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Un’altra domanda sorge inevitabilmente: in cosa consiste o come si realizza l’identificazione dei personaggi? Ovvero: qual è la referenza (estensione) di un personaggio?

Nel documento Studi di semiotica testuale (pagine 57-60)

II. DALLA TEORIA DEL TESTO ALLA TESTOLOGIA SEMIOTICA.

3. Testi d’invenzione e testi letterari.

3.5. Un’altra domanda sorge inevitabilmente: in cosa consiste o come si realizza l’identificazione dei personaggi? Ovvero: qual è la referenza (estensione) di un personaggio?

Bisogna innanzitutto distinguere fra personaggi “storici” – cioè realmente esistiti/viventi – e personaggi “inventati”. Nel caso dei personaggi inventati30, è chiaro che la loro estensione

va ricercata all’interno del TL stesso, nel mondo del testo. Nel caso, invece, dei personaggi storici, le cose si complicano, perché ci si viene a trovare di fronte a ciò che va sotto il nome di ‘transidentificazione’ o ‘identificazione attraverso mondi’, e alla complessa relazione fra ‘proprietà necessarie’ e ‘proprietà accidentali’ di un individuo (v., ad es., Silvestrini [1979]).

La domanda è: dato un personaggio storico (ad es., Napoleone) in un TL (per es., Guerra

e pace), è questo personaggio storico del romanzo di Tolstoj lo stesso del mondo ‘reale’? Vale

a dire: il Napoleone di Guerra e pace è proprio quello (= lo stesso) nato ad Ajaccio nel 1769, vincitore ad Austerlitz il 2 dicembre 1805, ecc.? Certamente, in Guerra e pace la battaglia di Borodinò è quella del 5 settembre 1812, come pure la battaglia di Austerlitz è quella del 2 dicembre 1805, ecc.31 Ma il Napoleone vincitore ad Austerlitz in Guerra e pace è lo “stesso”

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In tali casi diventa essenziale anche la scelta dei nomi da dare ai personaggi; scrive significativamente in un suo articolo G. García Márquez: «[... ] se il nome non s’attaglia perfettamente al personaggio, non si riesce a dargli vita» (in la Repubblica, 5 novembre 1982: 18). E anche Simenon – in un’intervista – confessa di dare “moltissima” importanza ai nomi, e aggiunge: «[...] per questa particolarità, oso paragonarmi a Balzac. [...] ho centinaia di elenchi telefonici e nelle loro pagine cerco i nomi che mi sembrano corrispondere a questa o quella figura» (Nascimbeni [1987:42]). Un discorso a parte e più complesso meriterebbe, naturalmente, l’onomastica di Proust (v. Bonomi [1987: 167 ss.]). Sui nomi propri v. Kripke [1971, 1972], Pavel [1992: 48 ss.], Prosdocimi [1989], Searle [1958] e Vitacolonna [2004a: 43-57]. 31

Indubbiamente, lo stesso discorso che sto facendo per i personaggi andrebbe fatto anche per le battaglie, i luoghi, ecc. Quanto ai riferimenti temporali, se in un TL si trova: «Il domani, ch’era domenica, venne la visita del medico...» (Verga, G., Nedda, in Id., Tutte le novelle, vol. 1, 8a ediz.,

Napoleone di cui parlano i libri di storia e le biografie? o non è piuttosto quell’uomo che appare al ferito Andréj Bolkonskij «infinitamente piccolo e insignificante in paragone con quel che accadeva per la sua [di Bolkonskij] anima e quel cielo profondo e infinito su cui fuggivano le nuvole»32? Afferma a questo proposito Szégedy-Maszak [1980: 397]: «At any rate, in War and Peace Napoleon is as much part of a fictional world as Natasha Rostova. What is more the

artistic nature of an object derives not or at least not only from our attitude to it, and surely we do not respond to the figure called Napoleon while reading Tolstoy’s novel the some way as we respond to the historical figure Napoleon when reading a scholarly work on him»33. Mi

pare, quindi, che il problema non vada posto tanto nei termini della ‘designazione rigida’ di Kripke [1972], quanto piuttosto in quelli dei tre tipi di conoscenza specificati da Petöfi [1983], e segnatamente la conoscenza che l’interprete stesso possiede circa gli stati di cose rappresentati/costruiti nel testo34.

