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II. Capitolo secondo: Ha-nišʼar be-Toledo (Il sopravvissuto di Toledo): traduzione e analisi di un racconto di Ašer Baraš

III.1 Don José e altri protagonisti eroici dei racconti storici di Ašer Baraš

L'atmosfera che si respira in Ha niš’ar be Toledo è molto pesante e pervasa da un senso di calamità imminente. Protagonista indiscusso del racconto è Don José, vittima ed eroe allo stesso tempo, che rappresenta un esempio di Ebreo che lotta contro i gentili.

Come sostiene Halkin: "The story must be read in its entirety if one is to discover for oneself all the rich allusions to Jewish history, past and present, with which the author endows the figure of Don José, that vivid if somewhat uncanny symbol of the eternal Jew, who just refuses to cease being. He is the symbol of the Jew's indomitable clinging to life as he follows the continued pageant of parchment wich he stores in his wanderer's sack81".

Nel corso della storia, all'interno del processo di determinazione dell'eroe, lo vediamo come trasformarsi da comune essere umano, a spirito, a simbolo82 della sopravvivenza ebraica che prende forza dai propri libri, che rappresentano il glorioso passato del suo popolo; afferma infatti di avere centinaia di anni e di

81 Halkin, Simon, Modern Hebrew Literature: from the Enlightment to the Birth of the State of

Israel, New York, Schoken Books 1970, p. 173-174.

82 "The author's ingenious intent to show that such irrational determination becomes symbolic,

becomes one of the cardinal principles of Jewish survival just because it is irrational, irreducible, elemental", ibidem pp. 171.

appartenere alla generazione del Maimonide, di Yehuda Ha- Lewi e di ʼIbn Gabirol83.

La cristianità distrugge Don José, ma i suoi nemici non riescono a prendersi ciò che di più prezioso possiede, la sua vita; è lui infatti che sopravvive a loro, prendendo parte ai funerali di personaggi come ʼAvraham Senior (colpevole di aver ceduto alla conversione), Torquemada (resosi colpevole di numerosi crimini dell'inquisizione) e Isabella la Cattolica84.

Come spesso avviene nella narrativa di Baraš anche il narratore presenta con precisione i personaggi, in apparenza piuttosto semplici, ma che si rivelano nel corso della storia straordinariamente complessi.

Ha niš’ar be Toledo presenta molte analogie con altri due racconti della raccolta Śiaḥ ha-’etim, Mul Šaʻar ha-šamayim (Davanti alle porte del Paradiso) e Be-Marburg (A Marburgo).

Mul šaʻar ha-šamayim racconta la storia di Israel Michael, personaggio di finzione, al tempo del massacro di Haidamack della piccola comunità ebraica del villaggio di Tetiev, distrutto dai cosacchi nel 1786.

Israel Michael è il custode della sinagoga, l'unico che si oppone agli invasori e rifiuta di fuggire, restando fedele al suo compito, non abbandona la sinagoga dove muore

83 A p. 53 del testo originale e a p. 77 della traduzione.

durante le torture cui è sottoposto.

Il racconto si può leggere come "a study of the self- immolation of a Jew during the Cossack massacre of the 17th century, as he, the only survivor of a whole Jewish community, struggles to keep the sacred scrolls of the synagogue out of the reach of the rioting hordes85".

Come Don José anche Israel Michael è "l'ultimo ebreo di Tetiev".

Il processo di rivelazione dell'eroe inizia alle porte della sinagoga dove il custode resta di guardia e si conclude davanti alle porte del paradiso, quando il protagonista si rende conto di essere prossimo alla morte ed esprime tutta la sua compassione ed il conseguente completo perdono per i suoi aguzzini torturatori. Senza una grande forza interiore l'uomo uscirebbe degradato dalla tortura, invece il protagonista vive un processo di esaltazione spirituale che lo conduce verso la morte con quella pacata e serena rassegnazione degli eroi di Baraš, che caratterizzava anche Don José. Infatti come afferma Brandwein: "Baraš's heroic characters are always outwardly silent, but attentive to their inner voice86".

Uomo dalla doppia natura, da un lato serve la comunità, si dimostra una persona sottomessa e pacata,

85 Halkin, Simon, Modern Hebrew Literature: from the Enlightment to the Birth of the State of

Israel, New York, Schoken Books 1970, p.113.

dalla quotidianità ben equilibrata; dall'altro lato è molto orgoglioso e nelle avversità come quelle che vive nel tempo storico della narrazione lascia che emerga la sua forza, una forza non solo fisica, ma anche e soprattutto spirituale.

Come Don José è anch'egli un eroe solitario, che in un momento di crisi storica acuta in cui le masse in fuga alla ricerca della salvezza, resiste e difende se stesso, ma anche il giudaismo intero nell'eterna lotta tra Ebrei e gentili onnipresente nella raccolta di Baraš.

L'ultimo racconto di questa antologia è Be-Marburg ( A Marburgo) ambientato nell'omonima località tedesca e vede il protagonista Rabinov, personaggio di finzione, andare incontro al suo destino che lo condurrà verso il forno crematorio.

Anche in questa narrazione Baraš crea un personaggio di sua invenzione, Rabinov, che però ruota attorno ad uno storico per dare maggiore credibilità alla vicenda: il personaggio storico in questione è Herman Cohen 1842-1918 filosofo e teologo tedesco, esponente del neokantismo, fondatore della scuola filosofica di Marburgo di cui il protagonista Rabinov è studente.

Non è un caso che Baraš scelga Marburgo, città dove gli ideali di Cohen si son rivelati, per ambientare le vicende di Rabinov.

Il racconto è una sorta di sintesi delle persecuzioni contro gli Ebrei in Germania dal tempo in cui ʼoto ha-ʼiš 87 sale al potere fino alle ultime

settimane della guerra.

A differenza dei due racconti storici precedenti, il protagonista, pur rappresentando simbolicamente "l'ultimo ebreo di Marburgo", non ha caratteristiche eroiche; in questo racconto non ci sono eroi, non c'è posto per loro, tutto è avvolto da un grigiore solenne.

Le vicende di Rabinov, dal momento in cui viene relegato in una casa isolata al momento in cui viene condotto al crematorio, riflettono tutta l'umiliazione e la sofferenza del protagonista, che mantiene quella caratteristica calma pacata mista a rassegnazione che lo accomuna a Don José e a Israel Michael.

Be-Marburgo è l'ultimo racconto della raccolta. Rabinov è l'ultimo protagonista. L'autore non lo accompagna fino alla fine, lo lascia andare da solo incontro alla morte, senza descriverla, come in segno di rispetto o di estrema compassione.

Brandwein tiene fede alla volontà dell'autore, che è evidentemente quella di non nominare neppure il nemico per eccellenza Adolph Hitler e lo indica semplicemente "The Man" (Ibidem p. 148).

Nella traduzione The last in Toledo, in Though he slay me, Murray Roston tralascia nella versione inglese questa sfumatura e traduce semplicemente Adolph Hitler (Ibidem p. 286).

III.2 L'esilio dalla penisola iberica nell'immaginario collettivo ebraico