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LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E I VINCOLI PROCEDURALI: OSSERVAZIONI CRITICHE

3. Inefficienze della rigidità.

L’argomento del disegno di aste efficienti impegna una ricca letteratura interdisciplinare.

Non ho la pretesa velleitaria di riassumerla ora in poche parole, tuttavia penso che anche l’enunciativo e telegrafico richiamo di alcuni suoi capisaldi, cone annessi richiami bibliografici, valga a prospettare opportunità di studio e orizzonti metodologici promettenti, in campo giuridico.

Il contributo concettuale forse più interessante, ai nostri fini, ricavabile da questi scritti specialistici, è la dimostrazione - basata sull’analisi comparata dei prototipi d’asta diffusi nella prassi (non soltanto pubblicistica) - che in condizioni realistiche il loro grado di efficienza è variabile, secondo le caratteristiche dei contratti e secondo il contesto

Commentario al codice dei contratti pubblici, cit., p. 46 ss.; ivi si legga anche L. Prosperetti,

M. Merini, “I contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Una prospettiva economica”, p. 27 ss.

delle operazioni selettive. In altre parole, questa teoria insegna che per conseguire l’obiettivo dell’efficienza e della convenienza contrattuale la scelta e la configurazione dei modelli procedimentali devono duttilmente adattarsi alla natura delle sottostanti transazioni economiche, alle caratteristiche dei candidati, alle peculiarità del mercato e dell’ambiente competitivo13.

Gli esperti in materia mostrano che semplicemente non esiste un modello di gara universalmente appropriato e invitano a guardarsi dalla rigidità dei metodi selettivi. In breve, l’obiettivo di innalzare efficienza e convenienza impone soluzioni diversificate.

Rovesciando il discorso, la povertà e la mancanza di elasticità dei modelli concorsuali scoraggiano la partecipazione ai negoziati, giacchè riducono il surplus che le parti possono sperare di dividersi, contrattando. Bisogna aggiungere che le perdite di efficienza causate dal formalismo e dalla fissità procedimentale si aggravano di pari passo con l’aumento della complessità dei contratti bisognosi di allocazione. Questo accade perché gli automatismi propedeutici all’intensificazione del controllo degli organi pubblici poco si conciliano col bisogno di apprendimento, abitualmente connaturato al perfezionamento di transazioni onerose, incerte e di lungo periodo14.

13 Trattasi di risultato che muove dalla piattaforma concettuale offerta dal c.d. “teorema

di equivalenza”di Vickrey, premio nobel per l’economia, il quale ha dimostrato che quattro prototipi di asta molto diffusi nella pratica, tanto pubblica quanto privata (ad offerte palesi al rialzo, ad offerte palesi decrescenti, in busta chiusa alla miglior offerta, in busta chiusa al secondo miglior prezzo), tra loro molto diversi ed esemplificativi della varietà possibile della modellistica, generano risultati equivalenti, sul piano dell’efficienza e dei guadagni del banditore, a condizione che siano soddisfatti presupposti estremamente severi, al punto da risultare sostanzialmente irrealistici; proprio l’implausibilità di queste condizioni si dimostra carica di implicazioni teoriche interessanti, per l’interprete, perché in tal modo il teorema finisce precisamente col fornire la base alla dimostrazione del fatto che, nella pratica, le forme di gara non sono affatto equivalenti, sicchè l’obiettivo dell’efficienza reclama elasticità, nel disegno dei concorsi; si legga W. Vickrey, Counterspeculation, Auctions, and Competitive Sealed Tenders, cit.; per un’efficace e chiara sintesi della portata applicativa del teorema, K.M. Schmidt, M.Schnitzer, Methods of Privatization: Auctions, Bargaining and Give Aways, cit.; per una più ampia e approfondita panoramica, P. Klemperer (a cura di), The Economic Theory of

Auctions, cit.; P. Milgrom, Putting Auction Theory to Work, Cambridge University Press,

2004; per una lungimirante operazione di traduzione dei tecnicismi in un linguaggio accessibile ai non addetti ai lavori, senza perdita di contenuto, AA.VV., Handbook of

Procurement, cit.

14 M. Cafagno, Lo stato banditore, cit., con ulteriori rimandi bibliografici.

Nelle consuete gare meccaniche, la p.a. è tenuta a specificare, prima della gara, l’oggetto dei suoi bisogni, i requisiti occorrenti a soddisfarli, i parametri di valutazione delle proposte acquisite, il loro peso relativo. I concorrenti devono a loro volta definire condizioni contrattuali e strategie competitive prima di confrontarsi, poiché l’offerta, una volta presentata, resta di regola anonima e non revisionabile, sino al giudizio conclusivo. Non sono previsti momenti intermedi, che consentano di affinare la domanda pubblica o le offerte private, durante lo svolgimento del concorso. In breve, i risultati di queste gare - gli esemplari prediletti dalla prassi nazionale - vengono a dipendere da una ponderazione compiuta prima del loro esperimento.

Ma la dottrina ha mostrato che l’impossibilità di acquisire e di sfruttare nuova informazione, in corso di gara, e la conseguente soppressione di quei meccanismi correttivi che sono il propellente di ogni virtuosa dinamica adattativa, possono costare molto, in termini di efficienza, quando in gioco sia il perfezionamento di rapporti negoziali non banali15.

Quando la negoziazione presuppone investimenti cospicui e aleatori, l’opportunità di aggiustare e rivedere le stime in corso di gara, tenendo conto delle strategie rivali e delle informazioni che esse svelano, incoraggia la partecipazione, anche perché allevia il timore di compiere errori irreversibili, nella formulazione delle offerte.

Analisi speculari hanno provato che per imprese ragionevolmente avverse al rischio la necessità di basare un’impegnativa candidatura su congetture sviluppate al buio, per giunta non ritrattabili, opera viceversa come un serio elemento di dissuasione16.

15 Sugli espedienti utili a mitigare il problema dell’incertezza, all’interno delle gare,

anche attraverso procedure ibride e miste, che alternino fasi di competizione aperta a fasi di competizione al buio, P. Klemperer, What Really Matters in Auction Design, cit.; K.M. Schmidt, M. Schnitzer, Methods of Privatization: Auctions, Bargaining and Give-Aways, cit. p. 97 ss.; N. Doni, “L'affidamento mediante gara di contratti pubblici: l'importanza della

reputazione”, in Pol. econ., 2005, p. 307 ss.; M. Ricchi, Negoauction, discrezionalità, dialogo competitivo e il nuovo promotore, cit.

16 Si vedano, tra i molti, P. Milgrom, R. Weber, “A Theory of Auctions and Competitive Bidding”, in Econometrica, 1982, 50/5, p. 1089 ss.; P. Bajari, S. Tadelis, “Incentives and award procedures: competitive tendering vs. negotiations”, in AA. VV., Handbook of Procurement, cit.; il fenomeno del cosiddetto “winner curse” – originato precisamente dal

fatto che potrebbe non essere del tutto rassicurante, per un partecipante a una gara in

La già evocata disciplina europea del dialogo competitivo - sinora quasi pretermessa dal diritto interno - testimonia proprio che un malleabile coinvolgimento delle imprese, già in fase ideativa, risponde alla necessità di concedere spazio all’affinamento delle conoscenze (anche per spronare scoperte e innovazioni) in funzione del perfezionamento di contratti onerosi e incerti17.