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INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI E MERCATO IMMOBILIARE

Nel documento Consuntivo 2012 (1.4mb) (pagine 139-164)

La struttura del settore. A fine 2012 sono risultate attive in Emilia-Romagna 73.489 imprese, di cui circa 59.000 artigiane, con un’occupazione pari a circa 125.000 addetti, corrispondenti al 6,3 per cento del totale degli occupati.

Secondo i dati Istat, nel 2011 il valore aggiunto ai prezzi di base è ammontato, a prezzi correnti, a quasi 7 miliardi di euro, equivalenti al 5,5 per cento del totale regionale.

Una delle caratteristiche del settore è costituita dal forte sbilanciamento della compagine produttiva verso la piccola dimensione, in gran parte rappresentata da imprese artigiane. Le relative 59.033 imprese attive iscritte nella relativa sezione speciale hanno costituito l’80,3 per cento del totale di settore (69,7 per cento in Italia), rispetto alla media del 74,1 per cento dell’industria emiliano - romagnola.

L’evoluzione del reddito. L'industria delle costruzioni e installazioni impianti ha registrato nel 2012, secondo le stime contenute nello scenario redatto a inizio giugno 2013 da Unioncamere Emilia-Romagna - Prometeia, una diminuzione reale del valore aggiunto pari al 6,3 per cento, che ha consolidato la fase spiccatamente negativa in atto dal 2008.

Siamo di fronte a un andamento che è apparso in linea con le risultanze emerse, come vedremo diffusamente in seguito, dalle indagini congiunturali del sistema camerale che hanno riguardato, occorre sottolineare, le imprese fino a 500 dipendenti, trascurando di fatto l’attività dei grandi gruppi, i quali hanno, per ovvi motivi, un grosso peso nella formazione del valore aggiunto dell’edilizia.

Tavola 8.1 – Volume d’affari delle imprese edili. Emilia-Romagna e Italia. Periodo 2003-2012.

Variazioni percentuali sull’anno precedente.

Emilia-Romagna Italia

Totale Imprese Imprese Imprese Imprese Imprese Imprese Imprese

imprese da 1 a 9 da 10 a 49 da 50 a 500 Totale da 1 a 9 da 1 a 49 da 10 a 49 da 50 a 500 edili dipendenti dipendenti dipendenti imprese edili dipendenti dipendenti dipendenti dipendenti

2003 -0,9 -1,0 -1,5 0,8 -1,6 -1,7 …. -2,4 1,0

2004 -1,7 -2,3 -2,5 2,5 -1,8 -2,1 …. -2,4 0,9

2005 -0,3 -0,7 0,1 0,3 -1,9 -2,9 …. -0,6 -0,4

2006 1,3 0,1 3,8 0,5 -0,8 -2,1 …. 0,9 0,3

2007 0,2 -0,3 1,1 0,8 -2,0 …. -2,5 …. 1,4

2008 -0,9 -1,3 -0,5 -0,2 -2,9 …. -3,3 …. 0,0

2009 -3,9 -4,3 -3,6 -3,6 -7,2 …. -7,6 …. -5,7

2010 -2,7 -3,1 -2,3 -1,9 -5,1 …. -5,7 …. -1,9

2011 -4,6 -4,7 -2,8 -6,5 -3,5 …. -3,8 …. -2,1

2012 -1,5 1,7 -3,2 -7,0 -11,4 …. -11,9 …. -8,3

(.…) Dati non disponibili.

Fonte: Sistema camerale dell’Emilia-Romagna e Unione italiana delle Camere di commercio.

L’andamento congiunturale. L’indagine trimestrale avviata dal 2003 dal sistema camerale dell’Emilia-Romagna, in collaborazione con l’Unione italiana delle camere di commercio, ha registrato nelle imprese fino a 500 dipendenti un andamento negativo, anche se meno intenso rispetto a quanto emerso nel 2009, in sintonia con quanto evidenziato dalle stime sul valore aggiunto di Unioncamere Emilia – Romagna - Prometeia.

Come vedremo diffusamente in seguito, la crisi si è un po’ stemperata grazie alla ripresa delle piccole imprese, che con tutta probabilità sono state favorite dalle agevolazioni sulle ristrutturazioni edilizie varate in giugno e dai primi lavori di ricostruzione dopo il sisma che il 20 e 29 maggio ha colpito alcuni comuni delle province di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia.

