• Non ci sono risultati.

la caduta di Númenor

32. INT STANZE DELLA REGINA GIORNO

Amandil ha accompagnato la regina nelle sue stanze dove la donna, rimasta ferma e impassibile fintanto che altri potevano vederla, ha un crollo. A schiacciarla da un lato c’è la consapevolezza di aver causato la morte di un brav’uomo, dall’altro il terrore di aver dato al marito la necessaria spinta a cadere in un vortice di blasfema abiezione. L’idea che altri innocenti possano pagare per il suo crimine la

distrugge ma, al contempo, teme per la propria vita. Amandil le giura che proteggerà il suo segreto a qualsiasi costo, prima di stringerla tra le braccia per consolare il suo pianto.

33. INT. SALA DEL TRONO - GIORNO

Sauron è insieme ad Ar-Pharazôn, sorpreso dal fatto di essere stato liberato dalla sua cella. Non ha ben chiare le intenzioni del sovrano, ma, per quanto cerchi di nasconderlo, la situazione lo diverte e ritiene che tutto stia andando secondo i suoi piani.

“A cosa devo questa inaspettata libertà?” domanda al re. “Tre notti fa un uomo… un mio amico è stato ucciso.” “Mi rincresce e comprendo il tuo dolore.”

Ar-Pharazôn si sorprende.

“Qualcuno come te può avere amici?”

Sauron si adombra.

“Ne ho avuto uno solo e l’ho perduto. Non è sufficiente leggere tutto ciò che è stato scritto su di me per conoscermi, Ar-Pharazôn. A nessuno è mai importato ritrarmi per ciò che sono. È più conveniente descrivere il mostro, cosicché tutti lo temano. La guerra non ha mai un solo volto.”

Il re è spazientito.

“Mi rivelerai i tuoi segreti o no? Ora che sei libero.”

“Dipende. La determinazione che ti anima è reale o fuggirai a nasconderti

vuoi intraprendere non è strada che si possa interrompere a metà.

Ar-Pharazôn sbatte il pugno contro il bracciolo del trono, infuriato.

“Sono stato paziente. Ho sopportato il loro credo, la vergogna dell’ignavia dei Valar e solo morte ho ottenuto in cambio! La mia memoria non è corta. Anni fa, prima del processo a quel cane, sei stato l’unico a darmi i giusti consigli.

Il Maia annuisce, persuaso.

“Dunque… perché agli uomini non è concessa una vita imperitura? Alcuni della

tua stirpe dicono che sia colpa del mio signore, ma ciò non è altro che una menzogna. La vostra mortalità è stata decisa prima che vedeste la luce da colui che ci è padre e carnefice.

“Non mi importano i perché, Incantatore!”

“Oh, no… Tu vuoi sapere se vi sia un modo per concedervela. A mio parere, esso

esiste.”

“Cosa te lo fa dire?” domanda il re.

“Perché ho tentato e fallito. Nove uomini sono al mio servizio e la loro vita non è

stata recisa del tutto. Li hai scorti, sul campo di battaglia, prima della mia resa. Ciò nonostante, non dispongo di sufficiente potere per rendere tale imitazione una vera vita.

“Quindi sei inutile.”

“No, sei tu a essere impaziente.” lo rimprovera, con garbo, Sauron “Solo perché

io non sono potente abbastanza, non significa che non vi sia alcuno che lo sia.

“Dove posso trovarlo?” chiede Ar-Pharazôn. Sauron si adombra, intristendosi.

“In nessun luogo. Egli è rinchiuso oltre la volta del cielo, dove neppure il mio sguardo riesce a giungere, ma può essere liberato. Prima ancora che Arda venisse plasmata, il mio signore fu il primo a discendere e a permeare ogni cosa della sua essenza. In un certo qual modo, è come se non se ne fosse mai andato. Se, con il tuo aiuto, riuscissi a colmare i cuori delle genti con i suoi insegnamenti forse ritroverebbe abbastanza forza per liberarsi dal giogo che lo tiene rinchiuso nel Vuoto. Ti garantisco che la sua gratitudine sarebbe immensa.”

Ar-Pharazôn è esitante, per la prima volta lo vediamo persino intimidito. Le parole di Sauron sono di una gravità inaudita. Non solo gli sta chiedendo di rinnegare i Valar, ma di votarsi a Melkor, l’oscuro signore descritto nei racconti dei giorni antichi.

“Mi stai chiedendo di liberare la creatura più malvagia che questo mondo abbia

mai veduto?” domanda, turbato.

Sauron si allontana verso l’uscita del salone, seccato.

“Dovevo aspettarmi che la retorica sarebbe stata la tua sola risposta. Ti fregi del titolo di coraggioso condottiero, ma non sembri altro che un imbrattacarte come coloro che ti hanno preceduto. Malvagio! Dimmi, Ar-Pharazôn, quale altro Vala si è mai curato dei bisogni degli uomini? Quale Vala si è mostrato vostro amico? Solo Melkor! Per tutti gli altri siete alla stregua di sterco, eppure, come vermi, strisciate di fronte ai loro dettami, indottrinati da millenarie menzogne! Fammi riportare in cella e scrivi la tua versione di me negli annali. Sto sprecando il mio tempo.”

Sauron si volta, di nuovo favorevole a parlare.

“Cosa pensi di fare con gli uomini che hai catturato?”

“Non lo so. Ci sarà un processo e…” “Uccidili.”

Ar-Pharazôn è indeciso.

“Non è fra i costumi di Númenor compiere esecuzioni sommarie.”

“Sei un uomo pieno di ingegno e di risorse, Pharazôn, signore di uomini, eppure

sei incapace di vedere come il cammino imposto dai Valar pregiudichi la tua grandezza. Gli uomini che hai catturato hanno attentato alla tua vita e ucciso il tuo amico. Altri prenderanno il loro posto se rifiuterai di impartire il giusto messaggio. Il tempo per la pazienza è tramontato e con esso il rispetto di una morale che altri hanno imposto a questo regno ben prima della tua nascita. Fa’ ciò che ritieni più saggio, nel frattempo, se lo desideri, io mi renderò utile. Mettimi a disposizione una fucina: alle tue guardie servono armi migliori e ai tuoi nobili gioielli più lucenti.

Documenti correlati