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IV. Evidenze materiali e fonti storiche per un atlante delle murature 89

IV.3. a San Jacopo a Pulignano 145

La chiesa di San Jacopo a Pulignano (Capraia e Limite – Firenze), si trova alle pendici meridionali del Montalbano, nel versante che si affaccia sul Valdarno inferiore (del quale si gode un’ampia vista dal piazzale antistante la chiesa), lungo uno dei percorsi per raggiungere il crinale del Montalbano da Sud.

 

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Questa chiesa, ancora oggi consacrata benché retta dal parroco di Limite, ci è nota dalle fonti soltanto alla fine del Duecento, quando compare negli elenchi delle Decime della diocesi pistoiese248.

 

Figura 88 – Chiesa di San Jacopo a Pulignano: facciata e pianta

San Jacopo ha una pianta rettangolare con terminazione ad abside sorpassata, con un rapporto tra la lunghezza e larghezza superiore a 2:1, quindi con un ampio sviluppo longitudinale, come era molto diffuso nel Pistoiese. La facciata è a capanna e presenta, allineati, un portale ed una bifora con doppio archivolto monolitico (la cui colonnetta è oggi perduta). La copertura della chiesa è con volte a botte e l’archivolto sopra al portale in facciata presenta una lieve bicromia con elementi di arenaria alternati a tre di marmo bianco: entrambi questi elementi si ritrovano anche a San Giusto al Pinone (anche se qui le volte erano forse a crociera, mentre a botte si trova anche in San Michelino a Pescia – Pistoia249).

248 Rationes Decimarum XIII, 1298; Rationes Decimarum XIII-XIV, 1425 249 REDI 1991, pp. 119-124

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Figura 89 – Chiesa di San Jacopo a Pulignano: dettaglio dell’arco e della bifora in facciata

L’arco del portale è inoltre coronato da un’ulteriore ghiera in arenaria con decorazione a denti di sega, con uno stile che rimanda ad analoghi esempi coevi presenti nella bassa Valdelsa, in particolare nelle pievi di San Lazzaro a Lucardo e Santa Maria a Cellole250. Oltre alla facciata, esternamente sono ancora visibili il fianco settentrionale e il lato absidale, mentre quello meridionale risulta obliterato da strutture annesse che gli sono state successivamente addossate.

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In realtà, anche al fianco settentrionale erano state addossate alcune strutture, che però oggi sono state distrutte, permettendo di poter nuovamente ammirare la muratura medievale dopo averla protetta dagli agenti atmosferici e dai danni da loro causati all’arenaria (come abbiamo già avuto modo di vedere su altri edifici).

 

Figura 90 – Chiesa di San Jacopo a Pulignano: particolare del fianco nord con in evidenza, in basso, i conci di maggiori dimensioni (presso l’angolata con la facciata); sono visibili anche alcuni dei giunti non verticali e, in alto, i corsi non perfettamente orizzontali [ortofoto elaborata da rilievo fotogrammetrico 3D]

Tracce di queste strutture sono tuttavia intuibili da diverse serie di fori ricavati nella muratura, per l’alloggiamento di travi e travicelli delle coperture. L’abside è forata da due monofore: quella superiore, più ampia, risulta di ripristino moderno, mentre quella inferiore è originale e lascia intuire la presenza di una piccola cripta all’interno. A coronamento dell’abside vi è infine una teoria di arcatelle cieche ricassate, sostenute da peducci variamente decorati (testine umane, figure zoomorfe, forme vegetali e intrecci geometrici). Degno di nota anche un bassorilievo raffigurante due cavalieri in duello (quello visibile è una copia, l’originale è custodita presso la pieve di Santa Maria a Limite sull’Arno).

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Figura 91 – Chiesa di San Jacopo a Pulignano: lato absidale esterno [ortofoto elaborata da rilievo fotogrammetrico 3D] e controfacciata [da FRATI 2000]

L’interno presenta una suddivisione in due ambienti attraverso delle semicolonne con capitelli cubici che sostengono un arco a diaframma: lo spazio assembleare, che ha un rapporto tra lunghezza e larghezza pari a più di 2, quello riservato al presbiterio, in cui tale rapporto è circa ½.

Il presbiterio è inoltre leggermente rialzato rispetto all’aula e mostra tracce di una piccola cripta al di sotto, con copertura a volta.

