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È dato riscontrato dall’evoluzione descritta nelle pagini precedenti che dagli inizi degli anni ’90 molte Confederazioni globali (GUFs) – e la stessa Confederazione internazionale dei sindacati (CIS/ITUC)247 – hanno posto gli Ifas al centro delle loro strategie nel

sostenere la Corporate social responsibility, anche per quanto concerne gli impegni rivolti verso le altre imprese consociate nel medesimo gruppo, le sedi distaccate, i fornitori e gli appaltatori. Esse infatti consideravano la rapida crescita di forme volontarie e unilaterali di regolazione, quali i codici di condotta – che più di ogni altro strumento operativo hanno segnato nell’esperienza recente l’evoluzione della Responsabilità sociale dell’impresa - come una grave minaccia che andava ad escludere i rappresentanti dei lavoratori dalla sfera tradizionale del partenariato sociale248. Oltre a questo scetticismo sorto dal semplice

fatto che la Csr fosse management-driven, molti del movimento del lavoro ritenevano che la promozione della Csr fosse segno del declinante interesse delle istituzioni tradizionali di

governance nazionali e internazionali nei cambiamenti socio-economici della

globalizzazione. E dunque del fallimento delle attività delle istituzioni verso la creazione di una dimensione sociale globale249. Questo portò all’idea generale che un vuoto politico e

regolamentare si stava sempre più diffondendo a livello internazionale, che al contempo veniva sostituito da una serie di programmi adottati in via unilaterale ed espressi in termini vaghi, che non coinvolgevano i rappresentanti dei lavoratori nelle trattative. Nel contesto così tratteggiato, lo sviluppo degli Ifas risulta ispirato dall’esigenza dei sindacati di collocare la questione dei diritti e degli interessi dei lavoratori all’interno del

247 A conferma di ciò, si evidenzia come più volte l’ITUC abbia sottolineato l’importanza del dialogo sociale a livello mondiale e del sostegno alla conclusione di un quadro di accordi tra le imprese transnazionali e le GUFs. Si veda il programma di attività dell’ITUC, adottato dal Congresso Fondazione ITUC, 1-3 novembre 2006, Vienna, punto 20.

248 La natura di auto-regolazione della Csr rappresentò una particolare preoccupazione per molti sindacati poiché le multinazionali «potevano utilizzare i loro codici per evitare di trattare con i sindacati e come strumento per evitare la regolazione politica». V. Telljohann, I. Da Costa, T. Müller, U. Rehfeldt and R. Zimmer (2009a), op. cit., p. 44.

249 Come avverte N. Hammer (2005), op. cit., p. 518. Si veda inoltre V. Telljohann, I. Da Costa, T. Müller, U. Rehfeldt e R. Zimmer (2009a), op. cit., p. 44.

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dibattito sulla governance globale, costruendo così «un’alternativa al tentativo delle imprese di stabilire codici di condotta unilaterali come validi strumenti di regolamentazione»250. Di conseguenza, nella visione propria dei soggetti sindacali, gli Ifas –

essendo accordi bilaterali che mirano a stabilire i parametri per un dialogo sulle condizioni di lavoro inerenti ad operazioni globali di una multinazionale – rappresentano un’opportunità per essere coinvolti in misura più intensa del passato nelle strategie e nelle politiche aziendali in materia di Csr, nonché strumenti per riaffermare e rafforzare potenzialmente il ruolo del movimento sindacale nella regolamentazione del lavoro a livello globale: uno strumento di politica sindacale globale orientata alle imprese per rafforzare il dialogo sociale a livello transnazionale251.

È partendo da tali considerazioni che si giustifica e comprende il ruolo di maggior spessore svolto negli ultimi anni dalle Organizzazioni sindacali internazionali nel processo di avvio, nella elaborazione e nella firma degli accordi-quadro. Come si dimostrerà in seguito, la Federazione internazionale delle organizzazioni dei lavoratori metalmeccanici (Fiom/IMF), la Federazione Internazionale dei lavoratori dell’edilizia e del legno (Fitbb/BWI), la Federazione internazionale dei sindacati dei lavoratori della chimica, dell’energia, delle miniere e delle altre industrie (ICEM) e la Union Network International (UNI) risultano le parti sindacali più attive a livello internazionale in tal senso. Esse riconoscono la necessità di sviluppare meccanismi che stimolino trattative con le imprese transnazionali a livello mondiale. Alcune Federazioni sindacali, per portare le questioni internazionali in primo piano come tema legittimo per le negoziazioni con i sindacati, hanno definito con precisione come dovrebbe svilupparsi il processo di negoziazione secondo linee guida e «accordi modello», i quali riflettono le specifiche sfide di ciascun settore. Si tratta tecnicamente di una piattaforma regolativa della contrattazione collettiva transnazionale, volta a definire un quadro di regole certo, esigibile e uniforme a livello aziendale. Ad esempio, la UNI incoraggia la creazione in via preliminare di alleanze sindacali per costruire, coordinare e rafforzare i legami tra i vari sindacati affiliati che rappresentano i lavoratori in ogni punto della catena produttiva delle imprese transnazionali252.

