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INTERVISTA ALLA DOTT.SSA DIANA PARDINI Quando e come è iniziato il suo percorso professionale nell'associazione Eraclito?

“Sono laureata in giurisprudenza e perfezionata in filosofia del diritto. Subito dopo la laurea ho svolto un periodo di praticantato, ma sin da subito, mi sono resa conto che pur essendo interessata al rapporto con il cliente, l'ambiente forense non era assolutamente consono alla mia persona. Nonostante questo, l'esperienza giuridica è un bagaglio fondamentale che mi torna utile anche quando scrivo una lettera.

Dopo il periodo di praticantato, ho insegnato per otto anni nella scuola media superiore, insegnando discipline giuridiche ed economiche, e ho conseguito nel contempo l’Abilitazione all’insegnamento e la seconda laurea in Scienze della Formazione. Mi sono occupata di giovani dai 16 a 21 anni per la AGESCI, che è l'associazione degli scout italiana, quindi ho sempre avuto questo amore ed è quello che mi ha sempre colpito.

Per quanto riguarda Eraclito, facevo parte di quest'associazione ma non con ruoli particolari. Il mio percorso professionale nell'Associazione, è iniziato nel 1992 come volontaria in un gruppo di studio, il cui intento era quello di occuparmi di cultura e formazione. In un primo tempo, il mio impegno era basato sulla cura e valutazione dei profili didattici, per esempio valutazione dei curricula dei ragazzi, valutazione dei materiali che venivano offerti durante i vari corsi organizzati ecc. Contemporaneamente all’incarico presso l’associazione, ho insegnato nel Corso para- universitario di Educatore Professionale a Livorno il Diritto della Famiglia e Legislazione minorile. Come Cultore della materia, ho tenuto corsi sulla Filiazione presso la cattedra di Diritto della Famiglia dell’Università di Pisa. Nel 1997 mi è stata affidata la direzione di Eraclito e sono l'unica persona che è a tempo pieno per l'associazione. Mi occupo a tempo pieno di attività culturali, perché organizziamo mostre scultoree, di pittura, presentazione dei libri, concerti quindi varie attività culturali però anche eventi formativi, il prossimo ad esempio che organizzeremo insieme alla Camera di commercio è sulla “legalità e l'etica d'impresa”. Tra gli eventi più importanti c'è il master CIBA, che ha una grande esperienza , pensi che la prossima è la 22° edizione. Quindi è dal '97 che conduco queste attività, sia culturali che formative”.

Quando è nata l'associazione Eraclito?

“Nel 1992 aveva un altro nome: Study Group Socrate. Nel '97 '98 ha avuto un'evoluzione e il nome è cambiato in Eraclito. Eraclito, è un'associazione culturale con attività non profit ma anche profit con rispettiva fatturazione”.

Gli obiettivi dell'associazione mirano alla qualità o alla quantità?

“Assolutamente alla qualità”.

Come donna ha incontrato delle difficoltà e subito discriminazioni nel suo percorso verso il vertice?

“Più che vertice direi verso le responsabilità. Nell'associazione non ho subito nessun tipo di discriminazione, ma ricordo benissimo che le persone che ho sempre contattato per il sostegno alle varie attività: quindi ho contattato dirigenti di banche, di assicurazioni tutti prevalentemente uomini, con qualche eccezione ma per la maggior parte uomini, un mondo di uomini. Però nel nostro team oltre a figure maschili ci sono figure forti femminili e chiaramente anche volute dalla sottoscritta”.

Ci sono state delle persone che l'hanno supportata in questo percorso?

“Certo, io direi assolutamente mio marito. Mio marito per me è anche un amico, un compagno, la persona che mi ha sostenuto sempre, ha sempre creduto in me, in certi valori, in certe scelte di fondo, quindi abbiamo poi condiviso anche la famiglia.

Sono riuscita a conciliare bene famiglia e il lavoro ma non nego la fatica. Per alcuni anni ho dovuto assumere una baby sitter, poi mi ha aiutata molto mia madre. Sono stata fortunata anche per quanto riguarda la sia scuola materna, poiché prevedeva degli orari abbastanza flessibili, sia nella scuola elementare dove le bambine facevano il tempo pieno. Ma comunque è sto molto faticoso”.