Nel 2012 il volume di affari delle imprese edili dell’Emilia-Romagna è diminuito mediamente dell’1,5 per cento rispetto al 2011, allungando la fase negativa avviata nel 2008.

Per l’Osservatorio sul credito dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, il 64,5 per cento delle 183 imprese edili intervistate in dicembre ha chiuso il 2012 con una diminuzione del fatturato, a fronte di appena il 13,1 per cento che lo ha invece aumentato. Ne è scaturito un saldo negativo di circa 51 punti percentuali, superiore a quello generale di 45,7.

Secondo l’indagine della Banca d’Italia su un campione di imprese regionali con almeno 20 addetti, quasi i due terzi delle unità produttive hanno registrato una perdita nel 2012, a fronte di un quarto che ha chiuso l’esercizio in utile. La produzione a prezzi costanti è diminuita dell’11 per cento (-6,0 nel 2011). Per il 2013 le imprese prevedono che la produzione rimarrà sugli stessi livelli di un anno prima.

Una ulteriore conferma del difficile momento vissuto dalle imprese edili della regione è venuto dal sondaggio che l’Ance ha compiuto presso le imprese associate operanti nella regione. Secondo l’indagine, nel 2011 l’83,0 per cento delle aziende ha giudicato bassa la consistenza del proprio portafoglio ordini contro il 17,0 per cento che l’ha ritenuta nella normalità, mentre nessuna l’ha ritenuta elevata. Nel corso del 2011 è emerso un forte deterioramento dei volumi di attività cantierabili. Nel confronto sui sei mesi precedenti, la consistenza degli ordinativi è risultata in diminuzione per il 52,7 per cento delle imprese, a fronte di appena il 10,9 per cento che l’ha dichiarata in crescita. Le aspettative per l’intero 2012 sono prevalentemente orientate verso un’ulteriore riduzione delle nuove commesse. Solo l’11,5 per cento delle imprese ritiene che nel 2012 ci saranno dei miglioramenti nell’acquisizione di nuovi lavori, mentre per il 51,9 per cento le attese sono orientate verso un peggioramento.

Secondo l’indagine congiunturale del sistema camerale, il punto più basso del ciclo è stato toccato nel primo trimestre, quando è stata registrata una diminuzione tendenziale del 6,7 per cento. Nei successivi trimestri il calo si è arrestato, consentendo di chiudere l’anno con un bilancio negativo più attenuato. In Italia è stata rilevata una diminuzione annuale del volume di affari molto più accentuata (-11,4 per cento), causata da andamenti trimestrali praticamente dello stesso tenore, segno questo di una crisi che non ha avuto pause. E’ da sottolineare che contrariamente a quanto osservato per l’Emilia-Romagna la tendenza negativa è in atto in Italia dal 2003, vale a dire dal primo anno nel quale è stata avviata l’indagine congiunturale del sistema camerale.

Come accennato precedentemente, le piccole imprese da 1 a 9 dipendenti, che sono quelle dove è maggiore la presenza dell’artigianato, hanno beneficiato di un andamento positivo, facendo registrare una crescita media annua dell’1,7 per cento, che ha parzialmente recuperato sulla flessione del 4,7 per cento rilevata nel 2011. A un primo trimestre assai negativo (-5,9 per cento) è seguita una fase di continui aumenti culminati nella crescita tendenziale del 5,4 per cento degli ultimi tre mesi. Con tutta probabilità, le agevolazioni sulle ristrutturazioni edili37 e i primi lavori di ricostruzione dopo il sisma hanno fatto da propellente.

Nella classe intermedia, da 10 a 49 dipendenti, il fatturato è invece diminuito su base annua del 3,2 per cento, proponendo uno scenario più negativo di quello rilevato nel 2011 (-2,8 per cento). Nella fascia più strutturata da 50 a 500 dipendenti, più orientata all’acquisizione di grandi commesse pubbliche, è stato rilevato il calo più sostenuto (-7,0 per cento), con un peggioramento rispetto ai magri risultati conseguiti nei quattro anni precedenti. E’ da notare che gli andamenti trimestrali hanno ricalcato nella sostanza quello medio annuo, come dire che la crisi non ha dato tregua. Il basso profilo delle imprese medio-grandi si è associato al calo in valore delle gare per lavori pubblici bandite in regione.

