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Dati impiegati nell’analisi: classificazione dei sistemi di welfare La banca dati utilizzata per la presente analisi è OECD Health Data, aggiornata al mese d

Nel documento Rapporto CEIS 2007 - Capitolo 1 (pagine 127-134)

1.8 Sistemi di welfare nell’Unione Europea: analisi del processo di convergenza

1.8.2 Dati impiegati nell’analisi: classificazione dei sistemi di welfare La banca dati utilizzata per la presente analisi è OECD Health Data, aggiornata al mese d

giugno 2006. La possibilità di aggiornare annualmente la banca dati conferisce al presen- te studio la caratteristica della replicabilità e della confrontabilità dei risultati anno per anno. L’analisi si differenzia da uno studio precedente (Corrado, Londoño, Mennini e Trovato,

CEIS - Sanità 2007

Rapporto

dati OECD avvicina il presente lavoro allo studio sull’evoluzione della spesa sanitaria, condotto su elaborazioni dei dati tratti dalla stessa fonte e incluso nel presente Rapporto. L’analisi è stata condotta per gli anni dal 1980 al 2001, ultimo anno disponibile per quan- to riguarda le variabili di spesa inerenti al welfare.

Essa è stata svolta su 23 Paesi europei e presenta, pertanto, un quadro più ampio rispet- to ad altri lavori che hanno limitato l’indagine ad un campione più ristretto di Paesi. I Paesi osservati, sia già aderenti che non ancora entrati a far parte dell’Unione sono: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Repubblica Slovacca, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Regno Unito.

Poiché ciascuno di essi, come si è detto, è caratterizzato da differenti politiche in tema di welfare, è possibile operare una classificazione, sulla base delle linee guida individua- te da Esping-Andersen (1990), che identificano:

1) un modello liberale; 2) un modello corporativo;

3) un modello social democratico.

A questi modelli, ai fini della presente analisi, è stata aggiunta una quarta categoria, che comprende:

4) i Paesi dell’Europa mediterranea (in sostanza, le Regioni ad obiettivo 1 dell’Unione); 5) un’ultima categoria di Paesi che, per le loro peculiarità e diversità di regimi istituziona- li non sono suscettibili di essere inquadrati in nessuna delle categorie precedenti. Nella prima categoria - liberale – rientrano Regno Unito e Irlanda. Sono Paesi “corpora- tivi”, e rientrano, perciò, nella seconda categoria, i Paesi scandinavi (Danimarca, Finlandia, Svezia, Norvegia).

La terza categoria (Paesi laddove il welfare è improntato a caratteristiche social demo- cratiche) comprende Austria, Belgio, Lussemburgo, Olanda, Francia. Tra i Paesi mediter- ranei (quarta categoria) rientrano Italia, Portogallo, Spagna, Grecia.

Infine, vi sono Turchia, Islanda, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Polonia, Ungheria e Svizzera (quinta categoria). Ad eccezione di Islanda e Svizzera, si tratta di Paesi che hanno sperimentando un periodo di transizione in vista dell’ingresso nell’Unione Europea. Ricordiamo che i dati su cui l’analisi è stata svolta giungono fino al 2001. L’ingresso nell’Unione Europea è successivamente avvenuto per tutti i Paesi dell’Europa dell’Est, ad eccezione della Turchia, che ha comunque posto in essere delle misure finalizzate alla convergenza.

La spesa sociale totale, che costituisce la variabile principale analizzata nel presente stu- dio, può essere ulteriormente disaggregata, seguendo la distinzione fornita dall’OECD in: • spesa per il pagamento delle pensioni di anzianità;

• spesa per le pensioni di reversibilità; • benefici a favore dei soggetti disagiati; • spesa per la salute;

• spesa in favore dell’occupazione;

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• altre spese.

Le altre variabili considerate nella presente analisi al fine di tracciare un quadro del wel-

fare in Europa sono:

• popolazione (disaggregata per classi di età - under 14, over 65, donne, uomini); • occupazione (donne, uomini);

• speranza di vita per la popolazione. 1.8.3. Metodologia impiegata

La metodologia di stima è stata estrapolata dalla letteratura sulla convergenza (Sala i Martin, 1986, Barro e Sala i Martin, 1995).

L’ipotesi da testare è che vi sia un livello uniforme di spesa pubblica pro capite per wel-

fare verso cui tutti i Paesi tendono. Valori omogenei negativi di βper tutti i Paesi implica- no una tendenza verso la convergenza transnazionale dei sistemi di welfare.

