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L'intervento militare in Libia

Nel documento Relazioni tra Italia e Libia: 1911 - 2011 (pagine 110-115)

Dopo la fine della guerra fredda , si parlò molto di “intervento umanitario”, definito quale uso della forza armata per la salvaguardia dei diritti umani e civili nello stato interessato. E' opportuno evidenziare che il Consiglio di Sicurezza era quell'organo delle Nazioni Unite che aveva come obiettivo il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale. La Carta ONU imponeva da un lato il divieto dell'uso della forza, ma dall'altro permetteva al Consiglio di Sicurezza di utilizzare tutte le misure necessarie al mantenimento della pace, includendo anche l'intervento armato. In sostanza, il Consiglio di Sicurezza poteva autorizzare gli Stati membri ad usare la forza, ma non poteva obbligarli a farlo.

Ripercorrendo questi ultimi vent'anni di storia, era la seconda volta che l'ONU autorizzava l'uso della forza militare. La prima volta fu nell'anno 1990, precisamente il 29 Novembre, quando, in seguito all'emanazione e all'approvazione della Risoluzione 678, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU intimò all'Iraq di Saddam Hussein di ritirarsi dallo stato del Kuwait e di liberare tutti gli ostaggi, cittadini occidentali, entro e non oltre il 15 gennaio 1991. Mario Arpino, giornalista pubblicista e membro del comitato direttivo della rivista Affari Internazionali, ci fa notare come, prima di dare il via alle operazioni militari, a Saddam Hussein « era stato dato un mese e mezzo per riflettere. A Gheddafi, niente207».

207 Mario Arpino, Dopo la Risoluzione ONU. L'intervento contro Gheddafi e l'uso delle basi italiane , Rivista Affari Internazionali, articolo del 19 Marzo 2011, p.1

A differenza del passato, l'intervento militare in Libia fu dibattuto ed approvato in tempi rapidissimi dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU e tra le novità, la più inaspettata fu l'approvazione preventiva della Lega Araba prima ancora del voto al Palazzo di vetro e di fronte alle astensioni al voto molto pesanti dei quattro Bric208 e della Germania.

Grande assente fu, come già precedentemente sottolineato, l'Unione Africana, la quale si riunì quello stesso giorno in Mauritania per affrontare il problema libico e per cercare di trovare una soluzione diplomatica alla crisi.

Riflettendo sulle motivazioni che portarono ad un iter così rapido e al dispiegamento così ampio di mezzi utilizzabili, é opportuno citare, oltre alla pressione mediatica francese e anglo- americana, i successi in ambito militare delle forze lealiste del colonnello Gheddafi, che nel giro di pochi giorni riuscirono a cacciare tutti i ribelli dalle città da loro occupate ma soprattutto la spietata propaganda del regime di Gheddafi, atta ad intimorire gli insorti con la minaccia di non utilizzare alcuna pietà nei loro confronti209.

Ricapitolando la situazione prima dell'intervento, punto fondamentale per comprendere le vicende successive, allo scoppio della rivolta in Libia, specialmente nella parte Est del paese, gran parte delle forze dell'esercito di Gheddafi disertò in favore dei ribelli, mentre l'altra parte restò nelle caserme in attesa dell'evoluzione degli eventi. Tuttavia, le truppe rimaste accanto al colonnello erano obiettivamente le più motivate e organizzate, infatti erano costituite dalle forze della Brigata Khamis, erano munite di carri armati e nuclei speciali ad alta efficienza e aiutate

208 Brasile, Russia, Cina e India.

dai mercenari africani provenienti dalle zone sub-sahariane e non solo. L'unico punto a favore dei ribelli era probabilmente il vantaggio numerico che però non colmava la mancanza di coordinazione, l'assenza di un vero comando centrale e di un sistema logistico e in particolare la progressiva riduzione di ottimismo, inevitabile visti i primi scarsi risultati delle operazioni militari.

In seguito alla Risoluzione 1973, il governo libico dichiarò il cessate il fuoco che fu velocemente violato con l'inizio dell'attacco a Benghazi. Il 19 marzo 2011, iniziarono le prime azioni militari, inaugurate dalla Francia di Sarkozy con attacchi aerei dei caccia Rafale, Mirage 2000-D e Mirage 2000-5 diretti contro le forze fedeli a Gheddafi sulla città di Benghazi, centrando quattro carri armati appartenuti al leader libico. All'operazione francese “Harmattan”, conosciuta anche con le denominazioni “Odyssey Dawn” o “Ellamy” o “Mobile”, a seconda della nazione, parteciparono direttamente anche la Gran Bretagna e gli Stati Uniti d'America. Le altre due potenze, facenti parte della coalizione internazionale, Italia e Canada, non si erano invece ancora rese attive nell'intervento militare diretto. L'Italia, durante i primi giorni di attacco, non partecipò attivamente al conflitto e ai raid, tuttavia mise a disposizione della coalizione internazionale le proprie basi militari, lo schieramento di duecento uomini dell'aviazione, un migliaio di marinai e altri importanti dispositivi militari210

Facendo fede alle fonti pubblicate dal Pentagono, senza scendere eccessivamente nei dettagli, si rese noto che 110 missili da crociera Tomahawk statunitensi furono lanciati contro “le batterie contraeree, basi e depositi di carburante211” del colonnello, danneggiando pesantemente il

210 Per la trattazione dell'intervento italiano in Libia si veda il Capitolo 7.

sistema di difesa libico, come annunciato dal Consiglio di Sicurezza Nazionale americano212, e

in serata furono avvistate due fregate di difesa francesi al largo delle acque della Libia pronte a intervenire in caso di bisogno.