La moderata ripresa delle piccole imprese da 1 a 9 dipendenti descritto dall’indagine camerale ha trovato conferma nell’indagine dell’Osservatorio congiunturale delle micro e piccole imprese (Trender), che analizza la congiuntura delle imprese da 1 a 19 addetti. In questo ambito, non

37 Si tratta del Decreto Legge n. 83/2012 (“Misure urgenti per la crescita del Paese”), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 147 del 26 giugno.

omogeneo con la classe delle piccole imprese analizzata dall’indagine camerale, è stato rilevato un incremento reale del fatturato totale pari allo 0,7 per cento, che ha tuttavia recuperato solo parzialmente sulla flessione dell’8,7 per cento riscontrata nell’anno precedente. A una prima metà dell’anno segnata da una flessione del 2,7 per cento è seguito un secondo semestre meglio intonato (+3,3 per cento) e, come descritto precedentemente, le agevolazioni sulle ristrutturazioni edili e i primi lavori di ricostruzione avviati dopo il sisma possono avere avuto un ruolo non trascurabile.

Per quanto concerne la produzione (non sono disponibili dati di variazione percentuale), l’indagine del sistema camerale ha registrato una situazione che ha replicato il deludente risultato del volume di affari. Per tutto il corso del 2012 c’è stata una netta prevalenza delle imprese che hanno accusato diminuzioni rispetto a quelle apparse in crescita, facendo registrare su base annua un saldo negativo pari a 50 punti percentuali, più elevato rispetto ai -29 del 2011. Nelle grandi imprese da 50 a 500 dipendenti il saldo negativo è salito a 61 punti percentuali, vale a dire ai massimi livelli dal 2005.

Secondo l’indagine della Banca d’Italia la produzione, espressa a prezzi costanti, è diminuita del 6 per cento.

L’indagine della Banca d’Italia condotta su un campione di imprese regionali del settore delle costruzioni con almeno 20 addetti, ha confermato il basso profilo emerso dalle indagini congiunturali del sistema camerale e dell’Ance. Nel 2012 quasi i due terzi delle unità produttive hanno registrato una perdita, a fronte di un quarto che ha chiuso l’esercizio in utile. La produzione a prezzi costanti è diminuita dell’11 per cento, in accelerazione rispetto al calo del 6,0 per cento del 2011.

Gli investimenti. Secondo l’indagine del sistema camerale, nel 2012 è stata registrata una situazione più negativa rispetto a quella emersa nel 2011.

Appena il 10 per cento delle imprese edili ha realizzato investimenti, a fronte della media generale del 36 per cento, in misura largamente inferiore rispetto alla percentuale del 23 per cento rilevata nel 2011.

Nelle poche imprese che hanno investito nel 2012, il 28 per cento ha effettuato spese superiori a quelle sostenute nel 2011, a fronte dell’8 per cento che le ha invece ridotte. Di ben altro tono era apparsa la situazione del 2011, con una percentuale di imprese in crescita pari all’80 per cento, contro il 3 per cento che aveva invece dichiarato un calo.

La destinazione maggiore degli investimenti effettuati nel 2012 è stata rappresentata dall’acquisto di impianti e/o macchinari uguali a quelli esistenti (55 per cento), ribaltando quanto emerso nell’anno precedente, quando la destinazione maggiore era stata rappresentata dall’introduzione di nuovi impianti e/o macchinari innovativi. Seguono l’apertura di nuova sede o rinnovo della stessa (27 per cento) e l’acquisto di computer e software (13 per cento). Di fronte al perdurare della crisi, chi ha avuto il coraggio di investire ha pertanto privilegiato la mera sostituzione degli impianti e macchinari divenuti obsoleti, in linea con quanto avvenuto nell’industria, senza dimenticare gli investimenti in Ict, ovvero le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ormai imprescindibili se si mira a rendere più efficiente l’organizzazione aziendale.

Le stime dell’Ance sugli investimenti in edilizia, contenute nel tradizionale rapporto congiunturale, hanno evidenziato anch’esse una situazione negativa, che si collega a quanto emerso dalle indagini del sistema camerale.

