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IV. Evidenze materiali e fonti storiche per un atlante delle murature 89

IV.2. c San Martino in Campo 127

L’abbazia di San Martino in Campo si trova all’estremità settentrionale dell’attuale territorio del comune di Capraia e Limite (Firenze), a poche centinaia di metri dal confine con quello di Carmignano (Prato).

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Figura 69 – La chiesa di San Martino in Campo, vista dalla pieve di San Leonardo

L’abbazia è posta al limitare di un bosco che copre la parte più alta del colle, nel quale si addentra un sentiero che presso il passo di Valicarda si ricongiunge con il percorso di crinale. San Martino in Campo è inoltre a poche centinaia di metri ad est della pieve di San Leonardo: le due strutture si trovano su due colli adiacenti, tanto che dall’una si può scorgere chiaramente l’altra.

 

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L’abbazia, alla luce delle fonti documentarie edite, risulta attestata per la prima volta proprio in occasione della sua istituzione, nell’anno 1057, da parte del vescovo pistoiese Martino, il quale unì inoltre al monasterium S. Martini situm

Casa Nova la chiesa di San Mercuriale di Pistoia235. Il toponimo Casa Nova si

ritrova ancora per circa un secolo, ma nel frattempo è già utilizzato anche il termine Campo.

Figura 71 - San Martino in Campo: pianta del complesso abbaziale [da VIOLANTI 1983]

Per quel che riguarda il suo aspetto attuale, la chiesa ha subito modifiche nel Settecento (conversione della navata destra ad uso di Compagnia, copertura delle pareti con stucchi e decorazioni barocche), che sono state poi completamente rimosse nel dopoguerra durante una serie di interventi di restauro che trassero slancio proprio dai danni bellici.

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Figura 72 - San Martino in Campo: interno, prima e dopo i restauri [da Morozzi 1966]

Come già documentato per gli altri edifici, anche qua la scelta durante il restauro fu quella di rimuovere gli intonaci e gli stucchi barocchi per riportare l’abbazia alle sue forme medievali.

 

Figura 73 – San Martino in Campo: veduta absidale

Il complesso architettonico di San Martino in Campo è composto dalla chiesa abbaziale orientata a sud, un chiostro che si sviluppa lungo il suo fianco destro ed alcuni locali lungo i lati ovest e sud del chiostro. La chiesa è una basilica

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monoabsidata a tre navate, di cui purtroppo quella sinistra risulta distrutta. La facciata è a capanna.

Presentano paramenti murari a vista la facciata (soltanto nella porzione inferiore), il fianco destro e il lato sud (absidale), nonostante vi siano qui addossate alcune strutture, tra cui il portico per l’accesso al chiostro.

A causa dell’andamento scosceso del terreno su cui sorge l’edificio, si hanno numerosi salti di quota all’esterno, che arrivano quasi a due metri tra il piano davanti alla facciata e quello oltre l’abside ed il fianco destro. Inevitabilmente, il cantiere che ha costruito l’edificio si è dovuto adattare alla morfologia del terreno, decidendo di realizzare il piano di calpestio interno circa 50 cm al di sotto dell’attuale livello esterno alla facciata, tanto che al di là delle aperture in facciata vi sono alcuni gradini che portano al piano pavimentale.

 

Figura 74 - San Martino in Campo: sezione longitudinale N-S, con indicate le quote del terreno [da SOMIGLI 2008]

La parete laterale e quella absidale hanno quindi un’altezza maggiore, per compensare il dislivello, tanto che le fondamenta del lato Sud sono impostate all’attuale livello del chiostro, che è circa 170 cm al di sotto del piano pavimentale interno, come dimostra il portalino che vi si apre, la cui soglia è alla quota del pavimento interno.

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Figura 75 – Abbazia di San Martino in Campo: a sinistra, dettaglio del pilastro inglobato nella ricostruzione di XII secolo e dei rapporti stratigrafici con le circostanti murature dell'abside e della navata laterale; a destra, lo stesso pilastro all’interno della chiesa

L’analisi stratigrafica236 ha permesso di isolare due grandi fasi costruttive medievali, attribuibili rispettivamente all’XI ed al XII secolo. Della prima sono tuttora visibili, nei paramenti esterni, soltanto alcuni lacerti nella zona absidale, in particolare un pilastro con il suo basamento di fondazione, inglobato nella ricostruzione di Fase II tra la testata della navata destra e l’abside. Il pilastro risulta infatti tagliato nella sua parte sommitale (dove si intuisce anche l’imposta di un’ulteriore arcata), e precedente a tutte le Unità Stratigrafiche adiacenti.

