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1 PREMESSA

1.4 INQUADRAMENTO RISPETTO PGRUS

Ai sensi del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani e Speciali, Allegato A alla DCR n.

30/2015, Elaborato D, Programmi e linee guida, punto 1 “Criteri per la definizione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti”, paragrafo 1.3.7.2

“Distanza minima dalle abitazioni ed edifici pubblici”

“Allo scopo di prevenire situazioni di compromissione della sicurezza delle abitazioni o di grave disagio degli abitanti – sia in fase di esercizio regolare che in caso di incidenti e di cantiere - è definita una distanza di sicurezza minima tra:

l’area ove vengono effettivamente svolte le operazioni di recupero o smaltimento, intesa come il luogo fisico ove avvengono le suddette operazioni, indipendentemente dalla presenza di eventuali opere di

mascheratura e/o mitigazione previsti in progetto;

gli edifici pubblici e le abitazioni, anche singole, purché stabilmente occupate (esclusa l’eventuale abitazione del custode dell’impianto stesso).

Le suddette distanze si computano indipendentemente dalla distanza fra la recinzione perimetrale dell’attività e le abitazioni o gli edifici pubblici di cui sopra.

In funzione della tipologia impiantistica valgono le seguenti distanze:

Con la figura 3 si vuole evidenziare il rispetto dei 100 metri dalle attività di recupero alle abitazioni.

Figura 3: Rispetto dei 100 metri

.

Tipologia impiantistica di recupero Distanza di sicurezza

Impianti di recupero aerobico e anaerobico di matrici organiche 500 m

Impianti di produzione CDR 100 m

Impianti di selezione e recupero 100 m

1.5 ASSOGGETTABILITA’ ALLA VALUTAZIONE di IMPATTO AMBIENTALE

Come già premesso, il progetto dell’azienda è stato sottoposto a verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale e si è concluso con parere favorevole di non assoggettamento alla V.I.A., parere n. 16/2020 allegato alla Determinazione N. 1070 dell’11 settembre 2020, con prescrizioni, riportate di seguito:

1) L’azienda è impegnata ad acquisire dalle autorità competenti le autorizzazioni necessarie per l’esercizio dell’attività, in particolare per quanto riguarda la gestione/recupero dei rifiuti, le emissioni in atmosfera e lo scarico dei reflui.

Ne segue la domanda ai sensi dell’art. 208 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.

2) Successivamente al rilascio del provvedimento autorizzativo, in fase di collaudo, l’azienda dovrà:

- effettuare una mirata ed accurata indagine acustica di verifica del rispetto del criterio differenziale e del limite di emissione, da ripetersi poi con frequenza triennale, e mirata ai ricettori presenti in prossimità dell’impianto con modalità di effettuazione delle misurazioni, sia con riguardo al campionamento spaziale (scelta dei punti di misura), sia con riguardo al campionamento temporale (scelta dei tempi di misura), comunicate con congruo preavviso ad Arpav;

- nel caso i valori non siano rispettati, dovranno essere messi in opera i correttivi necessari, mediante una specifica progettazione da presentarsi all’Amministrazione comunale ed ARPAV, a cui, nel frattempo, saranno stati comunicati i risultati delle analisi; - l’indagine dovrà essere condotta da un soggetto qualificato terzo, rispetto all’estensore dello Studio Previsionale di Impatto Acustico.

Si darà atto a questa prescrizione nella fase di esercizio provvisorio.

3) Si chiede di realizzare idoneo impianto lavaggio pneumatici, poiché risulta presente materiale inerte proveniente dall'attività che interessa anche la S.P., creando pregiudizio alla sicurezza stradale.

Prendendo atto della richiesta, di seguito si propone un’alternativa all’installazione di un idoneo impianto lavaggio penumatici, in considerazione di un’analisi sulla localizzazione dell’azienda e sulla fattibilità dello stesso.

Come già descritto nell’inquadramento territoriale, la DI.S.E.G S.r.l. si trova nel Comune di Malo presso il confine con la Zona Artigianale Industriale di San Vito di Leguzzano.

