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L’integrazione accademica e sociale della mobilità studentesca cinese in Italia

4.2 La mobilità studentesca cinese in Italia

4.2.2 L’integrazione accademica e sociale della mobilità studentesca cinese in Italia

Come visto nei paragrafi precedenti, l’Italia è oggi una destinazione di studio abbastanza popolare in Europa per gli studenti cinesi. Grazie all’impulso di alcune politiche che hanno avuto un ruolo attivo nella diffusione della popolarità dei programmi Marco Polo e Turandot, soltanto nel 2005 erano oltre 5000 gli studenti cinesi immatricolati negli atenei italiani e nel 2011 il loro numero salì a 7800.

Alcune ricerche mettono in correlazione l’integrazione sociale degli studenti cinesi in Italia al loro successo accademico. Infatti, raggiungere un buon grado di interazione con le persone e i luoghi del nuovo ambiente di apprendimento consentirebbe agli studenti di ottenere ancor prima i loro obiettivi accademici. Al contrario, una conoscenza dell’italiano molto superficiale e delle scarse abilità comunicative ostacolerebbero l’interazione sociale e rallenterebbero il successo negli studi179. L’adattamento complessivo degli studenti cinesi è determinato da quattro elementi fondanti: la padronanza linguistica, l’adattabilità nel contesto accademico, la percezione degli studenti riguardo l’università che frequentano e le attività extra curricolari che caratterizzano il loro tempo libero.

Qual è l’identikit degli studenti cinesi all’interno delle classi universitarie italiane? Lo studente cinese è generalmente molto diligente, metodico, rispettoso, educato ed estremamente silenzioso180. Spesso tende a non mostrare le sue emozioni, pensieri e desideri in ambito scolastico e non si sforza di instaurare delle relazioni. Il suo stile di apprendimento è inoltre fortemente autonomo e poco abituato a lavorare in gruppo, cooperando con gli altri compagni. Spesso la scelta di studiare individualmente piuttosto che cooperando in squadra è influenzata dalla mancata capacità linguistica, adeguata a favorire l’interazione con i compagni di corso181.

Le difficoltà linguistiche potevano essere ricondotte a diversi fattori: come la distanza tipologica delle due lingue, da una parte l’italiano una lingua flessiva e dall’altra il cinese, isolante. Inoltre, la frequente esposizione a input nella lingua madre attraverso siti internet e libri e l’isolamento in

179 SONG Gilson, “Academic and Social Integration of Chinese International Students in Italy” in Asia Pacific Journal of Educational Development, 2013,pp.13-25.

180Andrea SCANDAGLIATO, “Studenti cinesi in Italia, opportunità e difficoltà” 中国留学生在意大利,机遇和

困难, in Cina in italia 世界中国 2020, pp.36-39.

181 SONG Gilson, “Academic and Social Integration of Chinese International Students in Italy” in Asia Pacific Journal of Educational Development, 2013, pp. 13-25.

gruppi interamente formati da cinesi non facilitava di certo lo sviluppo delle capacità di ascolto e di produzione orale. Un altro ostacolo al raggiungimento di una buona padronanza linguistica in italiano è legato al grosso limite connesso alle necessità organizzative e pratiche delle classi di lingua italiana dei progetti Marco Polo e Turandot che strutturano i corsi per numerose classi monolingue. Di conseguenza le opportunità ad usare la lingua non materna al di fuori del contesto didattico erano di frequente molto limitate 182. Per questo le università dovrebbero promuovere con maggiore vigore attività di volontariato, club di scambio linguistico e di tandem culturali in grado di andare incontro alle esigenze di questo gruppo di studenti internazionali mettendoli in comunicazione con gli studenti universitari italiani e internazionali.

La ricerca di Gilsun Song, condotta in sei atenei italiani a Roma, Firenze, Bologna, Verona, Torino e Milano dimostrava come oltre l’86% degli studenti cinesi era soddisfatto del proprio percorso di studio in Italia e si dichiara molto interessato alle materie oggetto di studio183. Tuttavia, nonostante la passione per i corsi e l’impegno degli studenti emergeva chiaramente attraverso i dati delle ricerche che i risultati agli esami erano spesso appena sufficienti e decisamente sotto le loro aspettative. La tabella sottostante rappresenta proprio il grado di interesse nei confronti delle materie studiare e i risultati ottenuti agli esami184. Questi dati non fanno che confermare la correlazione evidente tra l’integrazione sociale e il successo accademico.

