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L’impegno per una pari dignità della Formazione Professionale

5. Il retaggio dei primi 40 anni

5.2. L’impegno per una pari dignità della Formazione Professionale

In questo caso, si farà riferimento alle parole di uno dei Presidenti del CNOS- FAP che si è battuto per la realizzazione di tale impegno. Una delle linee fonda- mentali costanti della politica della Federazione è consistita nella «piena valoriz-

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zazione della formazione di base di primo livello, innovandola fortemente, come risposta alle esigenze di una larga fascia di giovani che non accedono alla scuo- la secondaria superiore o sono emarginati dal sistema scolastico, e come auten- tica risorsa per elevare la qualificazione dell’operaio e renderlo capace di rinno- vamento.

A questo scopo si desidera fare della formazione professionale un vero e pro- prio sistema13[…] che, nel quadro della formazione permanente, preveda interventi di primo, secondo e terzo livello, e rientri periodici per mettere il lavoratore in gra- do di affrontare i cambi sempre più incalzanti» (Rizzini, 1988, p. 176; cfr. anche Editoriale, 1987 e 1999).

Fare della IeFP «un vero e proprio sistema»: ci sembra questo il filo condut- tore che ha guidato la Federazione CNOS-FAP in questi 40 anni promuovendo le sue politiche formative e affrontando, di volta in volta, le problematiche che al- lontanavano o facilitavano il raggiungimento di questo obiettivo.

Per comprendere la fatica di questo lungo cammino può essere utile ripercor- rere le tappe più importanti, anche se per cenni, della IeFP italiana nella quale la Federazione CNOS-FAP si è cimentata. Progressivamente, infatti, si è attuata una radicale trasformazione della valenza dei percorsi formativi offerti dalla Formazione professionale. Questo cambiamento, che ha visto alternarsi fasi critiche in cui ha prevalso un orientamento politico avverso e fasi di valorizzazione, si è concen- trato, in particolare, su tre segmenti:

– l’inserimento della FP nel sistema educativo di Istruzione e Formazione; – la delineazione di una filiera professionalizzante dai 15 ai 19 anni ed anche oltre; – l’inserimento nell’offerta formativa del “duale italiano” con alternanza prolun-

gata ed apprendistato.

5.2.1. La Formazione Professionale nel sistema educativo di Istruzione e Formazione

Mentre fino al 1999 i CFP si collocavano al di fuori dell’istruzione obbligatoria fis- sata in 8 anni di studio, con l’introduzione dell'obbligo formativo, sancito dall'arti- colo 68 della Legge n. 144 del 1999, si è avviato un percorso che ha portato con la legge n. 53 del 2003 all’inserimento della Formazione Professionale nel sistema edu- cativo di Istruzione e Formazione per l’assolvimento del diritto-dovere. Si è compiu- to così un evento storico, e precisamente l’inclusione, nell’ambito del nuovo sistema educativo, del sistema di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP).

Il valore storico di quanto è accaduto si può riconoscere nel confronto, per op- posto, con l’introduzione della scuola media unica nel 1962 che veniva realizza- ta – al contrario - eliminando l’avviamento professionale, considerato come un fat- tore di discriminazione e diseguaglianza sociale. Mentre allora ha prevalso il cri- terio dell’uniformità e della unicità di un percorso formativo generalistico, l’ulte-

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riore elevazione dell’obbligo di istruzione, portato a 16 anni mediante il diritto- dovere, è avvenuta facendo riferimento al principio della pari opportunità dei cit- tadini e dell’equivalenza formativa dei percorsi, che quindi si presentano cammi- ni differenti, ma equivalenti dal punto di vista del valore formativo. Questo pas- saggio riflette la crescente complessità sociale ed in particolare le differenze di condizione della popolazione, tenuto presente anche dei fenomeni immigratori, dell’overeducation, della disoccupazione giovanile e dei NEET.

L’attuazione della legge n. 53 del 2003 ha portato quindi alla creazione di un «doppio canale» nel sistema educativo, anche se molto disomogeneo nella sua consistenza, ma non rigido e con la possibilità di passaggi reciproci, che colloca la Formazione professionale in diritto-dovere di Istruzione e Formazione nel se- condo ciclo.

5.2.2. Dai percorsi di IeFP ad una filiera professionalizzante verticale

La possibilità di scelta dei giovani comprendente l’offerta della Formazione Professionale si è arricchita nel tempo acquisendo la caratteristica di una filiera professionalizzante continuativa, in verticale, che interessa almeno la fascia d’età 15-19 anni, comprendente la qualifica professionale triennale di livello europeo (EQF 3), il diploma professionale o quarto anno (EQF 4) ed infine l’anno di spe- cializzazione tecnica superiore – IFTS (EQF 4) aperta all’Istruzione Tecnica Supe- riore – ITS (EQF 5), una formazione superiore non universitaria.

In questo modo, la Formazione Professionale acquisisce un ventaglio di opportu- nità formative in verticale in grado di soddisfare le attese di un’utenza plurale che desidera inserirsi nel mondo del lavoro con titoli professionalizzanti di valore reale, riconosciuti nell’ambito comunitario, secondo una dinamica progressiva.