Tale Zona Artigianale Industriale ha due ingressi, uno a Nord della zona stessa percorrendo Via Leogra, e uno a Sud della zona stessa, in comune di Malo, da Via Schio, precisamente davanti all’ingresso della DI.S.E.G stessa, come si evince dall’indicazione stradale in ingresso a Via Schio dalla S.P. 46.

Il tratto di strada davanti all’ingresso della DISEG vede il passaggio degli automezzi delle seguenti aziende, che svolgono attività del tutto similari:

1) Grotto Calcestruzzi (lavorazione inerti e produzione calcestruzzi),

2) Dal Maistro srl (impianto trattamento rifiuti inerti) presente nella Zona Artigianale Industriale di San Vito di Leguzzano

3) Transito di autocarri diretti in Zona Artigianale Industriale di San Vito di Leguzzano;

L’analisi di fattibilità dell’impianto stesso impone di considerare gli spazi interni dell’azienda a ridosso del cancello di ingresso/uscita dei mezzi, che si andrebbero a ridurre notevolmente, limitando lo spazio di manovra pregiudicando la sicurezza della viabilità interna, infatti gli spazi sono angusti per installare un impianto che dia risultati soddisfacenti.

Tutto ciò considerato, non avendo mai subito sanzioni di alcun genere per aver sporcato le strade, sia quella secondaria di fronte alla ns. sede sia la S.P. 46, ma ponendo attenzione a quanto richiesto dalla Provincia, l’azienda formula una proposta alternativa, proponendo la pavimentazione in conglomerato dell'area in prossimità dell'ingresso, includendo l'area di pesatura ed il tratto che separa la pesa fino all'ingresso stesso; impegnandosi a mantenerla pulita da residui di lavorazioni mediante l'uso di una spazzatrice e dotandola di impianti dedicati di abbattimento polveri. Tale pavimentazione fungerà da “zerbino” per le ruote dei mezzi, eviterà la gravosa gestione dell’impianto di lavaggio pneumatici e lo spreco d’acqua da acquedotto.

Sarà previsto un dissabbiatore ed un disoleatore nel sistema di raccolta acqua, con successivo scarico in fognatura.

Se sarà necessario, si estenderà periodicamente la pulizia anche al tratto di viabilità adiacente al passo carraio di DI.S.E.G. SRL.

Nella figura sottostante l’area che si propone di pulire.

Nella figura si intende in rosso l’area da pavimentare, in verde l’area fronte carraio. Entrambe le aree saranno soggette a pulizia con attrezzatura omologata e idonea a tale uso.

Figura 4: Area proposta per la pulizia

4) Dovranno essere rispettate le prescrizioni del parere del Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta (prot.8165/2020).

1. ove si preveda lo scarico del sistema scolante in rete fognaria, qualora il recapito finale della rete medesima avvenga su canali di competenza dello scrivente consorzio, la portata, in relazione alla morfologia locale dovrà essere inferiore a 5 l/s per ettaro; l’immissione della rete fognaria è comunque subordinata all'approvazione da parte dell’ente gestore della rete;

2. nel computo dei volumi da destinare all'accumulo provvisorio delle acque meteoriche, non potranno essere considerate le eventuali “vasche di prima pioggia”; queste infatti svolgono la funzione di trattenere acqua nella fase iniziale dell’onda (anticipatamente al colmo di piena) e si troveranno quindi già invasate nella fase di massima portata della piena;

3. stante l’esigenza di garantire l’operatività degli enti preposti per gli interventi manutentori con mezzi d’opera, in fregio ai corsi d’acqua pubblici non potranno essere eseguiti lavori, o collocate essenze arbustive per una distanza di 10 m dal ciglio del canale demaniale; per tutte le opere da realizzarsi allʹinterno della fascia di rispetto idraulico di 10 m, dovrà pervenire allo scrivente (Ufficio Concessioni) domanda di “autorizzazione per deroga alle distanze”, ai sensi del R.D. 368/1904 e R.D. 523/1904.

Queste tre prescrizioni sono ottemperate, in riferimento all’Allegato 3 – Gestione Acque Meteoriche.

