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Scott, W Butterfield, G.E Street

Cap 3. George Edmund Street: L’ombra di Ruskin

3.2.1 G.E Street e il dibattito sul Restauro di San Marco a Venezia I l restauro del Duomo di San Marco, intorno agli anni ‘70 del XIX secolo,

3.4.1.1 St James The Less

Le rilessioni di Street sulla policromia strutturale si manifestarono in par- ticolare nella chiesa di St. James-the-Less, Thorndike Street, Pimlico, pro- gettata nel 1860-61. La straordinaria esistenza di una chiesa gotica così italianizzata nel cuore di Londra, completa di cuspidi troncati, policromia costruttiva e campanile abbassante, sarebbe stato impensabile prima della pubblicazione di Ruskin The Stones of Venice1. A St. James the Less, Street

utilizzò mattoni rossi, con decorazioni in mattoni neri sia internamente che esternamente.

Charles Locke Eastlake, scrisse nel 1872, che aveva visto questo esempio come il primo della rivolta dello stile nazionale inglese che si era veriicato negli architetti del Gothic Revival, almeno in parte ispirato all’entusiasmo di John Ruskin per l’architettura medievale dell’Italia settentrionale, e dalla pubblicazione del dilagante Dictionnaire di Viollet-le-Duc:

Qui l’intero personaggio dell’edificio, se si considera il suo piano, le sue caratteristiche distintive, la sua decorazione esterna o interna, è eminentemente non-inglese. Anche i materiali utilizzati nella sua co- struzione e il modo in cui è illuminato sono state novità. La torre di- staccata con la sua spire modellata pittoricamente, il suo piano ricco di mattoncini ornamentali e cappelle di marmo, l’abside semicircolare e i semi-transetti, la piastra di travertino, i dormitori inseriti nel cleri- storio, il pittoresco trattamento della navata centrale, l’audacia della scultura, la decorazione cromatica del tetto - testimoniano tutta una sete di cambiamento che Mr. Street poteva soddisfare senza pericolo, ma che tradiva molti dei suoi contemporanei in intemperanza.

Era particolarmente colpito dalla torre: «se Mr. Street non avesse mai pro- gettato altro che il campanile di questa chiesa - e il suo carattere italiano giustiica il nome- sarebbe suiciente proclamarlo artista. Nella forma, nella

1) DISHON, D. Ruskinian Inluences on the works of G E Street: St James-the-Less, Westminster in Ecclesiology Today n. 15, Gennaio 1998.

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proporzione delle parti, nei dettagli decorativi e nell’uso del colore, sembra lasciare poco a desiderare.2»

Nel progettare la torre, Street non copiò nessun modello in particolare ma aveva creato una sintesi personale di diversi campanili italiani misti con elementi nordici come il tetto. Dalle illustrazioni del suo libro sembrò che le sue fonti principali fossero il campanile di Santa Maria Maggiore a Bergamo3, che gli aveva fatto pensare che «i campanili italiani hanno

un proprio carattere», San Giacomo del Rialto4 che considerava «il miglior

campanile di Venezia» e il suo preferito, il campanile di Palazzo Scaligeri a Verona5, che descrisse come «un pezzo di muratura alto, semplice e quasi

ininterrotto». Si può concludere che il campanile, secondo Street, era «il punto in cui a colpo d’occhio si può comprendere l’essenza del sistema di una scuola di artisti, profuso da uno sforzo piccolo ma maestoso del loro genio6

L’ammirazione di Street per la solidità e l’ampiezza dei campanili italiani era stata direttamente inluenzata da Ruskin. La massività era una delle qualità che Ruskin più ammirava e richiedeva, poiché costituiva l’essenza della sublimità:

La relativa maestosità degli edifici dipende più dal peso e dal vigore delle loro masse, che da qualsiasi altro attributo del loro design: massa di tutto, massa di luce, di oscurità, di colore, non semplice somma di nessuno di questi, ma la loro larghezza; non luce spezzata, né tenebre sparse, né peso diviso, ma pietra solida, ampio raggio di sole, ombra senza stelle7.

Street seguì questo principio non solo nel progetto della torre, ma anche nel corpo principale della chiesa e negli ediici esterni. L’esterno della na- vata esempliicava la convinzione di Ruskin che «un ediicio, per mostrare

2) EASTLAKE, C. L. A History of Gothic Revival in England., Longmans, Green & Co., London, 1872.

3) STREET, G.E. Brick and Marble in the Middle Ages: Notes of Tours in the North of Italy, (a cura di) John Murray, London, 1874. pp. 55-59.

4) Ivi. p. 187 compresa illustrazione prodotta da Street nella medesima pagina. 5) Ivi. p. 95.

6) Ivi. p. 10.

117 3.4.1.1 St. James The Less

la sua grandezza ...deve essere limitato il più possibile da linee continue.» Aderendo ai principi di Ruskin sul potere dell’architettura, l’inluenza dei modelli italiani può essere vista con il massimo vantaggio nella muratura della chiesa, in particolare intorno alle inestre8. La cuspide tralicciata delle

inestre era basata su un tratto veneziano che era stato molto ammirato e illustrato da Ruskin. La inestra sembrava essere un modello particola- re di inestra circolare, ad ovest, che aveva una notevole somiglianza con la inestra ad est di Sant‘Andrea a Vercelli, una chiesa in cui Street si era trovato «nel raro stato d’animo (in una chiesa italiana) di ammirare senza brontolare9

L’interno di St. James-the-Less esibisce un’ulteriore inluenza ruskiniana la muratura fornisce la selvaticità e la rigidità che Ruskin considerava elemen- ti essenziali negli ediici gotici, mentre l’ornamento fornisce il naturalismo, il cambiamento e il grottesco che aveva ricercato. L’amore per il cambia- mento che Ruskin chiama «quella strana inquietudine dello spirito gotico che è la sua grandezza; quella irrequietezza della mente che sogna10» può

essere trovata per esempio nelle pareti del corridoio: ogni capitello scolpi- to è diverso dal successivo, ogni colonna di marmo è unica, ciascuna base intarsiata di un diverso disegno.

L’inluenza ruskiniana in St. James-the-Less è riassunta nell’ornamento del- la porta nord-ovest e nel portico che la collega alla torre. La muratura po- licroma attorno agli archi è vibrante e muscolosa. Le incisioni sui capitelli e intorno alla porta sono basate su forme naturali e mostrano un alto grado di abilità, immaginazione e varietà. Ogni materiale era stato utilizzato con il massimo vantaggio, sia che si trattasse di marmo nelle colonne o di ferro sulla porta. L’efetto complessivo è veramente sublime11.

8) Le inestre degli stretti transetti hanno modellato le scale in uno stile veronese, anche se apparentemente non copiate da alcun modello particolare.

9) STREET, G.E. Brick and Marble in the Middle Ages: Notes of Tours in the North of Italy, (a cura di) John Murray, London, 1874. p. 332.

10) RUSKIN, J. The Stone of Venice. Volume 1. The Foundations. London, Smith, Elder & Co, 1851.

46) DISHON, D. Ruskinian Inluences on the works of G E Street: St James-the-Less,

Fig 28 ▲

Esterno, parete est, St. James-the-Less

Fig 29 ▲

Portone d'ingresso di St. James-the-Less

Fig 30 ▲

Fig 31 ◄

Parete est con inestre Clayton. Fig 32 ▼

Particolare del vetro delle inestre sulla parete est.

Fig 33 ◄

Navata principale con policromia strutturale.

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