Secondo Lei servirebbe un modello di leadership diverso da quello maschile?

“Allora, per anni abbiamo creduto che la leadership, fosse la leadership autoritaria, quella del leader battistrada “si fa così perché lo deciso io, comando io”, d'altra parte leader vuol dire guidare, può essere una linea che ha tradizioni classiche e tradizioni moderne. È necessaria una leadership che coinvolga sia gli uomini che le donne, poiché l'integrazione delle qualità maschili e femminili portano alla produttività e ad una maggiore creatività in azienda. La produttività si ottiene se si collabora, in modo tale che ognuno vada ad implementare l'altro. Non ho mai creduto negli stereotipi perché non rivelano veramente le qualità individuali delle persone, ad esempio non sono d'accordo ad affermazioni del tipo “l'uomo è più capace nel profilo decisionale”, quando poi esiste l'uomo indeciso, oppure “l'uomo ha capacità personali ed emozionali ridotte” quando poi esistono uomini ricchi di queste qualità. Lo stesso discorso vale per le donne.

Se invece vogliamo ridisegnare la leadership con concetti diversi, ed io l'ho sempre desiderato, allora parliamo di leadership condivisa, di leadership collaborativa, fondata

sull'apertura, sull'ascolto. Quindi se vogliamo delineare un vocabolario di un leader, a mio avviso efficace partirei da: prima cosa l'ascolto, altra cosa fondamentale il silenzio poiché un leader che non ha dei momenti in cui si ferma e fa silenzio è un leader che va avanti a vista senza riflessione; altro aspetto fondante della leadership è la generosità, la capacità di dare senza necessariamente volere un corrispettivo. Quindi il dare è importante nella leadership, la capacità di dare e di valorizzare i talenti vicino a noi.

Io considero il leader come un esploratore, un ricercatore, uno che non vuole essere al centro in maniera eroica, ma vuole formare una squadra che porti avanti valori e obiettivi. Non scinderei però i valori dagli obiettivi, perché questo comune porta ad una schizofrenia e ad una problematica di fondo, che noi poi vediamo risaltare anche in maniera macroscopica nelle istituzioni, in certe aziende diventando veramente problematico. A mio parere è necessaria dunque l'integrazione tra il valore e l'obiettivo”.

I comportamenti premianti sono innati o si imparano?

“Tutto si impara, poi è chiaro che c'è una base sempre di indole, è tutto molto soggettivo. Per quanto riguarda il genere, ho conosciuto questo imprenditore intellettuale che è Sergio Casella che ha scritto un libro sulla leadership, così interessante, così rispondente alla nostra leadership condivisa ed aperta alla valorizzazione dell'altro da anni. Noi come formazione facciamo questo ragionamento come formatori, trovarlo a livello imprenditoriale questo concetto mi ha fatto molto piacere. Penso veramente sia un modello da esportare, da divulgare al massimo soprattutto tra i giovani, tra i ragazzi , perché dobbiamo crescere una classe dirigente che abbia assolutamente una visione diversa da quella che abbiamo visto dominare fino ad oggi, non mi sembra che i risultati siano stati positivi, quindi bisogna cambiare modello”.

Eraclito è un'associazione profit o no profit?

“È un'associazione culturale, può anche svolgere attività commerciale. È chiaro che se organizziamo un corso che ha un costo, noi emettiamo fattura come un qualsiasi ente che gestisce formazioni”.

Ci sono comportamenti vincenti tipicamente femminili?

“Ci possono essere dei comportamenti tipicamente femminili come, sicuramente l'ascolto, perché la donna è fisiologicamente è interna, poi la capacità di mettere in rete persone, enti, aziende; inoltre la donna è multi- task, sa fare tante cose insieme. Anche a me, infatti, capita spessissimo di fare qualcosa di manuale come cucinare e pensare intellettualmente ad un progetto,

ma allo stesso tempo non nego che questi comportamenti possano essere riscontrati anche in alcuni uomini. Quindi, bisogna uscire dagli stereotipi maschili e femminili e parlare di persone, la cosa fondamentale per la me è che ogni persona venga valorizzata, rendendola importante e unica”.

