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3. Fase 2: Prima stesura

3.1 Indicazioni generali di scrittura

Di norma, uno scrittore non fa caso alle tecniche linguistiche cui ricorre: o meglio, si concentra sulla storia, lasciando che le parole fluiscano con naturalezza. Questo fenomeno si accentua quando un autore alle prime armi prende confidenza con la lingua della scrittura, che da bestia selvatica da domare diventa uno strumento al suo servizio. Sarà in fase di revisione che l’attenzione si sposterà dal racconto in sé a come è stato descritto, narrato, rappresentato dalle parole. Vale comunque la pena di indicare qui le caratteristiche linguistiche principali dei testi letterari in prosa, perché l’autore ne fa uso lungo tutto il processo di scrittura, in maniera all’inizio difficoltosa, poi sempre più automatica e consapevole.

Sappiamo che l’obiettivo principe dei testi letterari è creare coinvolgimento nei lettori. Dal punto di vista linguistico, questo avviene con la ricerca di un ritmo vivace e di una musicalità che renda la lettura piacevole dal punto di vista formale, oltre che avvincente. Perciò va ricercata una scrittura elegante e allo stesso tempo sintetica, dove con sintetica s’intende non appesantire la lettura con espressioni, termini e indicazioni superflue. Infatti, in un testo letterario i periodi sono funzionali a ciò che si vuole raccontare, e va tenuto presente che si possono lasciare intuire al lettore gli elementi impliciti di una situazione, supponendo che sarà in grado di ricavarli dal proprio bagaglio culturale o dal contesto della narrazione. Per questa ragione, ad esempio, la descrizione troppo dettagliata dell’aspetto e del vestiario di un mendicante può risultare superflua, perché il lettore è facilmente in grado d’immaginarlo con pochi indizi; allo stesso modo,

narrare un’azione descrivendo ogni minimo movimento e tutto ciò che accade intorno fa perdere il filo a chi legge e non gli dà affatto lo sguardo d’insieme che può invece crearsi da sé con dettagli più centellinati e rappresentativi. Tutto concorre all’evitare il superfluo per rendere la lettura più scorrevole e piacevole a livello di trama e di sonorità, e non a caso si tratta di uno degli scopi principali della revisione e dell’editing del testo, come vedremo nei prossimi capitoli.

Per quanto riguarda il ritmo, in un testo letterario sono due gli elementi che concorrono maggiormente a scandirlo: la punteggiatura e le congiunzioni. Tenendo conto che, come in ogni altra produzione scritta, bisogna rispettare la correttezza grammaticale per assicurarsi un adeguato livello di chiarezza, diversi sono gli accorgimenti cui prestare attenzione.

A livello di punteggiatura, la prima regola è evitare virtuosismi insistiti. Periodi troppo lunghi e ricchi di subordinate rendono la lettura più complessa e rischiano di portare confusione. All’opposto, abusare del punto fermo mina la letterarietà e l’atmosfera del testo: la lettura diventa più macchinosa, dato che costringe a fare più pause del dovuto, inoltre crea il problema collaterale delle ripetizioni (altro argomento che verrà trattato in fase di editing) di soggetti e complementi, che non trovano compimento in un periodo unico. William Strunk, in Elementi di Stile (2000: 9), sottolinea l’importanza di non spezzare in due frasi che possono restare unite, e, aggiunge, se lo scrittore lo fa per creare enfasi deve essere sicuro che l’effetto sia garantito e che non possa essere invece sospettato di un errore di punteggiatura.

La soluzione in questo caso risiede nell’altro strumento al servizio del ritmo, cioè le congiunzioni. Spesso infatti due periodi consecutivi si uniscono in questo modo, altre volte si trasforma una frase in subordinata dell’altra; in ogni caso, tutto concorre a trovare il giusto compromesso tra chiarezza dei contenuti e fluidità della narrazione. Anche le congiunzioni avversative svolgono efficacemente questa funzione di legame, benché sia necessario stare attenti a non abusarne, perché rischierebbero a loro volta di appesantire la lettura. Ritorneremo anche su questo in seguito.

Un uso sapiente di congiunzioni e punteggiatura serve a garantire un ritmo vivace e a non appiattire la lettura a un livello monotono. Sotto questo aspetto gioca un ruolo molto importante anche la punteggiatura che esprime sfumature emotive, come il punto esclamativo, i puntini di sospensione, il punto di domanda, che garantiscono cambi d’intonazione ed effetti di tensione e sorpresa. Come per ogni altro strumento la regola è non esagerare, ma inserirli nei punti giusti; a mio modo di vedere, meglio nei dialoghi, in modo che siano i personaggi piuttosto che l’autore a scandire le emozioni.

Passando dalla costruzione dei periodi alle scelte terminologiche, valgono alcune regole generali. Il verbo in forma attiva è più chiaro, leggero e diretto di quello in forma passiva, che va usato con parsimonia. Lo stesso dicasi per gli avverbi, specie quelli troppo lunghi, che rischiano di rendere stagnanti delle espressioni altrimenti efficaci nella loro semplicità:

«Mettilo giù» gridò lei.

«Mettilo giù» gridò lei minacciosamente.2

Le frasi in forma positiva sono normalmente più brevi e dirette di quelle in forma negativa. Espressioni come “il fatto che” vanno evitate, perché sono quasi sempre superflue. Ricordo ancora una volta che ogni scelta concorre alla ricerca di ritmo ed eleganza e l’univocità dei significati è in secondo piano, benché si debba sempre fare attenzione a risultare chiari. A conferma di questo, un’ultima caratteristica della lingua letteraria riguarda le scelte terminologiche. Esse dipendono soprattutto dalla sensibilità dell’autore e dalla caratterizzazione dei personaggi (che possono essere ad esempio più o meno istruiti) ma vi sono alcune indicazioni generali che di solito vanno rispettate. Ad esempio, ricorrere a termini tecnici si rivela spesso una stonatura nella narrazione e anche nelle descrizioni, che, più che a dare un’immagine puntuale, spesso mirano a una visione d’insieme che lasci spunti anche all’immaginazione. Da questo punto di vista, e per concludere, la regola più importante è evitare ripetizioni ravvicinate e

ricorrere piuttosto a sinonimi, pronomi, ellissi, ecc. Questo va a spese dell’univocità, che non è fondamentale, essendo i romanzi testi interpretativi ed evocativi, ma assicura che la lettura non diventi pesante e meccanica e che rimanga armonica.

Una volta definite le indicazioni di scrittura tipiche di un testo letterario, si può passare alla fase di scrittura vera e propria, che si trova subito di fronte a una sfida di massima importanza: come rendere avvincente la lettura fin dalle prime battute.