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4 LA POLITICHE SULLE DROGHE IN ITALIA: UN CASO IN

4.2 In Europa: meno penale, più politiche sociali

La politica sulle droghe in Italia, si muove in controtendenza rispetto alla maggior parte dei

Paesi Europei in cui si decriminalizza il consumo, rimanendo comunque in un regime proi-

bizionistico, attraverso un parziale svuotamento dell‟approccio penale, soprattutto a livello

locale.

Si prendono le distanze anche dalle varie Convenzione Onu del 1961, 1971 e 1988 in cui

ad essere punito è anche il consumo e la coltivazione ad uso personale con lo slogan di

“War on Drugs”, che ha visto un fallimento clamoroso non solo per una mancata diminu-

zione della produzione e consumo delle droghe, ma anche per la faticosa pressione militare

esercitata soprattutto dagli Stati Uniti sugli altri Paesi, in particolare quelli del Sud Ameri-

ca108.

107

Anon. Pollice verso, Fuoriluogo, 24 febbraio 2006;

108

144 Si cerca di trovare una discontinuità, interrompere i processi penali legati al consumo, av-

viando i consumatori più verso percorsi di welfare state che di detenzione, facendo scivo-

lare il penale nel sociale, lasciando maggior spazio a processi penali rivolti allo spaccio e al

traffico di droghe.

Così scrive J. Oomen nella sua critica al regime proibizionista sostenuto dall‟Onu

nell‟Assemblea Generale al grido di “Un Mondo libero dalla droga, possiamo farcela”:

“La gran parte dei Paesi Europei ha iniziato un processo irreversibile verso una politica

sulle droghe non più basata sulla proibizione totale. In Europa, nei circoli politici negli

ambienti giudiziari e delle autorità sanitarie, si ritiene pregiudizievole la persecuzione dei

consumatori. Le autorità si comportano come funamboli, cercando di trovare un equilibrio

fra la legge, che ancora è disegnata per eliminare il consumo, e la sua applicazione, che ha sostituito il suo obiettivo con la cosiddetta riduzione del danno”109

.

La tendenza Europea si muove tra “svuotamento del contenuto penale” e incremento delle

politiche sociali legate alla riduzione del danno. Il rapporto annuale dell‟Osservatorio di Lisbona delle Droghe e delle Tossicodipendenze del 2002 conferma l‟efficacia della ridu-

zione del danno che può ridurre le morti per overdose, dopo che i dati dello stesso anno de- scrivono una situazione in cui tra i consumatori per via parenterale la diffusione dell‟HIV

è superiore al 25% rispetto al resto della popolazione, con un aumento della diffusione tra i

Paesi come Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Finlandia110. Sempre nello stesso Re- port l‟Italia rientra tra i Paesi con maggiore percentuale di consumatori problematici111

.

109

J. Oomen, Una campagna contro la paura, Fuoriluogo 29 novembre 2002;

110

European Monitoring Center for Drugs and Drug Addiction,, 2002 Relazione annuale sull’evoluzione del

fenomeno droga nell’Unione Europea e in Norvegia, p.8;

111

145 Vengono elogiate le politiche di riduzione del danno riconoscendo l‟utilità dei servizi a

bassa soglia, della distribuzione di materiale sterile per minimizzare la diffusione di HIV

ed Epatite C (compresi i vaccini), la riduzione di mortalità attraverso le terapie di mante-

nimento con metadone e di alcuni approcci innovativi “insegnando ai consumatori di stu-

pefacenti, per esempio, ad auto proteggersi e a gestire meglio le crisi di overdose di cui

possono essere testimoni, insegnando loro a somministrare naloxone e le tecniche di riani-

mazione, oppure elaborando specifici materiali informativi per la prevenzione112.

Questa tendenza Europea non è caratterizzata comunque da omogeneità, ma è più che altro uno sviluppo a “macchia di leopardo”113

sul territorio europeo, come definito da Susanna

Ronconi. Si parla di Paesi come la Germania, l‟Olanda, la Spagna e il Portogallo114 dove

sorge una collaborazione a più mani, in cui la polizia rinuncia a procedere in caso di deten-

zione per uso personale, in base al tipo di sostanza, mantenendo una distinzione tra droghe

leggere e droghe pesanti, e parte dai giudici o dai tribunali optano per un lavoro di discon- tinuità, cioè evitano la piena attuazione della penalizzazione, preferendo un‟offerta alterna-

tiva alle sanzioni penale.

