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INTRODUZIONE crescente disponibilità del sindacato a cooperare per rag

Nel documento l COMUNISTI ITALIANI E IL RIFORMISMO (pagine 29-35)

giungere gli obiettivi fissati a livello governativo •.

E tuttavia, la progressiva ricostituzione di un equilibrio centrista, che ha il suo compiuto punto di arrivo nella prima:

vera del 1984, con l'accusa di non rappresentatività politica

lanciata dal governo al maggiore sindacato del paese, è tut­

t'altro che un fulmine a cielo sereno. In realtà, fin dal 1975 è

attivamente operante una strategia di logoramento tesa ad interpretare il passaggio virtuale del movimento operaio ad una fase apertamente negoziale come l'opportunità per un

suo radicale declassamento politico 7•

Lo scopo del saggio è quello di riprendere in esame que­ sta complessa fase della vita politica nazionale, nell'ottica di un'analisi comparata che sposti il tema-chiave del rapporto Italia-Europa dal piano dei terrorismi ideologici a quello dei dati di fatto, empiricamente accertabili. n termine di social­ democrazia verrà quindi usato non come sinonimo di un non meglio precisato socialismo europeo, ma in riferimen­ to alle concrete esperienze di governo che, negli anni '70, il movimento operaio organizzato compie in tre paesi deter­ minati.

Si muoverà, dapprima, verso una ricapitolazione dei tratti

salienti della vicenda economica e politica italiana dal 1975 al

1979. In secondo luogo si tenterà di operare una sintesi dei risultati acquisiti dalle tre monografie, sottolineando, via via, tutte le profonde difformità rispetto alla coeva vicenda ita­ liana. Si cercherà poi di collocare il meccanismo di esclusio­ ne che torna a colpire il movimento operaio italiano, nel qua­ dro di tendenze storiche di piu lungo periodo, definibili, a nostro giudizio, sulla scorta di una nozione di trasformismo criticamente rivisitata. Si cercherà infine di abbozzare alcuni possibili punti qualificanti di un rinnovamento delle strate­ gie politiche del movimento operaio, volto a favorire la sua

fuoriuscita

dal

tras/ormismo,

con la piena applicazione del

principio dell'alternanza.

In questo senso nelle sue diverse parti il saggio riflette l'i­ dea che l'esperienza della solidarietà nazionale abbia aperto una crisi nel sistema delle identità politico-programmatiche del Pci, che trae le sue origini principali dal fatto che la coa­ lizione centrista esce indenne dalle sfide degli anni '70. Di

UN CASO ITALIANO ALLA ROVESCIA 7

qui la convinzione che oltre ad un terreno di verifica istitu­ zionale e di piu aggiornata elaborazione programmatica •, tutta la questione dell'alternanza non possa non continuare ad avvalersi di una riflessione specificamente storico-politi­ ca, che torni a riproporre il problema delle forme e della struttura del potere nel nostro paese.

1 Ancora alla fine del è possibile leggere nei documenti uffi. ciali del P ci (Progetto Tesi per il XV Congresso, Roma r978, p. 64): «La specificità della crisi italiana è anche alle caratte· ristiche di una situazione che è senza piu avanzata, da un di vista democratico e anche di conquiste sociali e materia­ dei lavoratori, rispetto a quella di altri paesi capitalistici». 2 Una ricostruzione utile delle politiche economiche socialiste ne­

gli anni '30 è contenuta in M. Telò, La soda/democrazia europea nella crisi degli anni Trenta, Milano 1985.

J Cfr. G. Galli, Il bipartitismo Bologna r9()6 e G. San o­ ri, Bipartitismo imperfetto o polarizzato, in «Tempi moderni», autunno r967.

• Il tema è ininterrottamente riproposto, dalr976 al 1979. sulle pa­ gine della rivista del P si « Mondo operaio», con un'ampia serie di riferimenti a problemi istituzionali, di politica economica, di relazioni industriali, di analisi di tradizioni ecc. «Non saremo mai socialdemocratici» è lo slogan il Partito comu11i· sta contrappone a questa impostazione. Ancora nel è questa la linea che Berlinguer al Comitato del luglio, all'indomani della alle ele.zioni politiche che mette fine al ciclo politico iniziato alla metà degli anni '70.

'Come opere di insieme su Francia e Gran Bretagna, cfr. G. Ross, The Perr"/s o/Politics: French Unions and the Crisis of theSeventies,

in P. Lange, G. Ross e M. Vannicelli, Unions, and Crisis:

French an d Italùm Unions Strategy, 1945-1980, 1982, pp. 165-82; L. Panitch, Social Democracy and Industria/ Militancy, Cambridge 1976; S. Beer, Modern British Politics, London 1965.