182 SONG Gilson, “Academic and Social Integration of Chinese International Students in Italy” in Asia Pacific Journal of Educational Development, 2013,pp.13-25.

183 Ibidem. 184 Ibidem.

L’Apprendimento e l’interesse verso i corsi di studio

183 Sebbene in linea generale gli studenti si ritenevano soddisfatti dei loro corsi e al 75% dei casi dichiaravano di avere una buona considerazione del proprio ateneo, non mancavano anche coloro che sottolineavano invece le criticità e le debolezze delle accademie e del mondo dell’istruzione terziaria italiana. Gli studenti che erano maggiormente inclini a lamentare un buon grado di insoddisfazione nei riguardi dei loro dipartimenti e dei loro istituti erano coloro che si erano laureati presso le università cinesi più prestigiose. Molti di questi studenti non si capacitavano della scarsa organizzazione dei loro atenei italiani sebbene questi fossero considerati tra i migliori d’Italia185. Un altro rilevante motivo di insoddisfazione di questo gruppo di studenti era legato al fatto che i loro professori non parlassero inglese in classe e che l’italiano fosse di fatto l’unica lingua veicolare utilizzata nelle università fatta eccezione per i corsi offerti anche in lingua inglese. Alla base di molte di queste insoddisfazioni vi era però l’unica vera problematica oggettiva degli studenti legata alle difficoltà linguistiche e comunicative che minacciavano il successo accademico e ostacolavano lo svolgimento di attività sociali extrascolastiche o la creazione di una rete di amicizie su cui fare affidamento. Infatti, era molto radicata tra gli studenti cinesi la convinzione

185 SONG Gilson, “Academic and Social Integration of Chinese International Students in Italy” in Asia Pacific Journal of Educational Development, 2013, pp.13-25.

che né gli studenti, né tanto meno i loro professori italiani avrebbero giocato un importante ruolo nel facilitare il loro processo di graduale integrazione sociale in Italia.

Come la ricerca di Hansen186 (2015) condotta sugli studenti cinesi in Europa Settentrionale metteva in luce, oltre la primaria difficoltà legata al navigare i nuovi codici linguistici, ad aggravare il senso di frustrazione e rallentare il processo di integrazione sociale vi era una diversa concezione dello scorrere del tempo. La dilatazione temporale vissuta dagli studenti cinesi in Danimarca era la stessa che veniva esperita da molti di loro anche nel nostro Paese. Tutto d’un tratto gli studenti cinesi si rendevano conto di poter godere di una quantità di tempo libero mai esperita prima d’ora. Se da un lato questa nuova condizione esistenziale li spaventava e in alcuni casi li portava a percepire la noia, un senso di isolamento, di solitudine e frustrazione dovuto al riprendere contatto con loro stessi, dall’altra la percezione rallentata dello scorrere del tempo gli permetteva di vedere il mondo in una nuova prospettiva che a poco a poco, andava a placare il senso di irrequietezza e agitazione, fuzao 浮 躁187 del perenne dover raggiungere e ottenere qualcosa, molto diffuso tra i giovani nella società cinese contemporanea.

Il soggiorno in Italia era inoltre accompagnato da uno spiccato senso di libertà rispetto alle costrizioni legate alle responsabilità famigliari e alle restrizioni e ai vincoli domestici. Nonostante le difficoltà incontrate lungo il percorso, il periodo di viaggio e studio in Italia corrispondeva a un momento “sospeso” in cui gli studenti potevano sperimentare e coltivare nuovi interessi, nuovi stili di vita e relazioni sentimentali che difficilmente avrebbero potuto vivere in Cina. Le risposte che ogni studente metteva in atto per reagire ai cambiamenti che stava vivendo erano diverse. Oltre agli estesi periodi di viaggio e ai saltuari lavori part-time, che erano per lo più dettati dalla voglia di fare nuove esperienze più che da un reale bisogno finanziario, molti di loro decidevano persino di accudire degli animali domestici, poco dopo l’arrivo in Italia poiché in Cina non ne avevano mai avuto la possibilità188.

186 Anders HANSEN “The Temporal Experience of Chinese students abroad and the present human condition” in

Journal of current Chinese Affairs, Vol.44, n°. 3, pp.49-77. 187 Ibidem.

188 LAN Shanshan, “Youth, Mobility and Emotional Burdens of youxue (travel and study): A case study of