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In base alla descrizione dei dati raccolti, si effettua l’interpretazione degli stessi.

Percezione della motivazione

Si diventa docenti per diversi ordini di motivi, che possono essere ricondotti ai seguenti fattori:

-orientamento all’innovazione -orientamento alla cultura -orientamento alla relazione.

Tali fattori non sono da considerarsi a compartimenti stagni, ma tessere di un puzzle, che indipendentemente dalle singole dimensioni, compongono il profilo del docente.

L’orientamento all’innovazione è il desiderio di sperimentare, esplorare i processi formativi attraverso la condivisione delle nuove metodologie. E’ emerso, in questa analisi, sia in coloro che hanno una formazione più recente, sia in chi ha frequentato le scuole professionali e sia in chi ha sostenuto percorsi formativi misti.

Il comune denominatore risulta essere la forte identificazione professionale dell’ essere infermiere, il credere nel proprio lavoro, nel volerlo valorizzare e nel volerlo trasmettere.

L’orientamento alla cultura è quell’atteggiamento di apertura alle varie forme di sapere, agli avvenimenti, all’attualità. I docenti intervistati dedicano molto tempo alla propria crescita culturale e scientifica e vorrebbero farlo meglio, mostrando

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curiosità per esperienze nuove ed originali. Si pongono come “knowledge workers” e si percepiscono essi stessi come mezzi di trasmissione del sapere.

Il focus sulla propria formazione continua e sulla sua trasmissione alle nuove generazioni di professionisti è un “catalizzatore” alla motivazione al lavoro clinico.

L’orientamento alla relazione è inteso come disponibilità, apertura agli altri, al prendersi cura degli altri. Le persone orientate alla relazione sono spinte a collaborare ed ad essere solidali, piuttosto che a competere. Questi sono atteggiamenti insiti in chi sceglie di intraprendere le “helping professions” e a maggior ragione nei docenti infermieri che enfatizzano questo lato della loro personalità, lavorando anche nella formazione. Dai resoconti verbali degli intervistati emerge il loro sentirsi “mentore” e non solo persone che tramettono contenuti/informazioni/nozioni, ma che hanno come obiettivo anche la crescita della persona nella professione.

Percezione del senso di appartenenza

Si riscontra nelle risposte date dai docenti un grande senso di appartenenza all’istituzione universitaria in senso locale (polo didattico); quasi assente o nullo il senso di appartenenza a livello istituzionale perché essi stessi percepiscono formalità e scarsa valorizzazione da parte dell’ateneo del lavoro svolto.

Notevole importanza, per l’appartenenza, viene data al fatto che all’interno del contesto universitario non via sia una figura di riconoscimento a livello formale (professore ordinario e/o associato) che rappresenti la professione infermieristica ed in cui i docenti possano identificarsi.

Inoltre il confronto con l’organizzazione di altri percorsi didattici rende i docenti molto sensibili alla percezione che l’istituzione universitaria non abbia trattamenti equi o metta a disposizione risorse equanimi, nonostante l’alto numero di iscritti.

39 Percezione dell’efficacia/autoefficacia

Le risposte fornite dai docenti infermieri dei poli di Livorno e Pisa presentano alcune analogie ma anche forti differenze, in ragione soprattutto della diversa numerosità delle classi.

Quanto raccontano gli intervistati è riconducibile a dimensioni organizzative e di relazione con gli studenti.

Dal punto di vista organizzativo entrambe le sedi lamentano la carente condivisione dei programmi, cioè l'assenza di una sovrastruttura che consenta di conoscere “quale docente affronta quali contenuti”. La conseguenza di questo è rappresentata dalla trattazione di stessi argomenti da parte di più insegnanti, col rischio però che altre tematiche non vengano affatto affrontate. Alcuni docenti concordano che l'Università potrebbe richiedere loro, a inizio anno accademico, una traccia del programma da trattare, a scopo autorizzativo, valutativo e, non per ultimo, di coordinamento didattico. L'organizzazione della didattica, già difficoltosa per la conciliazione tra lavoro clinico e insegnamento, è ulteriormente aggravata dalla numerosità delle aule. Con grandi gruppi di studenti risulta veramente difficile sia instaurare un rapporto con essi ma soprattutto tenere alta l'attenzione e coinvolgerli per più ore consecutive.

Rispetto alla dimensione del rapporto con gli studenti il modus operandi presentato da alcuni docenti di effettuare un “contratto con l'aula” appare produttivo, efficace e in linea con quanto sostengono le scienze della formazione. Il contratto è un strumento fondamentale nell'educazione degli adulti perché aiuta il docente ad adottare uno stile di relazione. Il docente che entra in aula e si presenta, presenta il proprio corso, definisce gli obiettivi, la metodologia e si impegna in qualcosa di preciso, a orientare la sua azione a un obiettivo dichiarato. Gli studenti, dal canto loro, possono esplicitare aspettative e vengono così invitati a orientare il loro

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interesse verso il raggiungimento di obiettivi. Entrambe le parti sono coinvolte.

Percezione del senso di riconoscenza

In entrambi i Poli Didattici i docenti presentano situazioni identiche: una forte riconoscenza da parte degli studenti, un ugualmente forte senso di appartenenza al corpo docenti infermieri ma, all'estremo opposto, una assoluta mancanza di riconoscenza da parte dell'ateneo. A mano a mano quindi che si sale la piramide dell'organizzazione gerarchica, quindi, il distacco dalla realtà emotiva è crescente.

È forte il riconoscimento del ruolo da parte degli studenti, che restituiscono feedback di obiettivi formativi raggiunti, chiedono approfondimenti e denotano impegno nello studio. Questi successi vengono considerati da alcuni intervistati come misurazioni del successo dell'insegnamento.