6 Cfr. M. I dilemmi del sindacato, Bologna 1981; T. Treu, M. e G. Ferrari, Sindacalisti nelle istituzioni, Roma r979; vedi anche i contenuti nel numero 4 di «Laboratorio politico», dedicati tema Il sindacato nella crisi.

7 Cfr. M. Carrieri e C. Donolo, Il sistema politico come problema

per il sindacato in Italia, relazione al convegno italo-tedesco orga­ nizzato dal Goethe Institut a Torino (10-12 novembre 1983). Cfr. G. Pasquino, Restituire lo scellro al Prinàpe, Bologna 1985.

Capitolo 1

n movimento operaio tra opposizione e governo nell'Italia degli anni '70

Nel contesto europeo degli anni '70, la crisi economica as­ sume in Italia caratteri di particolare acutezza. Se è vero che i dati sulla crescita riflettono in questo periodo quelli medi dell'area Ocse ', gli indicatori relativi ai conti con l'estero, alla produttività, all'occupazione e all'inflazione raggiungo­ no, come vedremo, valori nettamente peggiori, spiegabili solo con la presenza di due fattori correlati che surdetermi­ nano l'insieme della situazione: a) un tasso di conflittualità sociale eccezionalmente alto2; b) una crisi non solo politica ma anche culturale della coalizione politica che ha governa­ to il paese per un trentennio, e che si produce senza che si sia ancora precisato un regime di alternanza.

Alla fine degli anni '70 uno studioso americano della poli­ tica del nostro paese parlava di una potenziale crisi organica controllata e differita da una « risposta frammentaria » volta a disaggregare i suoi singoli aspetti e quindi a garantire la «sopravvivenza del blocco tradizionale di potere» 3• Ci sem­ bra che tutt'oggi entro questo preliminare quadro di riferi­ mento vadano considerati gli sforzi compiuti dal Pci per conseguire una riclassifìcazione del movimento operaio, ca­ pace di allinearlo all'esperienza realizzata nei maggiori paesi europei. In altri termini qualsiasi riflessione storico-critica sulle prove fatte dall'insieme del movimento riformatore nel periodo, non può non partire dalla constatazione del fatto che la preservazione della forte asimmetria della situazione italiana rispetto a quella europea è l'obiettivo politico che guida l'insieme degli sforzi compiuti dalle élites politiche tradizionali.

IO CAPITOLO PRIMO I. Le disponibilità del P ci ...

Se è vero che solo a partire dalle elezioni politiche del giu­ gno 1976 data l'inizio di quel coinvolgimento del Pci nell'a­ rea di governo, che è destinato poi a concludersi nella prima­ vera del I979, i primi, consistenti segni di un mutamento nel modo di considerare i problemi e le difficoltà dell'economia nazionale si manifestano già nel corso del I975, man mano che si profilano i segni di un mutamento, a vantaggio della si­ nistra, nei tradizionali rapporti di forza •.

Nel gennaio I975 il cosiddetto accordo Lama-Agnelli sul punto di contingenza rappresenta il primo consistente se­ gnale di una nuova volontà negoziale. I contenuti egualitari, che avevano animato per un quinquennio una conflittualità sindacale diffusa, vengono recepiti dentro un nuovo mecca­ nismo di calcolo della scala mobile che rappresenta, nello stesso tempo, una forte centralizzazione nel sistema delle re­ lazioni industriali. Si concede infatti alle imprese una possi­ bilità di prevedere i comportamenti del sindacato che prima era stata loro negata'·

Ma è soprattutto dopo le amministrative del I5 giugno I975-allorché la vittoria delle liste comuniste si accompa­ gna ad una forte crisi elettorale e politica della Democrazia cristiana - che matura all'interno del Partito comunista il problema di come rendere compatibile il mantenimento del­ la forza contrattuale accumulata dal sindacato dal I968 in poi con la soluzione dei due grandi mali- inflazione e squili­ brio nei comi con l'estero- che affliggono l'economia nazio­ nale. Nel settembre del I975, aprendo un dibattito sulla for­ mulazione di un possibile programma a medio termine- cui parteciperanno congiuntamente esponenti sia della sinistra sindacale e politica, che del mondo imprenditoriale italiano - Giorgio Napolitano propone i termini di un possibile scambio politico. Fissato l'obiettivo di un «congruo e qua­ lificato sviluppt> degli investimenti produttivi e dell'occupa­ zione», si avanza l'idea che il riconoscimento di un proble­ ma di costo del lavoro, e la conseguente accettazione di « au­ tolirnitazioni delle rivendicazioni salariali», siano possibili a patto di contropartite sul terreno: I) della programmazione

