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3. STRUTTURE SUBORDINATE

3.6 Ipotesi strutturale

Le frasi con verbi di percezione e le costruzioni causative illustrate finora sono generalmente considerate delle strutture bifrasali composte da una frase matrice e da una subordinata come complemento o come aggiunto, a seconda sella selezione argomentale del verbo (cfr. tra gli altri Cinque 1992). Tuttavia, abbiamo visto che in finlandese non è così ovvio che queste strutture siano composte da due frasi (§ 3.5.1.1). In questo paragrafo e nelle sue sezioni cercheremo di mostrare tramite l’analisi sintattica che, almeno in finlandese, alcune di queste strutture sono monofrasali. In particolare, in § 3.6.1 esamineremo la struttura sintattica delle frasi con verbi di percezione, in § 3.6.2 quella delle costruzioni causative permissive, e infine in § 3.6.3 ci occuperemo della struttura sintattica delle costruzioni causative coercitive.

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3.6.1 La sintassi delle frasi con verbo di percezione

L’analisi strutturale dei complementi dei verbi di percezione nelle lingue romanze e in inglese fa spesso riferimento al concetto di “frase pseudorelativa” (introdotto e illustrato in § 3.4). In letteratura vi sono varie proposte per la struttura di queste frasi di cui presenteremo quelle considerate più importanti qui di seguito:

(i) Secondo alcuni autori le pseudorelative realizzano il secondo complemento del verbo matrice [VP [V’ V NP] CP] (cfr. Radford 1977): 32

(80) Ho [VP[V’ visto [NP Maria] [CP che leggeva il libro]]

(ii) Kayne (1981), Burzio (1981, 1986), Taraldsen (1981) e Graffi (1980) considerano le pseudo- relative strutturalmente simili alle frasi relative ordinarie; sebbene Cinque (1992) indichi la necessità di ipotizzare anche una forma di “controllo” (cfr. Cinque 1992 per dettagli):

(81) Ho [VP[V’ visto [NP Marias [CP che [IP ts leggeva il libro]]]]]

(iii) Guasti (1988, 1992) propone una struttura in cui l’OGG del verbo di percezione è solo il CP che esprime l’OGG, e il SOGG del CP subordinata si muove come DP nello Spec,CP della subordinata:

(82) Ho [VP visto] [CP Marias [C’ che [IP ts leggeva il libro]]]]

(iv) La proposta di Cinque (1992) invece è basata su un’analisi di Small Clause, in cui l’antecedente e la frase seguente sono rispettivamente il SOGG e il predicato:

(83) Ho visto [SC [NP Maria] [CP che leggeva il libro]]

Sebbene interessanti, riteniamo che nessuna di queste analisi riesca a rendere conto dei dati del finlandese, e questo ci induce a proporre un’analisi alternativa, basata sull’assunto che le costruzioni con verbi di percezione (come nähdä ‘vedere’) abbiano come OGG non una frase subordinata, bensì un DP complesso. In altre parole, proponiamo che il verbo di percezione selezioni come complemento una costruzione nominalizzata, che non contiene un CP, ma una forma predicativa più ridotta (cfr. Cap. II, § 2.1.1.2. e Cap. III).

Esaminiamo la struttura della frase (69), ripetuta in (84):

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Per la precisione, la pseudorelativa è anche considerata come un aggiunto a seconda della selezione argomentale del verbo matrice.

43 (84) Nä-i-n poja-n soitta-va-n basso-a

vedere-PST-1SG ragazzo-GEN suonare-PRT.PRS-OGG basso-PART

‘Ho visto un/il ragazzo suonare il basso’ lett. ‘Vidi del ragazzo suonante il basso’

Come abbiamo visto in § 2.1.1, l’OGG di ‘vedere’ non è il DP pojan, perché tale DP è marcato per il Caso GEN. Tale DP è invece l’agente dell’evento di ‘suonare’, realizzato in una costruzione

nominale:

(85) [CP [IP pro nä-i-nv [VP tpro tv [DP poja-n soitta-va-n basso-a]]]]

vedere-PST-1SG ragazzo-GEN suonare-PRT.PRS-OGG basso-PART

Per illustrare com’è composto sintatticamente il DP complesso, proporremo (sulla base dei dati che iluustreremo nel Cap. II) una struttura in cui il participio soittavan è una testa derivata inserita nella computazione come una “radice”. Vedremo poi che i movimenti compiuti lungo le proiezioni funzionali “miste” che completano tale radice offrono una diversificazione tra il participio e i vari tipi di infiniti, nonché una spiegazione per le diverse assegnazioni di Caso (GEN vs ACC) e la distribuzione complementare tra suffissi agentivi e DPGEN-pazienti. Proporremo dunque che

l’assunzione di una struttura funzionale “mista” sia la rappresentazione formale del continuum verbo–nome. La nominalizzazione è dunque, dal punto di vista derivazionale, il risultato del movimento del verbo in diverse proiezioni funzionali. Secondo questa analisi l’OGG del verbo di percezione è l’intera costruzione nominalizzata avente per testa il participio che assegna Caso PART

al suo OGG e realizza il SOGG con un Caso (inerente) GEN.

