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L'interpretazione ontologica dell'arte

Nel documento ARTE E TECNICA TRA HEIDEGGER E MERLEAU-PONTY (pagine 179-194)

2. LA CONCEZIONE DELL'ARTE IN HEIDEGGER

3.4. Arte e ontologia in Merleau-Ponty

3.4.2. L'interpretazione ontologica dell'arte

E' interessante notare che nella filosofia tardiva di Merleau-Ponty ontologia ed estetica finiscono per identificarsi sempre più. Attraverso l'arte e attraverso l'analisi della realtà visibile, Merleau-Ponty riesce a cogliere l'essere delle cose stesse. L'ontologia merleau-pontiana si esemplifica, quindi, nella figura del pittore moderno.

In relazione a ciò, Ettore Rocca evidenzia che uno degli ultimi due corsi che Merleau-Ponty tenne al Collège de France prima della sua morte portava il titolo L'ontologie cartésienne et l'ontologie

d'aujourd'hui. Poiché i temi trattati sono gli stessi che compaiono ne L'occhio e lo spirito, si potrebbe dare ad esso il titolo di L'ontologia

cartesiana e l'ontologia odierna370.

In effetti, come precedentemente osservato, l'intero saggio si può interpretare come un tentativo di comparazione tra un modello ontologico legato a una concezione «cartesiana» della realtà e il modello merleau-pontiano che vede un Essere «aperto» esprimersi nella multiformità delle sue manifestazioni.

L'Essere merleau-pontiano, essendo un Essere vuoto, ambiguo, contingente e muto, si dà in modo naturale nella pittura, la quale gli

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In questo contesto si intende «visione» sia come sinonimo di modo di relazionarsi alla realtà, che come concetto visivo. Come già osservato, la visione è la principale modalità con cui l'uomo deve relazionarsi alla realtà esterna per poterla cogliere. La stessa centralità della pittura si rifà proprio al fatto che il pittore rivela «l'enigma della visione». Il concetto di Essere e di visione in Merleau-Ponty sono di conseguenza strettamente correlati.

180 permette di esprimersi nel suo modo «brutale». Se la pittura è un ontologia e l'Essere si può cogliere solo mediante essa, si può dunque dire che di quest'ultimo si può parlare solo nell'ambito di una ontologia indiretta. E' infatti dalla pittura che si giunge all'essere. Alla luce dell'analisi del saggio L'occhio e lo spirito, dunque, non si può fare a meno di notare che «è contemporaneamente di ontologia e di estetica che Merleau-Ponty parla»371.

La postfazione a L'occhio e lo spirito, scritta da Claude Lefort, sintetizza in maniera eccellente il progetto filosofico dell'autore, consegnando al contempo un'esplicazione dello scopo della sua ricerca. Merleau-Ponty, nel reinterrogare la visione e al tempo stesso la pittura, appare agli occhi di Lefort come colui che

cerca, una volta di più, le parole dell'inizio, parole per esempio, capaci di definire ciò che costituisce il miracolo del corpo umano, il suo inesplicabile prender vita, non appena avviato il suo muto colloquio con gli altri, il mondo e se stesso - e anche la fragilità di tale miracolo372.

371

Rocca, L'essere e il giallo, cit., p. 98.

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Conclusioni

Questo lavoro ha cercato di compiere un confronto tra Heidegger e Merleau-Ponty nell'ambito della riflessione sul rapporto tra arte e tecnica, mettendo in evidenza i punti di contatto, così come quelli di divergenza, che sussistono tra loro. In riferimento a ciò, si può osservare che i risultati generali dei rispettivi percorsi filosofici accomunano i due pensatori. E' possibile, infatti, riscontrare in entrambi la volontà di instaurare una filosofia che, opponendosi al pensiero scientifico- metafisico-riflessivo espresso dalla tradizione, cerca la verità in un'altra forme di esperienza, in qualche modo estranea all'ambito propriamente filosofico. Tale esperienza è appunto l'arte.

Sia in Heidegger che in Merleau-Ponty, l'arte è detentrice di una verità originaria che né il pensiero calcolante heideggeriano né il pensiero operatorio merleau-pontiano possono raggiungere: l'arte, infatti, al contrario del pensiero tecnico-scientifico che domina nel mondo moderno, riesce a porsi in ascolto dell'Essere e a riallacciare i contatti con la dimensione dell'originario.