5) L’azienda dovrà procedere ad individuare ed attuare un’idonea procedura di formazione del personale addetto al ricevimento-selezione-trattamento dei rifiuti, tenendo conto degli aspetti ambientali e di sicurezza/rischio segnalati (chimico e rumore); di tale definizione dovrà essere dato riscontro in occasione della presentazione del certificato di collaudo finalizzato all’ottenimento dell’autorizzazione all’esercizio

Come richiesto, la procedura di formazione sarà definita alla presentazione del collaudo.

2 DESCRIZIONE ATTIVITÀ

La ditta è autorizzata in regime ordinario a recuperare rifiuti inerti tramite operazioni di selezione e frantumazione, deferrizzazione e vagliatura, e a ricevere terre e rocce da scavo per sottoporle ad operazioni di recupero, quali vagliatura.

L’attività è svolta in un’area che ospita un capannone, un piazzale con uffici, una “piattaforma rifiuti” rialzata rispetto al piano campagna, a cui si accede attraverso una rampa, due impianti di frantumazione e selezione fissi, un impianto mobile, aree di stoccaggio del materiale che ha cessato la qualifica di rifiuto e aree di stoccaggio di materiali inerti.

Attualmente tutti i piazzali sono in stabilizzato, tranne la “piattaforma rifiuti” che ha un sistema di raccolta delle acque meteoriche di prima pioggia. Il sito risulta recintato sul lato Nord da un muro perimetrale di confine con la Grotto Calcestruzzi S.r.l.

La struttura è costituita da due impianti fissi di frantumazione e selezione inerti (impianto A e impianto B) e da un vaglio mobile, utilizzato principalmente per le terre. L’impianto A è utilizzato per la macinazione, deferrizzazione e vagliatura dei detriti da demolizione, mentre l’impianto B è utilizzato esclusivamente per il materiale che ha cessato la qualifica di rifiuto (nelle pratiche precedenti depositate in provincia la denominazione degli impianti è invertita).

I rifiuti entranti sono sottoposti alla procedura di accettazione rifiuti in impianto, poi, a seconda della tipologia stoccati nell’area designata e lavorati secondo le attività descritte in seguito. Le tabelle seguenti riportano i dati dei rifiuti entranti (tabella 2) e prodotti (tabella 3) negli anni 2016

÷ 2019. I dati sono desunti dalle relazioni inviate alla provincia entro il 30 aprile di ogni anno.

Tipologia Descrizione Quantità entranti (kg)

2016 2017 2018 2019

01 04 08 scarti di ghiaia e pietrisco, diversi da quelli di cui alla

voce 01 04 07 / / / /

01 04 13 rifiuti prodotti dal taglio e dalla segagione della pietra,

diversi da quelli di cui alla voce 01 04 07 / / / /

10 13 11 rifiuti della produzione di materiali compositi a base di cemento, diversi da quelli di cui alle voci 10 13 09 e 10 13 10

67.100 / / /

17 01 07 miscugli di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche,

diversi da quelli di cui alla voce 17 01 06 6.617.715 7.913.610 7.643.690 8.022.545 17 05 04 terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 05 03 1.034.270 1.828.420 2.491.960 6.181.740 17 09 04 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione,

diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17

09 03 4.585.440 2.282.680 5.029.890 3.182.200

Totale in kg 12.304.525 12.024.710 15.165.540 17.386.485

Totale in tonnellate 12.304 12.025 15.165 17.386

Tabella 2: Rifiuti entranti, prodotti da propri cantieri e da terzi, anni 2016, 2017, 2018 e 2019

Tipologia Descrizione Quantità prodotta nel (kg)

2016 2017 2018 2019

19 12 02 Metalli Ferrosi 89480 38150 66310 44340

Tabella 3: Rifiuti prodotti

Il ciclo di recupero degli inerti, più sotto decritto come Attività 1, può essere così schematizzato:

 Ingresso nell’impianto dei materiali di demolizione su camion, con relativa procedura di accettazione materiale;

 Durante lo scarico del mezzo avviene la cernita/selezione dei materiali estranei riciclabili quali legno, materiali plastici e ferrosi, vetro, accumulati in prima battuta in contenitori in prossimità delle tramogge, quindi nelle vasche di raccolta poste sotto il capannone;

