo erano quasi inesistenti. Oltre a ciò aumentò anche il livello di precarietà che si aggirava intorno al 30%. Tra il 1991 e il 2001 la qualità della vita degli argentini risulta essere molto bassa, infatti coloro che si ritrovano senza un piano medico raggiungono il 48%, situazione alquanto grave se si pensa alla necessità del piano130. Basandosi su questi dati risulta essere molto evidente che il tasso di disuguaglianza era molto elevato. Il Piano di Convertibilità ristabilì in un certo senso la situazione, infatti la parte della popolazione che viveva sotto la soglia di povertà durante il periodo di tempo nel quale venne adottato il piano, diminuì anche se poi con la sua conclusione ritornò a crescere. Il 57% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà, mentre il 27% era considerato indigente131.

Per ciò che concerne il sistema educativo e della salute avvenivano attraverso delle politiche universalistiche o comunque erano legati all’ambito lavorativo. Gli anni ottanta furono caratterizzati dal deficit fiscale e dal debito estero e questa situazione di crisi e precarietà ovviamente si ripercosse sui servizi pubblici, in particolar modo

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100 sui servizi pensionistici e vennero create delle riforme sociali che fornivano beni e servizi nelle situazioni di estrema povertà.

I processi che hanno dato vita alle trasformazioni più importanti sono stati: la focalizzazione su determinati problemi, la privatizzazione e il decentramento. Il decentramento raggiunse il suo massimo livello proprio negli anni novanta e portò ad un cambiamento nelle relazioni tra l’amministrazione e il potere, e ciò risultò evidente nell’attuazione delle politiche sociali. Le politiche sociali in questi anni sono caratterizzate da:

• Cambiamento del modo di vedere e percepire le politiche sociali e dalla ridefinizione delle aree di competenza.

• Creazione di programmi assistenziali, di istituzioni che si occupano di assistenza a differenti soggetti.

• Focalizzazione dei problemi riguardanti la spesa pubblica, sui programmi e sulla loro efficacia.

• Creazione di norme a favore dei bilanci economici.

• Creazione di un mercato attivo, ampio ed eterogeneo nel quale le varie organizzazioni potessero competere.

• Tensione tra gli obiettivi del governo e quelli delle organizzazioni • Denuncia della corruzione e del clientelismo132.

Le nuove politiche però invece di dare maggiore protezione spingevano all’espansione del settore privato anche nei servizi sociali. I problemi di quest’epoca riguardavano tanto la politica e l’economia quanto la società, poiché tutto si ripercuoteva sulla popolazione che ormai a causa di queste continue oscillazioni economiche era stanca, amareggiata e disperata. Le politiche sociali di questo periodo sono indirizzate alla fascia della popolazione che risulta essere più vulnerabile, infatti le politiche più promosse sono quelle riguardanti la salute e la nutrizione. Il governo non si trovò da solo nello sviluppo di queste politiche sociali, ma fortunatamente poté contare sull’aiuto esterno. Verso la metà degli anni novanta vennero promosse anche delle iniziative riguardanti l’ambito lavorativo e avevano le stesse caratteristiche finanziarie di quelle incentrate sugli altri settori, quindi aiuti

