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51 Ed ecco la rappresentazione grafica:

Fig. 2

Fonte: L. CLARIZIA, (2013), La relazione. Alla radice dell'educativo all'origine dell'educabilità, Nuova edizione, cit., p. 54.

52 Quando L. Clarizia accenna alla relazione educativa all'interno della scuola sottolinea come «è solo il reciproco riconoscimento dei due soggetti interagenti nella relazione educativa istituzionalizzata che può opporsi alla generalizzata percezione di in-significatività, presente soprattutto nel segmento evolutivo di massima crisi della relazionalità didattica, nella scuola degli adolescenti»112. Con grande chiarezza viene ribadito perché e come deve essere reciprocamente percepita la relazione didattica tra educatore-educando, che deve essere fondata su alcune competenze ineludibili quali la competenza disciplinare-metodologica non disgiunta dalla funzione valutativa : «La relazione didattica può essere reciprocamente percepita come legittimata proprio dal riconoscimento della funzione didattica, quindi dalla presenza di una competenza disciplinare- metodologica-valutativa del docente, strumentalmente riconosciuta dal discente ai fini dell'acquisizione e di (condivisi) obiettivi istruttivi-didattici. Il riconoscimento del ruolo strutturalmente funzionale della competenza professionale del docente da parte del discente è la precondizione psicologica per la quale sia accettato – e non subito passivamente – il livello di gerarchizzazione relazionale»113.

Sullo stesso pensiero si era espresso GIANFRANCO CALABRESE parlando di una didattica interpersonale adombrando i pericoli che essa può nascondere e se non si è chiari sul senso e sul significato, che viene dato al concetto di persona e alla diversità dei ruoli che, all'interno della comune dignità personale, si realizzano in ordine ad una vera relazione educativa e didattica:

«Nella relazione didattica il ruolo del didatta e del discente non deve essere dimenticato ed anzi deve essere valorizzato. Per questo l'attenzione alla persona in quanto tale, che precede ogni ruolo e funzione, non può giustificare, in nome della relazione interpersonale, l'esclusione, in una prospettiva spontaneistica o anarchica, dell'autorità come forma d'intervento didattico. Il maestro, l'educatore o il formatore, se vuole essere un buon didatta, non può perdere la propria individualità, le proprie caratteristiche e la propria formazione, ma neppure deve sottovalutare il ruolo sociale, che gli viene attribuito: Questo ruolo, che naturalmente anche uno stimolo e un'occasione per la propria formazione permanente, è educativo, se non diventa autoritario, ed incide sia sulla struttura didattica sia sulla formazione. Il soggetto in formazione, infatti, ha bisogno di una figura di riferimento e di       

112 Ivi, pp. 105-106 113 Ivi, p. 108.

53 una relazione didattica differenziata, per poter crescere, per poter apprendere...»114.

Parliamo di un tipo di relazione non statica, ma sempre perfettibile in un tipo di rapporto che coinvolge discente-docente e dove la didattica non si fonda sulla lezione cattedratica, ma sulla sua mediazione:

«Un aspetto non trascurabile dell'atteggiamento riflessivo è la considerazione della relazione tra insegnante ed alunno come non scontata, ma continuamente migliorabile, ed il desiderabile miglioramento non viene messo in conto esclusivamente all'alunno (che dovrà impegnarsi di più, stare più attento, esercitarsi), ma coinvolge l'insegnante stesso, implicato in maniera profonda nella relazione e quindi nella responsabilità del rapporto. Oggi la relazione tra insegnamento-apprendimento è considerata focale per la didattica, precedentemente sbilanciata sul polo dell'insegnamento. La versione più tradizionale della relazione didattica centrata sull'insegnamento è quella della lezione cattedratica, che prevede la trasmissione del sapere da chi sa a chi non sa, versione che conosce molte varianti, ma che è ancora probabilmente la più diffusa. Le parole dell'insegnante e il manuale rappresentano gli strumenti didattici prevalentemente usati. Una versione più evoluta è legata alla maggiore attenzione oggi attribuita alla mediazione didattica, e all'importanza che assumono diversi mediatori»115.

      

114 CALABRESE G., Animare l'educazione: Per una didattica interattiva. I fondamenti, cit. p. 56.

115 DIONISI G., GARUTI M.G, ( a cura di ), (2011), I giardini della formazione, Armando, Roma, p. 23.

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58 CAPITOLO II

EMOZIONI E COMPETENZE EDUCATIVE

“Tutti dicono che il cervello