Quali sono le regole che si è imposta o meglio tecniche di sopravvivenza come dirigente?

“La prima regola è quella di fare squadra con le persone con cui lavoro, ascoltare quello che l'altro a da dire e valorizzare sempre tantissimo, perché se tu riesci, ogni persona è un capitale inespresso, non sappiamo neanche tutto quello che abbiamo dentro. Io ad esempio sono una donna di 55 anni, non sono una ragazza giovane come lei, però non so quante capacità inespresse sono ancora dentro di me, che non ho esplorato, che non ho avuto occasione di vedere, in una ragazza come lei si apre un mondo. A mio avviso quindi, se parti da questa visione è molto facile intuire, è una regola chiave, io parlerei nel mio caso più di linee guida, “l'altro chi è l'altro?” è sempre una persona e io ho sempre molto rispetto, considero sempre la persona, che sia l'inserviente che fa il suo lavoro benissimo e che ha cura di ogni particolare, che sia il direttore generale delle migliori banche che sostengono il progetto. Quindi per me le persone sono tutte uguali, non tutte uguali nei diritti ma fondamentalmente diverse, lei è lei, l'altra persona e l'altra persona”.

Qual'è stata la convinzione più forte che le ha permesso di intraprendere questa strada?

“Io ho una grandissima, grandissima passione per i giovani. Credo che i giovani siano il futuro, lo so, lo è, ovvio che siano il futuro, questa è una mia credenza, ma se lo credessimo più al largo raggio sarebbe meglio. Comunque la mia convinzione è stata quella di valorizzare, aiutare, di scoprire e di far scoprire ai ragazzi che sono un grande valore, che ognuno di loro ha la sua strada, che non bisogna assolutamente perdersi d'animo e che con molta fatica ma anche con molta fiduccia si riesce. Manca forse l'incoraggiamento, io ci credo tanto”.

Cosa significa per una donna rivestire un ruolo di primo piano?

“Non lo vivo così, certo oggettivamente lo è. Secondo me è un ruolo da condividere, è un ruolo molto soddisfacente, molto entusiasmante, ad esempio anche stasera ho fatto una riunione, ho incontrato tante persone e probabilmente ho trovato qualche soluzione professionale per qualcuno, Questo ruolo mi da molto piacere perché trovo importante favorire e far circolare buone cose”.

Quali sono le caratteristiche che connotano la leadership femminile oggi e Lei in quali si rivede?

buone relazioni, che permette la crescita delle persone, coltiva un clima di fiducia e di autenticità, individua e valorizza il tesoro dell'altro, stimola un pensiero costruttivo, progettuale e infonde speranza”. Nell'associazione ad esempio, per formare una classe dirigente diversa da quella che tutti

conosciamo e per infondere una leadership efficace, abbiamo una didattica molto variegata. I focus sono: lavorare sulla persona, sulle potenzialità di ogni ragazzo, il saper lavorare in gruppo e dal gruppo passare al team. Quindi si parte dalla selezione fino ai vari monitoraggi come colloqui o

inserimento dei ragazzi in stage presso le aziende ecc.

Gli strumenti che adoperiamo sono diversi e molto interessanti, ad esempio, per il lavoro sulla singola persona hanno istituito da qualche anno lo strumento del silenzio. Quindi ogni mattina facciamo una mezz'ora di silenzio, talvolta animata da musica, da lettura di brani che aiutano a vivere il silenzio in maniera seconda e produttiva.

Altro strumento che viene somministrato ai ragazzi è il focusing per la centratura della persona. Nell'associazione, infatti, è presente la Terapeuta delle relazioni Lidia Rinaldi.

Poi, la casida uno strumento che ha il suo fondamento nel concetto di resilienza, viene utilizzato per lavorare sulle risorse della persona per affrontare le difficoltà che di volta in volta si presentano. Altrettanto importante è il lavoro in team proposto per progettare un’impresa.

In questi ultimi anni una nuova proposta nell'associazione Eraclito: è il team building attraverso il coro. Infatti i ragazzi la sera dopo cena si ritrovano con un direttore di corale, il maestro Fabio Casini e fanno un'esperienza di team building cioè costruzione della squadra attraverso il coro”.