La prima equazione stimata tiene conto della distinzione tra i diversi gruppi di Paesi in base alle politiche di welfare attuate2:

1) lytit= α+ kr+ βlyti 0+

ε

it

La seconda equazione stimata, invece, considera l’interazione tra il livello di spesa inizia- le e i singoli Paesi osservati.

2) lytit= α+ βlyti 0* paese +

ε

it

In questo caso, un segno negativo per i coefficienti βassociati a tutti i Paesi indica come vi sia una generale convergenza: vi è, in altre parole, la tendenza ad allontanarsi da un ini- ziale livello di spesa per welfare, che è differente per tutti i Paesi e a convergere verso un unico livello di spesa. Quanto più alto il coefficiente stimato, tanto maggiore la velocità di convergenza3.

Un coefficiente β>0 indica, invece, che i Paesi sono lontani dall’equilibrio e che la varian- za della spesa per welfare pro capite nazionale va aumentando con il tempo.

Le due specificazioni sopra descritte sono state stimate due volte, tenendo conto, nel primo caso, dei dati anteriori al 1992 (periodo pre Maastricht) e, in una seconda stima, dei dati successivi al 1992.

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Rapporto

2 Nell’equazione lyt

it= α+ kr+ βlyt i 0+ εi t

lyt it rappresenta il tasso di crescita della spesa per welfare, lyti 0è la spesa iniziale e il parametro βmisura la velocità di conver-

genza. krassume i valori 1, 2, 3, 4, 5 a seconda del modello di welfare in cui il paese considerato può essere inquadrato.

Ricordiamo che la distinzione è stata fatta tra: 1) modello liberale;

2) modello corporativo; 3) modello social-democratico;

4) paesi dell’Europa mediterranea (obiettivo 1); 5) altri Paesi.

La categoria di riferimento è la prima (Paesi il cui modello di politica sociale è liberale); di conseguenza, un valore di kr ugua- le a 1 indica che il paese considerato ha un sistema di welfare liberale.

3 Valori omogenei negativi di _, infatti, implicano una relazione inversa tra il valore iniziale della spesa e la sua variazione futu-

ra: in altre parole, vi è un progressivo allontanamento da una situazione di disequilibrio verso una situazione di convergenza dei livelli di spesa sociale

1.8.4. Risultati

Dalle stime effettuate si nota come il processo di convergenza si accentui nel periodo successivo agli accordi di Maastricht.

Nella tabella 1 è possibile osservare la variazione della spesa per welfare in entrambi i periodi considerati (pre e post accordi di Maastricht). Come si è detto, si tiene conto della classificazione dei Paesi a seconda del modello di politica sociale adottato.

Variabile dipendente:

tasso di variazione della spesa per welfare

Modello corporativo

Modello social democratico

Paesi Europa mediterranea

Altri Paesi

Spesa per welfare nel periodo iniziale

Costante Numero osservazioni Log Likelihood Devianza/Gradi di libertà Coefficiente stimato, periodo antecedente al 1992 (tra parentesi gli errori standard)

0.013 (0.039) 0.089 (0.082) 0.021 (0.067) -0.272 (0.214) -0.144 * (0.084) 1.511 *** (0.603) 202 -29.443 0.080

*** significativo al 99%; ** significativo al 95%; * significativo al 90%

Coefficiente stimato, periodo successivo al 1992 (tra parentesi gli

errori standard) 0.023 (0.077) 0.026 ** (0.114) 0.195 * (0.110) -0.815 *** (0.183) -0.529 *** (0.090) 4.939 *** (0.601) 178 74.107 0.026 Tabella 1 - Variazione della spesa per welfare

distinzione per modelli istituzionali

Nella prima stima, il coefficiente associato alla spesa per welfare nel periodo anteceden- te agli accordi di Maastricht è negativo, seppur debolmente significativo. Non sono, inve- ce, significativi i coefficienti stimati per i gruppi di Paesi.

Il gruppo di riferimento è dato da sistemi liberali come Regno Unito e Irlanda. Un coeffi- ciente quanto più elevato e significativo associato a ciascuna delle variabili dummy rela- tive ai diversi modelli istituzionali, segnala una maggiore attenzione alla spesa per welfa-

re: l’appartenenza ad una categoria di Paesi può influire, pertanto, sul valore predetto

della spesa per l’attuazione di politiche sociali.