Occorre aggiungere anche che il sistema italiano non prevede una rigida se- parazione di questo canale da quello dell’istruzione; infatti diversi allievi dei cor- si IeFP gestiti dalle istituzioni formative accreditate, una volta acquisita la qua- lifica o il diploma professionale, si candidano per il passaggio all’istruzione tec- nica o professionale al fine di poter acquisire un diploma di Stato.

Va detto poi che l’accesso ai corsi di questa filiera non è limitato all’età del di- ritto dovere di istruzione e formazione, ovvero ai 18 anni, ma – specie per il di- ploma quadriennale, gli IFTS e gli ITS – risulta possibile anche oltre, in forza del diritto formativo di cui è titolare ogni cittadino. Questa opportunità, che in un primo tempo è stata limitata dalle Regioni e Province autonome ai soli minoren- ni, vede ultimamente un numero crescente di allievi che, provenendo da percorsi differenti di studio, di lavoro o di non lavoro, decidono di arricchire la propria pre- parazione al fine di assumere ruoli sociali riconosciuti e coerenti con le necessità dell’economia. Negli ultimi anni questa opzione risulta accentuata dal fenomeno dei «lavori orfani» – circa 250 mila richieste di lavoro che non trovano candida- ture soddisfacenti – e dalla pressante richiesta delle imprese ai CFP di figure for- mate nei diversi ruoli previsti.

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5.2.3. L’introduzione della “via italiana al sistema duale”

Dal 2014, l’offerta formativa nel nostro Paese è stata arricchita ulteriormente tra- mite l’inserimento dei percorsi del “duale italiano”, comprendente due significati dif- ferenti: in primo luogo indica una specifica tipologia di offerta formativa che si ag- giunge alle altre, connotata da caratteristiche sue proprie in particolar modo in ri- ferimento al rapporto con le imprese, alla durata dell’alternanza, al contratto di ap- prendistato, alla formula progettuale e infine alle tipologie di utenza cui si rivolge; in secondo luogo si riferisce ad un approccio formativo ed organizzativo che enfa- tizza ulteriormente il metodo peculiare della Formazione Professionale, applicabile pertanto all’intero ventaglio della sua offerta formativa, caratterizzato da un accordo più stretto con le imprese partner nella logica della corresponsabilità formativa, dal superamento del disciplinarismo, dalla metodologia dei compiti di realtà, dalla con- figurazione organizzativa dell’intrapresa formativa.

Da questo duplice significato discende la nuova tipologia di offerta formativa sollecitata anche dall’introduzione del duale nella strategia della Istruzione e For- mazione Professionale, e caratterizzata da sette tipi di azioni, ognuna riferita ad un mix di utenti potenziali:

– ragazzi provenienti dalla secondaria di primo grado, intenzionati a scegliere un percorso di istruzione e formazione professionale che permetta loro di ap- prendere un mestiere e inserirsi in tempi brevi nel mondo del lavoro;

– giovani in cerca di primo impiego, dotati di un titolo di studio che non con- sente un facile inserimento nel mondo del lavoro;

– disoccupati che hanno perso il lavoro e desiderano trovarne uno più stabile e coerente con le proprie caratteristiche (anche in collegamento con i servizi per il lavoro);

– giovani e giovani-adulti dispersi e NEET che vogliono rimettersi in gioco con per- corsi di formazione-lavoro basati su un accordo forte tra CFP e imprese (anche in collegamento con i nuovi CPIA-Centri Provinciali per l'Istruzione degli Adulti); – occupati che desiderano incrementare la propria professionalità o cambiare ti-

po di professione (es. percorsi a qualifica per adulti).

I percorsi formativi del duale, dopo un inizio sperimentale, sono diventati or- dinamentali a seguito della Legge di Bilancio 2018. Questa nuova modalità po- tenzia nei CFP la partnership con le imprese prevedendo una stretta integrazione tra la componente formativa e quella dei servizi per il lavoro, quest’ultima intro- dotta in quasi tutte le strutture a partire dalle norme nazionali e regionali miranti all’incremento dell’occupazione.

In definitiva, mentre fino al 1997 sembrava che la Formazione Professionale fosse destinata a dover abbandonare l’ambito giovanile per dedicarsi esclusiva- mente alla formazione degli adulti e delle imprese, i tre cambiamenti indicati han- no portato ad uno scenario totalmente diverso e per molti versi innovativo, coe- rente con la preoccupazione per il rilancio dello sviluppo e dell’occupazione, spe-

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cie a favore dei giovani, la componente che più di altre ha pagato le conseguen- ze della crisi economica. Certamente, questa nuova configurazione dei CFP esige un ripensamento della propria missione ed una diversa gestione formativa ed or- ganizzativa, in una direzione che ricorda quella delle Academy dei Paesi più avan- zati nell’ambito delle politiche formative.

Anche solo sfogliando la Rivista Rassegna CNOS si può evincere come la Fede- razione CNOS-FAP sia stata sempre attiva e propositiva per il raggiungimento de- gli obiettivi sopra richiamati. La partecipazione alle sperimentazioni, la produzione di documentazioni pertinenti, le ricerche, i monitoraggi, gli studi ed i confronti europei sono stati gli strumenti più utilizzati per essere, nei vari contesti, voce attiva e propositiva.