Questi ultimi elementi potrebbero essere indicativa di una dignità canonicale per questa chiesetta di campagna, specie se uniti all’indizio della dedicazione a San Jacopo che richiama ad uno stretto rapporto con la sede vescovile pistoiese che a sua volta aveva legami diretti con Santiago de Compostela ed il culto iacopeo. Dall’analisi stratigrafica, che ha preso in esame i paramenti murari esterni (facciata, fianco settentrionale ed abside), è emerso che la struttura presenta

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un’unica grande fase costruttiva di epoca medievale, cui si sono susseguite soltanto modifiche e restauri in epoca moderna e contemporanea.

 

Figura 92 – Chiesa di San Jacopo a Pulignano: semicolonna che divide lo spazio interno ed il catino absidale [da FRATI 2000]

Brevemente, il cantiere risulta essere stato organizzato partendo dalla definizione del perimetro, con alcuni corsi di fondazione utili anche per ottenere un piano di imposta orizzontale, per poi proseguire in elevato dando precedenza alla zona absidale e proseguendo poi lungo il fianco. Il cantiere lavorava per fasce alte tre- quattro corsi, pari a circa un metro, approntando buche pontaie (poi tamponate) per l’alloggiamento dei sostegni per i ponteggi. A tutte le parti della costruzione è stata data la stessa attenzione e la stessa dignità, cioè non si hanno parti di qualità più elevata rispetto ad altre. Altro elemento da segnalare, l’assenza di una qualsiasi gerarchizzazione o messa in evidenza delle angolate, che risultano indifferenziate rispetto alla muratura circostante.

La muratura è composta da conci di arenaria macigno di ottima qualità, molto probabilmente proveniente da una cava poco distante: un tragitto breve e ‘comodo’ dalla cava al cantiere spiegherebbe, o renderebbe più plausibile, l’uso di conci anche di enormi dimensioni (320x60 cm) nella muratura, e la cura nella lavorazione dei blocchi (il cui tempo richiesto poteva essere compensato con

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quello risparmiato nel trasporto). I grandi monoliti sono presenti nella porzione inferiore del fianco e soltanto nei pressi dell’angolata ovest, così come solo qui sono presenti conci con spigoli non perfettamente perpendicolari, pur avendo tutti i lati perfettamente rettilinei: questa caratteristica, che avevamo già riscontrato in edifici di XI secolo251, rimanda comunque ad esempi di maestranze piuttosto specializzate, recanti un bagaglio tecnico che affonda nel secolo precedente, e che ancora trattano la pietra in maniera molto accurata, con una minuziosa attenzione alla definizione dei conci direttamente a piè d’opera. La parte restante della muratura (catalogata come TM2A) è invece caratterizzata da

conci rettangolari e sub-quadrati di medie dimensioni (40-60x30-40 cm) che si alternano a filari (più spesso coppie di filari, come sdoppiamento di corsi avviati con pietre più grandi) di conci rettangolari molto allungati di piccole dimensioni (15-18x40-60 cm); l’alternanza di queste due pezzature produce quasi un modulo, seppur non sia possibile individuare uno schema fisso.

 

Figura 93 – Chiesa di San Jacopo a Pulignano: particolare del paramento murario del fianco nord (presso l’angolata est), dove è possibile vedere il TM2A

251 Si veda il cap. IV.2, in particolare si fa riferimento alla chiesa di San Giovanni Battista

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I corsi più bassi servono anche a cercare di recuperare un’orizzontalità di imposta che si stenta a mantenere: soprattutto nel fianco, complice anche il dislivello iniziale dovuto alla pendenza del terreno, c’è la tendenza ad avere piani di imposta non perfettamente orizzontali, ma più alti verso l’abside che verso l’altro lato. A dispetto di questa incertezza strutturale, testimoniata anche dalla presenza di diversi sdoppiamenti dei corsi, la posa in opera dei conci è molto accurata, ed infatti giunti e letti sono molto sottili (valore modale 0,4 cm), salvo dove gli spigoli dei conci non si sono conservati integri, e la malta difficilmente abbonda. La lavorazione superficiale dei conci è altrettanto accurata e di elevata qualità: si conservano sulle facce a vista dei conci le tracce di finitura di tre diversi strumenti, nonostante il degrado che, come sempre, l’arenaria subisce: scalpello, strumento a punta e strumento a lama. Il primo è presente soltanto lungo il perimetro delle pietre, utilizzato per realizzare il nastrino con cui andare a definire una prima geometria della pietra; i segni di uno strumento a punta (subbia – strumento a percussione indiretta con terminazione a punta –, oppure picconcello – strumento a percussione diretta con terminazione a punta) caratterizzano la parte centrale dei blocchi, che veniva quindi perfettamente spianata all’interno dell’area delimitata dal nastrino; stessa funzione aveva lo strumento a lama piana (ascettino), che lascia sulla pietra segni rettilinei.