A proposito di autenticità...quando si parla di come avere successo, molto spesso ci si focalizza sui comportamenti da attuare per raggiungere degli obiettivi, rischiando però di perdere la propria autenticità . Secondo Lei si può avere successo senza incorrere in questo rischio?

“Secondo me se, e quando accade questo si perde molto di credibilità, perché secondo un direttore d'orchestra che è un grande leader, e uno di questi diceva che “una buona comunicazione non può che fondarsi sulla verità”, perché la credibilità e il fare cose che rispondano veramente a me stessa è sicuramente vincente.

Io che vivo una vita organica, serena, in armonia con il mio sentire, la penso così, sennò diventerebbe veramente schizofrenico, ed è un problema oggi, infatti molte persone che fanno uso di ansiolitici, antidepressivi ecc, «per cosa?». Io penso che se una persona si scinde e si divide, ha una faccia e una maschera all'esterno e dentro di se non coltiva nulla, poi chiaramente alla lunga si distrugge”.

Qual'è la sua giornata tipo?

“Mi alzo abbastanza presto, accudisco a tutti i miei animali in prima battuta perché si fanno sentire, gatti, cani ecc, poi preparo la colazione per mie figlie, mio marito ha invece già preparato il caffè, io arrivo un pochino dopo.

La mattina lavoro, in genere ho appuntamenti per colloqui, orientamento, poi lavoro in studio, rispondo a mail, scrivo progetti, scrivo testi, faccio il mio lavoro più di studio ecco e di approfondimento perché continuo a studiare; un'oretta al giorno io cerco di studiare qualcosa di nuovo, anche stimolata da interventi che mi vengono richiesti, da lezioni che devo tenere o da varie situazioni che mi si presentano però in genere la giornata è questa. Se riesco, faccio una passeggiata al mare, poiché sto molto vicina al mare e questo mi rigenera moltissimo, sono una grande camminatrice”.

Qual'è la frase che sintetizza la sua personalità e il suo ruolo manageriale?

“Le direi questa frase di Goethe che mi piace moltissimo..“ho tanto dentro di me”.

Quale traguardo personale ha raggiunto in questi anno e quali sono le sue prossime sfide?

“Allora per quanto riguarda il traguardo, è quello di aver più di ventidue anni di formazione culturale alle spalle, tra l'altro conquistata sul campo perché noi siamo un ente privato, quindi con buonissimi rapporti con le istituzioni quali: comune, provincia, università, però di fatto è un'associazione libera. Non siamo università, in un luogo dove l'università ha una grandissima importanza, ed è una grande università con scuole prestigiose. Il mio successo, ma non solo mio ma anche anche quello dell'associazione è quello di essersi affermati in un territorio privilegiato com'è la città di Pisa.

Per quanto riguarda le sfide, stasera abbiamo fatto una terza fase di un progetto molto interessante sulla formazione online, io che ho sempre lavorato con le persone, in aula sentendole anche a lezione, interagendo continuamente, avendo anche la percezione fisica degli altri. Beh proveremo questo schermo, proveremo se è possibile bucarlo questo schermo”.

Secondo Lei le reti relazionali delle donne sono più ampie o più ristrette rispetto a quelle degli uomini in ambito lavorativo?

“Sicuramente più ampie, noi veniamo dalla relazione, la relazione prima è quella materna e la parola relazione ha un bellissimo significato. “Rĕfĕro” al participio passato è “relatum” vuol dire: portare dentro qualcosa. Quindi quando tu ti relazioni, come noi ora, io porto me e lei porta se,

quindi noi ci incontriamo e questa è una relazione”.

Le donne sono più capaci nelle situazioni di crisi se hanno un potere decisionale autonomo da quello degli uomini?

“Beh dipende molto dall'uomo che hai accanto, non faccio distinzioni uomo/donna”.

Secondo Lei in cosa le donne sono più brave degli uomini quando siedono ai posti di guida?

