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Il ponte oggetto dell’intervento collega Fornovo di Taro con la frazione di Ramiola, situata nel comune di Medesano; il ponte costituisce un punto fondamentale e molto trafficato di scavalcamento del Fiume Taro e di accesso alla vallata del Ceno (Figura 52). Il ponte è il luogo di incrocio di tre importanti direttrici, l’Autocamionale della Cisa A15, la SS 62 della Cisa e la strada provinciale 357R della val Ceno.

Figura 52 Vista aerea con indicazione del ponte oggetto di intervento.

In corrispondenza del ponte, il corso d’acqua si presenta con un alveo tipico per un flusso di carattere stagionale, ossia con portate in genere ridotte e con eventi di piena consistenti; per tale ragione, l’alveo si presenta molto esteso.

Tale conformazione del letto del fiume in passato ha reso possibile l’attraversamento con piccoli traghetti (Figura 53), o nei periodi di secca, con un semplice guado, ancora presente fino ai primi anni del novecento quando fu costruito l’attuale manufatto.

Figura 53 Foto d’epoca prima della costruzione del ponte.

2.2.1. Analisi storica e descrizione del manufatto

Il ponte fu realizzato agli inizi del XX secolo per volere della Provincia su progetto dell’ing. Bianchi. Le tecniche di realizzazione sono tipiche della scuola francese, a cui si richiama strettamente la tradizione costruttive italiana. Il cantiere ebbe inizio nel 1901 sulla sponda del comune di Medesano (Figura 54) e la solenne inaugurazione ebbe luogo il 24 giugno 1905.

Il nuovo ponte prendeva il posto dell’antico ponte distrutto in epoca medievale e di cui si vedono ancora parte delle pile circa 200 m a monte dell’attuale manufatto (Figura 55). Il ponte è stato realizzato in muratura di mattoni, è composto da venti arcate ed ha lunghezza complessiva di circa 520 m. Le arcate sono suddivise in cinque gruppi di quattro; i gruppi di archi sono separati da una pila-spalla di maggiori dimensioni, che forma un allargamento del marciapiede. Sulle due rive i muri di testa sono realizzati anch’essi in muratura di mattoni.

Figura 54 Foto d’epoca del ponte durante la costruzione.

Figura 55 Antico ponte distrutto in epoca medievale circa 200 m a monte dell’attuale manufatto: resti delle pile.

Gli archi sono regolari ed hanno identica geometria, a sesto ribassato, con luce di 22 m circa e freccia di 3.9 m circa. Lo spessore degli archi è costante, approssimativamente di 1.20 m; la ghiera è costituita da quattro teste di mattoni disposti di coltello (i mattoni impiegati hanno misure 28x14.5x5.5 cm); l’arco ha una profondità di 7.4 m.

Sull’armilla sono realizzati muri di testa in mattoni a contenimento del riempimento della volta. Le pile sono in muratura di mattoni, con spessore pari a 2.5 m e altezza di circa 4.5 m. A monte e a valle presentano rostri di forma semicircolare che sporgono rispetto alla ghiera dell’arco di circa 1.30 m. I rostri in sommità presentano una doppia cornice e un cappello a sezione stondata in pietra arenaria grigia.

Le pile sono costituite da un paramento in laterizi, mentre i rostri di forma semicircolare realizzati sui lati di monte e di valle delle pile sono in muratura piena di laterizio. Le pile-spalle hanno una larghezza di circa 6.5 m ed aggettano dal piano degli archi del ponte di circa 1.5 m per tutta l’altezza dell’elemento fino a formare un allargamento del marciapiede.

Tale ampliamento del marciapiede fu realizzato poiché il percorso pedonale in origine era estremamente ridotto e quindi tali spazi erano una sorta di “rifugio” che permetteva ai pedoni di trovarvi riparo. Le pile-spalle presentano sul fronte verso monte, per un’altezza di circa 5 m, un allargamento di forma semicilindrica che sosteneva i tralicci reticolari in acciaio per le linee elettriche. I tralicci furono rimossi dopo l’alluvione del 1982 e le linee furono ancorate direttamente al ponte in appositi cavidotti sul fronte di valle.