Nel 2012 gli investimenti in costruzioni38 dell’Emilia-Romagna hanno accusato una flessione in termini reali pari al 6,5 per cento, che ha consolidato la fase negativa emersa nel quadriennio 2008-2011, rappresentata da un decremento medio annuo del 6,0 per cento. Il calo reale degli investimenti in costruzioni è stato determinato dalla quasi totalità dei comparti, con l’unica eccezione della voce delle “manutenzioni straordinarie e recupero”, il cui aumento dell’1,2 per cento, ha consolidato la fase moderatamente virtuosa del quadriennio 2008-2011. Su questo moderato aumento può avere avuto la sua parte il cosiddetto Decreto Sviluppo (n.83 del 22 giugno 2012) che prevedeva agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per gli interventi di

38 Trattasi di dati al netto dei costi per trasferimento di proprietà.

efficientamento energetico. Il comparto abitativo, che ha rappresentato il 57,2 per cento degli investimenti in costruzioni, ha invece accusato una flessione del 5,2 per cento, che ha consolidato la fase negativa del quadriennio precedente, che ha avuto il suo culmine nel 2009 (-9,7 per cento). Sul nuovo riflusso delle abitazioni ha pesato soprattutto il calo del 15,2 per cento accusato dalle nuove costruzioni, a fronte del moderato aumento, come descritto precedentemente, dell’1,2 per cento evidenziato dagli interventi destinati a manutenzioni straordinarie e riqualificazione del patrimonio abitativo. Nell’ambito delle costruzioni non residenziali private la diminuzione quantitativa si è attestata al 6,2 per cento, e anche in questo caso dobbiamo annotare la prosecuzione della fase negativa emersa nei quattro anni precedenti, segnati da un calo medio annuo del 7,5 per cento. Un analogo andamento ha riguardato le costruzioni non residenziali pubbliche che sono apparse in diminuzione del 10,6 per cento, acuendo la fase spiccatamente negativa emersa nel quadriennio 2008-2011. A tale proposito, il monitoraggio Ance-Infoplus dei bandi di lavori pubblici ha rilevato nel 2012, una flessione in termini reali del valore posto in gara del 23,5 per cento rispetto all’anno precedente.

Per riassumere c’è stato in Emilia-Romagna un nuovo ridimensionamento degli investimenti in costruzioni, che si protrarrà anche nel 2013, sia pure in misura più attenuata (-3,6 per cento).

L’andamento dell’Emilia-Romagna si è collocato un quadro nazionale dello stesso segno. Secondo le elaborazioni di Ance su dati Istat, il 2012 si è chiuso per l’Italia con un decremento reale del 7,6 per cento, destinato a protrarsi, anche se in misura più attenuata, nel 2013 (-5,6 per cento). In linea con quanto osservato per l’Emilia-Romagna, è stato il comparto delle costruzioni non residenziali pubbliche a subire la riduzione reale più accentuata (-10,6 per cento), mentre l’unico segno positivo, seppure contenuto, ha riguardato la manutenzione straordinaria e recupero delle abitazioni (+0,8 per cento).

Un ulteriore, anche se ristretto, contributo all’analisi degli investimenti del settore edile proviene dall’indagine dell’Osservatorio congiunturale sulla micro e piccola impresa (da 1 a 19 addetti). In questo ambito è stata rilevata una situazione di segno negativo, in quanto gli investimenti totali sono diminuiti nel 2012 del 18,8 per cento rispetto all’anno precedente, ampliando la flessione del 10,3 per cento osservata nel 2011. Nell’ambito delle immobilizzazioni materiali la diminuzione è stata praticamente la stessa del totale degli investimenti, e anche in questo caso è stato un peggioramento nei confronti del 2011 (-10,3 per cento). La piccola impresa ha in sostanza segnato il passo, evidenziando un livello degli investimenti totali largamente inferiore ai volumi del passato, soprattutto se si considera che nel 2009 c’è stata una flessione del 16,3 per cento. Una certa cautela deve tuttavia sussistere poiché l’indagine sulla micro e piccola impresa si basa su dati raccolti per fini contabili. Per questo motivo, in taluni casi, una corretta registrazione contabile potrebbe non riflettere l’andamento reale. Per quanto concerne gli investimenti, possono presentarsi scritture di rettifica, che in alcuni casi possono determinare valori negativi.

