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Gli imprevisti di un viaggiatore «senza contrattempi e inconvenienti»

II.1. Notizie dall’Adriatico

II.1.2. Gli imprevisti di un viaggiatore «senza contrattempi e inconvenienti»

Nei resoconti di viaggio del Fortis non si ritrovano le comuni notazioni diffuse a Venezia dai viaggiatori che lo hanno preceduto nell’esplorazione della Dalmazia. A titolo d’esempio ricordo, a livello paesaggistico, il quadro di una regione vista come ripetizione monotona di un unico masso marmoreo149. E, sulla stessa scia, non va dimenticato il problema della poca sicurezza delle terre dalmate e le difficoltà della navigazione in un Adriatico infestato dai pirati.

È interessante ripercorrere l’avventura di questo viaggiatore partendo proprio da quegli intoppi così abilmente elusi nei resoconti a stampa, dove tuttavia l’autore non rinuncia alla prima persona, garanzia di veridicità. L’aggancio biografico funge spesso da prova diretta dell'erroneità di stereotipi e pregiudizi arbitrari.

Nella perlustrazione delle terre dalmate, Fortis non va in ricerca di immagini odeporiche diffuse da altri viaggiatori. Non vuole cadere nelle trappole dei luoghi comuni e delle inutili descrizioni. Nel suo carteggio, tuttavia, l’autore non effettua la

146

Ibidem.

147 A. FORTIS, Viaggio cit., p. 201.

148 Ibidem.

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cernita delle informazioni che ha dato origine al Viaggio in Dalmazia e lo vediamo registrare bisogni e disagi contingenti. Di estremo interesse è lo sviluppo del tema della pericolosità dalmata. Il lettore ricorda le parole positive espresse dal viaggiatore stesso nel Viaggio in Dalmazia circa l’affidabilità degli Aiducchi e la conseguente sicurezza di un viaggio in quei territori. Stupisce dunque di rinvenire nel carteggio una certa preoccupazione proprio per quegli stessi Aiducchi che, nel resoconto del 1774, aveva definito come dei «galantuomini»150. Difatti, scrive che la sua «bonne Anastasie», prima di arrivare a Sebenico, ha trascorso «quelques mois dans l’inquietude, parceque les Haiducks avaient donné des raisons de craindre quelque mauvais tour de leur coté»151. Era il 1780 quando Fortis scriveva all’amico Sorgo quelle parole. Il 5 marzo 1794, però, il ragionamento fortisiano coinvolge un’altra volta la sicurezza della Dalmazia e questa volta in positivo. Cito dalla lettera scritta a Bajamonti da Padova:

Il professor Volta è stato assalito e spogliato dai ladri di strada… non già in mezzo della Puglia deserta come io vostro servo quattro o cinque anni sono, non fra Klissa e Scign [sic], non fra Trigl e Imoski, ma fra Pavia e Milano, dove si teme di peggiorar condizione. Beati noi, se non voi!152

Dal carteggio è evidente che lo stesso autore propone, di volta in volta, sfaccettature diverse e, talvolta contraddittorie, della Dalmazia. Tuttavia, su un piano letterario, ha cercato di rivalutare le immagini dei Morlacchi e degli Aiducchi.

Un inconveniente che tormenta Fortis-viaggiatore è quello del tempo sfavorevole alle sue escursioni, che diventa motivo di soste prolungate e inutili. Alle condizioni meteorologiche poco propizie si aggiunge talvolta l’impossibilità di trovare

150 A. FORTIS, Viaggio cit., p. 41.

151 AHIZ, XV/21/A IV 19, lettera del 2 febbraio 1780 di A. Fortis, «à Sestrom dans le Canal de Zara»: a M. Sorgo, s.l., è stata pubblicata in F. R. MAIXNER, O Fortisu kao francuskom piscu cit., pp. 314-316.

152

AMS, Documenti cit., XII/B-48-44, lettera del 5 marzo 1794 di A. Fortis, Padova: a G. Bajamonti. Segnalo che nell’inventario del carteggio fortisiano, Muljaĉić non ha registrato questa lettera, però la ha citata in Zadnje putovanje Alberta Fortisa u Dalmaciju, in «Radovi FF u Zadru», XIV-XV (1976), Razdio filoloških znanosti, p. 392, nota 22.

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cavalli e Fortis è costretto a viaggiare in groppa a un mulo153. Cito da una lettera del 1779 scritta a Rados Antonio Michieli Vitturi:

Io sono ricalato a Spalato: ma vedo impossibile la escursione a Castel Vitturi progettatami dalla di Lei ospitale gentilezza. Il tempo è brutto per tentar la via del mare; i cavalli sono introvabili o inadoperabili per la via di terra, ed oltre tutto questo, venerdi mattina si conta di cavalcare di nuovo per la Morlacchia.154

Ma ciò che fa andare su tutte le furie il nostro viaggiatore è quello di perdere ‘occasioni’ di viaggio, come ci testimonia la lettera del 16 novembre 1779 scritta a Rados Antonio Michieli Vitturi:

Sono indispettito perché il mio abate Alberti cala da Sign. Stamane è partita una barca vuota per Curzola, ed egli è causa dell’occasione perduta o della perdita dell’occasione, che sarà meglio eletto. Stò dispostissimo a venir ai Castelli e a Traù e al capo del mondo opposto a Napoli, poiché quanto mio buon uomo mi vuol dar tempo di vagare.155