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101 provenienti dall’esterno, dai ministeri e dalle province, questi progetti crearono dei nuovi contratti a breve termine e proponevano degli aiuto anche al settore privato. Tra il 2001 e il 2002 la situazione tornò a peggiorare, la popolazione esplose in una violenta rivolta sociale e portò alle dimissioni del presidente de la Rúa e al susseguirsi di cinque presidenti. Questi livelli furono raggiunti poiché in quegli anni fu messa fine al Piano di Convertibilità, ciò ci permette di capire come l’economia argentina ancora non riusciva a risollevarsi e aveva bisogno di continui interventi. In questi anni l’uscita di scena del suddetto Piano portò alla decrescita del Prodotto Interno Lordo, alla dichiarazione di default del debito pubblico e alla fuga di capitali, di conseguenza alla crisi del sistema finanziario nazionale che produsse l’aumento dei tassi d’interesse, la svalutazione della moneta locale, il controllo sui cambi e l’aumento dei prezzi. Subito dopo l’accettazione delle dimissioni del presidente, salì al potere Duhalde, solamente per un breve periodo, considerato un momento di transizione. In questi anni, dal 2002 al 2003 Duhalde diede vita al Programa Jefes de Hogar per promuovere l’inclusione sociale, ed ebbe l’appoggio della Banca Mondiale. Il tasso di disoccupazione nell’anno della salita al potere di Duhalde aveva raggiunto il 20%, così con questo programma vennero dati dei sussidi a coloro che pur essendo in grado di lavorare non ne avevano la possibilità. Il programma, ovviamente, non poteva dare sussidi a tutti coloro che non avevano un impiego, ma per l’ingresso bisognava lavorare 4/5 ore a settimana, oppure impegnarsi nel frequentare dei corsi di formazione. Subito dopo l’estadillo, anche se le condizioni sembravano migliorare a vista d’occhio, il Prodotto Interno Lordo cresceva, mentre quello di disoccupazione diminuiva, ma in realtà il livello di disparità sociale soprattutto nei salari continuò a restare molto alto.

Quando salì al potere Néstor Kirchner egli cercò subito di evidenziare il suo distacco dalle politiche attuate durante la Década Larga, infatti diede molto rilievo all’inclusione sociale e soprattutto al ruolo dello stato, che era stato messo da parte e sminuito durante il governo con tendenze neoliberali di Menem. Il governo Néstor Kirchner promosse l’inclusione e l’integrazione e cercò di rafforzare il capitale sociale creando nuove opportunità di relazione tra lo stato, il settore privato e il sociale. Vennero così creati tre programmi per lo sviluppo umano: il Plan Seguridad Alimentaria, il Plan Desarrollo Local y Economía Social e il Plan Familias. Fu data la possibilità a coloro che partecipavano al Programa Jefes de Hogar di passare al

102 Plan Familias, visto che il programma di aiuti precedente non veniva visto in maniera positiva poiché poteva essere la causa dell’impigrimento della società e le opportunità di ingresso erano considerate troppo ristrette e clientelari. Il nuovo obiettivo è quello di riuscire a far inserire o reinserire nel mondo del lavoro parte della popolazione ancora attiva, cioè in età lavorativa, attraverso dei servizi di orientamento, di ricerca delle offerte e di formazione o aiuto nel conseguimento del titolo di studio, in modo tale da avere più possibilità ed una scelta più ampia. Il Plan Desarrollo era indirizzato alle persone, in condizione di povertà ed estrema vulnerabilità, senza un’occupazione, oltre a questo programma ne sono stati avviati anche altri a livello provinciale per aiutare i cittadini argentini in condizioni piuttosto precarie, anche perché oltre ad essere una fonte di guadagno il lavoro è considerato fonte di apprendimento continuo e di intrattenimento di rapporti sociali.

Gli anni novanta furono caratterizzati cambiamenti politici che portarono anche al mutamento del ruolo dello stato e dei mercati, ciò produsse anche una trasformazione del sistema economico sociale dovuto anche al ruolo delle organizzazioni internazionali. Come abbiamo visto durante il governo Menem lo stato venne accusato di corruzione e di clientelismo e il ruolo dell’Esecutivo risultò essere molto forte rispetto a quello giudiziale. La situazione di impoverimento e disuguaglianza venne risollevata, anche se nel 2001 cadde nuovamente creando la mobilità sociale, infatti la popolazione aveva perso la fiducia nel sistema democratico, il quale, dai governi precedenti, era stato esaltato e considerato come il sistema che avrebbe portato alla fine delle sofferenze della popolazione e all’inizio di uno sviluppo economico, mentre nella realtà le condizioni sociali ed economiche nel corso degli anni avevano subito dei continui peggioramenti, alternati a momenti di relativa stabilità. Il popolo adesso pretendeva di istaurare un governo democratico, non corrotto, trasparente che cercasse di migliorare realmente le loro condizioni e proteggesse i valori democratici. Negli anni novanta, effettivamente, il sistema democratico aveva portato a molti cambiamenti riguardanti il sistema lavorativo e i processi produttivi, ma invece di creare nuove possibilità di impiego ed il risollevamento della situazione erano stati proposti dei contratti a breve termine che venivano chiamati basura e le opportunità di lavoro continuavano ad essere scarse ed instabili, questo periodo fu anche caratterizzato da una struttura sindacale molto rigida anche se i sindacati avevano perso il loro peso. Per ciò che riguarda il

