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Le ragioni che mi inducono a proporre, come parte del piano generale di riforma delle scuole secondarie, l’abolizione, non già dell’insegnamento della fi losofi a, ma delle disposizioni attuali che prescrivono che l’insegna-mento delle varie parti di essa venga affi dato a uno speciale insegnante, sono le seguenti:

Anzitutto la convinzione – che credo condivisa da tutti i membri della Commissione – che nella costruzione della nuova scuola secondaria, e in particolare del nuovo Liceo classico, si deva aver di mira di correggere e rimediare quanto più è possibile i gravi inconvenienti didattici ai quali dà luogo nell’attuale Liceo il troppo gran numero degli insegnanti con3 la con-seguente inevitabile distinzione delle materie di insegnamento in principali e secondarie.

In secondo luogo l’altra convinzione, che spero pure aver comune colla maggior parte dei colleghi della Commissione, che tra i miglioramenti più desiderabili e urgenti (e nello stesso tempo anche più facilmente attuabili) da introdurre nella preparazione degli insegnanti di tutte le materie tanto scientifi che quanto letterarie, siano da porre quelli che hanno per scopo di allargare il campo di coltura dei futuri insegnanti, di reagire contro la loro tendenza a una prematura ed eccessiva specializzazione, di accrescere in essi la conoscenza [1] e la coscienza dei legami e dei rapporti che connetto-no ogni particolare ramo di studio all’organismo generale del sapere.

Nessuno certamente di voi consentirebbe a riguardare come un tipo, non dico ideale, ma anche solo tollerabile, di professore di lingue classiche in un Liceo seriamente organizzato, quello di un “puro fi lologo” che nell’in-dirizzare i giovani a comprendere e a gustare per esempio un brano di Pla-tone fosse costretto a limitarsi a rilevare i pregi letterarii grammaticali, o rettorici astenendosi, sia per propria incapacità, sia per non sembrare

dere il campo riservato a un collega, dal far rilevare agli alunni la portata fi losofi ca dei concetti o delle opinioni che vi si trovano espresse.

E da un altro lato per quanto riguarda gli insegnanti di scienze matemati-che, fi siche o naturali, spero che non mi troverò solo a insistere perché nella loro preparazione universitaria sia fatta una tal parte alla cultura fi losofi ca e storica da metterli in grado di caratterizzare le varie fasi di sviluppo delle loro rispettive scienze, nonché di richiamare all’occasione l’attenzione de-gli alunni e provocarne le rifl essioni sulle conformità o differenze dei vari metodi di ricerca e di prova proprii a ciascuna di esse, e4 sui vari processi di ragionamento, di classifi cazione, di defi nizione di cui in esse si fa uso [2].

Tutti questi e gli altri analoghi miglioramenti, indipendentemente dai quali io non crederei neppure possibile pensare a una vera e radicale rifor-ma dell’attuale scuola secondaria, hanno per tendenza comune quella di rendere il Professore delle singole materie di insegnamento in tale scuola sempre più atto ad esercitare, meglio di quanto non sia preparato a far ciò l’attuale professore di fi losofi a, l’uffi cio di proporre alla rifl essione e alla discussione dei giovani le questioni fi losofi che che si presentano più affi ni o connesse alle varie materie di cui si impartisce loro l’insegnamento.

Verrebbero5 con ciò a essere garantiti6 allo studio e alla discussione dei problemi fi losofi ci un maggior posto e un maggior rilievo di quelli che si trovano ad essi concessi per esempio nei Ginnasi della Germania – e non già soltanto nei nuovi Ginnasi riformati ma anche nell’antico Ginnasio classico tanto spesso citato come un modello di buona organizzazione sco-lastica dai fautori in Italia della conservazione pura e semplice dell’attuale ordinamento dei Licei-Ginnasi.

Il provvedimento che si è creduto necessario adottare in Francia per dare effi cacia e serietà all’insegnamento fi losofi co – quello cioè di concentrarlo in un solo anno, l’ultimo del Liceo, dando ivi ad esso la massima intensità, e attribuendo a chi lo impartisce il carattere quasi di un insegnante di classe – sopprimendo per conseguenza in tale anno, perfi no nel ramo classico [3] l’insegnamento delle lingue antiche – si presenta, per ragioni troppo ovvie, come affatto incompatibile, per quanto almeno riguarda la costituzione del ramo classico del Liceo, con l’ordinamento che la Commissione ha deciso di adottare per le nuove scuole secondarie che propone di istituire.

4 Originariamente fi gurava un “nonché” successivamente sostituito a matita con “e”.

5 Originariamente si leggeva “Verrebbe” poi corretto in “Verrebbero” aggiungendo, a matita, “ro”.

Io propongo dunque che in queste – o appena esse vengano istituite, o in ogni modo non appena la preparazione dei nuovi insegnanti lo conceda – sia provveduto all’insegnamento della fi losofi a affi dando lo svolgimento delle sue varie parti ai singoli insegnanti delle altre materie:

Al Professore di lingue e letterature antiche o moderne spetterà la let-tura e il commento, a un tempo che potrà essere espressamente indicato nel programma, di brani ben scelti di classici fi losofi ci corrispondenti alle varie nazioni o fasi della civiltà, sia nelle traduzioni, sia nel testo originale. Al Professore di matematica una sobria esposizione e caratterizzazione dei diversi schemi7 o tipi di ragionamento deduttivo. Al Professore di scienze fi siche un accenno allo svolgimento e ai caratteri del metodo sperimentale. A quello di scienze naturali le considerazioni generali sui processi logici di classifi cazione e di comparazione.

Pure come parti del programma che dovrà essere svolto dal Professore di scienze naturali fi gureranno quelle nozioni di psicologia fi siologica che si connettono alla descrizione degli organi dei sensi e del sistema nervo-so, nonché le altre nozioni relative alla memoria, all’abitudine, all’istinto, all’associazione delle idee [4] e le altre che costituiscono l’attuale pro-gramma di psicologia. Anche per l’estetica come per la storia dell’arte ò già avuto occasione di dichiarare che non crederei conveniente assegnarne l’insegnamento a un Professore speciale. Quanto all’etica, se vi fosse bi-sogno di citare testimonianze in favore dell’opinione che l’insegnarla ai giovani sotto forma dottrinale e teorica è non solo inutile ma dannoso e non scevro di pericolo per lo sviluppo del loro carattere e dei loro sentimenti morali, potrei addurre qui quelle dei due più grandi fi losofi dell’antichità [5].