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Con il termine comunicazione (dal latino cum = con, e munire = legare, costruire e dal latino communico = mettere in comune, far partecipe) si intende quel processo di trasmissione di un'informazione da un individuo a un altro (o da un luogo a un altro), attraverso lo scambio di un messaggio che viene elaborato secondo le regole di un determinato codice comune . 30

Secondo la tassonomia di Roman Jakobson (linguista e semiologo russo, iniziatore del 31

formalismo e dello strutturalismo) sono sei i fattori che entrano in gioco durante i processi comunicativi: • emittente, • contatto, • messaggio, • codice, • contesto • destinatario.

Gli elementi principali sono rappresentati dall’emittente, dal messaggio e dal destinatario. Affinché la comunicazione abbia luogo è necessaria la presenza di qualcuno che produca il messaggio e di un destinatario che lo recepisca. Quindi, per garantire una comunicazione efficace, è necessario che l’emittente e il destinatario

v. Enciclopedia Treccani: <https://www.treccani.it/vocabolario/comunicazione/>

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Jakobson, R. 1972. «Linguistica e teoria della comunicazione.» In Estetica e teoria dell'informazione, a cura

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condividano lo stesso codice linguistico, cioè che parlino la stessa lingua. In più, lo scambio comunicativo deve avvenire attraverso un contatto, ovvero il canale che unisce, in maniera virtuale o materiale, l’emittente al suo pubblico.

Il processo, così schematizzato, appare abbastanza immediato. Tuttavia, esistono delle situazioni in cui il messaggio non può essere trasmesso in maniera così diretta. Immaginiamo una situazione in cui l’emittente e il destinatario non condividano lo stesso codice. In quel determinato caso, è comunque possibile garantire una comunicazione efficace?

La risposta è affermativa ed è qui che entrano in gioco la traduzione e l’interpretazione. L’interprete e il traduttore possono essere infatti considerati come il canale in grado di garantire lo scambio di informazioni dall’emittente al destinatario del messaggio. Queste figure professionali hanno quindi il compito di comprendere e decodificare il messaggio del mittente per poi ricostruirlo utilizzando il codice comprensibile al destinatario. Se si prende in considerazione l’etimologia del verbo tradurre, si potrà capire meglio il suo significato. Il verbo tradurre deriva dal latino traducĕre «trasportare, trasferire» (comp. di trans «oltre» e ducĕre «portare») e significa proprio 32

trasportare, volgere un messaggio da una lingua all’altra.

È un processo complesso che non può essere ridimensionato al singolo atto linguistico. Tradurre implica il coinvolgimento di moltissimi aspetti culturali e personali: non basta, infatti, considerare la lingua all’interno di un sistema chiuso, è necessario collegarla alla sua dimensione culturale. Un’espressione assume un valore e un significato diversi a seconda del contesto culturale in cui viene inserita. Quando si traduce un testo, solitamente lo si fa per un pubblico che parla una lingua diversa dalla nostra e che quindi proviene da un contesto culturale diverso. Le differenze non risiedono soltanto nella lingua, ma anche negli usi e nelle tradizioni del popolo.

v. <https://www.treccani.it/vocabolario/tradurre/>

Interprete e traduttore possono essere quindi paragonati a dei ponti che permettono il passaggio del significato del messaggio da una lingua all’altra, ma non solo: fungono da ponte anche tra culture che, altrimenti, sarebbero difficilmente in grado di comunicare. Lo stesso Jakobson considera la traduzione come un atto di comunicazione. Essa, infatti consiste nel trasporre il significato di un messaggio da una lingua di partenza a una lingua di arrivo.

Lo studioso russo propone uno schema tripartito, divenuto un punto di riferimento per gli studi successivi, in cui individua tre tipi di traduzione:

• endolinguistica, che consiste nell’interpretazione dei segni linguistici per mezzo di altri segni della stessa lingua;

• interlinguistica, o traduzione propriamente detta, che consiste nell’interpretazione dei segni linguistici per mezzo di un’altra lingua;

• intersemiotica, quando segni linguistici vengono interpretati attraverso i segni di un sistema non linguistico. 33

Ciò che accomuna questi tre tipi di traduzione, è l’impossibilità di arrivare ad una equivalenza completa tra i sistemi culturale e linguistico del testo di partenza e quelli del testo di arrivo. Edward Sapir definiva la traduzione come “una guida alla realtà 34

sociale”. Ogni lingua rappresenta la realtà come un insieme di Weltanschauungen (visioni del mondo) a cui corrispondono diverse Weltansichten (opinioni sul mondo):

“Non esistono due lingue che siano sufficientemente simili da essere considerate come rappresentanti della stessa realtà sociale. I mondi in cui vivono differenti società sono mondi distinti, non sono semplicemente lo stesso mondo con etichette differenti.”

(Sapir 1972).

Tutto ciò è causato dalle loro diversità, tanto che neppure la sinonimia può garantire la piena equivalenza. Bisogna infatti tenere a mente che la traduzione causa sempre una

Bertazzoli, R. 2006. La traduzione: teorie e metodi. Roma: Carocci Editore.

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.Sapir, E. 1972. Cultura, linguaggio, personalità. Torino: Einaudi.

perdita di informazione, e questa perdita può essere dovuta sia a scelte consapevoli del traduttore sia al fatto che due lingue non sono mai del tutto sovrapponibili.

Come affermava lo stesso Umberto Eco:

“Cercare di capire come, pur sapendo che non si dice mai la stessa cosa, si possa dire quasi la stessa cosa. A questo punto ciò che fa problema non è più tanto l’idea della stessa cosa, né quella della stessa cosa, bensì l’idea di quel quasi .” 35

La corrispondenza tra due lingue è quindi quasi impossibile, sopratutto a causa dei fattori culturali che entrano in gioco durante questi processi. Tradurre è un’attività che implica un ragionamento e una riflessione costanti. Il traduttore non deve mai smettere di interrogarsi per cercare di avvicinarsi a quella che potrebbe essere una delle possibili soluzioni traduttive.

La globalizzazione ha reso sempre più necessaria la conoscenza delle lingue in qualsiasi ambito. Conoscere bene una lingua dal punto di vista della correttezza grammaticale non consente, però, di eliminare totalmente i possibili fraintendimenti derivanti da errori di traduzione. Le incomprensioni nate da traduzioni errate possono ostacolare molte delle nostre azioni: dalle più semplici attività quotidiane ai più importanti accordi internazionali.

La difficoltà a comunicare con efficacia, specialmente con chi non parla fluentemente una lingua straniera, può influenzare negativamente non solo le relazioni commerciali che un’impresa decide di intraprendere con dei partner esteri, ma anche il semplice servizio prestato ai propri clienti. Per questo motivo le aziende che vogliono costruire relazioni nel mercato globale, dovrebbero puntare (quando possibile) sullo sviluppo in-house delle competenze e delle conoscenze linguistiche, oppure fare affidamento su figure professionali apposite.

Eco, Umberto, 2003. Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, Milano: Bompiani.