103 cambiamento dei processi produttivi, questo avvenne con le privatizzazioni e l’apertura del mercato che però causarono la scomparsa di molte aziende e a

procesos de razionalización de la producción ahorradores de mano de obra. De esta forma, los cambios producidos en las relaciones laborales, el funcionamiento de los mercados de trabajo la distribución del ingreso, produjeron como resultante fracturas en las relaciones asalariadas y fragmentación de la fuerza de trabajo133.

Questa situazione alimentò l’esclusione e la disparità sociale portando la disoccupazione a livelli molto alti. La forte disoccupazione generò lo sviluppo del corporativismo lavorativo che aveva come obiettivo quello di combattere la crisi e cercare un impiego. Le cooperative vennero create all’inizio degli anni novanta con livelli di attività e partecipazione molto alti, anche se in realtà bisogna sottolineare che delle cooperative regolarmente registrate, quelle effettivamente attive erano meno della metà. Il settore principale nel quale vennero create era quello dei servizi e sebbene ottennero buoni risultati, non furono mai elevati come quelli delle imprese convenzionali.

Come negli anni novanta, anche nel 2002, quando la crisi tornò a colpire duramente la società argentina, le politiche sociali si occuparono delle persone in estreme situazioni di povertà e vennero creati nuovi programmi come il Programa Jefes y Jefas de Hogar Desocupados. L’obiettivo era quello di inserire i disoccupati nel mondo del lavoro ed includere attraverso dei sussidi coloro che erano andati in pensione. Nel 2003 attraverso dei nuovi programmi venne data una forte spinta anche alle cooperative e all’interno del Ministero dello Sviluppo venne creato il Plan Nacional de Desarrollo Local y Economía Social “Manos a la Obra”attraverso il quale il governo si impegnava a migliorare le condizioni di vita delle famiglie disagiate e alla loro integrazione sociale grazie al nuovo sistema produttivo. “Promover la economia social mediante el apoyo técnico y financiero a emprendimientos productivos de inclusión social...fortalezer a organizaciones públicas y privadas”134. Con la creazione di questo programma si cerca di generare un maggior sviluppo locale ed incrementare il capitale sociale per far sì che le

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Vuotto, Mirta, “El cooperativismo de trabajo y la promoción del empleo” in La co-construcción de políticas públicas en el campo de la economía social, Prometeo Libros, 2007 Buenos Aires

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104 persone abbiano le caratteristiche giuste per poter scegliere attraverso il decentramento degli attori sociali, infatti si cerca di commercializzare e produrre i beni ed i servizi locali in modo da gettare le basi per l’equità sociale. La Secretaría de Obras Públicas ed i ministeri che si occupavano dello sviluppo sociale hanno promosso dei programmi per la costruzione di case e per la diffusione dell’acqua potabile. Il progetto che raggiunse i migliori risultati fu Manos de Obra riguardò tutto il paese e i risultati raggiunti si riferirono a tutto il territorio.