Nella stessa notte, la Royal Air Force (RAF) inglese lanciò missili Storm Shadow contro gli obiettivi libici.

All'alba del 20 marzo, i bombardamenti si intensificarono e le difese libiche aeree stavano capitolando, ma questa data é rilevante per il fatto che l'Italia partecipò per la prima volta al pattugliamento della no-fly zone con sei caccia Tornado dell'Aeronautica Militare, salpati dall'aeroporto di Trapani-Birgi. La missione italiana consisteva nella soppressione delle difese aeree presenti nel territorio libico attraverso missili aria-superficie213.

Durante il terzo giorno dell'Operazione Odyssey Dawn, continuarono i voli di supervisione italiani, francesi, danesi ed inglesi, e iniziarono i pattugliamenti aerei spagnoli, mentre il quarto giorno vennero effettuate ricognizioni armate delle forze italiane e francesi.

Il 23 marzo la NATO decise di lanciare una nuova operazione per rinforzare l'embargo delle armi contro la Libia. Quest'operazione, denominata “Operation Unified Protector” (OUP) e la cui base era situata a Napoli, coordinata secondo gli ordini dell'ammiraglio statunitense James Stavridis, iniziò con un primo pattugliamento effettuato dalle forze della NATO con lo scopo appunto di rendere l'embargo delle armi effettivo verso la Libia. All'operazione parteciparono

212 Articolo intitolato “Raid degli alleati in Libia. Gli USA: lanciati 110 missili” pubblicato su www.corriere.it, 19 marzo 2011

213 Nel gergo militare tecnico la missione é denominata SEAD (Suppression of Enemy Air-Defence), ossia la soppressione delle difese antiaeree attraverso il lancio di missili cruise da navi e sottomarini contro posizioni fisse conosciute come radar o grandi batterie di missili, sia da parte dei cacciabombardieri.

anche l'Italia, il Belgio, il Canada, la Grecia, la Danimarca, i Paesi Bassi, la Turchia, la Spagna e ovviamente gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.

I voli di ricognizione da parte delle forze francesi e da parte dell'aeronautica italiana proseguirono per tutto il corso della giornata, mentre il Canada bombardava un deposito d'armi nella città di Misurata.

Nella notte tra il 23 e il 24 marzo, fu bombardata214 anche la città di Giofra, la quale

apparteneva ancora alle forze lealiste di Gheddafi e nei giorni successivi venne implementata la sorveglianza marittima con l'arrivo di due CP-140215 Aurora a Sigonella e potenziato l'apparato

AWACS216 (Airborne Warning and Control System).

Dopo che l'ammiraglio Stavridis ufficializzò il canadese Charles Bouchard quale comandante dell'operazione, il 25 marzo 2011 si unì alla stessa anche lo stato del Qatar, che mise subito a disposizione velivoli pronti a pattugliare i cieli libici.

Il giorno seguente la coalizione distrusse una caserma militare ad est della città di Tripoli, ma bombardamenti furono visti anche a Misurata e Zliten (Ansa, 26 marzo) e la situazione non cambiò nonostante pochi giorni dopo, precisamente il 31 marzo, la NATO prese il comando di tutte le operazioni militari dei paesi che avevano aderito alla Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, conglobando le attività in un unico comando. E' da notare che dal 31 marzo al 2 aprile, la NATO condusse 178 operazioni più di 70 bombardamenti aerei. Oltre a

214 Il bombardamento della città di Giofra fu effettuato da circa 12 velivoli tra Mirage 200D e Rafale 215 Si tratta di un velivolo a turboelica per la lotta contro i sommergibili e per il pattugliamento via mare.

216 L'AWACS é un sistema elettronico che si basa sull'utilizzo di radar per effettuare sorveglianza aerea e funzioni di controllo, comando e comunicazione.

tutto, il 9 aprile fu registrata la prima violazione della zona d'interdizione al volo dall'inizio del comando NATO217.

Nonostante le numerose operazioni militari ed i vari episodi di guerriglia, nel mese di aprile, poiché le operazioni dell'ONU sembravano non aver prodotto alcun risultato significativo, ci si trovò in una fase di stallo nello scontro tra le forze lealiste a Gheddafi e i ribelli, situazione che però verrà capovolta nei mesi successivi.

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Nel documento Relazioni tra Italia e Libia: 1911 - 2011 (pagine 110-115)