236 Per questo sito, ci si è avvalsi dei dati già disponibili ed editi in Somigli 2008,

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Figura 76 – San Martino in Campo: interno

All’interno si conservano invece, oltre al medesimo pilastro visibile anche da fuori, il pilastro successivo e parte di quello dopo ancora, nonché le arcate che li uniscono e le murature soprastanti.

 

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I pilastri risultano essere cruciformi, data la presenza di paraste sui lati est e ovest, e le murature soprastanti sono a filo con le paraste, quindi rilevate rispetto alle arcate. I pilastri sono realizzati in conci di arenaria di piccole e medie dimensioni regolarizzati nella faccia a vista con uno strumento a punta, disposti alternativamente (ma senza uno schema regolare) di testa e di taglio e legati da abbondante malta.

 

Figura 78 - San Martino in Campo: teoria di archetti ciechi ad un solo piano arretrato, nella testata della navata laterale

La muratura che sovrasta le arcate è realizzata in bozze di arenaria di piccole dimensioni regolarizzate e disposte in corsi sub-orizzontali e paralleli, legate da abbondante malta. Al di sopra dell’ultimo pilastro conservato, è visibile il profilo del crollo e l’appoggio della muratura di fase II, impostata peraltro con un leggero disassamento237. Evidenti sono le analogie con la tipologia muraria (TM4) di San Leonardo ad Artimino, con la sola variante di un maggior uso di pietre di piccole dimensioni con una forma più spesso sub-quadrata238.

237 SOMIGLI 2008, pp. 109-114

238 L’esiguità del campione conservato e la difficoltà per poterne approfondire l’analisi

impediscono di avere a disposizione una quantità di dati sufficiente a stabilire se la tipologia muraria di San Martino in Campo possa essere assimilata a quella di San Leonardo o se piuttosto non vadano considerati due diversi sottotipi.

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Figura 79 - San Martino in Campo: architrave rinvenuta nel deposito per il rialzamento del pavimento interno [da MOROZZI 1966]

A questa prima fase possono essere attribuiti anche gli archetti ciechi realizzati su conci di arenaria rettangolari di medie dimensioni che sono reinseriti nel paramento della testata della navata laterale a circa 2/3 della sua altezza ed in due fasce lungo il profilo dell’abside, l’architrave ritrovata nel Settecento in un riempimento al di sotto del pavimento e l’epigrafe re- inserita capovolta nel paramento esterno della navata laterale, oggi rimossa239. 239 REDI 1991, pp. 47-50

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Figura 80 - San Martino in Campo: particolare del paramento del lato est, prima e dopo la rimozione dell'epigrafe [foto a sinistra da MOROZZI 1966]

Vista l’identificazione nel pilastro nella muratura esterna absidale dell’imposta di un’ulteriore arcata, e della presenza, una decina di metri a sud dell’abside attuale, di alcuni corsi con andamento semicircolare perfettamente allineati ad essa, è forse possibile confermare l’ipotesi, riportata anche da una fonte settecentesca, che la chiesa fosse in questa fase composta da tre navate ed almeno cinque campate, rispetto alle tre cui fu ridotta nel secolo successivo240.

Alla luce di quanto detto, ed in virtù delle strette analogie dal punto di vista tecnico e stilistico-formale con il paramento identificato in San Leonardo ad Artimino, nonché con altri edifici toscani, si può confermare la datazione di queste murature all’XI secolo. È possibile inoltre ipotizzare, considerando anche la poca distanza tra i due siti, un contatto diretto tra le maestranze dei due cantieri, tanto da arrivare a condividere lo stesso bagaglio tecnologico ed operativo. In alternativa si può ipotizzare la presenza sui due cantieri di un unico gruppo, o quantomeno di un'unica squadra di capomastri specializzati che hanno diretto le maestranze locali (non specializzate) delle due fabbriche.