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Indagine stilistica della produzione di Salvatore Gambardella

Nel documento Analisi musicale e popular music (pagine 63-66)

Salvatore Gambardella è stato uno dei più proficui compositori del ‘periodo d’o- ro’ della storia della canzone napoletana. Ricordato in particolar modo per il brano ’O marenariello (1893), fu autore di alcune tra le più famose composizioni nel periodo che intercorre tra gli anni Novanta dell’Ottocento fino al 1913, anno della sua morte. Le fonti a lui relative lo avvolgono in un alone di mistero e quasi di leggenda, soprattutto perché non aveva ricevuto alcun insegnamento musica- le. Da qui è interessante partire per comprendere la particolarità e l’eterogeneità che sono alla base della produzione dell’autore: il solo fatto che Gambardella componeva canzoni senza alcuna formazione musicale stimola la ricerca e la curiosità.1

Una fonte ricca di informazioni sulla vita di Salvatore Gambardella è la bio- grafia che Biagio Chiara — poeta, prosatore e critico d’arte contemporaneo a Gambardella e probabilmente persona a lui molto vicina — scrisse pochi giorni dopo la morte del compositore.2 Si tratta di un testo fortemente agiografico, ba- sti pensare che l’appellativo maggiormente utilizzato nell’opera in riferimento a Gambardella è “eroe”, in virtù anche del fatto che “sconosce il rigo musicale,

1. Gli studi da me effettuati sulla figura di Salvatore Gambardella sono stati caratterizzati da una prima fase di ricerca bibliografica utile ad inquadrare al meglio il personaggio nel contesto di riferimento, e da un secondo momento di analisi musicologica effettuata direttamente sugli spartiti dei brani da lui composti. A questo riguardo, è utile sottolineare che il lavoro di studio musicologico che ho svolto si inserisce nell’ambito delle operazione di analisi e catalogazione del fondo di spartiti “Canzone napoletana” della sezione Lucchesi Palli della Biblioteca Na- zionale di Napoli, operazione realizzata dalla cattedra di Musicologia e Storia della musica dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” in collaborazione con il Centro Studi Can- zone Napoletana (con lo scopo di digitalizzare gli spartiti e di dar vita a schede informatiche riportanti informazioni di base sui singoli brani, secondo un protocollo d’intesa sottoscritto tra la stesse Biblioteca Nazionale e Università “Federico II”).

sconosce la nota grafica: l’uno e l’altra ignorerà sempre e sarà grande anche per tale ignoranza”.3

Interamente dedicato alla vita del compositore è anche il film Quando tramon-

ta il sole (1955), di Guido Brignone. La pellicola può essere innanzitutto associata

ai cosiddetti “musicarelli”,4 e non può e non deve essere vista con l’intenzione di trarre dati storici circa la vita di Gambardella; ciò che trova riscontro nelle fonti è la storia di un giovane compositore “orecchista” che ottenne il successo e che fu colpito dalla morte a soli quaranta anni. Tutti i testi di storia della canzone napoletana citano a più riprese l’autore “orecchista”, da De Mura, Palomba a Di Massa. Lo stesso Salvatore Di Giacomo nel 1935 dedicò un articolo a Gambardel- la. Ciò che emerge dunque in tutte le fonti è un forte carattere agiografico, tipico d’altronde di gran parte della bibliografia sulla storia della canzone napoletana.

Gli aneddoti “agiografici” che riguardano Salvatore Gambardella sono diver- si. Tra essi quello di Ernesto Murolo, poeta e grande esponente della canzone na- poletana, che nella sede della Ricordi avrebbe intonato al pianoforte la melodia di Furturella (1894), composizione di Gambardella con i versi di Pasquale Cin- quegrana, davanti a Giacomo Puccini, il quale, venuto a conoscenza che il brano era di un “orecchista”, restò stupefatto: “Orecchista?! […] La canzone ha una progressione musicale discendente, degna del più grande musicista classico!”.5 Memoria vuole che lo stesso Giacomo Puccini regalò un pianoforte all’autore di Furturella e l’episodio lo convinse ad apprestarsi agli studi musicali. Impa- rando la notazione musicale Gambardella ebbe il tempo, prima della morte, di scrivere di persona le note delle ultime sue canzoni, tra cui Quanno tramonta ’o

sole (1911). Non solo Puccini ebbe modo di elogiare le melodie di Gambardella:

il compositore “Nicolò van Westerouth sosteneva che Donizetti soltanto avreb- be potuto scrivere l’introduzione di ’O marenariello”;6 e, ancora, il compositore “Nicola d’Arienzo soleva ripetere che avrebbe dato la vita per scrivere il ritor- nello di Furturella”.7 Curiosa risulta pure un’affermazione di Libero Bovio rela- tiva ad un suo ricordo d’infanzia: Bovio racconta che la madre suonava musica classica per allontanarlo dalle canzonette contemporanee, ma, così facendo, non