“Sicuramente la donna sa fare tante cose insieme, capita spessissimo di fare qualcosa di manuale e pensare intellettualmente ad un progetto ad una cosa. Anche io faccio cose pratiche, cucino e penso , perché abbiamo questa abitudine, anche l'aspetto organizzativo è molto facile nella donna ed è piuttosto spontaneo perché abbiamo questi secoli di lavoro domestico”.

Secondo Lei da parte della classe dirigente maschile le donne sono percepite come una minaccia?

“Penso proprio di si”.

La presenza femminile ad alti livelli manageriali quali contributi può portare all'associazione rispetto al tipico approccio maschile?

“Sicuramente la capacità di mettere in rete persone ma anche enti, aziende”.

Le donne aumentano la produttività e la creatività a lavoro?

“Si ma dipende che tipo di persone sono, non è detto assolutamente, ma può essere. Io penso piuttosto che sia la collaborazione di entrambe i sessi ad aumentare la creatività in azienda”.

Come mai nel nord Europa la presenza femminile nell'imprenditoria e nel management aziendale è maggiore rispetto all'Italia?

“Sono semplicemente più evoluti di noi socialmente, questo perché non hanno una certa tradizione maschilista. Le direi che in questo caso ha radici nella storia e nell'ordinamento giuridico, proprio perché la nostra storia politico, giuridico, sociale trasuda di maschilismo. Le faccio un esempio: la prima volta che le donne hanno votato in Italia è stato il 2 giugno del 1946, quando è stata scelta la forma monarchica – repubblicana del nostro Stato, quindi la prima volta , a me sembra ora. Abbiamo dovuto attendere il 1975, in particolare la riforma del diritto di famiglia, per vedere abrogata la potestà d'istituto dalla potestà maritale, non so se ci rendiamo conto di

questa cosa, è da brivido! Abbiamo dovuto attendere il '75 per eliminare un altro istituto ossia la patria potestà sui figli per passare la potestà ai genitori. Quindi è tutto legato alla storia e al diritto”.

A suo avviso ci potranno essere in Italia dei margini di miglioramento per superare questa disparità?

“Si ci sono già, questi margini li vediamo nelle istituzioni. Se cambiano le istituzioni, a mio avviso, cambia la società. Questi sono segnali e ci sono sicuramente”.

Ritiene che le quote rosa in Italia possano essere utili per le figure apicali?

“Beh non possiamo fare altrimenti. Certo sarebbe stato più carino esserci arrivati con la sensibilità sociale e culturale, non ce l'abbiamo fatta, e allora utilizziamo uno strumento se siamo costretti”.

Si ritiene una femminista?

“Prima avrei risposto si. Oggi mi sembra desueto questo termine, è un termine storicamente superato. Io se ne parlo con le mie figlie mi dicono: «ma di cosa stiamo parlando?». A diciannove e venti tre anni, in una famiglia dove il ruolo del babbo e della mamma è vissuto in maniera serena, certo che il babbo è il babbo e la mamma è la mamma, però hanno sempre visto il babbo che sparecchia la tavola, cucina se c'è da mettere la lavatrice la mette, non ci sono problemi, nessuno si è mai posto quelli stereotipi. Le decisioni sono sempre condivise”.

Secondo Lei in ambito lavorativo, fa differenza per una donna avere famiglia o meno?

“Eh certo si si fa differenza, bisogna fare delle scelte”.

Lei ha rinunciato alla sua vita privata?

“No alla vita privata no assolutamente”.

Quindi Lei è riuscita a conciliare famiglia e lavoro?

“Non ho rinunciato alla vita privata. Ho messo prima la famiglia e ancora oggi è al primo posto , diciamo che ho cercato di coordinare lavoro e famiglia. Molti trovano delle difficoltà ma al livello che ricopro io ci sono riuscita, poi onestamente le dico che ci sono stati periodi, quando le bimbe erano piccole che è stato veramente difficile conciliare le cose, ma poi le bimbe crescono quindi è più semplice. Ci sono dei momenti in cui io non mi sono sentita di fare scelte per me, magari

per la mia soddisfazione personale ma che poi non mi avrebbero soddisfatto come donna, come mamma, come moglie. Diciamo che ho cercato di contemperare, comunque le rinunce ci sono state,