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Passiamo ora a trattare l’organizzazione composizionale del sensus L’organizzazione composizionale del sensus di T (TSe) è assegnabile al vehiculum/alla vehiculum-imago

Nel documento Studi di semiotica testuale (pagine 87-92)

N. B.: I connettivi interfrastici sono indicati col sottolineato doppio.

4. Passiamo ora a trattare l’organizzazione composizionale del sensus L’organizzazione composizionale del sensus di T (TSe) è assegnabile al vehiculum/alla vehiculum-imago

(TVe/TVeIm) sulla base della TFo. Quanto all’organizzazione composizionale del sensus

lessicale (Se-le) di T (TSe-le), precisiamo quanto segue.

4.1. La sub-architettonica (Sb-A) del TSe-le svolge un ruolo soprattutto grazie all’ organizzazione prosodica, che qui, però, sarà tralasciata;

4.2. Nella micro-architettonica (Mi-A) del TSe-le le parole declinate o coniugate contribuiscono all’organizzazione composizionale del sensus.

4.3. Per quanto concerne la meso-architettonica (Me-A) del TSe-le, i compiti principali sono: (a) l’identificazione del sensus delle parole, e (b) l’identificazione del sensus dei sintagmi. Relativamente a questi due compiti, Petöfi [2004b: 175] sottolinea che «il sensus systemicus (cioè il sensus delle parole rappresentate in un vocabolario) serve soltanto come punto di riferimento per la costruzione del sensus contextualis sia delle parole sia dei sintagmi».

TSe-le:MeA(a): il sensus delle parole

acacia: nome di varie specie di alberi o arbusti delle Mimosacee, del genere Acacia, con

foglie imparipennate, stipole spesso trasformate in spine e fiori piccoli profumati, coltivate per estrarre essenze o per ornamento;

ascolto: il fatto di ascoltare; belletta: (letter.) fanghiglia, melma;

cicala: 1. grosso insetto nero-giallastro degli Omotteri con capo grosso e largo, antenne

brevissime, maschi dotati di uno speciale apparato sonoro grazie al quale friniscono; 2. (fig.) persona chiacchierona e fastidiosa;

colpo: 1. movimento rapido e violento per cui un corpo viene a contatto con un altro; 4.

movimento o spostamento energico di congegni, attrezzi e sim.;

duro: A. agg. 1. che non si lascia intaccare, scalfire e sim. 4. (fig.) aspro, spiacevole, doloroso.

C. (in funzione di avv.). 1. con asprezza e severità; 2. profondamente;

fare: I. produrre un effetto. 1. creare; 2. porre in atto; 7. rendere. II. compiere un’azione. 1.

operare, agire;

ferire: A. v.tr. 1. colpire causando una ferita; 2. (fig.) addolorare, offendere; 3. percuotere. ferito: A. part. pass. di ferire; anche agg.;

freddo: B. 1. mancanza di calore; 3. clima rigido; 4. indifferenza, freddezza;

grande: 1. superiore alla misura ordinaria per dimensioni, durata, quantità, intensità, forza,

difficoltà e sim.; 4. solenne, importante, rilevante;

guscio: 1. rivestimento esterno di certi frutti e delle uova di certi uccelli e rettili; 4. carcassa,

ossatura;

memoria: 1. funzione generale della mente, consistente nel far rinascere l’esperienza passata;

2. rappresentazione, immagine e sim. di q.c. che sta e si conserva nella mente; 3. ricordo o presenza ideale che una persona lascia di sé; 4. cosa che ridesta il ricordo e lo fa rivivere nell’animo, nel pensiero;

nebbia: 1. sospensione nell’aria e presso il suolo di microscopiche goccioline , formatesi per

condensazione del vapore acqueo intorno a nuclei di pulviscolo atmosferico, tale da ridurre notevolmente la visibilità; 2. (fig.) ciò che costituisce un offuscamento per la comprensione, l’intelligenza e sim.;

novembre: undicesimo e penultimo mese dell’anno nel calendario gregoriano, di 30 giorni; primo: 1. corrispondente al numero uno in una successione, in una classificazione, in una

serie; 2. che è al principio di q.c. nell’ordine di tempo;

recidere: 1. tagliare con un solo colpo; 2. (raro, fig.) interrompere definitivamente, eliminare; scrollare: scuotere, agitare con forza. “Scrollarsi q.c. di dosso”, togliersela, liberarsene (anche

fig.);

sfollare: A. v.tr. 1. sgombrare, liberare dall’affollamento. B. v.tr. 1. diradarsi della folla. svettare (1): togliere la vetta o cima dei rami;

svettare (2): 1. flettere la vetta, la cima, detti di alberi; 2. (est.) spiccare, ergersi con la vetta; viso: 1. parte anteriore della testa dell’uomo, in cui hanno sede gli organi della vista,

dell’olfatto e della parola; faccia, volto; 2. (est.) espressione del volto; 3. (est.) fisionomia particolare, aspetto inconfondibile di una persona;

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volto: 1. (lett.) viso, faccia; 2. (fig.) aspetto esteriore, modo di apparire, mostrarsi,

manifestarsi; 3. (fig.) carattere, essenza, natura.

