II. Capitolo secondo: Ha-nišʼar be-Toledo (Il sopravvissuto di Toledo): traduzione e analisi di un racconto di Ašer Baraš
II.1 La genesi del racconto
II.1.2. Un racconto storico come specchio del dramma moderno dei pogrom
Come avevamo accennato nella premessa si ipotizza che Baraš abbia scelto di descrivere, sotto la veste di un racconto storico, il trauma delle persecuzioni vissute dai suoi contemporanei durante i pogrom di Russia, soddisfacendo l’aspettativa che la letteratura avrebbe contribuito a rafforzare le istanze della nuova società pionieristica; ambientando il racconto nel passato l'autore si difende preventivamente da eventuali critiche, che potevano essergli mosse in un periodo così cruciale come quello degli albori della creazione dello Stato. Anche Brandwein commenta così:
"The Last in Toledo" was written in Palestina in 1940, during the Second World War and the holocaust which engulfed European Jewry. This story of violence, catastrophe and ribellion echoes the anxiety, fury and determination of those tragic days25.
Tra il 1918 e il 1920, durante la guerra civile che seguì la Rivoluzione Bolscevica del 1917, nazionalisti ucraini, funzionari polacchi e soldati dell'Armata Rossa parteciparono ad azioni molto simili ai pogrom nella Bielorussia occidentale e nella provincia polacca della Galizia (oggi Ucraina occidentale), uccidendo decine di migliaia di Ebrei.
Dobbiamo tenere conto del fatto che in coincidenza con la prima
edizione del racconto, la Galizia, patria di Ašer Baraš, è al centro del panorama dell'inizio del primo conflitto mondiale; dopo che la Germania e l'Unione Sovietica si furono spartite la Polonia nel 1939, gran parte del territorio etnicamente polacco, quello della Galizia orientale, abitato da parlanti ucraino, finì sotto il controllo della Germania, mentre le aree annesse dall'URSS contenevano popoli diversi etnicamente, con un territorio suddiviso in varie aree, alcune delle quali avevano una maggioranza non-polacca. Parte della regione fu occupata dalle truppe tedesche, un'altra parte invece andò sotto il governo provvisorio di Varsavia per essere in seguito annessa al Reich. La zona orientale fu poi riconquistata dall'Armata rossa nel 1943, mentre la zona occidentale restò sotto il controllo della Polonia.
Ipotizziamo dunque che l'autore abbia scelto di ambientare il suo racconto in un'epoca precedente, ma altrettanto cruciale e dolorosa, celando dietro di essa la sofferenza che provava per gli eventi che proprio allora si susseguivano drammaticamente in patria.
II. 1. 3 La percezione della diaspora nella memoria della letteratura sefardita
L'intento dell'autore è quello di conservare una memoria della diaspora di Spagna, intesa come memoria di un passato glorioso e nobile, concernente al mondo sefardita, ma comune a tutto il popolo ebraico e di importanza centrale anche per il mondo aškenazita, che come vedremo nella sezione successiva è quello degli autori che più lo descrivono e se ne occupano; si intuisce facilmente che in un periodo cruciale per la storia ebraica come quello degli anni anteriori alla creazione dello stato in cui Baraš si forma e scrive era necessario fare appello a questa memoria per la consacrazione della figura pionieristica del nuovo ebreo, privo di ogni forma di vittimismo, dotato di forza fisica ed intellettuale.
Vale la pena ricordare la già menzionata identità "mista" di Ašer Baraš, che da una parte gli fornisce il giusto distacco per operare e scrivere più fedelmente e dall'altra gli consente di occuparsi della memoria della diaspora sefardita con un sentimento particolare, che possiamo definire come un' "autopercezione" di questa coscienza storica e di questa memoria.
Ašer Baraš si comporta "da sefardita" anche per quanto riguarda il tema dell'educazione e della formazione; infatti, come altri autori, che sono realmente di origine sefardita quali il suo contemporaneo Yehuda Burla, si dedica all'insegnamento per tutta la vita e ripone grande fiducia nell'ambiente del mondo scolastico, ritenendolo veicolo di estrema importanza per la formazione della nuova società ebraica in crescita e per recuperare e promuovere il patrimonio identitario europeo, soprattutto quello spagnolo.
La nuova società ebraica, che veniva creandosi lentamente e con difficoltà, era una realtà sociale eterogenea che contava Ebrei provenienti da paesi assai diversi tra loro, ma uniti dalla consapevolezza di appartenere ad un destino comune e di avere alle spalle una storia millenaria: si rendeva quindi necessaria e centrale la funzione della conservazione della memoria di un passato glorioso comune a tutto il popolo ebraico, volta a tenere insieme questa società nuova, fatta di tradizioni diverse, di multilinguismo, in quanto frutto di una diaspora millenaria che ha portato la cultura ebraica a confrontarsi con il mondo ellenistico, arabo-islamico e europeo, talvolta scontrandosi, talvolta lasciandosi influenzare, ma senza mai assimilarsi interamente, mantenendo una specificità e una complessità tipica della identità ebraica, che sfugge ad ogni definizione e a qualsiasi etichetta, restando salda nonostante il labile confine tra nazionalità e religione.
Come avremo modo di dimostrare, il geruš rappresenta un esempio cruciale di come il mito possa essere utilizzato come chiave di lettura di un evento drammatico per esorcizzarne i tratti più dolorosi. Attraverso la presente analisi emerge come l’autore sia ricorso ad un evento storico che, svestito della sua fattualità storica, è
stato incorporato attraverso i secoli nella tradizione escatologica ebraica, tramite un processo di rielaborazione mitica. Avremo modo di soffermarci in seguito sull'evento dell'esilio dalla penisola iberica (geruš di Spagna) nella sua dimensione storica e nell’immaginario collettivo ebraico, considerando gli importanti sviluppi che il tema ha avuto nell'ambito del pensiero messianico. Si evidenzia quindi come il ricorso alla narrazione storica e la scelta di un evento chiave della tradizione diasporica ebraica assuma un significato preciso nel contesto della letteratura ebraica del periodo mandatario. In questo senso, si è scelto di concentrarsi, sulla funzione che il mito della Spagna associato all’Oriente assume nell’ideologia nazionalista del Sionismo mitteleuropeo, soffermandosi sulla rilettura romantica della storia ebraica e del mito del geruš di Spagna, così come è stata elaborata dalla letteratura ebraica del periodo mandatario e considerando come emblematica la figura di Yehuda ha-Lewi.