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2.2 Procedura di annotazione

2.2.1 Annotazione

2.2.1.2 Induzione delle classi di azione (Tipi Azionali)

Quando tutte le occorrenze sono state assegnate ad un variation field, l’anno- tatore inizia a classificarle in tipi azionali.

Figura 2.6: Occorrenze <PRIMARY> e <MARKED> del verbo attaccare

I tipi azionali vengono identificati bottom-up, mediante un giudizio basato sul- la somiglianza cognitiva delle istanze (“family resemblances”)30. La classe indot-

ta, per definizione, deve essere internamente produttiva, ovvero il tipo azionale in essa codificato deve potere applicarsi ad un insieme aperto di oggetti. Perché la tipizzazione sia consistente, le standardizzazioni assegnate allo stes- so tipo devono essere simili per quanto riguarda:

• schema motorio;

• relazioni spaziali o proprietà focali dell’azione; • verbi localmente equivalenti.

Negli studi precedenti all’avvio di IMAGACT, per ogni tipo azionale era sta- ta prevista la presenza di un solo Best Example, selezionato all’unico scopo di rendere esplicito e trasparente il tipo stesso. Fin dagli inizi della campagna di annotazione è però risultata evidente la necessità di affiancare a tale esigenza un maggior rigore e una maggiore ricchezza di dettagli nella descrizione sintattica: 30Il concetto, introdotto da Wittgenstein, indica un insieme di relazioni che legano tra loro

oggetti o eventi denotati da uno stesso predicato, così diversi tra loro da sembrare irriducibili a un’unica tipologia di evento:

nessuna struttura argomentale possibile, tra le varie che un verbo può assu- mere, può infatti essere considerata in senso assoluto migliore di un’altra per rappresentare un tipo azionale. L’attuale versione delle specifiche di annotazione prevede pertanto, nei casi in cui un tipo azionale possa essere individuato da più di una struttura, la compresenza di più B.E., in relazione non solo alle variazioni di struttura tematica (es. 2.26, 2.27) e aktionsart31(es. 2.28, 2.29), ai fenomeni

di theme shifting (es. 2.30, 2.31) e alle alternanze argomentali (Levin, 1993), ma anche a caratteristiche linguo-specifiche come i verbi pronominali32(es. 2.32

- 2.35).

“Considera, ad esempio, i processi che chiamiamo «giuochi». Intendo giuochi da scacchiera, giuochi di carte, giuochi di palla, gare sportive, e via discorrendo. Che cosa è comune a tutti questi giuochi? - Non dire: «Deve esserci qualcosa in comune a tutti, altrimenti non si chiamerebbero ‘giuochi’» - ma guarda se ci sia qualcosa di comune a tutti. - Infatti, se li osservi, non vedrai certamente qualche cosa che sia comune a tutti, ma vedrai somiglianze, parentele, e anzi ne vedrai tutta una serie. Come ho detto: non pensare, ma osserva! - Osserva, ad esempio, i giuochi da scacchiera, con le loro molteplici affinità. Ora passa ai giuochi di carte: qui trovi molte corrispondenze con quelli della prima classe, ma molti tratti comuni sono scomparsi, altri ne sono subentrati. Se ora passiamo ai giuchi di palla, qualcosa di comune si è conservato, ma molto è andato perduto. Sono tutti ‘divertenti’? Confronta il giuoco degli scacchi con quello della tria. Oppure c’è dappertutto un perdere e un vincere, o una competizione fra i giocatori? Pensa allora ai solitari. [...] E il risultato di questo esame suona: Vediamo una rete complicata di somiglianze che si sovrappongono e si incrociano a vicenda. Somiglianze in grande e in piccolo. [...] Non posso caratterizzare queste somiglianze meglio che con l’espressione «somi- glianze di famiglia»; infatti tutte le varie somiglianze che sussitono tra i membri di una famiglia si sovrappongono e s’incrociano allo stesso modo: corporatura, tratti del volto, colore degli occhi, modo di camminare, temperamento, ecc. ecc. - E dirò: i ‘giuochi’ formano una famiglia.”(Wittgenstein, 1967: 46-47)

31“Unspecified object alternation” in Levin (1993).