250 Così sottolineano M. Fichter, M. Helfen and K. Schiedering (2011), Si può organizzare la solidarietà internazionale a livello aziendale? La prospettiva degli International Framework Agreements (Ifa), in Sociologia del lavoro, n. 123, p. 106.

251 Spunti e richiami in N. Egels-Zandén (2009), TNC Motives for Signing International Framework Agreements: A Continuous Bargaining model of Stakeholder Pressure, in Jou. of Bus., Vol. 84, pp. 534 ss.

252 «Abbiamo istituito alleanze in diverse aziende: Quebecor, Amcor, HSBC, National Australian Bank, BBVA, ecc. […] I membri di queste alleanze possono così incontrarsi e iniziare a formare un comitato virtuale che colleghi tutte le parti interessate, attraverso Internet […]. Insieme, i sindacati possono decidere il tipo di contratto che si desidera. L’UNI contatta così l’impresa e inizia i negoziati». Consultabile al sito www.union-network.org.

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Dal lato dei lavoratori, tuttavia, il panorama che emerge risulta delineato da un’ampia varietà di attori diversi dalle GUFs come parte attiva nella promozione di un confronto su temi sociali a carattere ultranazionale. L’esperienza dimostra che l’impulso ad intraprendere un percorso negoziale nasce per la maggior parte delle volte dalla volontà e dalle sollecitazioni espresse dalle Organizzazioni sindacali non solo internazionali ma anche locali ed europee. Si potrebbe motivare tale constatazione partecipativa dell’attore sindacale sulla base della linea argomentativa secondo cui gli accordi-quadro transnazionali – come si esprime a riguardo la Confederazione europea dei sindacati - «devono essere il risultato di soggetti responsabili e dunque rappresentativi a livello collettivo, per giustificare un mandato da parte dei loro membri»253, traendo dall’insieme

dei lavoratori l’investitura negoziale e rappresentativa. Questo rappresenta un aspetto cruciale e al contempo delicato per un effettivo contributo degli accordi-quadro alla promozione di standard sociali a livello aziendale e locale, di cui si discuterà più avanti. Per tali ragioni, le Federazioni sindacali internazionali, europee e nazionali sono apparse ripetutamente come forza attiva e trainante nel processo iniziale degli accordi transfrontalieri. Come si è visto, esse sono state le prime organizzazioni a favorire la procedura attraverso cui vengono stipulati gli accordi-quadro, tramite campagne ed iniziative globali. Con l’obiettivo di sviluppare strumenti potenzialmente efficaci in grado di battersi per la promozione dei diritti sindacali e dei lavoratori, rafforzando così la rappresentanza sindacale nelle operazioni globali delle imprese transnazionali, nonché migliorando la cooperazione sindacale e il coordinamento lungo tutta la catena produttiva254.

Le Federazioni industriali europee (Fei/EIFs), in qualità di organizzazioni sindacali che operano a livello europeo e settoriale, rivestono un ruolo importante nel processo globale di sviluppo di accordi transnazionali a carattere europeo ma anche internazionale. Come dimostrano le esperienze negoziali esaminate, certe Federazioni europee di categoria si muovono anche nel circuito di impresa, in quanto consapevoli della riluttanza dei datori di lavoro a confrontarsi sulla linea settoriale. In alcuni casi, operano in stretto contatto con le

253 Secondo questi “primi orientamenti” definiti dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces/ETUC) in una riunione del 5-6 dicembre 2005 a Bruxelles, il potere e il diritto di negoziare la firma degli accordi transnazionali dovrebbe restare rigorosamente un diritto che appartiene solamente ai sindacati proprio per la loro rappresentatività, riconosciuta da tempo con conseguenti effetti giuridici. Su tale aspetto, ci si soffermerà più avanti in considerazione delle diverse posizioni assunte dagli esperti e operatori in materia.

254 Come si vedrà, nel Programma d’Azione 2005-2009, l’International Metalworkers’ Federation (IMF) ha invitato tutti i suoi membri a concludere accordi a livello globale e a tal scopo ha sviluppato un modello di accordo e un documento strategico sui negoziati e sull’applicazione degli Ifas. Si veda IMF (International Metalworkers’ Federation) (2005), Action Programme 2005-2009, adottato al 31mo Congresso mondiale della FISM, Vienna, 22-26 maggio 2005, consultabile al sito www.imfmetal.org.

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controparti internazionali (UNI e IMF, per esempio), fatto che spiega il loro coinvolgimento in questioni internazionali255. Recenti progetti di ricerca sottolineano che alcune EIFs si

concentrano nella dimensione europea dei Tfas, indirizzando le multinazionale dei rispettivi settori alla conclusione degli accordi-quadro europei256. In linea coerentemente

con le necessità espresse dai sindacati globali sopracitate, le Federazioni europee maggiormente coinvolte sostengono che lo sviluppo di questi accordi costituisce risposta alla esigenza di un quadro formale per la contrattazione europea con le imprese, espressa sempre più dalle Organizzazioni affiliate e dai Cae.