L’occupazione.

L’indagine sulle forze di lavoro. La diminuzione del volume di affari evidenziata dall’indagine del Sistema camerale non ha avuto effetti negativi sull’occupazione.

Secondo l’indagine continua sulle forze lavoro, nel 2012 è stata registrata in Emilia-Romagna una crescita degli occupati del 3,8 per cento rispetto all’anno precedente, equivalente in termini assoluti a circa 5.000 addetti, in contro tendenza rispetto a quanto registrato sia nel Nord-Est (-3,3 per cento), che in Italia (-5,0 per cento). Al di là del recupero, resta tuttavia una consistenza degli occupati che è apparsa largamente inferiore a quella del 2008 (circa 153.000 addetti), quando la crisi non si era manifestata in tutta la sua gravità. L’andamento trimestrale ha ricalcato quello osservato per il volume di affari. A un primo trimestre spiccatamente negativo (-13,6 per cento) è seguita una fase di continui aumenti in grado di far chiudere il 2012 con un bilancio positivo.

A far pendere la bilancia del mercato del lavoro in senso positivo sono state entrambe le posizioni professionali: per i dipendenti, che hanno inciso per il 56,0 per cento del totale, l’aumento è stato del 5,4 per cento, per gli autonomi dell’1,8 per cento. Nel Paese è stato registrato un andamento diametralmente opposto a quello regionale. Al calo del 5,7 per cento dell’occupazione dipendente si

è associata la diminuzione del 3,9 per cento degli autonomi. Anche nel Nord-Est è stato registrato un andamento in contro tendenza rispetto a quanto emerso in Emilia-Romagna: -3,0 per cento i dipendenti; -3,8 per cento gli autonomi.

La percentuale di dipendenti sul totale dell’occupazione, come accennato precedentemente, è stata del 56,0 per cento, in crescita rispetto alle quote del 55,1 e 52,6 per cento rilevate rispettivamente nel 2011 e nel 2008, ultimo anno con il quale è possibile effettuare un confronto omogeneo dopo l’adozione della codifica Ateco-2007. Sembra pertanto essersi arrestata la tendenza di lungo periodo che vedeva aumentare il peso del lavoro autonomo, a scapito di quello alle dipendenze.

Secondo la vecchia codifica Ateco-2002 in Emilia-Romagna nel 1993 i dipendenti rappresentavano il 62,5 per cento degli addetti. Nel 2000 la percentuale scende al 55,1 per cento, per ridursi nel 2008 al 54,9 per cento. Resta da chiedersi quanto possa avere inciso in passato, sul fenomeno del maggiore peso del lavoro autonomo, il processo di destrutturazione del mercato del lavoro edile.

Talune imprese hanno incoraggiato i propri dipendenti ad assumere la partita Iva, in quanto è più conveniente avere rapporti con soggetti autonomi, anziché alle dipendenze. Di fatto, si tratta di rapporti di dipendenza mascherati da lavoro autonomo, che consentono vantaggi economici (non si pagano, ad esempio, le ferie), aumentano la flessibilità del lavoro, con conseguenti risparmi sui compensi a causa dell’accresciuta concorrenza. Questa pratica sembra particolarmente diffusa nell’ambito della manodopera extracomunitaria. E’ da notare che a fine 2012 sono state registrate 13.497 imprese straniere (erano 13.088 a fine 2011) con un solo addetto, sulle 16.802 complessive controllate da stranieri, per una incidenza dell’80,3 per cento, ben al di sopra della quota delle altre imprese (55,9 per cento).

Sotto l’aspetto delle unità di lavoro che misurano l’intensità del volume di lavoro effettivamente svolto, lo scenario predisposto a inizio giugno 2013 da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia ha registrato una situazione in linea con quella positiva evidenziata dalle indagini sulle forze di lavoro. Nel 2012 è stata rilevata una crescita del 3,2 per cento, che ha interrotto la serie negativa che ha caratterizzato il triennio 2009-2011. A pesare sull’aumento è stata soprattutto la buona intonazione dell’occupazione autonoma, che è apparsa in crescita del 4,1 per cento, a fronte dell’incremento del 2,3 per cento dei dipendenti.