Da questa prima stima si nota come un maggiore impatto sia esercitato dai Paesi inclu- si tra quelli che adottano un modello di tipo social democratico come Austria, Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda e Francia. L’inclusione dei Paesi nell’ultima classe ha, invece, un effetto negativo. Tale risultato non stupisce, trattandosi di Paesi come Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Ungheria, Polonia, che solo in anni recenti (non ricompresi nel periodo di osservazione, che arriva fino al 2001) sono entrati a far parte dell’Unione, o non vi sono ancora entrati, come Turchia e Islanda, e che, di conseguen- za, avvertono in misura minore le pressioni per un’armonizzazione delle politiche sociali. Nella seconda stima, riferibile al periodo successivo agli accordi di Maastricht, tutti i coef- ficienti sono aumentati nel valore e quasi tutti risultano significativi. Una maggiore con- vergenza si desume dal valore del coefficiente associato alla spesa sociale iniziale, nega- tivo e più elevato, in valore assoluto, rispetto al coefficiente stimato per il periodo pre Maastricht. È significativo lo sforzo compiuto in tema di convergenza dai Paesi dell’area mediterranea (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia).

Ad eccezione del secondo gruppo (Paesi scandinavi, i quali presentano un modello di politiche sociali di tipo “corporativistico”), i coefficienti stimati per le altre dummies risul- tano significativi: l’impatto maggiore è nuovamente associato ai Paesi il cui modello è social-democratico.

Un approfondimento del modello riguarda la stima del coefficiente di convergenza β tenendo conto dell’effetto esercitato da ciascun Paese sulle politiche sociali.

Tale effetto è valutato attraverso l’inclusione di variabili dummy relative a ciascun Paese per il livello di spesa per l’attuazione delle politiche sociali. Alcuni Paesi (Ungheria, Olanda, Portogallo, Repubblica Slovacca, Turchia e Regno Unito) sono stati esclusi dalla stima a causa di multicollinearità. Anche in questo caso la stima viene svolta per il perio- do pre Maastricht e post Maastricht. Il Paese di riferimento è l’Austria e i risultati posso- no osservarsi nella tabella 2.

Vi è un’alternanza tra segni positivi e negativi dei coefficienti βstimati, indice che non tutti i Paesi hanno attuato una politica di convergenza. Tuttavia si nota come il coefficiente medio di convergenza sia significativamente diverso da zero, indicando una convergen- za media dell’insieme dei Paesi considerati anche se esiste una forte dissonanza tra le dinamiche di convergenza dei diversi Paesi, così come evidenziano gli specifici coeffi- cienti. Il coefficiente βstimato per la spesa per welfare nel periodo iniziale ha un segno negativo, ad indicare, come già visto nel primo modello stimato, come già prima del 1992 sia in atto una debole convergenza delle politiche sociali.

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I coefficienti stimati per i singoli Paesi possono segnalare una situazione pressoché invaria- ta (persistenza del segno positivo o negativo dal primo al secondo periodo), oppure eviden- ziare una variazione nell’effetto sulla spesa pubblica per welfare da un periodo all’altro (variazione da segno negativo a positivo). Per alcuni Paesi il coefficiente stimato diviene significativo nel secondo periodo: è il caso, ad esempio, di Francia e Lussemburgo, il cui coefficiente negativo tende ad aumentare in valore assoluto nel secondo periodo. Esso è, invece, positivo per Danimarca, Finlandia e Italia. Per quest’ultima si ha un aumento minore in valore assoluto rispetto a quanto registrato per gli altri Paesi.

Irlanda, Norvegia e Svizzera sono Paesi per cui si registra una variazione nel segno del coefficiente stimato (da negativo a positivo) dal primo al secondo periodo ed anche una variazione nella significatività.

Un’indagine più accurata potrebbe soffermarsi sulle misure di politica sociale attuate all’interno di ciascuno di questi Paesi, correlando, altresì, tale risultato positivo con la variazione dei coefficienti stimati per gruppi di Paesi a seconda del diverso modello isti- tuzionale.