(Le definizioni sono tratte da lo Zingarelli 2001. Vocabolario della lingua italiana, XII ediz., Bologna, Zanichelli, 2000).

TSe-le:MeA(b): il sensus dei sintagmi Nella costruzione del sensus del sintagma

«Non recidere» uso il sensus “recidere: 1. tagliare con un solo colpo”; «quel volto» uso il sensus “volto: 1. (lett.) viso”;

«nella memoria» uso il sensus “memoria: 2. rappresentazione, immagine e sim. di q.c. che sta e si conserva nella mente”;

«si sfolla» uso il sensus “sfollare: A.1. sgombrare, liberare dall’affollamento”; «non far» uso il sensus “fare: I.7. rendere”;

«del grande suo viso» uso (a) il sensus “grande: 4. solenne, importante, rilevante”, e (b) il sensus “viso: 2. (est.) espressione del volto”;

«in ascolto» uso il sensus “ascolto: il fatto di ascoltare”;

«la mia nebbia di sempre» uso il sensus “nebbia: 2. (fig.) ciò che costituisce un offuscamento per la comprensione, l’intelligenza e sim.”;

«un freddo» uso il sensus “freddo: 1. mancanza di calore”;

«duro svetta» uso (a) il sensus “duro: 4. (fig.) aspro, spiacevole, doloroso”, e (b) il sensus “svettare: (1): togliere la vetta o cima dei rami”;

«l’acacia ferita» uso (a) il sensus “acacia: nome di varie specie di alberi o arbusti delle Mimosacee, del genere Acacia”, e (b) il sensus “ferire: 3. percuotere”;

«scrolla il guscio di cicala» uso (a) il sensus “scrollare: scuotere, liberarsi di q.c.”, (b) il sensus “guscio: 4. carcassa”, e (c) il sensus “cicala: 1. grosso insetto nero-giallastro degli Omotteri”;

«nella prima belletta di Novembre» uso (a) il sensus “primo: 1. corrispondente al numero uno in una successione, in una classificazione, in una serie”, (b) il sensus “belletta: (letter.) fanghiglia, melma”, e (c) il sensus “novembre: undicesimo e penultimo mese dell’anno nel calendario gregoriano”.

4.4. Per quanto concerne la macro-architettonica (Ma-A) del TSe-le, il compito principale è costituito dall’analisi e dalla rappresentazione canonico-semantica delle frasi testuali (delle unità macrocomposizionali di primo grado).

TSe-le:MaA(a): l’architettonica canonico-semantica delle macrounità di primo grado

໌໌໌໌K0ໍໍໍໍ P0 :=: {r1: P0.0}

P0LiM :=: <P0.0LiM>

K0⇐⇐⇐⇐ P0.0 :=: [sdc] {rt:t0.0, rs:s0.0, ro:p0.0}

p0.0 :=: [aspettare-CHE] {r1: io /= il^Produttore/, r2: P1◊}

P0LiM :=: <io /= il^Produttore/ aspetto-CHEP1>

K1◊ ⇐⇐⇐⇐ P1◊:=: {r1: P1.1, r2: P1.2}

P1◊LiM :=: < P1.1LiM, P1.2LiM>

K1.1 ⇐⇐⇐⇐ P1.1 :=: [sdc] ~!{rt:t1.1, rs:s1.1, ro:p1.1}

p1.1 :=: [recidere] {r1: forbice, r2: quel^volto solo

nella^memoria}

P1.1LiM :=: <non^recidere forbice quel^volto solo nella^

memoria> K1.2 ⇐⇐⇐⇐ P1.2 :=: [sdc] {rt:t1.2, rs:s1.2, ro:p1.2}

p1.2 :=: [si^sfolla] {r1: che[= la^memoria]}

P1.2LiM :=: <che si^sfolla>

K2 ⇐⇐⇐⇐ P2 :=: [sdc] ~!{rt:t2, rt:s2, ro:p2}

p2 :=: [far] {r1: *forbice, r2: del^grande^suo^viso^in^ascolto, r3: la^mia^

nebbia^di^sempre}

P2LiM :=: <non^far del^grande^suo^viso^in^ascolto la^mia^ nebbia^

di^sempre> K3 ⇐⇐⇐⇐ P3 :=: [sdc] {rt:t3, rs:s3, ro:p3}

p3 :=: [cala] {r1: un^freddo}

P3LiM :=: <un^freddo cala>

K4 ⇐⇐⇐⇐ P4 :=: [sdc] {rt:t4, rs:s4, ro:p4}

p4 :=: [svetta] {r1: duro^il^colpo}

P4LiM :=: <duro^il^colpo svetta>

K5 ⇐⇐⇐⇐ P5 :=: [sdc] {rt:t5, rs:s5, ro:p5}

p5 :=: [scrolla] { r1: l’acacia^ferita, r2: da^sé, r3: il^guscio^di^cicala, r4: la^