L’indagine Smail. L’indagine condotta dal Sistema di monitoraggio annuale delle imprese e del lavoro relativa alla situazione in essere a fine giugno 2012 nelle unità locali con addetti situate in Emilia-Romagna, ha registrato una tendenza opposta a quella positiva emersa dalle indagini Istat sulle forze di lavoro. La consistenza dell’occupazione (sono esclusi gli interinali) è diminuita del 2,6 per cento rispetto all’analogo periodo del 2011, per un totale di circa 4.000 addetti.

Secondo quanto emerso dall’indagine Smail, il calo è stato determinato soprattutto dalla componente alle dipendenze (-4,8 per cento), a fronte della più contenuta diminuzione degli imprenditori (-0,4 per cento), che hanno rappresentato il 52,0 per cento del totale degli occupati.

Il calo complessivo dell’occupazione edile è apparso più pronunciato nel comparto della costruzione di edifici (-4,8 per cento), con una punta del 7,0 per cento relativa ai dipendenti.

Nell’ambito dell’ingegneria civile è stato rilevato un decremento del 2,0 per cento, mentre una relativa maggiore tenuta è stata evidenziata dal comparto dei lavori di costruzione specializzati (-1,5 per cento), nel quale sono preponderanti le attività artigianali. Alla diminuzione del 3,8 per cento dei relativi dipendenti è corrisposto il lieve aumento degli imprenditori (+0,1 per cento), e non è da escludere che taluni addetti, specie muratori, che hanno perso l’occupazione, abbiano dato vita a forme di autoimpiego.

L’indagine dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne. Secondo questa indagine, effettuata nel mese di dicembre 2012, è emersa una situazione che non ha riflesso quanto descritto dalle indagini continue sulle forze di lavoro. La diversa metodologia delle due indagini deve indurre a una certa cautela nei confronti, ma al di là di questa considerazione, il 45,4 per cento delle 183 imprese intervistate dall’Osservatorio dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne ha ridotto gli addetti, a fronte di appena il 4,9 per cento che li ha invece aumentati. Nessun altro settore ha registrato una percentuale di calo così ampia.

La quindicesima indagine Excelsior. Tale indagine, che viene svolta tradizionalmente nei primi mesi dell’anno, valuta le intenzioni di assunzione delle imprese edili con almeno un dipendente. Si tratta di previsioni che sono ovviamente influenzate dal clima congiunturale del momento nel quale cade l’intervista. Possono pertanto essere suscettibili, in un secondo tempo, di cambiamenti in positivo o in negativo. Nel settore edile, la vincita di un appalto oppure l’acquisizione di una grossa commessa, magari imprevista, può mutare in positivo il quadro di previsioni prima improntate al pessimismo. Nel caso dell’Emilia-Romagna, i lavori legati alla ricostruzione post-terremoto potrebbero avere mutato in positivo le prospettive.

Il movimento occupazionale. Per il 2012 l’indagine Excelsior ha registrato una tendenza decisamente negativa, frutto di un clima influenzato dal perdurare della crisi. Come accennato precedentemente, i lavori legati alla ricostruzione potrebbero tuttavia avere mutato radicalmente il quadro delle previsioni formulate nei primi mesi del 2012, rendendo la situazione meno pesante.

Secondo le intenzioni delle imprese, il settore delle costruzioni dovrebbe chiudere il 2012 con una flessione degli occupati alle dipendenze pari al 4,7 per cento, in termini più accentuati rispetto a quanto previsto per l’industria in senso stretto (-0,7 per cento) e i servizi (-0,8 per cento). A inizio 2011 il clima era apparso ugualmente negativo, anche se in misura più contenuta (-1,9 per cento).

Secondo le intenzioni delle imprese, il settore delle costruzioni dovrebbe chiudere il 2012 con una flessione degli occupati alle dipendenze pari al 4,7 per cento, in termini più accentuati rispetto a quanto previsto per l’industria in senso stretto (-0,7 per cento) e i servizi (-0,8 per cento). A inizio 2011 il clima era apparso ugualmente negativo, anche se in misura più contenuta (-1,9 per cento).

Nel documento Consuntivo 2012 (1.4mb) (pagine 139-164)

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