4.2.1 Il ruolo delle Città

Nella storia della riduzione del danno hanno giocato un ruolo fondamentale le realtà locali

attraverso le sperimentazioni, divenute poi realtà nazionale, che spesso hanno cercato di

112

Idem. p. 9

113

S. Ronconi, Una politica europea a macchia di leopardo, Fuoriluogo, 29 Novembre 2002;

114

M. Brandoli – Susanna Ronconi (a cura di), Le città e il governo della scena aperta della droga. Uno

146 sganciarsi dalle politiche nazionali, attraverso la decriminalizzazione, depenalizzazione,

normalizzazione e inclusione sociale, realizzando una politica sociale di comunità, gesten-

do il fenomeno delle droghe, invece di criminalizzarlo, riconoscendolo come un dato di

fatto che per molte persone significa una scelta di vita, uno stile, l‟appartenenza ad una cul-

tura o subcultura, una scelta comunque individuale, concentrando lo sforzo delle comunità

sul concetto di accettazione e prevenzione delle dipendenze.

A far la differenza in questa operazione sono state proprio le Città, quelle che rappresenta-

no il contesto, le istituzioni più vicine al cittadino che meglio possono influenzare il tipo di

consumo, limitarne al minimo i danni individuali e collettivi, potendo meglio delle altre

autonomie locali conoscere il fenomeno e governarlo.

In queste esperienze la riduzione del danno e l‟azione repressiva risultano non del tutto inconciliabili, riuscendo a far entrare le forze dell‟ordine nella logica della riduzione del

danno cercando di minimizzare il ricorso alle forme detentive, rafforzando nel caso in cui

sia necessario le forme di riabilitazione, cercando di minimizzare i danni procurati all‟intera comunità, legati ai reati commessi per procurarsi la droga. Si parte dall‟idea che:

“Un approccio punitivo verso chi consuma droga aumenta lo stigma e l'odio verso queste

persone, spingendoli ulteriormente a nascondersi e allontanandoli dai servizi che prevengono, trattano e mitigano l'impatto dell'HIV e del' HCV”115

. Questa situazione crea delle barriere di accesso alla sanità pubblica, per questo “i governi dovrebbero rimuovere

queste barriere legali per la prevenzione e l'assistenza dei consumatori di droga, e attivare

leggi di protezione e anti-discriminazione per ridurre la violazione dei diritti umani basati

115

Canadian HIV/AIDS Legal Network, International HIV/AIDS Alliance,Open Society Institute , Nothing

about us without us. Greater, meaningful involveng of people Who Use Illegal Drugs: A Public Health, Ethical and Human Rights Imperative, International Edition, 2008, p.11;

147 sul consumo di droga.” 116

Le prime Città ad esprimersi contro l‟approccio penale sono state Amsterdam, Francoforte

ma anche Brema, Amburgo e Zurigo, scontrandosi spesso con il loro governo centrale

convinti che la criminalizzazione del consumo personale creasse marginalità e problemi di

salute. Lottano per politiche inclusive, di collaborazione con professionisti e polizia locale, considerata anch‟essa importante nel processo di inclusione, in una cornice legislativa che

rimane comunque proibizionista.

Alla Conferenza Internazionale di Francoforte European Cities at the Center of Illegal

Trade in Drugs, proposta dai rappresentanti delle Città di Amsterdam, Zurigo, Amburgo e

Francoforte, si arrivò alla conclusione che “il tentativo di eliminare le droghe dalle nostre

civiltà è fallito” e paradossalmente proprio le Città che sono quelle “afflitte dal problema

della droga” si ritrovano ad avere poca influenza in materia di politiche sulla stessa.

Si sostiene che il consumo è per la gran parte dei consumatori solo una parte della propria

vita, il nodo dovrebbe essere prevenire lo sviluppo verso forme di dipendenza, e che i pro- blemi legati alla droga sono il frutto di un consumo illegale e criminalizzato: “Chiunque

voglia ridurre la criminalità, i danni, le sofferenze e la morte, deve liberare i tossicodipen-

denti dalla pressione delle incriminazioni legate al consumo di droga e non deve collegare l'aiuto al solo obiettivo di una totale astinenza (…) L'assistenza ai tossicodipendenti non

deve più essere minacciata dalla legge penale. Anzi, deve diventare un obiettivo alla pari

delle strategie sulla droga, a fianco della prevenzione dell'educazione. Per quanto riguarda i problemi collegati con la droga è necessario porre l'accento sulla riduzione dei danni, (…)

attraverso la distribuzione di siringhe e aghi sterili e il trattamento col metadone (…) le

116

148 "Shooting Galleries", che forniscano aiuto e distribuzione di droga sotto controllo medico ai tossicodipendenti(…) la prescrizione di droga sotto controllo medico ai tossicodipenden-

ti. Le politiche sulla droga non possono rendere questo processo più difficile ma devono facilitarlo”117

. Era il 1990, mentre in Italia si approvava la legge Jervolino-Vassalli.