32Ovvero, secondo la definizione data da Ježek (2011a), quei verbi “nella cui forma di lemma

appare un pronome clitico, intrinsecamente legato al lemma (come in accorgersi, pentirsi) o in alternanza con forme prive di clitico (rivolgere ⇠ rivolgersi, riempire ⇠ riempirsi)”, classificati da Serianni (1998) nelle seguenti quattro classi:

• riflessivo diretto: soggetto e oggetto coincidono. Il pronome atono ha la funzione di complemento oggetto (Fabio si lava);

• riflessivo reciproco: esprime un’azione che due o più soggetti al tempo stesso compiono e subiscono (Fabio e Marco si salutano);

• riflessivo indiretto (anche detto r. apparente, transitivo pronominale): l’azione verbale non si riflette direttamente sul soggetto, ma si svolge comunque a suo beneficio, nel suo interesse o per sua iniziativa; il pronome atono non rappresenta in questo caso un complemento oggetto, bensì un complemento indiretto (Fabio si lava le mani); • intransitivi pronominali (r. intransitivo): verbi in cui il pronome atono non ha valore

riflessivo, ma rappresenta una semplice componente formale del verbo, obbligatoria (pentirsi) o facoltativa (aggirare/aggirarsi).

Mentre le forme propriamente riflessive sono annotate all’interno del lemma principale, se- condo le specifiche (par. 2.2.1), gli intransitivi pronominali sono assegnati al variation field <SUBLEMMA>.

(2.26) [Fabio]AG [mangia]VE [una mela]TH (2.27) [Il cane]CA [mangia]VE [l’osso]TH (2.28) [Fabio]AG [mangia]VE (processo)

(2.29) [Fabio]AG [mangia]VE [una mela]TH (evento) (2.30) [Fabio]AG [chiude]VE [il barattolo]TH

(2.31) [Fabio]AG [chiude]VE [la marmellata]TH (2.32) [Fabio]AG [lava]VE [la tazza]TH

(2.33) [Fabio]AC [si lava]VE

(2.34) [Fabio e Marco]AC [si salutano]VE

(2.35) [Fabio]AG [si toglie]VE [la colla]TH [dalle mani]SO

L’annotatore dovrà creare, contestualmente all’assegnazione delle frasi standar- dizzate al tipo azionale, un Best Example per ciascuna struttura linguistica attestata nel corpus. Per definizione, un Best Example è l’esempio più rap- presentativo tra le istanze annotate e la proiezione massimale degli argomen- ti contenuti dalle standardizzazioni che gli vengono rincondotte33. Ne consegue

che:

• la standardizzazione non può contenere più argomenti del BE: eventuali argomenti aggiuntivi possono essere aggiunti nella text-box <Notes>, solo se effettivamente utili alla chiarificazione del significato dell’occorrenza. • una standardizzazione può contenere meno argomenti del BE solo se le

strutture risultanti sono equivalenti per quanto riguarda la rappresenta- zione dell’evento e le proprietà aspettuali.

Dal punto di vista operativo, quando una standardizzazione <PRIMARY> è selezionata, il sistema abilita il pulsante <Create Type>: è possibile creare un nuovo tipo azionale cliccandolo. L’interfaccia assegna al tipo un numero progressivo (“Type 1”, “Type 2”, etc.) e lo visualizza nel box <Action Types> (sul lato sinistro della pagina). Automaticamente, l’occorrenza usata per creare il tipo viene selezionata dal sistema come suo primo Best Example. Gli altri [B.E] devono essere creati ed annotati manualmente dall’annotatore (secondo la procedura descritta in 2.2.1.3).

Ogni frase standardizzata primaria viene quindi ricondotta ad un [B.E.] di un tipo azionale usando la funzione di drag e drop. L’annotatore deve selezionare la frase standardizzata nella tabella <occurrences>: la selezione attiva il box <Standardization>, che diventa “trascinabile” (fig. 2.7).

33L’annotatore può modificare il [B.E.] in qualsiasi momento durante l’annotazione,

Figura 2.7: Attribuzione di una frase standardizzata ad un [B.E.]

2.2.1.3 Editing del Best Example

Cliccando il pulsante <Edit this Best Example>, il sistema mostra la finestra pop up <‌<Best Example Edit>‌> (fig. 2.8). L’annotatore deve riempire la griglia tematica della sezione <Theta Structure>, scrivendo in ognuna delle celle un argomento e i suoi eventuali specificatori34ed assegnando un ruolo tematico

a ciascuno, selezionandolo dalla combo-box adiacente. Il campo di testo <Best Example as Free Text> viene compilato in automatico dal sistema. Lo stesso ruolo tematico può essere usato più di una volta, come nell’esempio 2.36. (2.36) [Fabio]AG [carica]V [il furgone]TH [con le scatole]TH

Il tag-set IMAGACT è presentato in tab. 2.6.