In un TL anche i personaggi storici vanno considerati in rapporto al mondo del testo: la loro estensione non è tanto da ricercarsi nel WR di cui ci parlano le opere storiografiche, quanto nel Wp del testo così com’è prodotto dall’autore35. Pertanto, dato un nome N

i in un TL,

Ni potrebbe avere due estensioni (El, E2) e due intensioni (I1, I2). Nel nostro caso, il nome

NAPOLEONE avrà un’estensione nel mondo reale (Ewr) con la relativa intensione (Iwr), e

un’estensione nel mondo del testo (Ewt) con la relativa intensione (Iwt). Alle intensioni,

Milano, Mondadori, 1971: 47), è evidente che domani si riferisce a (un momento di) una situazione cronologica identificabile e definibile solo entro gli altri parametri interni al testo in questione. Detto altrimenti: non valuto domani in rapporto al mio oggi – cioè al mio WR – né in rapporto al WR dell’autore (al suo oggi ), bensì in rapporto al Wp del testo.

32 Tolstoj, N., Guerra e pace, vol. 1, parte 3a, cap. XIX, Milano, Rizzoli, 1964: 428.

33 Pavel [1992: 45] osserva: «La differenza fra personaggi o oggetti surrogati e importati potrebbe

essere in funzione della fedeltà alla realtà: mentre i personaggi importati conservano nei romanzi le loro vere personalità, i surrogati non sono altro che fantocci ben abbozzati, più o meno simili agli originali ma irrimediabilmente interpretati e trasformati dall’autore».

34 Bisognerebbe anche tener presente quanto precisato da Lewis [1970, trad. it. p. 497]: «I

nomi comuni hanno differenti estensioni nei diversi mondi possibili; e così alcuni nomi, per lo meno se accettiamo la posizione [...] secondo cui le cose sono legate ai loro sostituti in altri mondi da un vincolo di forte similarità, piuttosto che di identità». 35

Doležel [1999: 143] sottolinea che «i mondi finzionali sono costruiti dall’autore e ricostruiti dal lettore in/attraverso la formulazione verbale originale del testo finzionale (texture), cioè come formazioni intensionali. La strutturazione intensionale del mondo è rappresentata formalmente dal concetto di funzione intensionale, che, conformemente alla nostra definizione generale di intensione, è una funzione dalla texture del testo finzionale al mondo finzionale».

5 inoltre, si possono associare/attribuire diverse connotazioni. (E’ evidente, infatti, che le connotazioni non coincidono con le intensioni). Se, data un’unica E (<[pianeta] Venere>), diciamo che questa E ha due I (“Stella del mattino”, “Stella della sera”), è ovvio che a “Stella della sera” si possono associare/attribuire delle connotazioni (malinconia, tristezza, ecc.) diverse da quelle associabili/attribuibili a “Stella del mattino” (gioia, purezza, ecc.). Parimenti, diverse sono/possono essere le connotazioni associabili/attribuibili alla stessa E <[pianeta] Venere> (amore, bellezza, ecc.).

Certo – per tornare al nostro caso – il Napoleone “storico” e quello “tolstojano” devono condividere, conservare delle proprietà necessarie comuni, ma è anche vero che ciò che è accidentale nel WR può diventare – e spesso di fatto diventa – necessario in un TL. In un TL, inoltre, un personaggio storico, per quanto “fedelmente” rispecchi la sua “tipicità oggettiva”, subirà sempre una “trasfigurazione”, in quanto verrà collocato in un altro mondo, in un Wp, con una propria dimensione spaziale e temporale, e verrà messo a contatto con altri personaggi con cui non potrà che avere quelle relazioni che l’autore deciderà di fargli avere. (Si pensi, per es., al modo in cui Manzoni inserisce a fa agire nei Promessi sposi personaggi quali Federico Borromeo o Gertrude). Insomma, se noi, come esseri biologici e sociali, non possiamo sceglierci quelle “coordinate della vita umana” che sono il tempo e lo spazio (Garin), in un TL queste coordinate sono scelte dall’autore e imposte ai suoi personaggi – storici o meno che siano. Per dirle con Sartre [1976: 90]:

«L’albero e il cielo, nella natura, armonizzano solo per caso; nel romanzo, invece, gli eroi si trovano in quella torre, in quella prigione, passeggiano in quel giardino, perché so è realizzata sia una reintegrazione di serie causali indipendenti […] sia l’espressione d’una finalità più profonda, poiché il parco è venuto a esistere solo per armonizzarsi con un determinato stato d’animo, per esprimere quest’ultimo per mezzo di certe cose o per metterlo in particolare evidenza per contrasto; e per lo stato d’animo è stato concepito in rapporto con il paesaggio. Qui la causalità è apparenza, e si potrebbe chiamare “causalità senza causa”; mentre la finalità è la realtà profonda»36.

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Parafrasando Magda Szabó, si potrebbe dire che in un TL è possibile «accomodare il destino degli esseri umani» (Szabó, M., La porta, Torino, Einaudi, 2007: 234).

Nel documento Studi di semiotica testuale (pagine 57-60)