All'estremo opposto c'è la mancanza, pressoché assoluta, di riconoscimenti da parte dell'Università sia a livello formale che emotivo. I docenti sono ovviamente consapevoli dell'impossibilità di ottenere un ritorno a livello economico, in virtù del contratto di prestazione gratuita firmato. Propongono però riconoscimenti simbolici, al pari di quanto avviene in altri atenei dove la ricompensa per l'impegno profuso nell'insegnamento è il riconoscimento di crediti ECM o altri benefit di valore realmente modesto.

Se da un lato la formalizzazione di un contratto a titolo gratuito non lascia dubbi sull'impossibilità di avere un ritorno economico, dall'altro – a fronte dei successi portati dagli studenti e misurabili con gli obiettivi formativi raggiunti dagli stessi – fa nascere in alcuni il desiderio di ottenere riconoscimenti di natura simbolica, che passino il messaggio di “ti riconosco come docente, ti valorizzo perché premio l'impegno”.

41 Percezione dei risultati:

In entrambi i poli didattici le risposte fornite dai docenti sono riconducibili a aspetti didattici e valutativi, accomunati dalla mancanza di politiche dell’Università tese a valutare le prestazioni dei docenti. Sul fronte della didattica i docenti, generalmente, presentano il successo degli studenti come esito del loro stesso impegno nell’insegnamento, nel fornire supporto e affiancamento in tirocinio. Altri si percepiscono migliorati nel tempo grazie all’attenzione e alla motivazione all’aggiornamento continuo. Queste stesse persone, però, sottolineano anche che il bisogno di crescere è del singolo e non è quindi un messaggio universale, un obiettivo che tutto il corpo docente ha e fa proprio. Altri docenti, invece, valutano i propri risultati attraverso i feedback dai tutor clinici.

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Conclusioni

L’importanza ed il valore attribuito alla ricerca sono proporzionali alla sua capacità di offrire risultati tali da esercitare un effetto diretto di cambiamento.

La stessa finalità ultima della ricerca si rapporta alla sua capacità di far progredire le conoscenze, fondamento di ogni disciplina. Per ciò le constatazioni derivanti da lavori di ricerca possono confermare, modificare o allargare il campo delle conoscenze su un determinato problema e favorirne l’apporto di nuove, che devono essere verificate nella pratica.

In particolare, la ricerca qualitativa (o ricercazione) si sviluppa in un’ottica volta ad una conoscenza ”interessata” ossia ad un’impresa diretta ad uno scopo pratico ed impegnata in un progetto il cui oggetto è determinato dall’interesse dei singoli individui o di un certo gruppo.

L’efficacia di una ricercazione è valutata nella soluzione o cambiamento di un dato problema e/o comportamento. Il sapere vale come fonte dell’azione e, a sua volta, l’azione vale come fonte di conoscenza pratica.

In questo lavoro abbiamo voluto evidenziare come attraverso la ricercazione ed i suoi strumenti, si possa capire ed operare nel contesto della percezione che hanno di se’ i docenti Infermieri dell’Ateneo pisano.

Da questa indagine sono emersi numerosi “vissuti” che hanno permesso di far prendere coscienza ai docenti delle proprie motivazioni, emozioni, difficoltà, gratificazioni all’interno del contesto universitario. Tutto questo attraverso uno scambio fra pari che ha dato la possibilità di vedere l’esperienza di docente

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universitario da varie sfaccettature. L’ascolto attento delle percezioni di tutti, dei diversi punti di vista, la condivisione delle problematiche possono essere di stimolo per cambiare in senso attivo il modo di fare docenza, migliorando sensibilmente la qualità dell’insegnamento erogato agli studenti di Infermieristica dell’Ateneo pisano.

Sebbene la didattica si scontri con i limiti dell'organizzazione i docenti ottengono dagli studenti feedback positivi, sia relativamente all'interesse suscitato che alla qualità dei contenuti proposti. I docenti infermieri, quindi, sono docenti di qualità che possono presentare aree di miglioramento rispetto alla gestione dell'aula, delle tecniche di formazione piuttosto che di competenze comunicative a cui è possibile dare risposta con percorsi ad hoc nell'area della “formazione formatori”.

I focus group condotti hanno costituito per gli intervistati un'occasione di parlare di loro stessi, dei loro vissuti e dei desiderata rispetto alla loro veste di docenti. Essi hanno rappresentato un vero e proprio riconoscimento del lavoro svolto, una fonte di gratificazione perché unica o rara occasione di incontro e condivisione di esperienze e problemi, fornendo in questo contesto, anche possibili soluzioni ad essi.

Inoltre, la raccolta sistematica dei vissuti esperienziali dei docenti infermieri può diventare momento di riflessione e di spunto per l’istituzione universitaria affinché possano essere modificate delle situazioni “critiche”, nell’ottica di valorizzazione dei docenti e degli studenti.

Il vero progresso nell’utilizzo della ricerca qualitativa consiste nella comprensione del processo di ricerca stesso , a cui si possono fornire soltanto risposte provvisorie o che potranno essere di stimolo per intraprendere ulteriori ricerche. Con esso si produce la comprensione di una realtà specifica, che non consente generalizzazioni, che è socialmente costruita dagli attori, interpretabile solo attraverso l’interazione tra ricercatore e soggetti dello studio, ma che permette comunque il trasferimento delle conoscenze.

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L’iniziale “pedaggio”, costituito dal lungo impegno richiesto, tirocinio ed esperienza, è ampiamente retribuito dai risultati ottenibili.

D’altronde, per citare Benjamin Franklin, scienziato e politico statunitense, : “Un investimento nel campo della conoscenza paga i migliori interessi".

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