Inoltre, come abbiamo visto prima, nel caso sia presente la negazione, l’agente del secondo evento non riceve Caso PART, come illustrato in (86):

(86) a. Nä-i-n tytö-n luke-va-n kirja-n vedere-PST-1SG ragazza-GEN leggere-PRT.PST-OGG libro-ACC

‘Ho visto la ragazza leggere (tutto) il libro’

b. E-n näh-nyt tytö-n/*tyttö-ä luke-va-n kirja-a

NEG-1SG vedere-PRT.PST.SG ragazza-GEN/ragazza-PART leggere-PRT.PST-OGG libro-PART

‘Non ho visto la ragazza leggere (tutto) il libro’

Come vediamo in (86b), solo l’elemento (kirja ‘libro’) che si trova nella posizione Compl,VP riceve Caso PART, mentre per l’elemento che si trova in Spec,DP (tyttö ‘ragazza’) ciò è impossibile.

Questo avvalora l’ipotesi secondo cui l’agente del secondo evento riceve Caso inerente GEN dal

participio, e sia dunque esente dagli effetti della negazione; ciò rappresenta un’ulteriore prova favore della monofrasalità.

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3.6.2 La sintassi delle costruzioni causative permissive

Esamineremo ora la struttura sintattica delle costruzioni causative permissive, che illustreremo tramite la frase in (75), ripetuta di seguito come (87):

(87) Maija anto-i häne-n/*häne-t luke-a kirja-n

Maija lasciare-PST.3SG PRON.3SG-GEN/*PRON.3SG-ACC leggere-INF1 libro-ACC

‘Maija l’ha lasciato leggere un/il libro’, lett. ‘Maija lasciò il suo leggere libro’

Questa struttura sintattica è molto simile a quella delle costruzioni con un verbo di percezione osservate in precedenza. Infatti, anche in questo caso il “SOGG” del verbo pieno appare al Caso

GEN. Sulla base delle argomentazioni riportate per l’esempio (85) possiamo dunque concludere che

anche in questo caso si tratta di una struttura monofrasale:

(88) [CP [IP Maijan anto-iv [VP tn tv [DP häne-n luke-a kirja-n]]]]

Maija lasciare-PST.3SG PRON.3SG-GEN leggere-INF1 libro-ACC

A differenza delle frasi con un verbo di percezione, la testa del DP complesso prende la forma dell’INF1 che, come il participio nominale, ha mantenuto la proprietà di assegnare Caso ACC al

paziente. Si noti che, anche nel caso delle costruzioni causative permissive, è applicabile il test della negazione con gli stessi risultati delle frasi con un verbo di percezione.

3.6.3 La sintassi delle costruzioni causative coercitive

Consideriamo adesso la struttura sintattica delle costruzioni causative coercitive, che − come abbiamo visto in § 3.5.1.2 − si formano utilizzando l’INF3. A questo scopo, osserviamo la frase in (78), ripetuta come (89):33

(89) Maija pakott-i häne-t/*häne-n luke-ma-an kirja-n Maija costringere-PST.3SG PRON.3SG-ACC/* PRON.3SG-GEN leggere-INF3-ILL libro-ACC

‘Maija lo ha costretto a leggere il libro’

La struttura di questa frase è chiaramente diversa dalle causative permissive esaminate in precedenza, in quanto il SOGG logico (in questo caso l’agente) del secondo evento è marcato per il Caso ACC. Questo vuol dire che, analogamente ai verbi di percezione, tale DP deve essere

33 Si noti, che in frasi come (89) abbiamo a che fare con un’accezione trivalente del verbo pakottaa (<agente>, <paziente>, <beneficiario>), nel senso che “X forza Y a (fare) Z”. Possiamo dunque supporre che in una frase come (89) sia il DP pronominale che il sintagma formato dall’[INF3 + DPACC] siano entrambi OGG del verbo pakottaa ‘costringere’, e dunque generati come costituenti indipendenti. In base a quest’analisi, il secondo evento non è altro che un sintagma nominale (DP) che assume Caso ILL. La costruzione causativa coercitiva è dunque analizzata come una struttura ditransitiva – prova a favore di tale analisi è il fatto che il DP-beneficiario (häne-t) non potrebbe essere realizzato dopo il DP-paziente (così come in lingue come l’inglese una frase come *I gave a book John risulta agrammaticale).

45 analizzato come il complemento del verbo pakottaa ‘costringere’. Per spiegare tale assegnazione di Caso ACC, potremmo fare riferimento al fenomeno dell’ECM, per cui il Caso ACC verrebbe

eccezionalmente assegnato al SOGG del secondo evento, come anticipato per i verbi di percezione. Tuttavia, riteniamo che una spiegazione in termini di ECM sia del tutto ad hoc e che, oltre a problemi teorici, non possa di fatto rendere conto di una serie di fenomeni (come anche suggerito in letteratura, cfr. Egerland 1996, Puglielli e Frascarelli 2011). Nei Capitoli II e III esploreremo dunque la possibilità di spiegare la presenza del Caso ACC alla luce di una struttura monofrasale, sulla base dei dati esaminati.

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