Le prassi negoziali inoltre dimostrano che l’iniziativa per negoziare un Tfa si colloca anche nelle mani di uno o più sindacati nazionali del paese nel quale l’impresa coinvolta nella trattativa ha la sede centrale257. Utilizzando in questo modo strategie di Responsabilità

sociale d’impresa e/o avvalendosi delle loro rappresentanze a livello internazionale ed europeo per approntare piattaforme d’informare e consultazione, in stretta collaborazione con i Comitati aziendali europei258. In questo caso, l’idea proposta è strettamente legata

alla qualità del dialogo sociale all’interno dell’impresa, cosicché l’iniziativa risulta essere maggiormente condivisa con il management259. Tra le Organizzazioni locali dei lavoratori,

il sindacato tedesco IG Metall si segnala per un grande attivismo nella promozione di accordi-quadro internazionali e in concreto ne ha firmato un numero assai consistente260.

Nella medesima cornice, si devono menzionare quelle eccezionali ma significative esperienze in cui l’iniziativa risulta promossa dal management dell’impresa transnazionale261.

255 Ad esempio la EMF insieme alla IMF nell’accordo con PSA del 2006 o con Arcelor del 2005. 256 Tra cui I. Schömann (2011), op. cit., p. 33.

257 Ad esempio, il sindacato americano USW (United Steelworker) rivestì un ruolo chiave nell’avviare la negoziazione di un accordo globale in materia di salute e sicurezza con il gruppo siderurgico francese ArcelorMittal, firmato nel giugno del 2008. Allo stesso modo, l’affiliata all’UNI americana- la Service Employees International Union (SEIU) - fu un importante attore nel spingere l’impresa G4S a concludere il recente Ifa, sebbene la SEIU non firmò l’accordo finale.

258 Un esempio del ruolo fondamentale svolto dai sindacati nazionali nell’avviare le trattative di un accordo- quadro, viene fornito dall’intervento dell’Autore Holdcroft del 2006, in cui evidenzia l’ampio numero di Ifas nei diversi settori metalmeccanici che possono essere attribuiti al forte impegno delle affiliate nazionali alla IMF nei Paesi delle rispettive imprese coinvolte. La stessa IMF, nel Programma sopracitato, precisa che «ciascun sindacato affiliato alla FISM deve portare avanti iniziative per cercare di concludere gli accordi quadro internazionali con le imprese multinazionali che hanno il quartier generale nel loro paese». Ulteriore esempio in un altro settore riguarda l’accordo di Ikea del 2001, la cui iniziativa risaliva ai sindacati nazionali: la NFBWW (Nordic Federation ok Building and Wood Workers) e diversi sindacati svedesi.

259 Questo è stato il caso, per esempio, della EDF, in cui l’idea dell’accordo-quadro internazionale fu un’iniziativa congiunta dell’organo di gestione e la Confédération Francaise Démocratique du Travail (CFDT), la quale ha utilizzato l’Ifa al fine di stabilire contatti più stretti con le Federazioni sindacali internazionali e diventare un legittimo interlocutore nel dialogo sociale a livello transnazionale.

260 Quali gli Ifas con i gruppi Faber Castell, Pfleiderer, Schwan-Stabilo, Staedtler, Triumph, Wilkhahn.

261 È il caso, per citare qualche esempio, di Schneider Electric e di Lafarge, il cui management fu promotore della procedura di negoziazione – con il contributo del Comitato aziendale - culminata rispettivamente nel luglio del 2007 e nel giugno del 2003 con la firma dei rispettivi Efas. A questo esempio si accompagnano altre

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Ulteriore elemento di particolare importanza – soprattutto per gli accordi europei – è delineato dal fatto che la negoziazione potrebbe essere intrapresa anche da istanze di dialogo sociale sollevate nelle imprese multinazionali da parte di organismi eletti dai lavoratori, diverse dalle Organizzazioni sindacali. L’impulso può provenire sia dagli

European Works Councils (Cae/EWCs) che dagli World Works Councils (WWCs)262. È da

premettere tuttavia che questa funzione complementare rispetto alle Federazioni svolta dagli EWCs solleva dubbi da un punto di vista giuridico, dal momento che la Direttiva 2009/38/CE non riconosce espressamente a questi organismi di rappresentanza il diritto di negoziazione, ma solo quelli di informazione e consultazione, di cui si dirà tra poco. Il dato significativo che preme evidenziare in questa parte del percorso di analisi riguarda la capacità dell’organismo di rappresentanza dei lavoratori del paese dove ha sede l’impresa di innescare forme di negoziazione. Capacità che si esprime nel ruolo svolto da tali organismi nello sviluppo delle diverse esperienze negoziali263.