Allo stesso modo, Fortis non sopporta il fatto di rimaner imprigionato in un determinato luogo: è un’altra espressione dell’importanza conferita alla libertà di muoversi. Ed è sempre il vento – l’«ostinato scirocco»156 e non la fredda bora di altri viaggiatori – il leit-motiv dei disagi fortisiani:

153 Parlando della visita di Stagno Fortis scrive, per l’appunto, di aver raggiunto la cittadina medievale servendosi di un mulo. Cfr. Lettera XVIII del 1 gennaio 1780 di A. Fortis, Ragusa: a R. A. Michieli Vitturi, Postire, in «LD», IV/16 (19 aprile 1891), pp. 127-128.

154 Lettera XII dell’8 novembre 1779 di A. Fortis, Spalato: a R. A. Michieli Vitturi, [Castel Vitturi], in «LD», IV/10 (8 marzo 1891), p. 78.

155

Ivi, N.N., Lettera XIII del 16 novembre [1779] di A. Fortis, s.l. [ma Spalato]: a R. A. Michieli Vitturi, [Castel Vitturi], pp. 78-79.

156 Lettera XVI del 12 dicembre 1779 di A. Fortis, Spalato: a R. A. Michieli Vitturi, [Castel Vitturi], in «LD», IV/14 (5 aprile 1891), p. 111.

54 Chi non crede nel diavolo157 venga in mare, e vi crederà. […] Oggi

son qui [nel porto di Sant’Arcangelo], giacchè lo Scirocco fattosi Maestro Tramontana non ci permise di passar il canale.158

Oltre a opprimere il viaggiatore in una soffocante ‘prigionia’, il maltempo può diventare causa di percorsi alternativi come nel caso dell’escursione a Stagno:

Il vento contrario ci à obbligati a fare una parte del viaggio per montagne asprissime a cavallo di muli.159

Un altro tipo di prigionia che tiranneggia il nostro viaggiatore è quella della mancanza di danaro. In una lettera del 1791 Fortis ci informa di dover viaggiare su barche mercantili, vista la sua poca disponibilità monetaria160.

Nelle pagine epistolari del Fortis trova spazio anche il riferimento a un tedioso viaggio per mare. Per ingannare la noia della navigazione, il viaggiatore s’improvvisa artigiano e mette in pratica gli insegnamenti di Descia Gozze nell’esecuzione di ‘gaetani’161

:

Io impiegava i miei scarsi talenti sotto la direzione vostra in apprendere la teoria e la pratica della grand’arte di far Gaetani (arte che mi à giovato moltissimo in questa nojosa navigazione), e trovava, anche in questionando sui varj modi di ravvolgere il filo alle dita, un’occupazione piacevole.162

157

Dopo una rilettura del manoscritto autografo, ho constatato che nell’originale si trova la parola ‘diavolo’ e non ‘destino’ come ha trascritto Ţ. MULJAĈIĆ, Putovanja Alberta Fortisa cit., p. 70.

158 AMS, Documenti cit., XII/B-48-32, lettera del 29 gennaio 1791 di A. Fortis, Porto Carboni: a G. Bajamonti, Spalato (con poscritto del 1 febbraio, Sant’Arcangelo).

159 Lettera del 1 gennaio 1780 cit., p. 127.

160 Lettera del 29 gennaio 1791 cit.

161

Il termine ‘gaetano’ deriva probabilmente da quello di gajtan, che si può tradurre propriamente con l’italiano gallone. Cfr. M. DEANOVIĆ, J. JERNEJ, Hrvatsko-talijanski rječnik, Zagreb 19949

, p. 194.

162 Lettera del 2[9] novembre 1780 di A. Fortis, Onia: a D. Gozze, Ragusa, in Iz korespondencije, p. 98. Per colpa della corruzione del documento la data è incerta, ma si può stabilire che sia stata scritta tra il 20 e il 29 novembre 1780.

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In conclusione, riporto uno stralcio della lettera del 28 ottobre 1780, dalla quale si evince una regola utile da diffondere fra i viaggiatori. E in quanto a normativa, Fortis manifesta la propria ira nei confronti del galateo di Giovanni della Casa scrivendo:

Iddio perdoni a chi non à voluto permettermi jeri l’andare a bordo per vedere un poco l’alcova mia! Ma io non perdonerò già, io; e ‘l primo Galateo del Casa, che mi capiterà alle mani, sarà vittima della mia giusta vendetta. Intanto io scolpirò a caratteri indelebili nella mia memoria. «Che, chi à da viaggiare per mare è in dovere di visitar prima la sua barca, a costo di piantare due Dame sul lido, sotto pena d’esser dichiarato bestia, o d’essere impedito dall’imbarcarsi».163

In tutte le opere fortisiane, troviamo regole e dettami da impartire ai viaggiatori sottoforma di precetti o di semplici suggerimenti. E, difatti, come ci informa Carlo Amoretti, primo biografo fortisiano, il padovano aveva intenzione di scrivere una Guida

al viaggiatore naturalista in Italia, che sfortunatamente è andata perduta.164 Questo aspetto meriterebbe una particolare attenzione e ulteriori approfondimenti.