Il marciapiede, in origine, era formato da un leggero allargamento della struttura principale del manufatto sostenuta mediante fitte mensole in pietra arenaria, il parapetto era formato, come ora, da una ringhiera in acciaio con decori in ghisa intervallata con parti in muratura. Negli anni ’70 i marciapiedi furono ampliati con la realizzazione di una trave a sbalzo continua in cemento armato, le parti piene del parapetto furono realizzate anch’esse in cemento armato e a queste fu agganciata la balaustra metallica.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Fornovo di Taro fu oggetto di numerose incursioni aeree che avevano come obiettivi principali la linea ferroviaria e la raffineria; anche il ponte fu oggetto di bombardamenti, che non lo danneggiarono in maniera grave: fu demolito solamente un rostro di una pila sul lato a valle e parte di un vicino arco. Questi furono ricostruiti ed oggi presentano la necessità di ulteriori interventi di consolidamento. Evidenti sono ancora i segni di armi leggere o mitragliamenti aerei; tali proiettili causarono solamente danni superficiali che richiedono interventi di restauro localizzati sulla muratura per ripristinare la continuità del paramento.

2.2.2. La piena del 1982

Nel novembre del 1982 il bacino del fiume Taro fu investito da piogge che originarono un’ondata di piena eccezionale; questa investì il ponte di Fornovo e provocò lo scalzamento delle prime tre pile in riva destra ed il conseguente crollo delle relative arcate (Figura 56).

La parte di ponte crollata (Figura 57) fu ricostruita con le medesime dimensioni dell’originaria ma con tecnica diversa: la volta in mattoni fu sostituita con archi prefabbricati in cemento armato, realizzati dall’impresa Pizzarotti, rivestiti nelle facce di monte e valle con paramento in laterizio (Figura 58). In tale occasione si consolidarono le pile superstiti del manufatto originario con la realizzazione di micropali di sottofondazione.

Figura 56 Il ponte subito dopo il crollo durante la piena del 1982.

Figura 57 La parte di ponte crollata durante la piena del 1982.

Figura 58 Rifacimento in cemento armato della volta dopo la piena del 1982.

2.2.3. La realizzazione della nuova pista ciclabile

Di recente è stata realizzata una nuova pista ciclo pedonale sul lato a monte del ponte esistente. Questa è costituita da una struttura principale formata da archi e puntoni in tubolare di acciaio appoggiati sulle pile del ponte esistente (Figura 59).

Figura 59 La nuova pista ciclabile.

La struttura si va ad innestare sul manufatto esistente. L’obiettivo del progettista era di creare un ampliamento della carreggiata stradale senza che questa interferisse col normale utilizzo della strada.

La struttura tubolare sostiene delle travi perpendicolari all’asse del ponte, vincolate a questo mediante delle barre in acciaio che attraversano la struttura esistente e trovano riscontro in piastre sul lato a valle. Questo

sistema sostiene due travi correnti e l’impalcato costituito da lastre in c.a. tipo predalle con getto collaborante e finitura superficiale in mattonelle di cemento colorato.

Per la posa delle barre sono state effettuate delle perforazioni orizzontali al di sotto del piano stradale per tutta la larghezza del manufatto.

Il nuovo percorso, di larghezza pari a 2.5 m, è separato dal marciapiede esistente mediante uno stacco di 35 cm. Quest’ultimo è stato utilizzato per ancorarvi un nuovo guardavia a delimitazione della sede stradale;

l’attuale parapetto del ponte, invece, è stato riutilizzato per la nuova passerella sul lato verso il fiume.

Per la posa della struttura sono state rimosse le coperture in calcestruzzo dei pulvini a monte, è stata demolita parte della muratura interna dei rostri, mantenendo però la cornice in arenaria, sono stati posati degli elementi metallici con funzione di chiave di taglio; questi ultimi sono connessi con gli elementi di trattenuta degli archi e del puntone ed inghisato nella muratura delle pile.

Sulle pile di maggiore dimensione gli appoggi sono realizzati a sbalzo con mensole in acciaio ancorate alla muratura.

2.2.4. Documentazione disponibile

È stata effettuata un’accurata indagine, alla ricerca di documenti relativi al progetto del ponte.

Per quanto riguarda il progetto originale dei primi anni del ‘900, purtroppo nulla è stato trovato, né in letteratura né presso gli archivi storici dei comuni interessati.

Riguardo al progetto del rifacimento del 1986, nulla è reperibile presso gli archivi comunali e provinciali, né presso l’impresa Pizzarotti che ha realizzato l’intervento di ricostruzione. Da colloqui personali con vecchi tecnici, si è comunque potuto appurare che il progetto dell’opera è stato redatto dall’Ing. Piacentini di Pavullo (MO), purtroppo deceduto alcuni anni fa. È stato preso contatto il figlio del tecnico, anch’egli ingegnere, il quale ha esaminato con attenzione l’archivio del padre. Purtroppo anche in questo non sono emerse documentazioni al riguardo.

In definitiva, nonostante gli sforzi compiuti, non è stato possibile trovare alcuna documentazione tecnica riguardante l’opera in esame.