IL MOVIMENTO OPERAIO TRA OPPOSIZIONE E GOVERNO II

degli investimenti; 2) dell'adozione di misure di tutela socia­ le per un mercato del lavoro in via di risttutturazione; 3) di un maggiore potere di contrattazione del sindacato, sia pure, esplicitamente, al di fuori di una sua corresponsabilizzazio­ ne di tipo cogestionario6•

L'immagine di un Pci che viene distaccandosi dalle do­ mande piu immediate della sua base sociale, per porsi come punto di incontro e di mediazione degli interessi confliggen­ ti all'interno della società nazionale 7, compie un ulteriore e significativo passo nel convegno Cespe del marzo 1976, esplicitamente dedicato al tema dei condizionamenti inter­ nazionali 8• ll tema del vincolo esterno - reso ancora piu drammatico, in quei giorni, da una nuova svalutazione della lira-è assunto da un lato come punto di panenza di una ca­ tena causale obbligata che porta inevitabilmente alla com­ pressione salariale, in quanto unico strumento idoneo nella lotta per il contenimento dell'inflazione, dall'altro come principale motivazione di una nuova compagine governativa che veda il Pci direttamente impegnato in prima persona. Questo tipo di diagnosi, che trova forse la sua formulazione p ili nitida nell'intervento di Franco Modigliani 9, ritorna poi nelle conclusioni di Giorgio Amendola, unitamente a quel rifiuto polemico dell'idea stessa di « contropanite », che riapparirà di frequente, durante il triennio successivo, nella impostazione politica comunista. «I sacrifici - dice Amen­ dola- sono richiesti dallo stato delle cose», e in questo senso non si configurano come oggetto di una opzione negoziabi­ le, ma piuttosto come uno stato di necessità che trascende l'interesse delle singole parti sociali'".

La disponibilità comunista compie il suo passo decisivo con l'astensione al monocolore Andreotti, all'indomani del­ la vittoria elettorale del 20 giugno 197611• La motivazione principale fornita da Enrico Berlinguer è che quel voto vuole significare un incoraggiamento, e insieme una concessione di credito, a quella pane della Democrazia cristiana che si ri­ tiene essere p ili disponibile a registrare le novità della diver­ sa fase poliùca apertasi con il voto u_ La minaccia di un im­ mutato uso dell'«aniglio dell'opposizione» non fa velo al fatto che si attribuisce ancora alla Dc il ruolo di centro di raccordo essenziale dell'intero sistema politico nazionale.

12 CAPITOLO PRIMO Del resto, nei mesi immediatamente successivi, il dibatti­ to economico del Pci sembra ruotare sempre piu esplicita­ mente attorno alla convinzione che il movimento operaio, dopo aver avuto la forza necessaria per rompere gli equilibri preesistenti, non possa invece non riconoscere e accettare esplicitamente la sua parzialità nella lotta contro quello che viene definito lo «scadimento» dell'economia nazionale. La filosofia del documento pubblicato dal Cespe nell'agosto 1976 si definisce nell'attribuzione di un carattere pregiudi­ ziale al recupero di competitività del sistema e nella indica­ zione data al movimento operaio di rinunciare, in questa prospettiva, ad ogni ipotesi espansiva, accettando di contro una compressione dei consumi, sia in termini di salario che di spesa pubblica u.

L'8 ottobre il governo vara il primo pacchetto di misure improntate all'« austerità» 14• Contemporaneamente il 7 ot­ tobre la direzione del P ci approva una risoluzione che affer­ ma che «il pericolo piu grave per le masse è l'inflazione», e che per evitare « questa sciagura» è bene che vengano ado t­ tate «alcune misure di emergenza» ".

Nell'ottobre, il Comitato centrale del Pci, lanciando la parola d'ordine dell'« austerità», assume di fatto il pacchet­ to deflazionistico del governo, riservandosi il compito di renderlo «piu equo» 16• Si tratta di una scelta destinata, di li a poco, a provocare le prime tensioni sia all'interno del gruppo dirigente, sia nel rapporto fra questo e le piu vaste masse di iscritti e di simpatizzanti. Nel dicembre un'intervi­ sta del segretario del partito dal titolo pittoresco Scelte piu di fondo per usàre dalla crisi 11, comincia a registrare quelle dif­

ficoltà che nel febbraio del 1977 verranno ad esplodere alla luce del sole con gli incidenti all'Università di Roma.

2. . .. e quelle del sindacato.

È indubbio che a differenza di quanto avviene in Austria,

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