 Messa in riserva dei rifiuti in un'area impermeabilizzata di 1.170 m2 sopraelevata su un terrapieno, la piattaforma rifiuti, nella quale saranno ricavate aree separate da pannelli (new jersey) in cemento utilizzabili a rotazione, secondo la necessità, con i diversi materiali, correttamente identificate ed etichettate;

 Se il cumulo di materiale è costituito da materiale fino (mattonelle, calcinacci) è avviato all’impianto A;

 Se nel cumulo sono presenti elementi con dimensioni tali da compromettere la funzionalità dell’impianto (come travi o colonne), tali elementi vengono ridotti a misure compatibili con il frantoio, tramite attrezzature da demolizione quali pinze o martelli demolitori idraulici collegati agli escavatori;

 Avvio dei rifiuti in impianto A: frantumazione dei rifiuti, loro deferrizzazione, separazione e accumulo;

 Il materiale esce dall’impianto A da due nastri trasportatori, uno dedicato al materiale più fine

“sabbia da recupero” e uno dedicato al materiale più grossolano “materiale lavorato”.

 Rispetto circolare 5205 del luglio 2005 per il materiale in uscita;

 In caso di necessità rilavorazione e selezione dei materiali grossolani, in impianto B, ed eventuale marcatura CE;

 partenza dell'inerte riciclato, su camion.

Il ciclo di recupero delle terre, più sotto decritto come Attività 2, può essere così schematizzato:

 Ingresso nell’impianto delle terre di scavo, con relativa procedura di accettazione materiale;

 Messa in riserva dei rifiuti in un'area di 120 m2 sopraelevata su un terrapieno, le terre sono protette dal dilavamento con teli impermeabili;

 Avvio dei rifiuti in impianto mobile: vagliatura terre;

 Rispetto circolare 5205 del luglio 2005 (test di cessione);

 Terra vagliata stoccata al riparo di agenti meteorici;

 Il sopravaglio va all’attività 1;

Di seguito si descrivono:

 Procedura accettazione rifiuti in impianto

 Attività 1: recupero inerti

o Piattaforma rifiuti

 Attività 2: recupero terre

 Impianti

2.1 PROCEDURA ACCETTAZIONE RIFIUTI IN IMPIANTO Arrivo rifiuti in impianto:

Previ accordi economico/commerciali i rifiuti arrivano in impianto tramite mezzi propri o mezzi di trasportatori terzi, iscritti all’Albo Gestori Ambientali.

La DI.S.E.G. S.r.l. è iscritta al numero VE/002434, iscrizione categoria 2-bis.

I rifiuti identificati con codice a specchio, devono essere accompagnati da una classificazione di non pericolosità.

Verifica documentale

All’arrivo del mezzo all’impianto l’autista deposita, presso l’ufficio accettazione, il formulario che accompagna il carico trasportato; i dati contenuti nel FIR e la corrispondenza codice CER/rifiuto trasportato vengono tempestivamente controllati. In tale sede si verifica che il trasportatore sia iscritto all’Albo Nazionale Gestori Ambientali.

Ove si riscontrassero delle irregolarità nel FIR, il carico viene trattenuto fino alla risoluzione (chiarimento) delle non conformità rilevate; qualora le “non conformità” non fossero risolte, il carico viene respinto.

Pesatura (peso lordo)

Per la determinazione del peso dei rifiuti in entrata, l’azienda si avvale sempre della propria pesa.

Dopo l’operazione di pesatura il mezzo va a scaricare i rifiuti inerti nella “Piattaforma Rifiuti”, le terre e rocce da scavo nell’area designata.

Ispezione visiva

Durante lo scarico dei rifiuti l’operatore controlla visivamente:

 La qualità dei materiali.

 L’assenza di rifiuti liquidi e/o gocciolanti.

 La non contaminazione evidente da sostanze pericolose.

 L’assenza di odori anomali (pungenti e fastidiosi).

Se non dovesse superare positivamente l’ispezione visiva, il carico viene ricaricato nel mezzo e respinto.

Pesatura (peso tara)

Per la determinazione del peso netto dei rifiuti in entrata, l’azienda fa ripassare il mezzo vuoto (tara) sopra la propria pesa.