La circostanza che i Paesi per cui si è registrata questa significativa variazione (nel segno oltre che nella significatività) siano caratterizzati da diversi modelli istituzionali potrebbe spiegare l’eterogeneità all’interno di ciascun gruppo. Tale eterogeneità, a sua volta, potrebbe essere rilevata da un’analisi su dati panel nella quale si tiene conto di etero- schedasticità all’interno di ciascun panel e, data l’inclusione della variabile relativa ai livel- li passati di spesa per welfare, di autocorrelazione seriale).

1.8.5. Conclusioni

L’obiettivo della presente analisi è consistito nel valutare se la diversità tra i regimi istitu- zionali possa condizionare il processo di convergenza verso un unico modello di politica sociale e, di conseguenza, se più sistemi di welfare possano coesistere tra loro, o se, in ambito europeo, solo un modello è destinato a prevalere sugli altri.

L’analisi è stata condotta su dati OECD e ha riguardato 23 Paesi europei, osservati dal 1980 al 2001.

Data la diversità istituzionale dei Paesi posti a confronto, può concludersi come la con- vergenza verso un modello Europeo di politica sociale sia un obiettivo in itinere seppur ancora lontano. I risultati per alcuni Paesi, tra cui figurano Belgio, Germania, Grecia, Spagna, Svezia, entrati a far parte dell’Unione sin dalla sua costituzione – Belgio e Germania – negli anni ‘80 – Grecia e Spagna – e nel corso degli anni ‘90 – Svezia – quin- di presenti da almeno 6 anni nell’Unione rispetto al periodo per cui si svolge l’analisi (dai quali ci si attenderebbe uno sforzo più accentuato nell’adesione ad un comune modello di politica sociale) si sono mantenuti sostanzialmente invariati. Si evidenziano, tuttavia, alcune significative variazioni per i Paesi dell’area mediterranea e per Irlanda e Norvegia e, complessivamente un aumento della convergenza, misurata dal coefficiente

. La replicazione con cadenza annuale della presente analisi consentirà di verificare se la sintonizzazione delle politiche sociali continui ad aver luogo coinvolgendo anche i Paesi di recente entrati a far parte dell’Unione.

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Rapporto

Variabile dipendente:

tasso di variazione della spesa per welfare

Belgio Repubblica Ceca Danimarca Finlandia Francia Germania Grecia Islanda Irlanda Italia Lussemburgo Norvegia Polonia Spagna Svezia Svizzera

Spesa per welfare nel periodo iniziale Costante Numero osservazioni Log Likelihood Devianza/Gradi di libertà Coefficiente stimato, periodo antecedente al 1992 (tra parentesi gli errori standard)

-0.042 (0.166) -0.112 (0.175) 0.112 (0.153) 0.031 (0.160) -0.099 (0.169) 0.128 (0.130) 0.009 (0.136) 0.021 (0.154) -0.024 (0.169) 0.237 (0.174) -0.113 (0.171) -0.039 (0.119) 0.009 (0.150) -0.007 (0.137) -0.054 (0.175) -0.062 (0.158) -0.035 (0.053) 0.733 *** (0.295) 202 -23.669 0.081

*** significativo al 99%; ** significativo al 95%; * significativo al 90%

Coefficiente stimato, periodo successivo al 1992 (tra parentesi gli

errori standard) -0.022 (0.061) -0.421 (0.063) 0.194 *** (0.058) 0.120 ** (0.059) -0.115 * (0.061) 0.075 (0.054) 0.027 (0.054) 0.044 (0.058) 0.179 *** (0.061) 0.297 *** (0.058) -0.229 *** (0.062) 0.242 *** (0.053) 0.040 (0.057) 0.031 (0.055) -0.075 (0.063) 0.179 *** (0.059) -0.211 *** (0.020) 2.652 *** (0.135) 178 112.464 0.018 Tabella 2 - Variazione della spesa per welfare - distinzione per Paesi

za delle politiche sociali potrebbe essere intesa come un obiettivo primario per tutti i Paesi. Come sottolineato da Boeri (2002), infatti, la sovraimposizione di un unico model- lo potrebbe vanificare gli sforzi di ciascun Paese nell’attuazione delle proprie politiche assistenziali e redistributive: più che essere compito dei singoli Paesi, la convergenza dovrebbe essere un obiettivo per le istituzioni europee. Queste ultime dovrebbero intro- durre degli standard comuni nello sviluppo di politiche di protezione sociale, governando il processo di armonizzazione tra le singole politiche nazionali.

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Nel documento Rapporto CEIS 2007 - Capitolo 1 (pagine 127-134)