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L’informatizzazione al servizio delle biblioteche storiche: da un’esperienza concreta una nuova figura professionale

La mia attività di bibliotecaria con competenze informatiche prende le mosse dall’esperienza maturata presso laBANLC, nell’ambito del progetto di censimento e revisione del materiale librario antico. Il lavoro prevede la rilevazione del patrimonio librario antico e la sua informatizzazione. Si esplicain due aree di intervento strettamente correlate: la prima include la descrizione del libro e il rilevamento dei dati bibliologici e materiali, la valutazione dello stato di conservazione del libro e la determinazione degli interventi di restauro; la seconda è rivolta alla ricerca sui cataloghi e sugli inventari dei libri mancanti in biblioteca, al fine di individuare le motivazioni della loro assenza con la possibilità di ripercorrere la loro storia bibliografica.

L’altra parte del mio intervento sul libro è quella di rendere disponibile in formato elettronico la messe di dati precedentemente raccolta. In realtà

ANNA BERNABÈ – CHIARA FAIA – FRANCESCA GoZZI

questo è quello che succede oggi, ma forse un breve cenno alla storia della progressiva informatizzazione del Progetto di censimento e revisione del materiale librario antico, potrebbe aiutare a capire meglio l’importanza del lavoro svolto, al fine di indicare eventuali sviluppi futuri e gli scopi ulteriori che tale innovazione ha portato.

Infatti, prima che immaginassimo un sistema informatico di rilevazione dei dati del libro, questi ultimi erano disponibili solo su cartaceo, con evidenti limiti sia per l’utilizzo sia per il numero delle informazioni raccolte.

La competenza informatica, maturata nei contesti dei consorzi bibliotecari, ha reso possibile immaginare un sistema di immagazzinamento dati tale che la stessa attività svolta dai ricercatori potesse essere più ricca e completa, grazie alla facilità di ricerca e alla possibilità di comparazione dei dati raccolti. La scelta dell’architettura informatica è stata uno dei passaggi sostanziali, al fine di individuareil mezzo che potesse essere più idoneo allo scopo, avendo cura di non trascurarepossibili impieghi futuri. La consapevolezza acquisita nel tempo ha convinto il nostro gruppo di lavoro che un software per la gestione dei dati, nel loro complesso, dovesse considerarsi pressoché necessario; immagazzinare i dati e poter gestire queste informazioni in modo semplice e ordinato ha sostanzialmente modificato il lavoro in biblioteca, rendendolo più snello.

Le potenzialità di un semplice strumento informatico, volto alla gestione dei dati vanno misurate soprattutto tenendo ben presenti i risultati ottenuti. Il bibliotecario può essere quotidianamente informato sul numero dei libri censiti, può rispondere alle richieste degli utenti inviando per e- mail la scheda del libro così riccamente descritta, può effettuare ricerche quantitative sulle varie informazioni rilevate (es. quanti esemplari portano il timbro «BC» di Bartolomeo Corsini, quanti hanno la legatura in cuoio verde), può approfondire studi e curiosità in merito alle raccolte. È evidente che il servizio all’utenza in biblioteca subisce un profondo cambiamento sia nelle modalità di ricerca sia nella immediatezza delle risposte.

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DALLA FoRMAZIoNE ALLA PRoFESSIoNE

L’utenza, come sappiamo, sta assumendo un ruolo di sempre maggior rilievo e favorire la comunicazione con essa dovrebbe oggi più che mai essere una delle prime responsabilità di una biblioteca e di chi in essa lavora. Le biblioteche storiche, volte alla conservazione del patrimonio librario antico, si inseriscono in tale processo e vogliono anch’esse comunicare alla loro utenza le rarità, i libri di pregio, il posseduto per metterlo a disposizione di studiosi, curiosi e specialisti del settore. La nascente consapevolezza di comunicare il patrimonio librario antico si affianca perciò al tradizionale impegno di conservarlo.

In questo processo, la funzione del bibliotecario si modifica: infatti egli avrà cura di conservare il patrimonio librario, ma tenderà ad una moderna gestione della biblioteca in cui l’attività relazionale con il pubblico verrà garantita e l’aggiornamento continuo del patrimonio (antico in questo caso) risulterà anche dalla efficace opera di informatizzazione.

Inoltre in un’ottica di sviluppo e perfezionamento informatico al servizio della conservazione preventiva del patrimonio librario antico, la disponibilità di un’archivio elettronico che monitori lo stato di conservazione dei libri, consente al bibliotecario azioni immediate quali:

- identificare l’urgenza dell’intervento in base alla segnalazione registrata nella scheda del livello di degrado;

- intervenire preventivamente in funzione anche della disponibilità economica;

- monitorare a campione i danni dei libri negli anni, consentendo ai restauratori di allargare il campo di applicazione del loro intervento.

Al bibliotecario spetta inoltre il compito di rendere fruibile l’informazione a tutti; la disponibilità on line dei dati raccolti qualifica al meglio il suo lavoro, mettendo a confronto il proprio operato con la richiesta di conoscenza dell’utente esterno. È oggi in via di definizione la possibilità per chiunque di consultare on line secondo varie chiavi di ricerca tutti i volumi che la biblioteca ha fino ad ora censito.

ANNA BERNABÈ – CHIARA FAIA – FRANCESCA GoZZI

Il lavoro, iniziato nel Febbraio 2003, ha coinvolto persone con diverse professionalità: bibliotecari, bibliotecari-informatici, restauratori, informatici; la multidisciplinarietà ha alimentato uno scambio sempre più ricco e generato costantemente nuove idee. Competenze diverse, messe insieme, hanno portato ad una evoluzione all’interno della biblioteca che si può riscontrare se si vede cosa e quanto è cambiato nel Progetto dal 2003, data di inizio dei lavori ad oggi. La trasmissione orale della conoscenza ha quindi coinvolto tutto il gruppo, a tal punto che la figura del bibliotecario informatico ha trovato un utile alter ego nella figura del bibliotecario restauratore e viceversa.

La capacità di sintesi informatica da una parte e quella di analisi e di valutazione dello stato conservativo dall’altro rendono il lavoro ogni giorno più interessante: infatti si può riuscire a coniugare la passione per il libro antico alla necessità di renderlo fruibile erga omnes, orientando il lavoro del bibliotecario alla massima divulgazione possibile di una ricchezza che rimarrebbe altrimenti sconosciuta.

Vorrei, per concludere, ringraziare Marco Guardo, direttore della BANLC, ed Ebe Antetomaso per avermi accolto nella loro biblioteca e per avermi lasciato la possibilità di dare un contributo al lavoro fin qui svolto; inoltre ringrazio Giampiero Bozzacchi per avermi introdotto all’arte del restauro. Infine un ringraziamento a Maria Gioia Tavoni e a Paolo Tinti per avermi permesso di condividere la mia esperienza e alcuni spunti di riflessione da essa maturati.