prima^belletta^di^Novembre}

P5LiM :=: <l’acacia^ferita da^sé scrolla^il^guscio^di^cicala nella^

1 In questa rappresentazione è stato necessario inserire:

− una proposizione performativa indicata con il simbolo “໌໌໌໌K0ໍໍໍໍ”. Sia gli apici “໌໌໌໌” e “ໍໍໍໍ”, sia

il pedice “0” (= zero) stanno a indicare che questa proposizione performativa (che ha come

funtore “aspettare-CHE” e come argomento “io /= il^Produttore”/) non è realizzata a livello di

struttura superficiale (ossia non compare in Ve);

il simbolo “~!” in K1.1 e in K2 per poter dare una rappresentazione formale dei due

imperativi negativi3.

Questa rappresentazione, tuttavia, non è ben-formata, in quanto, da un lato, alle frasi testuali sono associate solo proposizioni descrittive e non testi atomici (ossia configurazioni gerarchiche proposizionali), e, dall’altro, non vengono specificate le relazioni temporali e

spaziali fra gli stati di cose. Prendiamo, come esempio di “lettura”, l’interpretazione

proposizionale dell’unità K3:

il sensus di K3 rappresenta la proposizione P3 e P3LiM;

P3 si legge come segue: si^dà^il^caso nel tempo/rt/ t3 e nello spazio/rs/ s3 che ha

luogo/ro/ p3;

p3 è una relazione tra il funtore “calare” e l’argomento “un^freddo” (che ha il ruolo

r1/agens/);

− P3LiM è la rappresentazione della manifestazione lineare visiva della catena dei

costituenti di P3 realizzata in TVe che dà anche delle informazioni minime sulla struttura

prosodica.

Pertanto, perché sia possibile pervenire a una discussione intersoggettiva relativa alle interpretazioni come risultati, occorre rappresentare in modo non ambiguo ogni fattore rilevante dell’architettonica formale e semantica, ossia occorre elaborare un sistema canonico per la rappresentazione. Scrive Petöfi [2004b: 87-88]:

«Il sistema canonico (la grammatica canonica [= G]), usato nella Testologia Semiotica per l’interpretazione esplicativa di primo grado, è costituito dalla seguente tripla:

G = < L, O, D >

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Il simbolo “~!” (usato per rappresentare formalmente un imperativo negativo) è liberamente ispirato a Lemmon [1965], Lyons [1977: 803, 836 ss.] e Žarnić [2002, 2003a, 2003b].

i cui costituenti − una lingua canonica (L), un sistema di organizzatori per eseguire diverse organizzazioni lineari (O) e un determinatore che costruisce diversi frammenti di mondo come interpretazioni (D) − sono anche triple.

L = <P, T, K>

dove P è un sistema di regole proposizionali per costruire strutture categoriali (relazionali), T è un thesaurus costituito dai cosiddetti lessici e dalle cosiddette enciclopedie (entrambi gli insiemi sono da intendersi come componenti di una teoria) e K è un sistema di regole di corrispondenza per assegnare elementi di T alle categorie delle strutture costruite da P. I risultati dell’applicazione di L sono i cosiddetti testi canonici». Qui, dunque, vorrei rappresentare solo la struttura globale del costituente P definito per i testi verbali. Come punto di partenza vediamo la rappresentazione macrosintattica del primo verso della seconda strofa della poesia «Un freddo cala… Duro il colpo svetta»:

K3 ⇐⇐⇐⇐ P3 :=: [sdc] {rt:t3, rs:s3, ro:p3} p3 :=: [cala] {r1: un^freddo} K4 ⇐⇐⇐⇐ P4 :=: [sdc] {rt:t3, rs:s3, ro:p3} p4 :=: [svetta] {r1: duro^il^colpo}

P3 si legge come segue: si^dà^il^caso nel tempo/rt/ t3 e nello spazio/rs/ s3 che ha luogo/ro/ p3.

P4 si legge come segue: si^dà^il^caso nel tempo/rt/ t4 e nello spazio/rs/ s4 che ha luogo/ro/ p4.

Nel documento Studi di semiotica testuale (pagine 87-92)