Accettazione del carico

Dopo la seconda pesatura il rifiuto è considerato accettato e il trasportatore può abbandonare l’impianto soltanto ad esito favorevole di tutti i controlli previsti in fase di accettazione e dopo che il trasportatore abbia ricevuto le due copie del Formulario completate in tutte le sue parti.

Si provvede quindi all’archiviazione del Formulario e all’annotazione, nel registro di carico/scarico.

2.2 ATTIVITÀ 1: RECUPERO INERTI

I rifiuti inerti entranti sono stoccati per tipologia, come autorizzato, nell’apposita area sopraelevata, dotata di raccolta delle acque meteoriche.

L’attività di recupero inerti si attua sui seguenti rifiuti, identificati dai codici CER sottoelencati:

Tipologia Descrizione in elenco EER

01 04 08 scarti di ghiaia e pietrisco, diversi da quelli di cui alla voce 01 04 07

01 04 13 rifiuti prodotti dal taglio e dalla segagione della pietra, diversi da quelli di cui alla voce 01 04 07

10 13 11 rifiuti della produzione di materiali compositi a base di cemento, diversi da quelli di cui alle voci 10 13 09 e 10 13 10 17 01 07 miscugli di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diversi da quelli di cui alla voce 17 01 06

17 09 04 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03

Per una necessità di mercato i rifiuti, anche identificati dallo stesso CER, sono divisi per tipologia di materiale: rifiuti contenenti principalmente cemento e sasso e rifiuti contenenti cemento, sasso e laterizio, dove per laterizio si intendono i materiali da costruzione realizzati con argilla cotta in fornaci, come mattoni e tegole. Sostanzialmente sono divisi i materiali derivanti da demolizioni di edifici in calcestruzzo, dai materiali derivanti da demolizioni di costruzioni edili residenziali, in quanto hanno proprietà di resistenza e compattezza fisica diverse.

Le fasi di recupero sono:

Messa in riserva funzionale al recupero

I rifiuti vengono scaricati nella “piattaforma rifiuti”, più sotto descritta.

Caricamento materiali

I rifiuti, tramite pala, vengono caricati nella tramoggia dell’impianto A.

Aspetti ambientali

- Consumo di energia - Polveri

- Utilizzo acqua per abbattere le polveri

Vagliatura

Vagliatura degli inerti tramite vaglio sgrossatore Aspetti ambientali

- Consumo di energia - Polveri

- Utilizzo acqua per abbattere le polveri

Macinazione

Macinazione degli inerti tramite frantoio Aspetti ambientali

- Consumo di energia - Polveri

- Utilizzo acqua per abbattere le polveri

Deferrizzazione

La deferrizzazione avviene tramite magnete.

Controllo cessazione qualifica di rifiuto

Dall’impianto A escono due nastri trasportatori, uno con materiale fine e uno con materiale più grossolano. Dalle estremità dei nastri trasportatori dell’impianto A, il materiale si riversa in cumuli.

Il materiale, per uscire dalla qualifica di rifiuto, deve avere caratteristiche conformi all’allegato C della Circolare del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio 15 luglio 2005, n.

UL/2005/5205.

Nell’impianto B viene trattato materiale che ha cessato la qualifica di rifiuto.

Si fa presente che l’azienda, per l’abbattimento delle polveri, utilizza l’acqua meteorica raccolta dal sistema illustrato nel capitolo dedicato e che tutti i nastri trasportatori dell’impianto A sono coperti.

2.2.1 Piattaforma Rifiuti Inerti

La piattaforma prevista per la messa in riserva dei rifiuti è situata nell’area sopraelevata, in modo da facilitare l’alimentazione all’impianto A, utilizzato per il recupero dei rifiuti.

La zona dedicata ha una forma rettangolare di 26 x 45 m, per un’area di 1.170 m2.

Sotto alla zona individuata è stato realizzato un "vassoio impermeabile": una vasca ottenuta con una geomembrana in HDPE (polietilene ad alta densità), posto in opera a fasce saldate, risvoltata sui bordi dello scavo e sostenuta da un cordolo in calcestruzzo armato.