La ricerca dell'originario - concetto definito dai due autori di volta in volta con diversi appellativi (ad esempio, Essere o Lebenswelt) - designa principalmente la volontà di ritornare a quella concezione del mondo, del pensiero e della filosofia stessa, precedente alla considerazione tecnica degli stessi, che la moderna società tecno-

182 scientifica ha finito per eclissare. Se la ricerca di un sostrato originario costituisce, dunque, un comune scopo delle loro filosofie, il differente modo di intendere l'originario stesso rappresenta d'altra parte uno dei principali temi di distacco tra Heidegger e Merleau-Ponty.

Alla luce delle osservazioni proposte, si può notare che, nonostante le affinità chiaramente avvertibili nell’impostazione

filosofica di fondo, un motivo di netto distacco tra le concezioni filosofiche heideggeriana e merleau-pontiana è sicuramente il diverso modo in cui essi si relazionano al sensibile: se Heidegger, infatti, finisce per assegnare al linguaggio una sorta di primato rispetto alla sensibilità, al contrario Merleau-Ponty eleva quest'ultima ad esperienza tramite la quale si realizza l'apertura all'Essere. E' innegabile, infatti, che Heidegger, pur non svalutando completamente la dimensione sensibile, consideri maggiormente la sfera della parola.

Questa differenza nella considerazione del sensibile è intimamente connessa al diverso modo in cui essi si rivolgono alle varie forme d'arte. Se Heidegger, infatti, accorda un privilegio assoluto alla poesia, arte legata al linguaggio, Merleau-Ponty valorizza invece la pittura e la sua dimensione «carnale».

Merleau-Ponty sviluppa la sua riflessione sull'Essere proprio a partire dalla percezione, dalla corporeità e dalla «carne»: l'arte deve in questo senso andare a riscoprire la dimensione sensibile originaria per cui le cose sono necessariamente connesse tra di loro. La stessa dimensione dell'esperienza vissuta viene reinterpretata da Merleau-Ponty recuperando il concetto della Lebenswelt husserliana: scopo della filosofia è per Merleau-Ponty, tornare al mondo-della-vita, il mondo realmente vissuto, la cui dimensione sembra ormai essere stata

183 completamente dimenticata dall'uomo moderno, immerso in un mondo dominato dalla tecno-scienza.

In questa prospettiva, la pittura diventa centrale, poiché, secondo Merleau-Ponty, è la forma d'arte che meglio riesce a cogliere l'aspetto sensibile che sottende la superficialità delle cose. Nell'ottica del filosofo francese, infatti, un'esperienza artistica basata sul linguaggio, quale è la poesia, non potrebbe raggiungere adeguatamente un contatto con la dimensione carnale dell'essere. La pittura, al contrario, è l'esperienza artistica che si presta nel modo migliore a rappresentare la reversibilità tra visibile e invisibile, ossia la relazione che attraversa le cose del mondo e la struttura dell'essere.

Sia Heidegger che Merleau-Ponty, dunque, sono accomunati da un netto rifiuto dell'impostazione oggettivistica che contraddistingue la metafisica occidentale e sono intenzionati a proporre un modello di filosofia che vada oltre ad essa. Tuttavia, questa comunione d'intenti non impedisce ad essi di orientare la propria riflessione in direzioni opposte.

Il fatto che Heidegger, come detto, arrivi a elevare la poesia ad arte per eccellenza, sembra riportarlo apparentemente all'interno dello stesso pensiero estetico-metafisico che egli intende superare. Potrebbe sembrare che, per rifiutare il pensiero estetico moderno (che concepisce tradizionalmente l'opera d'arte come l'oggetto della αἴσθησις, della apprensione sensibile, ossia dell'esperienza vissuta), egli finisca per tornare ad abbracciare quella stessa visione «metafisica» dell'estetica - per cui l'arte sarebbe una sorta di strumento di elevazione dal piano sensibile - che egli rifiuta allo stesso modo. Alla luce del confronto con Merleau-Ponty, infatti, sembra che Heidegger valorizzi la poesia, arte del linguaggio, proprio perche quest'ultima si presenta come la forma d'arte

184 più distante dal mondo sensibile. Al di là delle possibili speculazioni sul tema, è comunque innegabile che la forma d'arte che Heidegger vede come maggiormente distante dal piano della metafisica è certamente l'arte poetica.

Al contrario, Merleau-Ponty riconosce nella pittura (arte espressamente sensibile) e non nella poesia, la forma d'arte alternativa a un'interpretazione metafisica della realtà; egli, infatti, vede nella sensibilità il ritorno alla dimensione primordiale dell' Essere, inteso come grezzo, ambiguo e multiforme. Se Heidegger, dunque, nel saggio

In cammino verso il linguaggio scrive che «l'uomo è uomo in quanto

parla»373, Merleau-Ponty potrebbe invece scrivere che «l'uomo è uomo in quanto percepisce».