3. Ibid., p. 37.

4. Per una bibliografia sui “musicarelli” cfr. almeno Nessuno ci può giudicare. Lungo viaggio

del cinema musicale italiano 1930/1980, a cura di Renato Venturelli, Fahrenheit, Roma, 1998; Enciclopedia del Cinema, Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, 2003.

5. Cfr. De Mura Ettore, Enciclopedia della canzone napoletana, Il torchio, Napoli, 1968, vol. I, p. 290; Palomba Salvatore, La canzone napoletana, L’ancora del Mediterraneo, Napoli, 2001, p. 48; Di Massa Sebastiano, Il cafè-chantant e la canzone a Napoli, Fausto Fiorentino Editore, Napoli, 1969, p. 160.

6. Di Massa, op. cit., p. 160. 7. Ivi.

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faceva altro che convincerlo della “superiorità di Gambardella e di Di Capua su Beethoven”.8

Ho cercato dunque di ricostruire in maniera quanto più lucida la vita e la carriera dell’autore, indipendentemente dai toni celebrativi di gran parte della bibliografia. Salvatore Gambardella nacque a Napoli il 17 novembre 1871 in una famiglia umile, figlio di un portinaio del popolare quartiere di Montecalvario. L’infanzia di Gambardella fu priva di un’educazione scolastica, tantomeno di un’educazione musicale, ma in un periodo in cui le strade e i vicoli di Napoli brulicavano di musica, specie durante il periodo della festa di Piedigrotta, l’istin- to musicale del futuro autore dovette necessariamente essere colpito dalla miria- de di composizioni dell’epoca. Rimasto presto orfano di padre, fu costretto ad accettare un’occupazione in una bottega di lavorazione del ferro alle dipendenze di Vincenzo Di Chiara, a sua volta compositore di canzoni napoletane di suc- cesso.9 Nonostante il giovane — come detto — era privo di una cultura musicale “scolastica”, era solito assistere da “infiltrato” in particolare ai melodrammi in scena al Teatro San Carlo. Questi ed altri fattori ebbero qualche effetto sull’in- nato istinto musicale di un giovane “scugnizzo” che allora provava a stento a strimpellare il mandolino.

Il momento vero e proprio che portò Gambardella alla composizione delle sue prime melodie sa di leggenda. Di sicuro decisivo ai fini del successo di Sal- vatore Gambardella come autore fu l’incontro con Ferdinando Bideri, proprie- tario dell’omonima casa editrice trasferitasi dal 1883 in via San Pietro a Majella. Percorrendo la strada del Conservatorio di Napoli, transitando per piazza Bellini dove ancora oggi si erge la statua del compositore siciliano, il giovane Gam- bardella bussò alla porta dell’editore Bideri nonostante i precedenti tentativi di presentare una sua composizione non fossero andati per il meglio. Bideri, però, rimase ammirato dalle note del giovane e ne affidò la scrittura musicale al ma- estro Achille Longo, insegnante al Conservatorio. Quella composizione passò alla storia con il titolo iniziale di ’O mare e bà! sui versi di Diodato Del Gaizo, e ottenne la vera e propria consacrazione con la successiva versione di Gennaro Ottaviano ’O marenariello. Quest’ultima fu proposta per la prima volta in una sera d’agosto del 1893 al Nuovo Politeama, ed in breve tempo ottenne uno stre- pitoso successo. Era prassi del tempo divertirsi a modificare i versi delle canzoni dell’epoca ed Ottaviano, diciannovenne garzone di vinaio, aveva tramutato ’O

mare e bà in ’O marenariello, modificando inoltre le tre strofe e il ritornello e 8. Paliotti Vittorio, Storia della canzone napoletana. I primi canti popolari, le antiche villanelle,

Newton Compton, Roma, 1992, p. 212.

9. Chiara, op. cit., p. 40. Tra gli altri, alcuni brani di Vincenzo Di Chiara sono Guardanno ’o

introducendo i versi tutt’ora conosciuti. Di seguito sono messi a confronto i ver- si di Diodato Del Gaizo e quelli di Gennaro Ottaviano:

Nel documento Analisi musicale e popular music (pagine 63-66)