Tale vasca è stata riempita con un sottofondo in ghiaia e stabilizzato di 40 cm di spessore. che costituisce la base d'appoggio dei materiali, sulla quale transitano i mezzi d'opera, e rappresenta un'adeguata protezione alla membrana stessa. La membrana in HDPE è normalmente utilizzata per l'impermeabilizzazione dei fondi delle discariche, e fornisce adeguate garanzie di resistenza al taglio, alla punzonatura, all'usura, garantendo la tenuta delle acque meteoriche.

In seguito a controllo visivo, si provvede ad integrare la massicciata del materiale (stabilizzato o ghiaione) che viene asportato nel corso delle lavorazioni.

Le acque meteoriche raccolte dalla piattaforma rifiuti sono trattate come indicato nel capitolo dedicato alla gestione delle acque.

2.3 ATTIVITÀ 2: RECUPERO TERRE

La terra che entra come rifiuto, identificata dal CER 17 05 04, deriva da scavi poco importanti, caratterizzati da bassa volumetria, come ad esempio uno scavo per depositare le cisterne di gas liquido nelle zone dove non arriva il gas metano.

Chi opera questi scavi, non intende procedere con le dichiarazioni ai sensi dell'art. 21 del DPR n.

120/2017, circolari regionali n. 353596 del 21/08/2017 e n. 127310 del 25/03/2014, e sceglie di conferire il cumulo di terra classificandolo come rifiuto.

Le terre arrivano accompagnate dalle analisi che individuano le concentrazioni soglia di contaminazione nel suolo, riferendosi alla “Tabella 1: Concentrazione soglia di contaminazione nel suolo e nel sottosuolo riferiti alla specifica destinazione d'uso dei siti da bonificare”, dell’ALLEGATO 5 – “Concentrazione soglia di contaminazione nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee in relazione alla specifica destinazione d'uso dei siti”, della Parte IV - Titolo V Allegato 5.

Le terre entranti sono generalmente di “qualità”, rispondendo ai requisiti della colonna A “Siti ad uso Verde pubblico, privato e residenziale”, vengono vagliate, stoccate al riparo dagli agenti atmosferici e riutilizzate, previo test di cessione, da privati ed aziende per il ripristino di aree verdi.

Il materiale è interessante in quanto soffice per la semina e asciutto per la stesa.

Caratteristica fondamentale di queste terre per essere appetibili al mercato è di avere un basso tasso di umidità.

Quando sono accumulate nell’area dedicata, prima della vagliatura, vengono coperte da teli, per ottemperare alla normativa sul deposito preliminare dei rifiuti, e per ottenere un prodotto conforme alle necessità di mercato.

Appena possibile le terre sono velocemente vagliate: si separa la frazione più grossolana (sassi) dalla frazione fine, che viene mantenuta al riparo dalla pioggia, in attesa del test di cessione. La conformità al superamento della cessazione della qualifica di rifiuto è ottenuta tramite test di cessione.

La terra vagliata è stoccata sotto ad una struttura coperta da teli mobili.

Il recupero, quindi, avviene solo quando le condizioni meteo lo permettono, in assenza di precipitazioni, e il recupero consiste in una vagliatura della terra, tramite impianto mobile. Il vaglio mobile, che solitamente viene tenuto sotto al capannone, è posizionato vicino all’impianto A. La terra vagliata cade in cumulo e rimane in attesa di conformità alla Circolare 5205 del luglio 2005, come da autorizzazione.

Il sopravaglio, in sostanza il materiale lapideo di dimensione superiore a 6/8 mm, viene accumulato nella piattaforma rifiuti, per essere successivamente inviato all’attività 1.

Le fasi di recupero sono:

Messa in riserva funzionale al recupero

I rifiuti, terre e rocce da scavo, vengono stoccati in un’area da 120 m2, per impedire il dilavamento meteorico, tali rifiuti sono coperti da teli mobili.

Caricamento materiali

I rifiuti, tramite pala, vengono caricati nella tramoggia dell’impianto mobile.

Aspetti ambientali

- Consumo di energia - Polveri

- Utilizzo acqua per abbattere le polveri

- Utilizzo acqua per abbattere le polveri

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