L’annotatore deve inoltre aggiungere nella tabella <Equivalent Verbs> un mas- simo di tre verbi localmente equivalenti, all’infinito presente. La scelta dei verbi equivalenti deve rispettare i seguenti criteri:

• deve ricadere, preferibilmente, su verbi d’azione generali;

• devono essere evitati i verbi che incorporano il tema (ad esempio stappare per aprire);

Figura 2.8: <‌<Best Example Edit>‌>

• il verbo equivalente scelto deve definire in senso proprio l’azione35ed essere

sincrono36;

• devono essere evitati verbi equivalenti tecnici o “desueti”37.

Nel caso in cui non fosse disponibile un verbo localmente equivalente, l’annota- tore può inserire una breve perifrasi38.

Quando tutti i Best Example sono stati compilati e tutte le occorrenze primarie di un verbo sono state assegnate ad un tipo, l’annotatore chiude l’annotazione cliccando sul pulsante <End annotation> e viene reindirizzato in homepage.

35Nel compiere l’azione di “mettere una scatola sul tavolo” l’agente “sposta” anche il tema.

Tuttavia spostare non deve essere utilizzato come verbo equivalente, perché il verbo presenta un diverso punto di vista sull’evento, non è un modo equivalente alternativo di identificare il medesimo evento.

36Ad esempio quando un agente compie l’azione di “caricare un pacco”, anche “lo solleva”.

Tuttavia i due eventi predicati non sono sincroni.

37Ad esempio ingerire per mangiare.

Tabella 2.6: Tag-set IMAGACT per l’annotazione dei ruoli tematici

Thematic Grid

Element Label Definizione ed esempio

verb VE Usato per identificare la forma verbale della frase standardizzata.

Fabio [prende]VE la palla

theme TH Comprende i ruoli tradizionali di “tema” e “paziente”. Pertanto è definibile come il soggetto/oggetto che subisce l’evento denotato dal predicato, l’entità che si trova in un certo stato/condizione o che subisce un cambio di stato/condizione. Il ruolo TH è anche usato per il tagging del soggetto dei verbi di movimento. Fabio taglia [la torta]TH

La mamma porta [Matteo]TH a scuola [Fabio]TH corre

agent AG Soggetto animato che compie in modo intenzionale l’azione denotata dal predicato. [Fabio]AG taglia la torta

causer CA Agente non intenzionale, come una macchina o una forza naturale/agente atmosferico. [La gru]CA solleva il carico

[Il vento]CA sposta le foglie

experiencer EX Soggetto animato che riceve attivamente un input sensoriale o emotivo.

[Fabio]EX sviene [Fabio]EX ama Marta

actor AC Partecipante all’evento che riveste simultaneamente il ruolo di

Agent/causer/experiencer e di Theme. Usato principalmente per l’annotazione dei verbi pronominali.

[Fabio]AC si lava

[Fabio e Marco]AC si picchiano

instrumental IN Medium usato dall’agente per compiere l’azione. Fabio taglia la torta [con il coltello]IN

source SO Comprende i ruoli tradizionali di “source” e “origin”. Pertanto è definibile come il punto di partenza del movimento e/o origine dell’azione. La mamma sposta il pacco [dalla camera]SO alla cucina

Fabio si sposta [dal sentiero]SO destination DE End-point del movimento o dell’azione.

Fabio appende il cappotto [al gancio]DE Fabio si sposta [vicino al muro]DE

beneficiary BE Entità che beneficia dell’azione (inclusi i casi di cambio di proprietà).

Fabio regala il pacco [a Marta]BE Fabio canta una canzona [a Marta]BE location LO Comprende i ruoli tradizionali di “location” e

“path”. È pertanto definibile come il luogo dove avviene l’evento (azione o movimento) denotato dal predicato o l’area/traiettoria del movimento. Matteo gioca [in camera]LO

Fabio corre [attraverso il parco]LO

time TI La localizzazione temporale dell’evento denotato dal predicato.

Fabio si sveglia [alle 8:00]TI

measure ME Espressione di estensione, ampiezza o grado rispetto ad una dimensione (lunghezza, peso, durata, costo, etc.).

Fabio corre [tre chilometri]ME predicative PR Complemento predicativo.

Fabio trova Marta [svenuta]PR

co-agent CO Partecipante all’evento che compie l’azione insieme all’agente principale.

Fabio balla [con Marta]CO

manner MA Modo o modalità con cui l’azione è compiuta. Fabio si veste [da clown]MA

Fabio corre [velocemente]MA

unspecified reference UN Oggetto di riferimento generico per l’evento denotato dal predicato, non classificabile da nessuno degli altri ruoli tematici del tag-set.