Per andare un po' sullo specifico, prima abbiamo parlato dell’attuazione di programmi anche a livello provinciale, alcuni hanno riguardato la Provincia di Buenos Aires. Nel 1992 venne creato il programma Manos Bonaerenses, con il quale si creavano delle microimprese a gestione famigliare per le famiglie che non erano inserite nel mondo del lavoro e il settore che ebbe più successo fu quello tessile. Nel 1996 videro la luce altri due programmi: Primera empresa associativa de jóvenes e Generación de Empleo riguardanti i giovani tra i 18 ed i 25 anni, mentre nel 1997 nacquero altri due programmi Generación de empleo associativo e Recuperar empresas en quiebra. Tutte queste iniziative promosse per la provincia di Buenos Aires diedero i propri frutti e nel 2004 un gruppo di 23 cooperative si associò per la realizzazione di nuove politiche di sviluppo e per dare una nuova organizzazione alle cooperative stesse. Per ciò che invece riguarda la città autonoma di Buenos Aires La Dirección General de Economía Social aveva due obiettivi principali e cioè “Fortalecimiento de Unidades Productivas y Fortalecimiento Institucional y Promoción de la Gestión Asociada”135. Lo scopo era aiutare le persone disoccupate che vivevano in condizioni di indigenza inserendoli attraverso il lavoro associativo nelle unità produttive, ciò poteva riguardare un singolo individuo oppure un gruppo di individui sempre però impegnati nella produzione di beni che avevano come fine ultimo quello dell’auto sostentamento, altrimenti sarebbero stati esclusi dal progetto.

Los proyectos de las unidades productivas son considerados en función de actividades económicas enmarcadas en sectores y actividades de producción, distribución y consumo que ofrezcan condiciones para generar la autosustentabilidad, y en función de su orientación al desarrollo, de estrategias que les permitan insertarse en circuitos de comercialización en las economías pública, privada formal y social...se privilegia el desarrollo de

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actividades que generen un impacto social para contribuir a la solución de los problemas locales136.

La situazione di crisi del 2001, che come abbiamo detto portò alla nascita di molte cooperative ed organizzazioni sociali servì anche a consolidare lo spazio associativo e le relazioni tra lo stato e le varie istituzioni, così questa relazione tra stato, società civile e settore privato e questo modo di lavorare unitamente ha generato una gestione trasparente delle politiche sociali.

Per ciò che concerne invece la gestione pubblica e privata delle politiche sociali, è stato fondamentale l’inserimento del settore privato e delle imprese, tanto da creare il Consejo Empresario137. Grazie a questi accordi infatti sono stati promossi molti finanziamenti nelle diverse province, progetti riguardanti lo sviluppo sociale e l’economia sociale che attraverso la ricostruzione del tessuto scoiale e produttivo hanno promosso l’inclusione degli attori sociali e dato libertà alle organizzazioni. Nel 2003 le cooperative sociali hanno avuto un ruolo molto importante nello sviluppo dei progetti, un ruolo più rilevante rispetto a quello che avevano nelle amministrazioni precedenti, e ciò avvenne soprattutto grazie alle collaborazioni con gli enti locali e con le varie istituzioni.

Come abbiamo potuto vedere l’economia argentina è rimasta stabile solamente per alcuni momenti, quando venivano adottati i vari Piani per migliorarla e stabilizzarla, ma dopo tutto tornava come prima o peggio. Le politiche adottate dai vari governi per cercare di aiutare la popolazione argentina nella maggior parte dei casi hanno prodotto dei risultati, ma comunque sono risultate fallimentari poiché non basta un sussidio per migliorare la condizione di una famiglia. Queste condizioni precarie economiche hanno portato anche molta gente a lasciare la loro amata Argentina e ad emigrare verso altre terre economicamente più stabili. Come vedremo nel capitolo successivo molti argentini decisero di raggiungere l’Europa, optarono per la Spagna, vista la lingua che li accomuna, ma anche e soprattutto per l’Italia, visto che molti di coloro che presero questa decisione erano italo- argentini, quindi con la doppia cittadinanza, con la possibilità di raggiungere, vuoi per rifare quello che avevano fatto i loro avi, quindi cercare un futuro migliore, vuoi per conoscere la terra dei loro

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Ibidem p.152 137

Questo Consejo Empresario è stato creato con l’obiettivo di mettere in evidenza la capacità delle varie località così che i finanziamenti siano utilizzate dalle imprese per alimentare le catene produttive.

106 avi e la loro stessa terra di cui avevano tanto sentito parlare, più facilmente lo Stivale, anche se come vedremo non sarà così semplice.

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TERZO CAPITOLO

L’immigrazione di rientro dei discendenti degli immigrati italiani in