Tuttavia, non bisogna dimenticare che la centralità della sensibilità nella filosofia di Merleau-Ponty non si presenta come espressione di una qualche forma di materialismo, egli non lega la sensibilità all'oggetto fisico-materiale, ma come ampiamente spiegato, il suo concetto di corporeità «carnale» si basa su una concezione dell'Essere quanto mai distante dall'impostazione metafisica dello stesso: l'Essere merleau- pontiano è infatti profondità, ambiguità e confusione. In questo senso, nonostante l'apparente differenza di impostazione, la visione complessiva dell'Essere accomuna in sostanza il pensiero dei due filosofi: anche l'essere merleau-pontiano, come quello heideggeriano sfugge, dunque, ad una determinazione chiara e distinta, e deve essere pertanto disvelato.

Come analizzato nel confronto tra i testi Die Grundprobleme der

Phänomenologie e Phénoménologie de la perception, entrambi i filosofi

373

185 sono pertanto convinti che una filosofia che voglia elevarsi da una considerazione parziale e limitata del mondo debba rinunciare a volersi imporre come interprete dell'unica verità possibile; l'essere (e con esso anche la verità) non è un acquisizione definita e determinata, bensì lo sfondo «mobile» che permette alle cose di esistere nella loro unicità e nella loro reciproca interazione. Questa concezione dell'Essere deve essere elevata a scopo della filosofia per potersi contrapporre al pensiero della scienza che, al contrario, vede l'intero mondo come potenzialmente calcolabile e finisce per volerlo racchiudere in una verità «definita». In ogni caso, ogni posizione che valuti la verità come acquisizione permanente - che sia essa intesa come espressione del volere di un Dio, della tecno-scienza o di una qualsivoglia ideologia - viene da entrambi rifiutata e criticata aspramente.

Per entrambi i pensatori il punto focale dell'interrogazione filosofica è dunque l'Essere. Tuttavia, è interessante sottolineare che il processo del disvelamento dell'Essere viene dagli stessi inteso in maniera diversa. Se Heidegger, infatti, si interroga principalmente sul senso dell'Essere stesso e sulla necessità di coltivare un pensiero meditante, Merleau-Ponty intende invece tornare alla percezione. Per quest'ultimo, infatti, l'uomo si apre all'Essere prima di tutto attraverso i sensi: è quindi la percezione a fondare l'esperienza del nostro rapporto con l'Essere. L'Essere viene colto nell'ottica di un'ontologia indiretta: si accede ad esso attraverso l'interazione con il mondo e con gli esseri che lo popolano.

In definitiva, è dunque possibile osservare che la percezione è in Merleau-Ponty ciò che può consentire all'uomo di recuperare l'originario rapporto con il mondo, così come per Heidegger è la ricerca dell'Essere a

186 consentire ad esso di relazionarsi alla realtà senza ricadere nelle categorie del pensiero metafisico-soggettivistico.

Nel corso della trattazione, particolare rilevanza è stata riservata al saggio L'occhio e lo spirito. La centralità assegnata a tale opera nella presente tesi è motivata dal fatto che nel breve testo merleu-pontiano è possibile riscontrare una riflessione sulla quasi totalità degli argomenti trattati durante lo svolgimento di questo lavoro, quali la critica del razionalismo cartesiano, l'allontanamento dell'uomo dalla dimensione dell'essere per mezzo della scienza e la specificità del legame che l'arte intrattiene con l'essere e la verità stessa.

L'analisi dei testi tardivi del filosofo francese - e in particolare

L'occhio e lo spirito - rivelano in questo senso un profondo debito della

filosofia merleau-pontiana al pensiero di Heidegger. E' infatti lecito presupporre che senza l'assunzione di una concezione dell'Essere fondamentalmente heideggeriana, il contenuto de L'occhio e lo spirito resterebbe senza dubbio oscuro, poiché mancherebbe dei presupposti concettuali necessari alla sua origine filosofica.

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Riferimenti bibliografici

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1.1 Opere di Heidegger

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L'Elogio della filosofia, Edizioni SE, Milano 2008.

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Il visibile e l'Invisibile, Bompiani, Milano 1969.

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L’occhio e lo spirito, Edizioni SE, Milano 1988.

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 Petres E., Arte, verità, essere. La riabilitazione ontologica

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 Rocca E., L’essere e il giallo. Intorno a Merleau-Ponty, Pratiche Editrice, Parma 1993.

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Nel documento ARTE E TECNICA TRA HEIDEGGER E MERLEAU-PONTY (pagine 179-194)

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