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CAPITOLO V: CONCLUSIONI GENERAL

INTERVISTA N°2: ASSISTENTE SOCIALE COMUNE DI VENEZIA

IO: Quali sono le principali collaborazioni tra il Comune di Venezia e il territorio? R: Le principali collaborazioni e progetti attivi nel territorio sono: progetto Hospitopoli, Rrefugees welcome, ass. UnaStrata, sprar, Pon metro che è in fase iniziale. Queste sono le collaborazioni più strutturate, poi ovviamente è un lavoro anche con i singoli soggetti, singole persone per cui a seconda delle risorse di ogni persona. Questi dispositivi sono per i casi residuali che a 18 anni non hanno risorse ma la strada maestra sarebbe quella di arrivare a 18 anni con delle risorse sufficienti per mantenersi per una vita indipendente. Se magari non si ha ancora un lavoro per pagare l’affitto, rivolgersi in

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prima battuta alla rete primaria dei connazionali che possano sostenere il ragazzo all’inizio. Non è un passaggio che deve essere automatico ma residuale, dipende molto dal progetto del singolo ragazzo. Per lo sprar che diceva è un pò complicata la questione anche perché con il Decreto Salvini non si chiama più sprar ma “siproimi” ed ha tutta una serie di cambiamenti in atto per cui si potrebbe studiare anche quello. Le posso girare delle normative al riguardo. non ha ancora conseguenze puramente riscontrabili ma in generale per i MSNA per chi è titolare di protezione internazionale può accedere al circuito di accoglienza previsto per i rifugiati

IO: chi non ha presentato domanda di asilo può comunque accedervi?

R: mentre lo sprar accoglieva richiedenti asilo e rifugiati e titolati di protezione umanitaria compresi minori , lo sprar minori accoglieva anche msna non richiedenti. Siproimi continuerà ad accogliere volendo minori sia richiedenti asilo che non per cui questi ragazzi possono stare anche 6 mesi oltre il compimento della maggiore età anche se non sono richiedenti asilo. Altro discorso è il proseguo amministrativo cioè la possibilità che il comune chieda al tribunale di occuparsi del minori fino ai 21 anni

IO: La normativa prevista dalla Legge Zampa che prevede un proseguo fino ai 21 anni viene applicata?

R: questa è una possibilità non è un automatismo, noi solo per i casi diciamo più gravi di vulnerabilità soprattutto fisica la applichiamo; ad esempio avevamo un ragazzo che ha subito un trapianto. Oppure nei casi di estrema fragilità possiamo tenere quel progetto di proseguo di tutela garantito. Nelle situazioni di non vulnerabilità, dove manca semplicemente il lavoro, lo riteniamo improprio. In queste situazioni preferiamo attivare uno dei progetti di cui parlavamo prima.

Nel caso di affido famigliare il proseguo può essere finanziato dalla regione ed è più facile che il ragazzo rimanga in famiglia anche dopo i 18 anni per continuare il percorso scolastico. Differente è la questione per chi si trova invece in comunità. Mentre le soluzioni che abbiamo appena detto sono attivate da questo territorio, a livello penale e legislativo si è posti la questione e vi hanno risposto con queste due soluzioni: i 6 mesi in sprar oggi siproimi oltre i 18 anni oppure il proseguo amministrativo, ecco se possiamo noi evitiamo questo

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IO: Secondo lei quale tra questi progetti interviene al meglio o ha più riscontri positivi nel sostenere questi ragazzi?

R: io direi che ad ogni bisogno corrispondono risposte specifiche e quindi non potrei dire che una soluzione è meglio di qualcun'altra. A qualcuno può bastare il contributo economico ad altri la convivenza in famiglia ad altri un appartamento con coetanei e volontari… dipende dal progetto individuale

IO: Quali sono invece le criticità riscontrate con il passaggio alla maggiore età?

R: una problematica è nel continuare ad offrire soluzioni assistenziali e di procastinare, prolungare il momento in cui il ragazzo deve rendersi indipendente e quindi spostare in la e non far leva sulla capacità di autonomia.

Un’altra criticità è che alle volte le risorse sono meno delle richieste ma tendenzialmente il Comune di Venezia tende ad evitare che i ragazzi con il compimento dei 18 anni si ritrovino in strada.

La criticità riguarda il progetto personale per cui il ragazzo già dalla minore età perché non motivato, perché fragile o se inserito in qualche rete di microcriminalità.. in questi casi la il ragazzo si affida ad altre reti e lo perdiamo. Questi casi sono diversi da un ragazzo che a 18 anni non sa dove andare e cosa fare.

IO: Secondo lei cosa si potrebbe migliorare?

R: sicuramente più risorse ci sono meglio è , usare la cittadinanza è importante e accompagnare il ragazzo è importante perché sicuramente c’è una diffidenza in aumento che impedisce di avere un affitto. infatti molti ragazzi fanno fatica a trovare privati che gli diano la propria abitazione in affitto perché troppo giovani. questo è un lavoro da fare di accompagnamento mediazione abitativa importante. individuare risorse economiche relazionali di persone dal punto di vista volontaristico è difficile proprio nello scambio di mercato della carta . servirebbe una mediazione sociale con soggetti che possano fare da garanzia nei confronti delle persone potrebbe essere utile ma si fa fatica. Potrebbe essere un investimento trovare delle risorse perché ci sia qualche soggetto che media tra chi affitta e chi deve trovare un alloggio. Dovrebbe esserci una strada per normalizzare e non andare a trovare soluzioni che semplicemente prolunghino l’assistenzialismo per cui va bene ad es trovare il posto letto dal parroco ma non è questa la soluzione ottimale verso cui si vuole andare.

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